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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 07/02/2021 in tutte le aree

  1. Sempre da Photoni: "Altra cosa che non capisco di C1 è che metodo di visualizzazione ha ? Quando esporto scelgo io il profilo di lavoro che userò per i ritocchi con PS (che il mio monitor ad ampio gamut dovrebbe avere per vedere tutti i 255 toni) avrò visivamente risultati diversi.. ma quando uso C1 cosa vedo di default C1 cosa usa ?" Allora, secondo me C1 internamente usa un ProPhoto. Stessa logica di Lightroom: così evita di perdere informazioni attraverso le varie regolazioni. Ma quando fa vedere a video usa RBG. Non ne ho certezza, ma da quello che ho visto sono abbastanza sicuro. Ma in realtà puoi vedere i tuoi file con il profilo che preferisci, con una incredibile interpretazione del concetto di SoftProof. Come? Scegliendo da View la voce Recipe Proofing e selezionando la ricetta che preferisci (non è quella con la spunta ma proprio quella selezionata). In questo caso un bel Adobe RGB (che non cambia nulla in quel che vedo, mai a mio ricordo, e per quello ritengo sia il profilo predefinito di visualizzazione). Ma, e questo è il bello, lo puoi usare per selezionare qualsiasi ricetta, e questa sarà applicata integralmente. Qui per vedere il risultato di un ridimensionamento a 1280 e conversione in sRGB, con applicazione di nitidezza, con la ricetta che uso per esportare le foto che poi carico qui sul Nikonland. O la ricetta per Instagram (che è presente out-of-the-box). Occhio solo a quel che selezioni!!!
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  2. Gli aironi neri, attraversano il cielo,l'inverno bianco, scende dal nord,l'estate gialla, s'è nascosta nel mare,il vento freddo sta correndo sui prati. (da Gli Aironi Neri, canzone de i Nomadi).
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  3. Circolano da tempo miti e leggende al riguardo. questo è il sensore della Nikon D5, progettato e sviluppato dal know-how Nikon, poi prodotto per conto di Nikon da Toshiba (oggi Sony Semiconductor). L'industria mondiale dei sensori è una comunità molto piccola. Dove tutti si conoscono e non si fanno la guerra, al contrario, condividono scoperte, tecnologie, brevetti e licenze. E soprattutto si confrontano regolarmente in simposi internazionali. Sviluppare un sensore è una cosa complicata che richiede molto denaro e molto tempo e dove ogni fallimento si paga caro, come ben sa Sigma che dopo aver annunciato il suo primo Foveon full-frame commerciale l'ha dovuto prima posporre e poi annullare perché concettualmente errato e non utilizzabile nella pratica. Ma è ancora più impegnativo produrlo quel sensore, perché richiede disponibilità di capitali immense e un mercato a disposizione in grado di far fruttare a pieno quel capitale. Dividiamo il discorso in tre : progettazione dei sensori, produzione e produzione delle macchine per la produzione gli stepper Partendo dall'ultimo punto : la produzione delle macchine per la produzione dei sensori. I sensori vengono ricavati per stampa microlitografica di wafer di silicio opportunamente "drogati" secondo un processo simile a quello dei microchip elettronici e comune per certi versi alla stampa dei pannelli a cristalli liquidi dei nostri monitor e televisori, da quelli piccoli che costituiscono i mirino delle fotocamere fino ai megaschermi da oltre 100 pollici di diagonale. La microlitografia è un procedimento di precisione che prevede l'incisione nel wafer di una matrice progettata al computer. Questa matrice rappresenta la disposizione dei fotositi e dei loro contatti. I sensori moderni contengono al loro interno anche i convertitori AD, gli amplificatori e in alcuni casi anche la memoria tampone di lettura. Tutti dispositivi che vengono stampati da apparecchi che si chiamano stepper e che sono sostanzialmente degli incisori a raggi luminosi capaci di movimenti micrometrici molto precisi. Questi apparecchi, grandi dal formato di una lavatrice fino a quello di una lavanderia a gettoni, sono fondamentali per la produzione di massa ma anche per quella dei prototipi : non ci sono al momento procedimenti pratici industrialmente rilevanti che possano sostiturli. Sostanzialmente al mondo esistono quattro produttori