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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 18/02/2021 in tutte le aree

  1. Forse è un caso - ma magari no - che nelle scorse settimane siano comparsi su Nikonland alcuni articoli che anziché parlare di obiettivi e fotocamere come al solito, esplorano le capacità tecniche della ricerca Nikon nei campi della metrologia, della produzione di macchinari di precisione e nella progettazione in proprio di sensori. Lo abbiamo fatto per sfatare il mito di Nikon che si adatta alla tecnologia altrui perché incapace di sviluppare la propria. Rimarcare che Nikon ha un suo proprio reparto di progettazione che è attivo fin dal 1988 e che nel 1999 ha progettato e costruito un sensore allora all'avanguardia e a risoluzione eccezionale per il periodo, utilizzato praticamente nelle prime ammiraglie digitali D1 utilizzando la tecnica del pixel binning ci sembrava doveroso. Successivamente Nikon ha continuato a sviluppare le proprie conoscenze, ha registrato brevetti, scambiato licenze con i principali attori del mercato. E soprattutto ha continuato a fornire a tutto il mondo i propri scanner per microlitografia, gli stepper, che sono i macchinari con cui si producono i sensori di tutti i tagli. Sarà un caso o forse no che il 17 febbraio, Nikon abbia presentato all'ISSC di San Francisco (una manifestazione riservata al settore della circuiteria a stato solido) un suo nuovo sensore con capacità peculiari e per molti versi innovativi. Sul sito Nikon.jp c'è tutta la presentazione (qui, in giapponese) è un sensore stacked, cioé che è composto da due strati impilati. In quello superiore ci sono i fotodiodi, in quello inferiore i circuiti di conversione, il buffer, la logica di lettura. Quindi durante la produzione la "stampata" deve essere fatta due volte (o più). E' quadrato da 4.224x4.224 pixel in tecnologia CMOS ed è capace di operare in modalità video a 4K60p e in formato foto in due modalità, una fino a 60 frame al secondo ad alta dinamica, una a dinamica ridotta a 1000 frame al secondo la presentazione Nikon mostra come l'evoluzione dei primi sensori vada dal formato HD (ricordo che la prima reflex capace di registrare video al mondo è stata la Nikon D90 del 2008) al 4K e verso il formato 8K. Ma le innovazioni sono anche nella struttura del sensore. Nikon ha introdotto nel 1982 il famoso sistema di lettura esposimetrica multipattern, poi evoluto nel matrix sviluppato fino ai giorni nostri. E' un sistema di lettura matriciale che divide in zone il fotogramma e lo analizza, dando una possibile lettura esposimetrica mediata tra luci ed ombre. Ma questo è comunque un sistema di misura che deve essere poi messo in pratica leggendo effettivamente la luce. Una media, per quanto sofisticata non sarà mai buona per tutto il frame, specie se abbiamo forti differenze di contrasto. E' per questo che poi in sviluppo interveniamo sulle zone dell'immagine per recuperare luci sparate o ombre troppo chiuse. Il nuovo sensore Nikon va oltre questo contesto, mettendo la matrice esposimetrica direttamente sul sensore e misurando ogni singola zona per esporre correttamente a seconda della luce che effettivamente arriva in ognuna di queste frazioni. In pratica il sensore è suddiviso in quadratini da 16x16 pixel, ognuno di 2.7 micron l'uno, e sull'intero sensore ci sono 264x264=69656 zone adiacenti. la struttura complessiva del sensore, i blocchi esposimetrici da 16x16 pixel, i 264x264 blocchi nello strato superiore le unita di lettura e di controllo della logica nello strato inferiore impilato sotto a quello fotosensibile la struttura elementare con due blocchi da 16x16 pixel che condividono ciascuno 16 convertitori analogico-digitali (ADC), il buffer di memoria, i controller di ciascun blocco, il clock di regolazione della lettura delle informazioni. Il complesso di controllo di questo sistema consente un flusso di informazioni di 4.8 Gigabit al secondo, più che sufficienti a saturare (finalmente !) le nostre CFExpress. Le applicazioni di questo genere di sistema sono molteplici. Immaginiamo una scena caratterizzata da elevato contrasto. esponendo per le luci, avremo i bianchi sotto controllo ma ombre molto chiuse al limite del nero. Esponendo per le ombre avremo facilmente le zone più chiare sovraesposte con pericolose perdite di informazioni. Operando con la segmentazione a blocchi, in linea teorica ogni singolo blocco verrà esposto (per unità di tempo, a prescindere dal diaframma e dal tempo di scatto) affinchè questo riceva la corretta quantità di luce per avere una immagine che è HDR già in origine. potenzialmente questo sembrerebbe "la morte della fotografia artistica" ma qui siamo in campo tecnico. Il tecnico ha il dovere di metterci a disposizione lo strumento, noi abbiamo la capacità di utilizzarlo per il meglio, anche andando comunque ad intervenire poi con lo sviluppo (in questo caso aumentando il contrasto complessivo della scena). Ricordo che parlavo di queste possibilità già su queste (o su altre) pagine una decina di anni fa, dicendo che la tecnologia finora si è limitata a sostituire la pellicola ma le modalità di utilizzo sono rimaste quelle di una volta. Mentre le esposizioni multiple automatiche possono portarci molto, molto oltre. Mentre nel campo della fotografia ad alta velocità, ricordo che con Marco Cavina si parlava delle fotocamere approntate da Nikon in ambito di ricerca balistica che già a cavallo tra anni '60 e '70 permettevano 500-1000 scatti al secondo (con la pellicola !). Qui Nikon ci è tornata, con un prodotto industrializzabile, in digitale. un esempio presentato da Nikon di una sequenza a 1000 scatti al secondo. Ovviamente in questa modalità il sensore perde di dinamica ma immagino che si utilizzerebbero i 1000 fps solo in condizioni di luce controllata, quindi senza problemi da quel punto di vista. Mentre a "soli" 60 fps questo sensore consente una dinamica che va oltre il visible (134 db di differenza tra il nero e il bianco). Unico limite del sistema è il formato. Per questioni di costo e di velocità di elaborazione è limitato al formato quadrato dentro al pollice idraulico (una vecchia misurazione anglosassone che deriva da quella dei tubi degli impianti idraulici di casa). Traslarla in formati più grandi è certamente possibile ma probabilmente la cosa avverrà per gradi. Ultimo punto che mi piace sottolineare, Nikon per produrre i prototipi di questo sensore ha usato uno stepper con passo da 65 nm, una misura inferiore ai soliti 90 nm che vengono usati per i sensori fotografici. *** Cosa significa tutto ciò e che ricadute potrà avere in campo fotografico ? La platea scelta per la presentazione di questo sensore credo che lo caratterizzi per un progetto di tipo industriale, quindi indirizzato ai sensori di misura e controllo dell'industria elettromeccanica e automotive-aeronautica. In quell'ambito i campi di applicazione sono limitati solo dall'immaginazione dei progettisti. In campo fotografico il formato da 1'' è ampiamente superato ma la disponibilità di questa tecnologia se verrà resa realmente in termini di produzione industriale si presta a scalabilità verso l'alto, magari limitandone le prestazioni. Perchè il compromesso del formato da 1'' come sappiamo è quello che ha consentito a Nikon di presentare mirrorless molto prestazionali con autofocus allo stato dell'arte ben prima degli altri (oramai parliamo di 10 anni fa). Andare verso formati più grossi richiede più energia, quindi più calore, capacità di calcolo superiore, software più sofisticato e più difficile da mettere a punto. Soprattutto grossi investimenti per rendere il tutto funzionale semplicemente per il fotografo che non è un tecnico di laboratorio ma un tizio che si attende che con un click, il tutto venga "magicamente" risolto dall'hardware che ha in mano. Una matrice identica in formato 36x24mm richiederebbe un sensore da 13.333x8.888 pixel = 118 megapixel. Più che sufficienti per coprire anche il 12K. Aumentando il pitch dei pixel si può operare un compromesso ma credo che la densità di informazioni qui sia un pre-requisito fondamentale. Inoltre non abbiamo idea di che tipo di autofocus ci voglia per scaricare a terra tutti questi megapixel. Per non parlare della montagna di Gigabit al secondo da leggere ed immagazzinare. Insomma, siamo ai confini della fantascienza ma - attenzione - questo non è un brevetto, è un sensore funzionale, pronto per lo sviluppo finale necessario per l'industrializzazione, se ci sarà mercato. E l'eventuale evoluzione per altri ambiti applicativi. Ma ci dice dove è seduta Nikon, che cosa stanno studiando i suoi ingegneri, cosa sono capaci di fare. Come abbiamo nel nostro piccolo cercato già di esplicitare nei due recenti articoli : Insomma, Nikon non è seconda a nessuno in questo campo, anche con le sole sue gambe. Altro che bancarotta e destino segnato.
