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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 21/02/2021 in tutte le aree

  1. Terza ed ultima parte del listone degli aerei che amo di più e di cui vorrei prima o poi fare i modelli. E' una lista più ristretta delle altre due, di aerei molto particolari, difficili, estremi. Come i cigni. Un cigno può essere bellissimo ed aggraziato, oppure no. Arrabbiato un cigno è terribile ma quando curva il collo per spulciarsi la coda è un pò goffo. Questi sono aerei difficilissimi anche sul piano modellistico. Rudolf Nureyev, Laurence Olivier, Guido Cantelli 1) Convair B58 Hustler non amo particolarmente i bombardieri. Preferisco aerei meno terribili, specie per la popolazione civile, ma per alcuni nutro particolare interesse. Uno di essi è il B-58 protagonista della corsa all'alta velocità negli anni '50 e -60. Il concetto dello Strategic Air Command era avere un aereo in grado di penetrare nello spazio sovietico e centrare più obiettivi contemporaneamente sfruttando la sua capacità di eludere i caccia avversari con la velocità e i falsi bersagli. Il B-58 è il risultato, almeno uno dei pochi concreti, di questi studi. Un aereo per certi versi affascinante e per altri assurdo. Come la sua enorme gondola posta sotto la pancia per consentirne l'autonomia a quella velocità. Maledettamente costoso da costruire e da far volare, complicato ed impegnativo, ha subito tante perdite accidentali. Nel suo concetto estremo è stato sostituito dal più compatto F-111 che ha poi lasciato il ruolo al più grande B1, versione moderna ma non così estrema del B-58. Anche se nessuno di questi è stato capace di intaccare il potenziale eterno del B-52 nella sua classica cellula lenta e massiccia. 2) North American XB-70 Valkirye concetto ancora più assurdo ed estremo per questo prototipo che è stato messo a terra dopo i primi collaudi a seguito di uno spettacolare incidente che ha visto perdere uno di questo enormi uccelli. Doveva volare ad oltre Mach 3 con un carico pagante eccezionale, scortato da caccia altrettanto veloci ed estremi 3) Lockheed YF-12 / SR-71 Blackbyrd ovvero il mitico F-12 che nato come intercettore/scorta ad alta quota e ad alta velocità. é poi diventato un ricognitore in grado di andare ovunque impunito grazie alla sua eccezionale velocità. Enorme, costoso, complesso, pericoloso, tanto che il pilota era più un astronauta con tanto di tuta specifica. A terra fatto il pieno il carburante gocciolava al suolo. In volo per fare una virata completa ci volevano chilometri. Ma è una delle macchine più coraggiose che l'uomo abbia messo in servizio nella sua storia. Modellisticamente parlando è un grosso uccello e quelle tonalità di nero sono una sfida difficile da superare con successo. finisce qui la lista. Un giorno, forse, farò anche questi modelli. Chissà ...
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  2. Non saprei proprio dargli un titolo, ma per me il senso è chiarissimo. C'era la statua ed il gatto,così ho fatto diversi scatti. Sulle prime pensavo fossero meglio le foto in cui il gatto guardava me, ma quando si è girato verso la statua sono stato colpito dalla relazione che si è creata, la statua ed il gatto non erano più un semplice accostamento più o meno suggestivo, era presente un contrasto tra la sofferenza espressa dalla statua e lo sguardo, indifferente se non un po' malevolo, del gatto nero, quasi fosse un familiare (spirito maligno compare di streghe). Ho cercato di accentuare questa sensazione in postproduzione, in parte con l'ausilio di Silver Efex pro 2. La dissoluzione ai bordi rende a mio parere più evidente quel che volevo esprimere, accentrando l'attenzione sui due protagonisti, specialmente sul gatto. Questo è quello che è nella mia testa. Poi non so se è quello che arriva a chi guarda. Se vorrete dirmi la vostra...