di stepper : ASML, Ultratech, Canon e Nikon Asml è una costola di Philips e detiene circa i due terzi del mercato mondiale degli stepper specializzati per procedimenti ultraridotti per la produzione di microprocessori. I suoi clienti principali sono INTEL e AMD ed ha investite decine di miliardi di euro per sviluppare tecnologia in grado di portare alla produzione di macchine capaci di incidere piste a distanze di 14-10-7 nanometri. Ultratech è una società della Silicon Valley é una società molto piccola che lavora in settori legati alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie. Il restante mercato, quello legato alla produzione di microchip meno complicati dei grandi microprocessori, tipo le memorie, i convertitori e in generale tutti i chip di uso comune in tutti i dispositivi elettronici, insieme ai sensori di immagine, é diviso tra Canon e Nikon che fanno valere la loro tradizionale capacità di ingegneria ottica. Canon e Nikon vendono stepper a chiunque ne abbia bisogno e sospetto che la stragrande maggioranza dell'elettronica e degli schermi che abbiamo intorno nella nostra vita quotidiana, sono prodotti con stepper o Nikon o Canon. Nikon non ha avuto la lungimiranza né la forza di impegnarsi negli investimenti necessari per lo sviluppo della tecnologia UltraUV che è rimasta in mano ad ASML, probabilmente perchè un affare troppo grande per la sua dimensione storica ed ha preferito dedicarsi alla sua tradizionale produzione meno esasperata ma sicura (Intel sta vedendo i sorci verdi per passare dal processo produttivo da 12nm a quello da 7nm ... e Intel ha budget simili al PIL di intere nazioni industrializzate) Uno stepper è un dispositivo importante, di costo rilevante. Nikon produce negli anni migliori 50-100 stepper, fatturando un ricavato che sfiora il 50% delle sue vendite totali (709 miliardi di Yen nel 2019). Un vecchio stepper classe 1997 ricondizionato, se vi interessa, viene intorno al milione e mezzo di dollari, installato in casa ... al pezzo. Figuriamoci cosa costa un modello nuovo come questo : Uno stepper Nikon NSR-S635E la targhetta sul retro di un Nikon NSR 4425i installato in uno stabilimento Samsung che produce dal 2010 disply per smartphone Capirete l'importanza di questa industria - quella degli stepper - e il loro valore strategico per la restante industria elettronica. Nikon fa parte di questo ristretto club. Nemmeno Sony si produce stepper per se ma li compra ... da Nikon. la produzione dei sensori i sensori di immagine sono prodotti dentro stabilimenti di elettronica del tutto analoghi a quelli che producono microchip. Ci sono camere a polvere dove sono installati gli stepper di produzione che stampano per conto dei clienti i sensori. Che poi vengono puliti, sgrossati, selezionati, tagliati, rifiniti e confezionati per essere spediti al committente. La gran parte delle fabbriche di produzione è in Asia con piccole società ancora attive in California e in Israele. Ogni fabbrica costa investimenti che partono da 1 miliardo di dollari, devono produrre a pieno regime per essere redditizie. La gran parte della produzione è attualmente indirizzata verso la produzione di display di vario taglio. I produttori sono per lo più specializzati, chi lavora per il settore automotive, chi per i display, chi per i sensori veri e propri. E nei sensori ci sono i marchi che lavorano più per il piccolo formato (Samsung) e chi si occupa anche di quelli in grande formato (prevalentemente Sony Semiconductor che ha quasi il 50% del mercato mondiale). Devo precisare per un ultima volta che Sony Semiconductor ha in comune con Sony-fotocamere solo l'azionista unico ma hanno partita iva e amministratore delegato differenti Peraltro Sony-fotocamere non è più una divisione a se stante ma fa parte dello Home Entertainment, insieme all'audio, l'home video e i telefonini di Sony. Insomma, settori non professionali. I settori strategici per Sony, quelli professionali, sono differenti da quelli per l'intrattenimento. I clienti dei produttori di sensori e microchip sono tutte le società mondiali di produzione dell'elettronica. Tra cui Sony-fotocamere-telefonini (che compra da Sony Semiconductor), Apple e Samsung (che comprano da Sony e da Samsung) e Nikon. Canon produce sostanzialmente