    7 punti
  2. lo sto usando da quasi 2 mesi....funziona benissimo ....continuo a essere convinto che la foto del pezzo rotto non era del mio obbiettivo... non lo vendo se funziona resta con me....se si rompe lo butto....nella vita ho sempre pensato di non fare ad un altro quello che non voglio venga fatto a me....fotografo fiero ed onesto
    6 punti
  3. Annunciato in Giappone che sarà disponibile dal 25 febbraio il nuovo firmware per le Nikon Z6 II e Z7 II. Se era stato promesso per la Z6 II con l'implementazione della modalità video in formato 4K60p (già presente all'origine nella Z7 II), non c'erano stati segnali di altri upgrade. Nella realtà pare si tratti di un aggiornamento generale e non di una correzione di errori. Dalla traduzione dal Giappone traspare questo : Modifiche al firmware Ver.1.10 Firmware Ver. 1.10 supporta 4K UHD / 60p * 1 durante la ripresa di filmati "Z 6 II". Inoltre, le prestazioni di AF della pupilla di "Z 7 II" e "Z 6 II" hanno migliorato le prestazioni di rilevamento della pupilla. Gli occhi possono essere rilevati anche quando il viso della persona è più piccolo di prima, supportando riprese comode e stabili. Inoltre, "Z 7 II" e "Z 6 II" saranno compatibili con l'uscita video RAW * 3 * 4 su un registratore esterno * 2 prodotto da Blackmagic Design * 5. Sarai in grado di registrare * 6 non solo con ProRes RAW ma anche con Blackmagic RAW. Firmware Ver. 1.10 supporta una varietà di flussi di lavoro di registrazione video per soddisfare le esigenze di produzione video professionale su vasta scala. Inoltre, per i video RAW ProRes registrati con il registratore esterno Atomos "NINJA V", sono supportate le impostazioni ISO e le regolazioni della temperatura del colore aggiunte in Final Cut Pro versione 10.4.9 di Apple o successive. Questo espande ulteriormente la gamma di editing video in Final Cut Pro. Per le fotocamere che hanno già fornito il servizio di impostazione a pagamento, la funzione di uscita video RAW su un registratore esterno realizzata da Blackmagic Design sarà abilitata solo con l'aggiornamento al firmware Ver.1.10. Su Nikon CP + 2021 Online, introdurremo spiegazioni ed esempi con la stessa attrezzatura β di aggiornamento del firmware fornendo la fase di apparizione di Mr. Koji Ueda e Mr. Hideki Kohno. *** Da quello che si capisce, a parte la modalità video, pare che prima l'occhio venisse riconosciuto solo fino ad una certa dimensione (o meglio, il viso, perchè l'occhio è un elemento del viso : rilevato il viso la macchina cerca l'occhio), a prescindere dalla distanza del soggetto. E in effetti abbiamo riscontrato sul campo che si attivava solo entro una certa distanza, quando l'occhio (o il viso) diventavano abbastanza grandi. Probabilmente qui abbiamo un ampliamento dell'algoritmo di riconoscimento che si baserà evidentemente su una matrice più ampia di punti di rilevazione (che non ha diretta relazione con la matrice dei punti AF). Aspettiamo di provarlo appena sarà messo a disposizione e di vedere la dimostrazione da parte dei tecnici Nikon al CP+. Quando disponibili per il download aggiungeremo qui in coda i link ai file da installare sulle nostre fotocamere. Appare ancora più probabile a questo punto che queste migliorie non saranno portate sulla generazione I di Z6 e Z7 (e nemmeno sulla D780 che ha lo stesso hardware e la stessa architettura delle Mk I). Download Nikon Z6 II : qui Download Nikon Z7 II : qui
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  4. Ne convengo. Diciamo che qui la cosa "pittoresca" è annunciare una settimana prima che tra una settimana, verrà reso disponibile un nuovo firmware che in versione Beta verrà mostrato ad una fiera dove in generale si presentano novità hardware
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  5. Io so che la maggior parte delle persone vorrebbero avere le mk1 aggiornate subito, ma è pratica commerciale comune e diffusa prediligere gli ultimi prodotti a discapito delle generazioni precedenti... L'importante è che anche se con qualche mese di ritardo comunque continuino ad aggiornarli. Per quanto riguarda l'aggiornamento in se direi che era dovuto allineare la Z6 II alla sorellona, quindi bene così. E qualche piccola miglioria all'AF è sempre gradita, anche se tutti vorrebbero di più e più in fretta. Ma ho ormai l'impressione che per quel genere di evoluzione solamente una nuova macchina potrebbe soddisfare certe esigenze
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  6. Sarebbe bello avere qualcuno di Nikon a cui fare queste domande. Io posso solo fare congetture ("risponderebbero : sappiamo che la concorrenza ha sistemi di AF sofisticati che funzionano e anche noi stiamo indirizzando la ricerca su quei versanti") e confrontare cosa hanno sviluppato Sony e Canon - sia per video che per foto - con il riconoscimento dell'occhio in tracking di qualunque dimensione, di qualunque tipo di bestia, a qualunque distanza dal fotografo a 10-20-30 fps. Ma con 600-1000 punti di messa a fuoco e un processore che è almeno 8 volte più veloce dell'Expeed Six. Vedrai che quando Nikon disporrà di una matrice di messa a fuoco ben più densa di Z6 e Z7 e con almeno un 8 cilindri sotto, queste cose risulteranno normali anche per noi. Z6 e Z7 erano, sono e resteranno, fotocamere da passeggio.