    3 punti
  3. Nel suo vasto e variegato catalogo, Godox da' una parte importante, quantitativamente e qualitativamente, agli accessori che devono rendere possibile e semplice l'utilizzo di soluzioni principali e , last but not least, di soluzioni di compromesso: spesso le più praticate da chi sia all'inizio di un utilizzo consistente dei flash, non solo in studio, ma anche in esterni. Nel tempo, io e Mauro, per utilizzi differenti dei flash, come possono essere i nostri, vi abbiamo informato delle novità via via proposte da questa casa di Shenzen, tante volte in ritardo, a causa della poliedrica attività di Godox in questo ambito. Più di tre anni fa Mauro ha pubblicato questo articolo sulla staffa AD-B2 che consente di accoppiare due AD200 per ottenere su attacco Bowens, di anteporre qualunque modificatore della miriade disponibile per quella baionetta, Godox inclusi. Adesso è la volta mia, di presentare questa utilissima staffa per flash a slitta: la S-type Speedlite Bracket, disponibile sul loro catalogo anche per baionette Elinchrom e Comet. Semplice e geniale, il suo clamp, che blocca la testa di qualunque flash a slitta sul tappetino di gomma sottostante (senza graffiare, quindi) per anteporre poi i modificatori di specie. Io ho in casa un Godox AD360 flash che denominare a slitta (pur essendolo) sarebbe risibile a causa delle dimensioni e peso, ma che è purtroppo limitato dalla disponibilità di accessori della piccola serie Godox, quella per gli Ad200, effettimanete sottodimensionata per i 360W di questo monumento cinese alla incapacità giapponese di concepire strumenti adeguati alla potenza richiesta, prima che alle dimensioni contenute (che sembrano essere l'ossessione del Paese del Sol Levante) Adesso si... e per giunta di fianco ai miei due AD200 su AD-B2, ho a disposizione una coppia di lampeggiatori di pari potenza, per realizzare la maggior parte dei set immaginabili. il grande vantaggio degli AD-200 su AD-B2 sta anche nella disponibilità delle luci pilota su questa staffa luci pilota purtroppo assenti sul Wiistro AD360 II-N che rimane pur sempre una potente sorgente di luce portatile, con quella batteria capace di alimentare contemporaneamente due lampeggiatori (e basta il cavo apposito, che posseggo, per realizzare anche una sorgente di alimentazione USB esterna) Naturalmente il tutto controllabile attraverso il collaudato sistema wireless radio Godox a 2,4GHz che su Nikonland utilizziamo e consigliamo da anni. Enorme la disponibilità di modificatori Bowens-mount di tutte le marche, anche delle più economiche online inutile dire che molti dei miei sono comunque Godox, che riesce a mantenere livelli qualitativi alti con prezzi accessibili anche su questo versante resta soltanto l'imbarazzo della scelta... di cosa mettere sotto i flash ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021 una coda a questo articolo, nei commenti a seguire, in relazione all'inserimento della nuova staffa Godox S2 per i flash a testa circolare...
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  4. Nella prima parte di questa carrellata (che è propedeutica, di fatto anticipa la lista dei modelli che vorrei fare nella mia terza età ... modellistica) ho inserito la ristretta lista degli aerei che assolutamente adoro di più. Sono solo 8 perchè una lista assoluta non deve essere troppo popolata. C'è chi avrebbe inserito di diritto anche lo Spitfire. Si, forse, ma lo Spitfire per quanto "bello" non è mai riuscito ad affascinarmi come aereo. Troppo delicato, troppo artefatto, e anche nell'aviazione inglese, surclassato da altre macchine che, a parte quel quarto d'ora di gloria nel 1940, hanno realmente fatto la guerra contro i tedeschi (parlo di Hurricane ma soprattutto di Typhoon, Tempest e gli acquisti dai cugini d'oltreoceano Mustang e Thunderbolt). Ma andiamo a questa nuova lista. Non così belli ma irresistibili, i sexy e maledetti, gli sciupafemmine. Insomma, Marlon Brando, Johnny Depp, Clark Gable, Paul Newman, Yul Brynner, In ordine cronologico 1) Hawker Typhoon cattivo, potente (soprattutto potente), robusto (soprattutto robusto) si dice che volasse come un ferro da stiro lanciato da una massaia contro il marito che torna ubriaco dopo essersi speso la settimana di paga in birre già al pub. Doppiato in prestazioni e prerogative dal cugino Tempest, di fatto ha rappresentato la proiezione di forza della RAF contro i tedeschi, molto di più degli acerbi Hurricane e Spitfire, famosi solo grazie alla Battaglia di Inghilterra. Io trovo più affascinante la versione con il tettuccio a sbalzo, la "cardoor" mi ricorda certe auto inglesi tra le due guerre : scomode ed inguidabili con soluzioni d'emergenza al posto di quelle comuni per tutti gli altri produttori. 