per se perchè ha la dimensione per possedere una factory di produzione. Nikon invece compra dai suoi clienti. Ovvero vende a Sony Semiconductor (o a Tower Semiconductor) stepper mentre compra microchip e sensori di immagine (e display LCD etc. etc.) prodotti per suo conto. questa è una ripartizione grossolana delle quote di mercato al 2019 dei principali produttori di sensori (OmniVision é una società cinese con sede a Santa Clara in California che produce per Apple, Microsoft, Qualcomm etc.). Le fabbriche di microchip sono impianti che sforano più sulla fantascienza che la realtà che conosciamo. Sono custodite con religiosa sicurezza ed è raro vedere immagini del loro interno o degli impianti in esse contenuti che possiamo solo immaginare nel loro bianco candore e pulizia integrale a prova di singolo granello di polvere la progettazione dei sensori Come abbiamo visto non ci sono guerre tra i produttori di microchip e di sensori ma solo concorrenza industriale e commerciale. Spesso ci sono schermaglie legali (come la doppia causa di Nikon contro ASML e quella di ASML contro Nikon e Zeiss) che generalmente sfociano in scambio di licenze e brevetti. Licenze e brevetti non coprono segreti industriali perchè quelli sono divulgati nella comunità scientifica ma coprono il loro sfruttamento commerciale. Ricordo le sentenze a favore di Rambus che senza produrre nemmeno un microchip deteneva i diritti di produzione degli slot di memoria DRAM di tutto il mondo e pretendeva che tutti le pagassero le royalties, arrivando al massimo livello di giudizio alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Tanto che uno è cliente dell'altro. Persino Canon che è molto gelosa del suo marchio e del suo prodotto, quando ha avuto bisogno di sensori da 1'', li ha comprati già fatti da Sony. Ma anche nella progettazione nessuno lavora a compartimenti stagni. Le tecnologie di progettazione sono comuni o simili, i software di modellazione (necessari per risparmiare sui costi di sviluppo fisico che richiedono la stampa effettiva di sensori con costi di impianto non ammortizzabili se il sensore poi non va in produzione) è di pubblico dominio, la formazione avviene nelle stesse università. Anche perchè gli ingegneri sono abituati a lavorare in team, anche di tipo inter-societario sia per la parte hardware che per quella software e in questi casi c'è la condivisione totale delle informazioni il team di ingegneri dei sensori di Nikon in una sessione comune di confronto sviluppo dei firmware Nikon e comunque il solco di progettazione per i sensori mainstream che vengono impiegati nelle nostre fotocamere non si può discostare molto da quello della progettazione permessa dagli stepper a disposizione che è in linea principale rivolta a produrre display LCD. Un sensore è composto dallo strado fotosensibile, da quello delle microlenti sovrastante, dalla matrice RGB ancora sopra e sotto, dalla circuiteria di amplificazione del segnale, dai convertitori Analogico-Digitale ed eventualmente dalla presenza o meno di un buffer direttamente inciso nel sensore. Le caratteristiche del sensore sono di base e poi possono essere personalizzate. Ci sono moltissime società al mondo in grado di progettare sensori, poche che sono specializzate nella progettazione di sensori di grande formato. Questi sensori (diciamo dal formato APS-C in su) sono caratterizzati da prestazioni elevate ma anche da scarto crescente (il costo dei sensori in formato 44x33 o 53x40mm non è dovuto alla superficie impiegata ma alla bassa resa di ogni singola stampata, sia per il basso numero dei sensori prodotti che, soprattutto, per la quantità di sensori con qualche tipo di difetto per stampata che vanno scartati o impiegati per usi non commerciali) e da difficoltà (e costo) di messa a punto crescenti. Ci vuole il budget necessario per svilupparli e poi impiegarli. Al momento solo Sony Semiconductor (che non è Sony-fotocamere) ha il budget per sviluppare sensori conto terzi, ovvero sensori che non utilizzerà in proprio (anche perchè Sony Semiconductor produce esclusivamente conto terzi) ma che verranno ordinati da clienti. In particolare tutti i sensori medioformato al mondo sono sviluppati e prodotti in piccola serie da Sony Semiconductor. Canon e Nikon hanno capacità