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  7. come per esempio questo stupendo obiettivo che era uno dei miei desiderata da più di vent'anni, appena aggiudicatomi ad un prezzaccio su ebay, in arrivo verso casa dalla Francia sul mio Megadap per ritornare AF anche sulle Nikon Z E a far bella vista di se, sulla F5 comprata il mese scorso a completare la mia collezione di MILESTONES
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  8. Grazie a tutti del passaggio. Per chi come Umberto volesse farvi un giro e desiderasse qualche dritta per itinerari o altro, non ha che da scrivermi in MP.
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  9. Votato anch’io, per l’attesa di un’ipotetica Z8 a non ‘troppissima’ risoluzione. Per il resto mi sto coprendo bene il campo degli obiettivi Z, fino ai 200mm (moltiplicabili). Di ottiche ad attacco F mi sto tenendo solo l’85art, perché è un lente che amo molto e mi piace l’apertura a 1.4. Vedremo che fare con l’85/1.2, l’ho messo tra i target, anche se costerà un rene, presumo, perciò ho qualche dubbio che lo acquisterò veramente. Tra gli zoom tele attendo il 100-400 e sono interessato anche ad un micro.
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  10. A commento del mio "Diario di un fotografo di libellule" mi è stato chiesto di proporre un'edizione aggiornata del mio vecchio articolo sul Dragonflywatching, che sarebbe come osservare le libellule, per cui lo ripropongo, tenendo conto che a noi interessa soprattutto come fotografarle. L'articolo vecchio lo trovate qui: http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/nat/dragonflywatching-perche-no-r829?pg=1 Ed ecco la versione nuova, un po' diversa come stesura, per non essere ripetitivo, e con un po' di foto aggiornate. Prima di cominciare: Le libellule sono belle, ma anche importanti e fragili. Non va dimenticato che libellule sono degli agenti di controllo biologico (ad esempio le damigelle mangiano milioni di zanzare), sono indicatori ecologici di grandissima importanza, le ninfe di alcune specie ad esempio, possono vivere solo in acque pulite, ricche di ossigeno, altre sono legate a determinati ambienti e così via. Molte sono minacciate dalla degradazione del loro ambiente, dalle modalità di coltivazione del riso all'asciutta e così via. Non mancano siti edassociazioni, da noi in Italia la più importante è Odonata.it che, come recita la home page del sito, è una Associazione scientifica che promuove la ricerca odonatologica (sugli odonati, cioè sulle libellule) di base e applicata, la divulgazione, delle conoscenze sull’odonatofauna e la protezione delle libellule e dei loro habitat. Nel mio vecchio articolo trovate un piccolo elenco di altri gruppi e segnalo che c'è anche un gruppo di Facebook : Libellule d'Italia. Ultimo, ma più importante, sono esseri viventi, non giocattoli, sono degne di rispetto, una foto non vale mai la sofferenza di qualsiasi animale (noi compresi). Cosa serve per fotografare le libellule? Conoscere le libellule! Magari si inizia per caso, attratti dalla eleganza dei soggetti, ma poi per appassionarsi davvero bisogna capire cosa si sta guardando e fotografando, altrimenti si cade nella ripetizione e nella noia. la consultazione di guide serie ci aprirà un mondo, mostrandoci sia la diversità insospettabile di specie che il modo di riconoscerle correttamente distinguere giovani e adulti, maschi e femmine, sapere quali ambienti frequentano in modo da cercare le specie che ci interessa riprendere con criterio e non a caso. Si ama ciò che si conosce. Esiste una guida molto, molto bella di cui Carlo Galliani è coautore che ha persino una versione per smartphone. Altra guida molto valida comprendente l'Europa è il manuale di Dijkstra. Qual'è la stagione migliore? In generale gli adulti emergono dalle ninfe quando la temperatura dei corsi d'acqua si stabilizza permanentemente sopra i 15-16°C quindi primavera ed estate, si possono avere (poche) specie di libellule che volano fino ad ottobre inoltrato, attenzione però: Diverse specie di libellule hanno periodi di volo diversi, qualcuna vola per tutta l'estate, altre sono solo solo primaverili, altre estive, altre ancora autunnali, quindi se si vuole fare una cosa più approfondita, si torna al punto sopra: documentarsi, inutile cercare a settembre una specie che da adulto "vola" solo tra Aprile e Giugno. In ogni caso tra fine Aprile e fine Agosto si ha la massima diversità di specie. Dove si trovano? Per divertirsi, per provare, quasi ovunque: va bene qualsiasi specchio d'acqua anche piccolo, anche in un parco cittadino, purchè non eccessivamente inquinato. Ho fatto foto molto belle al Parco della Villa Reale di Monza o al Parco Nord tra Milano e Cinisello, ad esempio. Lungo appena 100 metri del fiume Adda, quest'estate ho fotografato oltre dieci specie fra libellule e damigelle. Nel torrentello davanti alla Villa Reale di Monza si possono agevolmente fotografare diverse specie di Libellule. Altra vista dello stesso canale, con macrofotografo annesso. A Firenze, in questa fontana: Ho fotografato questo (ed altro): Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 300mm f10, 1/800s, 800 ISO Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 185mm f8, 1/250s, 400 ISO Il discorso cambia se si vuole salire di livello, mettersi a cercare specie particolari, allora occorre sapere quali specie trovi solo presso acque ferme o lente, quali invece frequentano solo acque correnti e così via, poi ci sono specie di nicchia, alcune ad esempio sono tipiche di torbiera ed è difficile trovarle altrove. Lanca del Ticino con acqua corrente e zone stagnanti. Si può trovare di tutto. Poi ci sono quelle ancora più rare, che trovi solo in in alcuni siti di alcune regioni. Per fotografare quelle occorre documentarsi (e magari farsi dare qualche dritta sul posto), ma son cose da appassionati . In quali orari? Dipende dalla stagione e da come le si vuole fotografare. Se voglio documentare il momento magico dell'emersione dell'adulto dalla larva devo essere sul posto nella stagione giusta e prima che sorga il sole, perchè lo "sfarfallamento" (termine improprio, ma tanto per capirci) ha inizio appena prima dell'alba: in quanto durante tutto quel delicato processo le libellule sono completamente indifese e facile preda degli uccelli. Una volta emerse ci vuole anche del tempo perchè le ali si distendano, le vene alari si induriscano e la libellula assuma il colore . Esemplare appena emerso dalla ninfa. Ha ancora le ali appiccicate. D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/200s 2000 ISO, Treppiedi. Femmmina ancora "tenera" (non sono ancora induriti l'esoscheletro e le nervature delle ali). D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/100s 1600 ISO Treppiedi. Se voglio fotografare le libellule in attività invece va bene tutto il giorno, finchè c'è luce e la temperatura adatta, tra l'altro certe specie hanno meno problemi di noi col caldo. Più difficile invece che volino col brutto tempo. Come avvicinarsi? Piano, lentamente, avanzando in linea retta, cioè senza bruschi cambiamenti di direzione. Da evitare anche il cambiare improvvisamente forma, ad esempio avvicinarsi in piedi e poi inginocchiarsi rapidamente per scattare può farle fuggire. Importantissimo è evitare di proiettare la propria ombra sul soggetto (soprattutto se è un giorno di sole), l'ombra viene percepita come una minaccia (l'arrivo di un uccello predatore) e nove volte e mezzo su dieci provoca la fuga immediata. Un partecipante (dei due) al mio unico workshop per Nikonland tanti anni fa... Anche smuovere la vegetazione per sistemare il cavalletto può portare alla fuga. Ci sono poi specie più timide e specie più confidenti: Sympetrum striolatum, una libellula di Settembre-Ottobre a volte ti si potrebbe posare sull'obiettivo o addirittura in testa. Altre invece hanno una distanza di fuga elevata. Il colore del vestito è relativamente poco influente, basta che non sia troppo acceso e che non ci siano macchie vivaci che si spostano intanto che ci muoviamo. Se ci si muove bene e la fortuna aiuta (cioè la libellula sta mangiando o "pensando ad altro") si può arrivare anche molto vicini. Stando molto attenti e muovendosi bene, si può arrivare a distanza di vera macro anche col soggetto "caldo". In questi casi, se le condizioni lo consentono, io provo a fare delle serie di scatti in sequenza avvicinandomi sempre di più. Anche altri momenti interessanti, come l'accoppiamento, richiedono pazienza ed attenzione, ma possono essere ripresi con lo