2) Vought F4F Corsair relegato a terra perchè per l'US NAVY il carrello dell'F4F era troppo fragile per poter sostenere gli appontaggi era sgraziato, alto come un grattacielo, con la visibilità di una betoniera. Volava e atterrava andando per traverso, trascinato dal motorone più che dall'aerodinamica. Ma era dotato di potenza inaudita, poteva incassare colpi esagerati e soprattutto portare un carico bellico per l'attacco al suolo che gli suscitarono il nomignolo di "uccello infernale" da parte dei giapponesi. In Europa non avrebbe avuto vita facile ma col Giappone e in Corea ha visto momenti di gloria, anche più dei più "canonici" F8F ed F5F. 3) F-105 Republic Thunderchief dopo l'infausto tentativo di convertire a ruoli di attacco al suolo l'F100, nato come caccia intercettore, l'USAF impiegò l'F-105 in tutte le missioni in profondità in Vietnam, tanto che l'F-105 vanta il poco invidiabile primato di aereo ad avere subito la più alta percentuale di perdite durante tutte le guerre degli Stati Uniti. E' un aereo strapotente, robusto, concepito esattamente per quello specifico compito, antesignano di quello che saranno poi, i più sofisticati aerei da attacco al suolo ad ala variabile del decennio successivo. Insieme all'F-100 e all'F-4 per me rappresenta l'USAF durante gli anni '60. 4) Lockheed F-104 Starfighter uno straordinario, terribile errore. Lo "spillone" era un aereo votato alla velocità a dispetto di tutto il resto, come gli incrociatori da battaglia inglesi che allo Jutland pagarono un alto tributo per poter essere i più veloci ma i meno protetti. L'F-104 è uno stallone difficile da montare più di ogni altro aereo commerciale nella storia, prono allo stallo, incapace di recuperare. Delicato, fragile. Ma maledettamente semplice e anche ragionevolmente economico. L'Aviazione Militare, più che l'USAF o la Luftwaffe si è legata per decenni a questo monumento della corsa bisonica che certamente i russi dovevano vedere con un certo sarcasmo. 5) McDonnell Douglas F4 Phantom II l'esatto opposto dell'F-104, l'F-4 Phantom II, un aereo tanto esageratamente buono e dannatamente robusto da durare in servizio per i suoi meriti più che per le ristrettezze di bilancio dei suoi utilizzatori (è sparito dall'Aviazione ellenica non da molto nella versione Wild Weasel) Brutto come pochi aerei ma coriaceo e letale quanto il miglior John Wayne. L'unico aereo pensato per l'USAF ad essere stato adottato anche dall'US NAVY. Indimenticabile. 6) Dassault Mirage III l'eleganza dell'ala a delta, senza altri piani alari, unita alla grandeur francese che si è ostinata a tenere una sua produzione nazionale senza interruzioni dalla fine della guerra. Grande successo di esportazione - non senza magheggi politici - ma comunque un fascino senza pari del parigino per eccellenza. Capace di portare carichi nucleari oppure di essere adattato in Medio Oriente per combattere da ambo le parti dei contendenti. Rivive oggi nel Rafale secondo un concetto tutto sommato invariato. 7) Saab Viggen AJ-37 oggi che non esiste nemmeno più la SAAB industria automobilistica, siamo in pochi a ricordarci di questo caccia-bombardiere che nel 1969 era l'aereo più sofisticato al mondo. E' stato il primo ad imbarcare dei computer di bordo, aveva una architettura a doppio delta. Era potente, era efficiente, temibile. Brutto come un vichingo con l'ascia ma - per me - maledettamente affascinante. E' stato tra i primi modelli che ho fatto negli anni '70. Oggi che non c'è più è trascurato anche dall'industria modellistica. Ma è stato una pietra miliare nella storia dell'aviazione. 8) General Dynamics F-111 Aardvark come l'F-111 Aardvark, uno degli aerei più complessi e costosi della storia. Tanto complicato da richiedere un numero spropositato di ore di manutenzione per ogni ora di volo. E da pretendere due uomini di equipaggio, in una cabina con posti affiancati che veniva espulsa interamente in caso di avaria con il paracadute che la faceva planare fino a terra. Progetto ad ala variabile, doveva essere un caccia bisonico, anche imbarcato. Fu trasformato in aereo da attacco al suolo per interdizione in profondità, anche nucleare e in un aereo per la guerra elettronica (il Raven). Affascinante, brutto, potente, complicato. Non proprio "il marito ideale" può essere considerato il padre del mio amore F-14 Tomcat da cui riprese per intero il sistema radar-missili e il concetto di ala variabile. Ho deciso di mantenere una lista breve di 8 aerei e senza duplicazioni. Altrimenti nell'elenco ci sarebbero andati anche l'F9F Panther, l'F8F Bearcat, l'Hawker Tempest, i Messerschmitt ME109 e ME262, i Mig 23 e 27, il Sukhoi 24, il Panavia Tornado e l'A1 Skyraider, il P-47 e l'A-10 Thunderbolt II.