di progettazione propria di sensori di formati fino al 35 mm. Potrebbero anche andare oltre ma con costi difficilmente ammortizzabili in apparecchi di prezzo "commerciabile". Anche se un esemplare unico è sempre possibile a costi milionari, ovviamente. Canon poi si produce da se. Nikon se li fa produrre da uno che possiede la capacità produttiva con la qualità attesa da Nikon. Paradossalmente Nikon potrebbe anche rivolgersi a Canon per farsi produrre dei sensori Nikon (attenzione, non sto dicendo che Nikon comprerebbe sensori Canon ma che Canon produrrebbe sensori Nikon PER Nikon, una cosa diversa). Canon ultimamente si è detta disponibile a vendere i propri sensori ad altri. In quanto agli altri produttori di fotocamere a me risulta che : Sony-fotocamere si progetta da se i suoi sensori che fa produrre a Sony Semiconductor (ovviamente) oppure compra a condizioni di mercato sensori già pronti progettati da Sony Semiconductor (con cui non condivide gli ingegneri ma c'è scambio di informazioni e i brevetti e le licenze sono ovviamente comuni) Panasonic adesso è cliente di Sony per i sensori a bassa risoluzione, progetta quelli ad alta risoluzione e li fa produrre a Sony o a Tower (come fa Nikon) Leica ha sempre acquistato sul mercato i suoi sensori, in passato in Europa, oggi credo che sia legata a Panasonic in tutto Fujifilm utilizza sensori Sony personalizzati nelle microlenti, nella matrice RGB (sia Bayer che non Bayer) e nella matrice della rilevazione di fase dell'autofocus) e nell'amplificazione Olympus compra da Sony Sigma compra da Sony per la Sigma fp, fa progettare a Foveon i suoi sensori a tre strati che poi vengono prodotti in una piccola fabbrica californiana (Foveon sta in California ed è di proprietà 100% Sigma) Nikon e Sony possiedono licenze e brevetti incrociati. Ricordo che le prime Sony usavano autofocus solo a differenza di contrasto. La rilevazione di fase è arrivata quando Sony ha fatto scambio di licenze con Aptina e Nikon che hanno dato in dote quanto sviluppato per le Nikon 1. Stesso discorso per quanto riguarda l'amplificazione dual-gain, tipica dei sensori Sony e Nikon, ultimamente applicata anche da Canon che deriva direttamente dalle licenze di Aptina acquisite quando Aptina è uscita dal mercato nel 2014 (la tecnologia di base veniva peraltro da STM Micro a testimonianza che in questo campo non ci sono steccati, tutto è in vendita e tutto si può comperare). La migliorata capacità dinamica degli ultimi sensori Canon testimonia che tema diversi di progettisti possono arrivare allo stesso risultato impiegando la tecnologia opportuna. l'interno di una Nikon D5 : ogni singola board è progettata in casa da Nikon simulazioni sulle capacità di trasmissione della luce di un sistema di microlenti per sensore da parte dello sviluppo Nikon Quindi eliminato il mito che Nikon non ha capacità progettuali andiamo a vedere che capacità effettive ha. Il primo sensore Nikon di grande produzione era un CCD da oltre 10 megapixel, quello della Nikon D1. Progettato interamente in casa, dopo gli esperimenti con Fujifilm per la serie E, era poi prodotto "in casa" da Renesas, factory del gruppo Mitsubishi. Mitsubishi ha deciso che il settore non era produttivo e lo ha venduto (la factory perchè Renesas è ancora in piena attività ed è tra i leader dei microchip per l'automotive) a Sony. Quel sensore veniva usato in binning in vari formati anche in D1h e D1x. Probabilmente è il primo esempio di binning in una fotocamera moderna. Stessa capacità di innovazione il famoso sensore jfet lbcast da 4 megapixel della Nikon D2h, prodotto materialmente da Kodak ma progettato totalmente da Nikon nel 2003 con una tecnologia inedita. E via via fino alla Nikon D850 e il suo sensore che è stato aggiornato poi per la Nikon Z7-Z7 II e che possibilmente equipaggerà in una versione rinnovata anche la Z8/Z9. Prodotto da Toshiba finché Toshiba non ha venduto i microchip a Sony. Nel mezzo Nikon ha trovato conveniente acquistare da Sony molti sensori, tra cui quello da 6 megapixel che ha motorizzato le prime DX consumer - D100-D70 - e quello più recente delle D7100-7200 da 24 megapixel che è comune al Sony coevo. Mentre il sensore DX di D500-Z50-D7500 è di Nikon, ancora prodotto da Toshiba o da Tower a seconda dei