stesso criterio. Un paio di scatti in avvicinamento progressivo, non sono crop. Nikon D700, Sigma 400mm APO MACRO f8 1/320s, 1000 ISO. Attrezzatura e metodo. Dipende moltissimo da cosa si vuole fare e come si vuole fotografare. Ci sono diversi modi di fotografare le libellule. Io amo fotografare tutti gli animali per quello che sono, vivi e liberi. Cerco di esaltare la loro bellezza "naturale" e/o mostrare quello che fanno. Preferisco quindi riprenderli nei periodi di attività ed in contesti realistici. Questo si riflette nelle mie scelte sull'attrezzatura. Altri che fotografano con altri criteri, potrebbero usare attrezzature differenti. Per le foto a figura intera soprattutto delle libellule "vere" (che sono più grandi delle damigelle) io uso focali lunghe. La maggior parte delle mie foto di libellule sono state scattate con focali dai 300 ai 400mm. In occasioni più disinvolte, meno impegnative va bene anche uno zoom 70-300 magari con lente addizionale. Nelle didascalie ho evidenziato in grassetto l'attrezzatura e i dati di scatto, così vi potete fare un'idea di con che cosa e come ho scattato. Al momento in cui scrivo il mio obiettivo di elezione per le uscite mirate alle libellule è il 300mm f4 Pf, se serve accoppiato al TC 14. Punto. Prima usavo il 300mm f4 AFS sempre con TC14 all'occorrenza (e prima ancora il 300mm f4 SIGMA APO MACRO). Il 300mm f4 Pf rispetto al predecessore ha il vantaggio della compattezza e soprattutto della stabilizzazione, che mi evita sempre più spesso di usare il cavalletto. Il teleobiettivo, oltre a permetterti di mantenere una distanza tale da non innervosire i soggetti più sensibili, consente anche di staccarli dallo sfondo, che diviene omogeneo o comunque non invadente. Diventa anche più facile portarsi all'altezza giusta, raramente un soggetto macro ripreso dall'alto è bello, perchè il rischio di "schiacciarlo" contro lo sfondo, creando in questo modo una scena confusa piena di elementi di disturbo, è elevato. Col teleobiettivo aumentando la distanza si riduce la parallasse per cui il problema è minore. Allo stesso modo grazie all'effetto tele, chiudere il diaframma per garantirsi una certa profondità di campo per avere il soggetto ben a fuoco non avrà effetti negativi sullo sfondo, o ne avrà di meno. Questa coppia era in mezzo alle canne, una focale lunga permette il giusto ingrandimento e di eliminare sfondi confusi. Nikon D300, 300mm f4 + Tc14, f9, 1/1000s, 1000 ISO. Anche per questa Damigella, stessa situazione, il teleobiettivo risolve il problema della distanza e dello sfondo. Nikon D500, 300mm f4Pf + Tc14, f9, 1/1250s, 1100 ISO. Operativamente potremmo dividere la fotografia alle libellule in due parti. Su posatoio ed in volo. Le libellule usano spesso uno stesso posatoio per riposare, sorvegliare il territorio e da cui decollare una volta individuata una preda od un rivale per poi ritornare a posarvisi. Se si trova un soggetto interessante e si vede che ha un posatoio preferito, ci si può avvicinare, lentamente, evitando di innervosirlo, senza preoccuparsi, anche se vola via, a meno che non sia stata colpa nostra, quasi certamente ritornerà. Ci si apposta preparandosi con calma, posizionandosi secondo la luce, si prefocheggia sul posatoio e si attende che la libellula ritorni, magari con una preda, rendendo la foto più interessante. In questi casi il cavalletto è molto utile perchè si scatta da posizione fissa e si può aspettare che il soggetto ritorni senza fare fatica. Le riprese possono essere quelle classiche, di lato, per le libellule che si posano più o meno orizzontali sopra ad un supporto, oppure da sopra o dal dorso, soprattutto per quelle (di solito specie molto grandi che invece si appendono sotto al posatoio tenendo il corpo verticale). Molto spesso si cerca il perfetto parallelismo tra il corpo del soggetto e il sensore, oppure se si ha la possibilità di avvicinarsi, si possono inquadrare di tre quarti o di fronte per avere immagini un po' più originali. Quando si riprendono di lato quelle libellule che si posizionano "sopra", in orizzontale, se si è abbastanza rapidi le si riesce a cogliere nell'attimo in cui si posano, quando per un momento tengono le ali ben aperte lasciando scoperto il capo, con un effetto estetico migliore. Nikon D300, 