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  5. E' un po' che mi girava in testa l'idea di fotografare dei fiori, ma non con lo stile della perfetta riproduzione, magari sfruttando il focus stacking per avere tutto a fuoco (cosa che ho fatto, ma non mi ha intrigato). Così come, al di fuori dei pochi scatti fatti per illustrare test ed articoli, era la prima volta che provavo a fotografare "still life". Le virgolette sono assolutamente necessarie, il motivo sarà chiaro nel seguito: non ho la minima idea di come si fa! Tornando ai fiori, per me è terra incognita: devo capire quello che mi piace e come fare a fotografarlo. Per questo ho iniziato a documentarmi sull'uso di lenti particolari, come certi vintage e le lensbaby, che ora stanno affacciandosi sul mercato anche in baionetta Z. Perché quello che mi piacerebbe fare è esplorare una fotografia non fatta da nitidezza ma più da forme, luci e colori. Ed ieri pomeriggio è stata la prima sessione pratica. Per farci quattro risate, tornando allo "still life", questo uno dei set. Potete notare: - Il piano di appoggio: il tavolo di cucina. - La luce principale: la finestra, diffusa dalla tenda. - Luce di effetto: una pila frontale a led, diffusa con carta da forno, ed arrotolata intorno ad un bicchiere per alzarla (la testa è snodabile, quindi può essere diretta dove serve). - La pioggia: acqua nello spruzzatore riciclato del disinfettante per la pulizia di casa - Uno degli sfondi usati - E la Z6 su treppiede (con l'illuminazione disponibile in una giornata nuvolosa i tempi non erano granchè... e poi avevo idea di fare focus selettivo, quindi com profondità di campo estremamente ridotta). Non ho fotografato sempre così, a seconda di come volevo la luce cambiavo le posizioni relative per fare arrivare sui fiori più o meno luce dalla finestra, o dalla lampada o per cambiare lo sfondo ecc. Davanti alla Z6 il 50 1.8S, e diverse combinazioni di tubi Meike per Z, da 11mm e 18mm (una scocciatura notevole, apprezzo proprio molto l'idea di una lente macro vera che mi faccia arrivare almeno a 1:2.... ma pure un'apertura massima f1.8!!!!). Dimenticavo il soggetto!!!! 10€ di tulipani presi in mattinata alla giardineria. Com'è andata? ci arriviamo.... Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f1.8, 1/10" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f2.8, 0.4" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f2.5, 1/6" ISO 100. Questa è l'immagine ripresa nel setup ritratto all'inizio: Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f2.8, 1/6" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f3.5, 1/3" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f1.8, 1/15" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f4, 1/3" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f5.6, 1" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f1.8, 1/15" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f1.8, 1/25" ISO 100. Z6 su 50 1.8S - Tubi Meike - f1.8, 1/25 ISO 100. Cosa ho imparato? Innanzi tutto che i tubi e la ripresa ravvicinata a tutta apertura rendono molto morbido il 50 1.8S, al punto da farmi già raggiungere buona parte di quello che vorrei ottenere con lenti più specializzate. Operativamente i tubi Meike funzionano perfettamente, consentendomi nel 100% di queste immagini di mettere a fuoco in AF-S con pinpoint. Poi che la nitidezza, con PDC così limitate, è come se fosse l'accento: va sul punto che qualifica l'immagine. Ma non è semplice capire cosa si vuole.... occorre giocare e guardare bene i risultati. Non sono soddisfatto di tutto quel che è uscito fuori, ma sono curioso di sentire il vostro parere. E che l'effetto della zona nitida è amplificato se circondata da forme che raccontano in modo un po' onirico il resto della storia. In questo senso, secondo me, le meglio riuscite sono proprio le ultime. Ma anche che, in taluni casi, non c'è verso: occorre chiudere un poco di più per avere maggiori zone in fuoco. Le luci... beh, direi piuttosto il modo in cui illuminare il soggetto, è per me del tutto da costruire. Nel senso che al minimo mi devo dotare di una luce vera per sostituire l'accrocchio con la pila frontale che ho usato. Ma credo che la luce continua LED, almeno in questo contesto e per aiutare i primi passi di uno ignorante come me, sia la via da seguire: troppo più semplice muovere la sorgente di luce vedendo nello schermo della Z6, ed in continuo, che succede invece che dover provare a scattare ogni volta. Dove per muovere intendo variare la distanza, e quindi forza e concentrazione, ma anche angolo. La Z6 era molto a suo agio e così, incredibilmente, il mio treppiede da montagna, che probabilmente non avrebbe mai creduto di poter mettere i piedi sul tavolo di cucina! Ma li ha lavati bene, prima! E, per finire, se interessa il genere, direi che possa essere molto utile stampare 2 o 3 sfondi con diverse sfumature di colori per migliorare la varietà delle fotografie. Come avete visto, anche su quello ho usato la fantasia e quello che avevo in casa. Li vedete mia figlia sul ponte di Brooklyn in una notte di agosto 2019... quando mai avrei pensato di passare un sabato pomeriggio in cucina a fotografar tulipani! Il blu dello sfondo, in tutte le foto fatte, arriva proprio da quel cielo. Ora a voi la parola: consigli & critiche a 360° non solo ben accetti ma proprio richiesti!