lotti. Come accennavo lo sviluppo di un sensore è un processo complesso e soprattutto lungo. Il software di modellazione al computer accelera i passaggi ma poi questi vanno verificati producendo una piccola serie del sensore che va testato effettivamente su muletti e prototipi. Generalmente un sensore viene finalizzato un anno prima della produzione di una nuova fotocamera. Progettazione e sviluppo costano ore-uomo di lavoro e costano materialmente l'impianto di una matrice che va poi stampata in piccola serie. Chi ha prodotto un libro in proprio sa che il costo di impianto è la parte più elevata della stampa e questa poi va ripartita per il numero di copie. Un conto è stampare un libro in copia unica, un conto è farne 10.000.000 di copie. Se poi è necessario apportare modifiche alla matrice per qualche tipo di problema riscontrato dal vero e non dal modello, il processo va ripetuto (come se si trovassero degli errori di stampa dopo aver stampato il primo esemplare del libro : va modificata la matrice e reimpostata la stampa, che magari prevede una numerazione di pagine diverse etc. etc.). Quindi non è possibile sviluppare un sensore per una sola macchina e un sensore per una macchina a "bassa tiratura" costerà molto di più di un sensore che andrà in più modelli di macchine o in macchine prodotte in un numero di esemplari superiore. Nikon ha know-how, personale e capacità di sviluppo proprie ed è anche in grado di produrre in casa prototipi e testarli, misurarli, metterli a punto. Capacità che condivide con poche altre case (appunto : Canon, Sony, Panasonic e pochi altri a questo livello). Dove sta la differenza tra modelli concorrenti di produttori diversi ? Sta nell'equilibrio tra costi di sviluppo e di impianto, numero di esemplari da produrre, budget, margine di ritorno atteso. Nikon è il produttore "completo" più piccolo tra i tre grandi ed ha meno risorse da bruciare per modelli differenti. Ha la necessità di ottimizzare gli investimenti su più esemplari (leggi : riciclo di sensori tra più generazioni di macchine) e non può rischiare di anticipare i tempi. Nikon non ha alcuna difficoltà a progettare e produrre un sensore stacked come quello di Sony A9-A9 II e A1. Ma se non l'ha ancora fatto nemmeno Canon ci saranno difficoltà di natura commerciale e industriale, non necessariamente di know-how. Perchè Nikon potrebbe anche chiedere a Sony Semiconductor di produrglielo. Ma quella chiederebbe un contratto fisso con un numero di pezzi da produrre in N giorni. Che andrebbero pagati e poi dovrebbero essere utilizzati e, possibilmente, venduti. Per farlo dovrebbe avere un mercato ricettivo e pronto al prodotto. Che facilmente non costerebbe cifre che questo mercato sarebbe capace di accettare. Stessa questione per il cosiddetto global-shutter, già disponibile industrialmente ma che io ricordo sia stato detto che il costo unitario "all'ingrosso" per un sensore da 40 megapixel GS è pari a 6.000 dollari più le tasse. Immaginiamoci quindi quanto costerebbe una fotocamera il cui sensore da solo costa $6.000. Infine, la tecnologia avanza ma avanzano anche le potenzialità che questa può esplorare. Il formato 8K necessità di densità elevate di risoluzione ma in Giappone il formato 8K è già mainstream e si guarda avanti al 12K (80-96 megapixel a seconda che il formato sia 16:9 o 4:3), Seguire il mercato con lo sviluppo dei sensori è già impegnativo. Anticiparlo può essere geniale ma anche folle. Quello che vorrei fosse chiaro è che sono miti e leggende che Sony, Nikon, Canon, Samsung, ASML, Nec, si facciano la guerra e siano gelose dei loro segreti. Nascono tutti dalla stessa sorgente e vengono condivisi a livello scientifico in simposi mondiali. E' un circolo ristretto di una manciata di operatori con queste capacità progettuali e industriali. Di cui Nikon fa parte a pieno e meritato diritto da decine di anni. Senza se e senza ma. Nikon è una società in grado di progettare dispositivi industriali di costo unitario dell'ordine dei milioni di dollari (al plurale). Che volete che sia una semplice fotocamera ? Solo una questione di ripartizione dei costi di progettazione, produzione e promozione, oltre che di opportuno time-to-market per far in modo che abbia un prezzo compatibile con il nostro portafogli.