200mm F4 micro-nikkor AfD, f16, 1/125s, 400 ISO, Flash. Scattare al posatoio può essere utile anche per riprendere decolli o più facilmente atterraggi, si punta il posatoio e quando la libellula arriva in zona si inizia a scattare a raffica finchè non si è posata, la maggior parte degli scatti saranno da scartare, ma qualcuno a fuoco ed allineato di solito si riesce ad ottenerlo. Sequenza di atterraggio. Nikon D500, 300mm Pf f10, 1/1000s, 1270 ISO Treppiedi. Se si vogliono fotografare le libellule in volo bisogna armarsi di pazienza (e di ottimismo!), scegliere una zona dove le libellule non possano vagare troppo in lungo ed in largo, oppure dove ce ne sono tantissime. Non si deve cedere alla tentazione di "inseguire" il soggetto, perché il loro volo è troppo rapido ed imprevedibile. Conviene osservare per un po' i loro voli di pattuglia, capire se hanno rotte piuttosto costanti. Allora si preselezionerà a una distanza di messa a fuoco utile a dare un discreto rapporto di riproduzione e si aspetterà puntando su una delle aree "di volo". Una volta che la libellula entra nella zona inquadrata alla distanza giusta, l'af si occuperà (si spera) di perfezionare il fuoco. Ideale è che si fermino in volo stazionario per un attimo. La raffica è essenziale così come tempi di scatto rapidissimi, potendo, diaframmi non inferiori a f8 e ... ISO di conseguenza. Qui il 300mm f4 (con Tc 14) è insostituibile, addirittura ci vorrebbe un 500 macro!! Libellula depressa (femmina) in volo sopra l'acqua. Nikon D7100, 300mm f5.6, 1/1600s, 1600 ISO. L'attrezzatura cambia se si vogliono fare invece dettagli o riprese ravvicinate. Questo sarebbe (anzi è) il regno dei 200 micro o 180 macro, perchè combinano una distanza di messa a fuoco ancora sufficientemente grande, sfondi abbastanza belli come sfuocato, con rapporti di riproduzione da vero macro. Nikon D300, 200mm f4 micro Nikkor AfD, f18, 1/250s, 400 ISO, flash. In alternativa possono andare bene anche buoni zoom xx-200 o xx-300 con una lente addizionale di qualità. In questo caso sono belle anche inquadratura angolate con a fuoco solo la testa o frontali per sfruttare geometrie creati dalle posizioni delle ali. Nikon D7100, Sigma 180mm f2.8 APO MACRO, 1/1250s, 900 ISO, treppiede. Focali più corte come i 105mm o i 60mm sono a mio parere più problematiche, perchè richiedono di avvicinarsi di più, evidenziano maggiormente elementi di disturbo sullo sfondo, si corre il rischio di agitare gli steli vicini al soggetto facendolo fuggire (se lo si fotografa sveglio/vivo/attivo) è più faticoso posizionarsi perfettamente paralleli. Focali del genere funzionano meglio con soggetti ancora freddi per la notte o in altro modo impossibilitati a fuggire. Sigma Sd Quattro H e 105 mm Macro OS , f8, 1/60s 100 ISO Mirrorless o DSLR? Da quando ho la Nikon Z6, uso quella con piena soddisfazione per tutto quello che è posato, la qualità di immagine e la precisione di messa a fuoco tagliano ogni discussione. In volo... le mie ultime libellule in volo le ho fotografate con la D500, non ha ancora avuto modo di provare come si comporta la Z 6. Immagino che le riprese di atterraggi e decolli puntando al posatoio non presentino problemi. I soggetti in volo... vedremo. Orthetrum cancellatum (maschio). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/1250s , 720 ISO. Crocothemis erythraea (maschio) che mangia una damigella (blu). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/250s , 900 ISO appoggio di fortuna. Il flash lo uso soprattutto come luce di schiarita su soggetti posati per gestire il controluce, attenuare le ombre o i contrasti quando necessario. Non amo molto gli sfondi neri e tranne pochissime eccezioni non li cerco. Le libellule non sembrano preoccuparsi troppo del lampo. Di solito non uso flash molto potenti, quando avevo fotocamere con il flash incorporato spesso usavo quello, con la D500 molte volte l'SB 400 bastava, magari con davanti un mini diffusore "fai da te" per ammorbidire la luce. Con e senza flash: Lampo di schiarita: D800, 400mm SIGMA APO MACRO, f16, 1/250s flash, treppiedi Nikon D500, 300mm f4Pf + TC 14, f11, 1/640s 640 ISO, flash, treppiedi. Spero che questa versione aggiornata sia di vostro gradimento, se avete osservazioni o domande, saranno molto apprezzate.