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  6. Ciao a tutti. Son passati diversi pleniluni Rispondo al sondaggio. Recentemente ho preso una Z6 II e obiettivi vari Z per affiancarli al materiale DSLR che ho. Al momento non mi sono liberato del materiale DSLR, sebben vedo chiaramente che il futuro è ML e con giusta causa sia per qualità che per progettazione. Perché una Z6 II e non altro? Perché credo sia uno strumento adatto alle mie esigenze y stile fotografico. Segnalo che ho anche altre marche nel mio corredo perche l'importante e portare a termine quello che mi propongo, lo strumento adatto per la situazione adatta. Comunque Nikon, sebben indietro (come tutti sanno) tecnologicamente rispetto alla concorrenza, è per me lo strumento che mi rispecchia e che posso utilizzare anche a occhi chiusi.
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  7. Prima uscita con il mio nuovo superzoom per la Z6, il Nikkor Z 24-200mm f4/6.3 Vr. Non avevo pretese di realizzare grandi foto dal punto di vista artistico, mi interessava vedere com'era la sua resa e come mi sarei trovato con questo tuttofare di cui si è parlato molto bene. Il mio non è un test "numerico", sono delle prime impressioni ed una valutazione soggettiva, rapportata all'uso che intendo farne. Per i test più approfonditi, foto dell'obiettivo ecc., vi rimando agli articoli di Mauro Maratta e di Max Aquila. L'obiettivo. Sorprendentemente leggero! Pesa meno del 24-70 f4 S. Naturale perchè baionetta (di alluminio) a parte, il resto è di plastica. Buona plastica però, solida, "casca" molto bene in mano, ben bilanciato, non ci sono giochi, la zoomata è molto fluida senza essere lasca, l'Af è silenzioso e anche piuttosto veloce con la Z6 aggiornata all'ultimo firmware. Si estende zoomando ma non in modo eccessivo. Certamente non è un obiettivo da maltrattare troppo, ma come ergonomia per un obiettivo da viaggio e reportage leggero, mi piace. Ghiera di messa a fuoco by wire è molto sottile. Da usare solo se non se ne può fare a meno. Nessun tasto, selettore od altro sul barilotto. Non ne ho sentito comunque il bisogno. Il mirino della Z6, perlomeno come da me impostato, mi è sembrato leggermente scuro a 200mm a F6.3, ma niente di preoccupante. La sua resa. Nota: Quanto scrivo è riferito ai 24 megapixel della Z6, non possiedo la Z7, quindi non posso esprimermi in merito all'uso con quel sensore. Quando lessi gli articoli di Max e Mauro su questo zoom, rimasi colpito dalle loro valutazioni molto positive. Non avevo motivo di dubitarne, perchè so che sono rigorosi nei loro test, ma mi pareva così strano entusiasmarsi per un 24-200... . Provandolo mi sono entusiasmato anch'io! Davvero molto buono per essere un superzoom, tanto da (scusate il giro di parole) ... non sembrare nemmeno un superzoom! Con "buono" intendo nitidezza più che soddisfacente, bei colori, assenza di aberrazioni e pochissima distorsione (entrambe corrette probabilmente via software, ma il risultato c'è comunque). In condizioni di abbondanza di luce, come nella mia prova in esterni, specialmente tra f8 e f11, conferma la sua validità come ottica da viaggio sia per foto di "paesaggio" che per scorci e particolari, dove mantiene una ottima nitidezza. Grandangolo tele Crop 100% della foto sopra. Questi sotto NON sono crop ma foto di dettagli a diverse focali. Attività fisica in singolo a distanza, come da regole: il mio compare si esibisce nella forma di bastone del Taijiquan, la Z6 e il 24-200 lo seguono: In un paio di foto il bastone è leggermente curvo perchè avendo scattato a raffica con l'otturatore elettronico si ha un po' di rolling shutter. In interni non troppo luminosi chiaramente occorre usare il flash o alzare gli ISO secondo necessità, ma con la Z6 non è un grosso problema. L' unico che non può protestare... Un quasi macro? sì e no, vediamo perchè. NON ho comprato il 24-200 per usarlo come macro sul campo. Però ho voluto divertirmi a esplorare le sue capacità nella fotografia ravvicinata. Test "floreale". Due luci, una di fianco a destra di chi guarda, più potente ed una più debole frontale. Il 24-200 ha una messa a fuoco minima che varia con la focale (dati Nikon Canada): 50 cm a 24mm 54 cm a 35mm 55 cm a 50mm 58 cm a 70mm 65 cm at 105mm 68 cm at 135mm 70 cm at 200mm 70 cm alla focale 200mm è un valore inferiore (di 1cm) a quello del 200mm micro-nikkor f4 Ai. Questo farebbe pensare ad un vero macro, in quanto il 200mm micro-nikkor Ai a quella distanza raggiunge un rapporto di riproduzione di 1:2 (0.5x). Non è così e coerentemente nelle specifiche di questo zoom mi pare non ci sia scritto macro da nessuna parte. A 70 cm di distanza di messa a fuoco ed alla focale di 200mm il 24-200 raggiunge un rapporto di riproduzione leggermente inferiore ad 1:3 (0,28) comunque sufficiente per fotografia ravvicinata, soprattutto still life. Non ha l'incisione di un macro moderno (sarebbe strano se l'avesse e sarebbe altrettanto irrealistico aspettarselo), tuttavia la resa è più che dignitosa. Il rapporto di riproduzione è piuttosto basso perchè, come praticamente tutti gli obiettivi recenti ed in particolar modo i superzoom, il 24-200 accorcia sensibilmente la sua focale alle brevi distanze. In pratica alla distanza di messa a fuoco di 70 cm a 200mm di focale nominale, la focale effettiva è circa 122mm. Un trucco per trasformarlo in un (quasi) vero macro senza perdere nemmeno troppa qualità c'è comunque: basta aggiungerci una lente addizionale a due elementi. Nella foto sotto ho montato un doppietto Olympus paragonabile alla Marumi 330 DHG. Messa a fuoco ad infinito e focale 200mm. Con la messa a fuoco ad infinito si ha una distanza di lavoro di 33 cm ed una qualità molto elevata. Senza lente addizionale: Con lente addizionale da 3 diottrie: crop 100% Se non ci si vuole avvicinare troppo c'è anche un altro trucco: montare un tubo di prolunga SENZA MODIFICARE LA DISTANZA DI MESSA A FUOCO. Come ho già spiegato in altri articoli, montando il tubo, l'obiettivo metterà a fuoco come se il soggetto fosse più lontano, quindi la focale effettiva risulterà meno ridotta. Mica male come risultato (lo stesso discorso vale anche per la lente addizionale, all'ingrandimento dovuto alla lente si somma il fatto che con l'obiettivo ad infinito la focale effettiva è vicina a quella nominale, da tenere presente però che la lente addizionale accorcia le focali, il tubo no). Si potrebbe anche ingrandire di più avvicinandosi, ma già così è un bel risultato. Ripeto quanto scritto sopra: non ho preso il 24-200 per usarlo come macro, ma se durante una gita "leggera" con solo la Z6 e questo zoom mi trovassi davanti un soggetto interessante da fotografare da vicino, non esiterei a montarci sopra una lente (magari da 2 diottrie anzichè 3, così da avere 50cm di distanza di lavoro) che sta ovunque e non ingombra. Conclusione: Soddisfatto dell'acquisto? Sì, almeno da questo prime prove, direi più che soddisfatto. Fa quel che deve e lo fa bene. E' chiaro che bisogna essere realistici, non ci si deve aspettare che faccia quel che fa un 70-200 f2.8 da 2700 euro, però sicuramente non delude, anzi non esito ad unirmi al positivo giudizio di chi ne ha scritto in precedenza. Silvio Renesto
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  8. Come si sarà capito la mia indole di modesto modellista mi rende più congeniali i mezzi corazzati. Rustici, da sporcare, non necessitano di complicate mascherature per la livrea, non hanno milioni di decal, non richiedono quella disciplina, ordine e pazienza che so bene di non possedere. Ma la mia vera passione - al vero - sono gli aerei (e le navi da battaglia). Di cui ho decine di kit in scatola che attendono di essere lavorati. Quando mi sentirò pronto o quando mi viene proprio la voglia irresistibile di farne uno. Nella mia carriera di modellista non ho mai fatto un modello di aereo veramente di livello accettabile. Ho intenzione di provare a rimediare ma so che se non si ha il talento necessario poi si smette. Mi è già successo con altre cose, non ci trovo niente di male. Ma in questo articolo vorrei fare l'elenco dei miei amori, usando dei paragoni non convenzionali. Attenzione, parliamo di modellismo, le considerazioni sono prevalentemente di natura estetica. O di simpatia. O per qualche altro motivo. Niente tifo, niente : tizio è meglio di caio, etc. Puro amore a prima vista. *** I bellissimi rubacuori Alain Delon, Errol Flynn, Rock Hudson 1) North American P51D Mustang rigorosamente in versione con tettuccio a sbalzo e metallo naturale. Se esiste un aereo che rappresenta la perfezione, eccolo qui. I progettisti americani dicono che "Se è bello, vola bene". Ecco, direi che questo detto si presta perfettamente al Mustang. Un aereo che è senza età, senza pari, senza ... parole, né rivali. tanto straordinario da avere aperto una tradizione, quella dei purosangue alati da caccia che perdura tutt'oggi con l'ultimo rampollo, l'F-15. 