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  4. Per evitare di spingere OT le discussioni sulle foto quando sconfinano verso l'uso di C1. La domanda di Photoni: "La cosa che mi ha stupito di più, e che non capisco è CURVA - RISPOSTA LINEARE ... che criterio usa nello sviluppo ? sembra una M sopra una M" La conversione Raw è un processo multistep di estrazione dei dati grezzi dal file che, senza dilungarci troppo nei processi base, ad un certo punto prevede di "leggere" queste informazioni applicando un profilo colore ed una curva. Il SW, automaticamente, assegna un profilo generico, ma specifico per la fotocamera, ed una curva "automatica. Il profilo è il concetto più semplice: sostanzialmente è la stessa cosa del Picture Control e, di fatto, la lista delle possibilità quasi corrisponde a quello che posso selezionare nella macchina fotografica, con l'importante differenza che il SW non lo legge automaticamente dal file ma lo associa ai dati grezzi presenti sul file e regolandoli in conseguenza. Per alcuni questo è un problema - o almeno una scomodità, per altri no: dipende dalle abitudini di lavoro acquisite. Per me non lo è, a meno che non fotografi in BN. Questo perché io, BN a parte (quando fotografo in BN normalmente non guardo mai le foto a colori), in macchina imposto sempre il PC FLAT, in modo da avere un istogramma in macchina più fedele ai dati del RAW (più fedele, ma non 100% fedele... ma questo è un altro discorso). Questi profili corrispondono al 100% a quelli fatti da Nikon? credo che quello sia l'intento, ma non ho mai provato a fare dei confronti. Di sicuro sono ricostruiti da C1, e non comunicati da Nikon! Come vedete io uso il ProStandard, una novità di C1 21. Prima? lo Standard. Un fotografo particolarmente puntiglioso può profilare ogni singola macchina fotografica e caricare qui il profilo ICC che ha costruito nel processo. Per me, per il tipo di foto che faccio, non ha senso. Ma posso capire che chi è impegnato a rendere colori estremamente fedeli (es. tessuti?) possa averne interesse ed utilità. Ma C1 consente di fare un'altra cosa, cioè associare una curva di sviluppo. Questo è un altro concetto interessante. Secondo la documentazione ufficiale, Auto sceglie la più adatta in relazione al profilo ICC. A me pare che prenda sempre "Film Standard". Perché abbiano inserito la parola film è un per me un mistero, ma il concetto è che queste curve sono delle vere e proprie curve RGB, che agiscono su contrasto e saturazione combinando il proprio effetto a quello del profilo. Ecco quindi che si può immaginare di usare un profilo "landscape", che è molto carico in contrasto e saturazione già di suo, e schiarire le ombre con la curva Extra Shadow. O Esasperare ulteriormente il risultato con High Contrast.... e via dicendo. Nella pratica, a me non piace stratificare troppo. Per cui uso Film standard o Linear Response. La prima mi sembra restituire, insieme al profilo Standard, contrasti e colori molto naturali. Ma, in casi particolari, ricorro alla Linear Response. Quando? Quando voglio il controllo completo sui dati del file RAW, per esempio per capire come sono messe le alte luci o i neri senza che questi vengano "spinti" in nessuna direzione dal trattamento del software.