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  11. foto di famiglia in interno da sx verso dx: Nikkor-UD 20mm f/3,5 1967 11 lenti in 9 gruppi Nikkor-O 2,1cm f/4 1959 8 lenti in 6 gruppi Nikkor Z 20mm f/1,8S 2020 14 lenti in 11 gruppi Nikkor 20mm f/4 1974 10 lenti in 8 gruppi UW Nikkor 20mm f/2,8 1985 10 lenti in 6 gruppi Sono soltanto cinque i 20mm Nikon attualmente in mio possesso, accomunati dal fatto che li terrò per sempre con me, rappresentando il meglio che la Casa di Tokyo abbia profuso nella sua storia recente, fin dalla Nikon F (equipaggiata col 2,1 cm di derivazione RF, non retrofocus, da poter utilizzare solo con specchio sollevato e mirino aggiuntivo) arrivando alle più recenti Nikon Z/II che si avvalgono del più bello tra i venti millimetri fin qui prodotti da Nikon. Mancano dalla foto di gruppo gli altri cinque obiettivi di questa focale, due MF (gli f/2,8 e 3,5 serie II) e tre AF (i due f/2,8 AF ed AFD, virtualmente identici) e l'ultimo F-mount f/1,8 su cui ho scritto nel 2015 un articolo molto letto Questo per rimarcare quanto io tenga a questa focale, a lungo alternata con i 24mm, come scrivevo già nel 2006, in uno dei primi articoli per Nikonland E quanto ritenga fondamentale nel mio percorso creativo il suo angolo di campo, così regolare pur nella sua anima di superwide, così vicino all'angolo retto perfetto (in questo senso ancora più regolare quello dei 21mm, come l'antenato qui ritratto) Le dimensioni sono quindi variabilissime in termini dello schema ottico che si voglia realizzare, come ben si vede col più moderno (ed il predecessore F non è molto diverso di forma) Miracolo di compattezza il 20/4 del 1974 poco più grandi gli f/2,8 MF e i due AF, l' AFD qui ritratto con insieme al 20/1,8 ed al degnissimo Sigma Art 20/1,4 per Nikon (venduto non appena ho provato il nuovo Z) Se passando gli anni, i costruttori sono sempre più inclini ad aumentarne le dimensioni, a discapito della estrema maneggevolezza di certi esemplari dei quarant'anni precedenti, nonostante l'attuale ampliamento della baionetta e del tiraggio delle Nikon Z, oltre che dell'eliminazione del mirabox, vorrà pur dire che su questa specifica focale le aspettative del pubblico siano notevolissime e non possano andare deluse con compromessi di ingombro, presenti invece con maggior facilità sugli zoom meno luminosi. E così dal diametro filtri standard Nikon da 52mm, siamo arrivati all'attuale 77mm (ed oltre per l' Art) per non dire dell'improbabile diametro esterno del paraluce del "padellone" come era chiamato il Nikkor UD del 1967, proprio per questo motivo, divertente anche per la sua originalità, tanto da avermelo fatto usare, con gli opportuni adattatori, anche su fotocamere di altre marche E' per questo che l'avvento di questa primavera del neonato Z, a continuare la felice tradizione di casa Nikon per questa focale, mi ha fatto decidere di completare la serie, con i residui che mi mancano, principalmente la versione AiS f/2,8 che è l'unica a non essermi mai caduta in mano Tanto...per il corrente ed i prossimi anni, mi sento già ben attrezzato: Max Aquila photo (C) per Nikonland 2020
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