2) Focke Wulf TA-152 Stesso discorso, per quanto mi riguarda, per l'ultimo progetto del genio Kurt Tank, la perfezione alata, un vero intercettore pensato per predare senza essere catturato. Con le sue linee scolpite da un artista moderno, teso, preciso, senza una linea inutile. arrivato troppo tardi per avere un qualche significato bellico ma valutato eccezionalmente dai tecnici alleati che se ne portarono qualche esemplare in patria. 3) Fiat G-55 Centauro Oggi sembrerà strano ma quando la Fiat non era guidata come è adesso da un uomo totalmente senza qualità, sapeva fare aerei, locomotive, turbine e qualsiasi cosa potesse muoversi, compresi i treni. Il Fiat G-55 rappresenta la sintesi del genio italiano con la praticità tedesca, che poi è una liaison che rappresenta almeno metà della storia europea. Perchè questo aereo fantastico deve il suo cuore alla Daimler Benz e al suo straordinario DB-603, costruito su licenza da Fiat. Qui le linee sono quelle, perfette, degli scultori rinascimentali, che ne hanno scolpito la capacità di manovra. già così un aereo straordinario come testimoniato anche da inglesi e americani che se lo trovarono contro e a fianco. Sviluppato sin nel dopo guerra, dimostrò le sue qualità anche in termini di esportazione che per Fiat e l'Italia nell'immediato dopoguerra doveva significare qualche cosa. Ma del Fiat G-55 c'è qualche cosa in ogni altro aereo o componente di aereo progettati in Italia da quel lontano 1942 (a partire dal G-91 per arrivare agli ultimi MB da addestramento). 4) North American F-86 Sabre diretto discendente del P-51, un'aereo essenziale, capace di fare ogni cosa nelle mani giuste, benchè finalmente con avversari in grado di dare il massimo del filo da torcere (i Mig derivati dai Messerschmitt a reazione). Esportato in tutto il mondo, impiegato anche 40 anni dopo. Semplice e tagliente ... come una sciabola. 5) North American F100D Super Sabre Dal nonno ha preso il cognome, dal papà, il nome, l'F-100 è un altro della straordinaria serie di purosangue North American, l'ultimo da cavalcare senza sella, imbizzarrito più sfortunato di quanto meritasse effettivamente, più che altro perchè nato nel momento di transizione verso la guida radar, gli infrarossi e le altre diavolerie che richiederanno altre sofisticherie ed ingegneri elettronici al posto dei piloti. 6) Grumman F-14 Tomcat all'epoca (fine anni '60) era la cosa terrestre più vicina all'astronave Enterprise. Più avanzato di ogni cosa, più potente di ogni cosa. Ho persino tollerato al cinema e poi in televisione quella faccia da sciemo di Tom Cruise pur di vederlo in azione. E il periodo più bello di Buck Danny è quello in cui è imbarcato sui Tomcat (ovviamente ho anche tutti gli altri numeri della collezione !) Ho pianto quando gli abbiamo dato il farewell 15 anni fa ... 7) McDonnell Douglas F-15 C/D/E/EX vola da cinquanta anni ed è previsto che continui ancora per altri 20. E l'aereo tutto, il bisnipotino del P51D portato ad un livello assoluto. Oggi è in grado di fare le veci di un intero arsenale. Totalmente connesso, se lo accompagni con dei droni d'attacco puoi fare a meno dell'esercito. E' bello, è potente, è sorprendentemente flessibile. Il meglio di tutto quanto ha volato sinora, capace di guardare alla pari aerei con 40 anni di meno. 8) Sukhoi 27 e allegra famiglia Impressive, impressive, impressive. Molti aerei russi hanno messo in difficoltà i pariclasse occidentali, a partire dalla II Guerra Mondiale. Il "Flanker" secondo la dizione Nato è il più evoluto, il più agile, il più potente, il più impressionante, il più bello, il più sviluppato. Non è un aereo solo, è una intera famiglia di successo, esportato in tutto il mondo perchè mette in soggezione. rappresenta oggi il vero concetto di aereo multiruolo. Un vero uccello da preda, non così sofisticato da essere inaccessibile ma tanto avanzato da andare bene per fare qualsiasi cosa, sia da terra che dalle navi. Continua prossimamente con la seconda puntata dedicata agli irresistibili. Non così belli ma sexy e maledetti !
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  9. Tanto per divertirsi un po'. Ho avuto modo di andare più volte al Natural History Museum, a Londra, per lavoro/congressi negli anni passati. Naturalmente non mi sono lasciato sfuggire la loro collezione storica di modellini di Dinosauri. Sono riproduzioni fedeli di come si pensava fossero i Dinosauri al momento in cui veniva creato il modellino. Alcuni sono stati creati oltre cinquant'anni fa. Non tutti sono quindi accurati secondo le conoscenze di oggi, ma questo loro essere "vintage" per me ne aumenta il fascino. Vi propongo una "Marcia dei Giganti", cioè ho selezionato solo i modelli dei grandissimi erbivori, per dare coerenza all'immagine (il più alto misura 30cm). CLICCARE PER APRIRE, l'immagine in preview è un po' smorta. Sono in plastica piena, non sono colorati, ma sono colorabili, esattamente come gli aeromodelli. Io però preferisco tenermeli così come sono per due motivi: Primo: Hanno un'aria ancora più vintage e la cosa mi piace. Secondo: Non ho nemmeno metà della metà dell'abilità e della pazienza che servirebbero per fare un lavoro come si deve.
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  10. Immagine notevole Silvio complimenti. Peraltro centra in pieno il tema dell'assoluta indifferenza del gatto verso... Qualsiasi altro essere vivente. :-))) Ci sono un paio di cosine molto chiare che, secondo me, saltano immediatamente all'occhio in questa foto, e se non ci fossero ne uscirebbe una foto migliore. Provo a correggerle. Poi magari in molti non ci fanno neppure caso :-)))
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  11. Sottolineo come le Z siano particolarmente ideali in questi campi e dovrebbe (o avrebbero già dovuto) soppiantare del tutto le reflex. La combinazione tra leggerezza, assenza di specchio, possibilità in tutto elettronico e stabilizzatore integrato permettono cose "ferme" che nemmeno ci saremmo immaginati. Detto questa ovvietà, aggiungo che la luce, se queste foto vogliono essere di natura "artistica" e non "documentativa", deve essere decisiva. In senso espressivo, non tecnico. In natura la luce arriva quasi sempre da una parte sola. In studio si cerca di dare l'illusione. Mai illuminare oggetti di fronte, mai da due lati in modo omogeneo.
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  12. Max, la penso molto più come te di quello che hai inteso: per questo dopo le "cartine" c'erano 4 me che ridevano alle lacrime. Anche perché stavo preparandomi per questo, che sai bene essere molto fuori dal genere fotografico che ho storicamente praticato. E credo che con le uscite in studio, o a fare street con le modelle, io pure abbia ben chiarito che "sedersi" su quello che si sa fare è il contrario esatto di quello che serve per imparare a fotografare meglio... tutto!
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  13. Secondo me, al ritmo con il quale hai sfornato i carri, non ti bastano nemmeno per questo lustro!
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  14. Grazie!! Ho letto tutto d'un fiato i tre capitoli!! Beh, gli spunti mi sembra proprio che non ti manchino!!!...il Valkirye veramente impressionante!!!
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  15. Bentornato Fab ! Bene, quasi 100 voti in una settimana. Non c'é male ma aspettiamo ancora un pó per tirare le somme
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  16. Come dire che un pittore che ama dipingere ritratti, non potendolo fare debba cercar piacere nel copiare cartine topografiche a matita 😂😂😂😂 Il fatto è che in molti, io compreso, provano piacere a fotografare certi soggetti e/o seguendo anche altre passioni. Se manca tutto, come ora e da così tanto tempo, è difficile avere voglia di reinventarsi intorno alla fotografia. Detto che questa mattina ho comprato un bel mazzo di tulipani in giardineria, il primo passo verso certo tipo di foto a cui sto pensando da un po’ e non ho mai fatto in vita mia! Ora mollo il tablet e prendo la Z6 😉
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