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  5. A commento del mio "Diario di un fotografo di libellule" mi è stato chiesto di proporre un'edizione aggiornata del mio vecchio articolo sul Dragonflywatching, che sarebbe come osservare le libellule, per cui lo ripropongo, tenendo conto che a noi interessa soprattutto come fotografarle. L'articolo vecchio lo trovate qui: http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/nat/dragonflywatching-perche-no-r829?pg=1 Ed ecco la versione nuova, un po' diversa come stesura, per non essere ripetitivo, e con un po' di foto aggiornate. Prima di cominciare: Le libellule sono belle, ma anche importanti e fragili. Non va dimenticato che libellule sono degli agenti di controllo biologico (ad esempio le damigelle mangiano milioni di zanzare), sono indicatori ecologici di grandissima importanza, le ninfe di alcune specie ad esempio, possono vivere solo in acque pulite, ricche di ossigeno, altre sono legate a determinati ambienti e così via. Molte sono minacciate dalla degradazione del loro ambiente, dalle modalità di coltivazione del riso all'asciutta e così via. Non mancano siti edassociazioni, da noi in Italia la più importante è Odonata.it che, come recita la home page del sito, è una Associazione scientifica che promuove la ricerca odonatologica (sugli odonati, cioè sulle libellule) di base e applicata, la divulgazione, delle conoscenze sull’odonatofauna e la protezione delle libellule e dei loro habitat. Nel mio vecchio articolo trovate un piccolo elenco di altri gruppi e segnalo che c'è anche un gruppo di Facebook : Libellule d'Italia. Ultimo, ma più importante, sono esseri viventi, non giocattoli, sono degne di rispetto, una foto non vale mai la sofferenza di qualsiasi animale (noi compresi). Cosa serve per fotografare le libellule? Conoscere le libellule! Magari si inizia per caso, attratti dalla eleganza dei soggetti, ma poi per appassionarsi davvero bisogna capire cosa si sta guardando e fotografando, altrimenti si cade nella ripetizione e nella noia. la consultazione di guide serie ci aprirà un mondo, mostrandoci sia la diversità insospettabile di specie che il modo di riconoscerle correttamente distinguere giovani e adulti, maschi e femmine, sapere quali ambienti frequentano in modo da cercare le specie che ci interessa riprendere con criterio e non a caso. Si ama ciò che si conosce. Esiste una guida molto, molto bella di cui Carlo Galliani è coautore che ha persino una versione per smartphone. Altra guida molto valida comprendente l'Europa è il manuale di Dijkstra. Qual'è la stagione migliore? In generale gli adulti emergono dalle ninfe quando la temperatura dei corsi d'acqua si stabilizza permanentemente sopra i 15-16°C quindi primavera ed estate, si possono avere (poche) specie di libellule che volano fino ad ottobre inoltrato, attenzione però: Diverse specie di libellule hanno periodi di volo diversi, qualcuna vola per tutta l'estate, altre sono solo solo primaverili, altre estive, altre ancora autunnali, quindi se si vuole fare una cosa più approfondita, si torna al punto sopra: documentarsi, inutile cercare a settembre una specie che da adulto "vola" solo tra Aprile e Giugno. In ogni caso tra fine Aprile e fine Agosto si ha la massima diversità di specie. Dove si trovano? Per divertirsi, per provare, quasi ovunque: va bene qualsiasi specchio d'acqua anche piccolo, anche in un parco cittadino, purchè non eccessivamente inquinato. Ho fatto foto molto belle al Parco della Villa Reale di Monza o al Parco Nord tra Milano e Cinisello, ad esempio. Lungo appena 100 metri del fiume Adda, quest'estate ho fotografato oltre dieci specie fra libellule e damigelle. Nel torrentello davanti alla Villa Reale di Monza si possono agevolmente fotografare diverse specie di Libellule. Altra vista dello stesso canale, con macrofotografo annesso. A Firenze, in questa fontana: Ho fotografato questo (ed altro): Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 300mm f10, 1/800s, 800 ISO Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 185mm f8, 1/250s, 400 ISO Il discorso cambia se si vuole salire di livello, mettersi a cercare specie particolari, allora occorre sapere quali specie trovi solo presso acque ferme o lente, quali invece frequentano solo acque correnti e così via, poi ci sono specie di nicchia, alcune ad esempio sono tipiche di torbiera ed è difficile trovarle altrove. Lanca del Ticino con acqua corrente e zone stagnanti. Si può trovare di tutto. Poi ci sono quelle ancora più rare, che trovi solo in in alcuni siti di alcune regioni. Per fotografare quelle occorre documentarsi (e magari farsi dare qualche dritta sul posto), ma son cose da appassionati . In quali orari? Dipende dalla stagione e da come le si vuole fotografare. Se voglio documentare il momento magico dell'emersione dell'adulto dalla larva devo essere sul posto nella stagione giusta e prima che sorga il sole, perchè lo "sfarfallamento" (termine improprio, ma tanto per capirci) ha inizio appena prima dell'alba: in quanto durante tutto quel delicato processo le libellule sono completamente indifese e facile preda degli uccelli. Una volta emerse ci vuole anche del tempo perchè le ali si distendano, le vene alari si induriscano e la libellula assuma il colore . Esemplare appena emerso dalla ninfa. Ha ancora le ali appiccicate. D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/200s 2000 ISO, Treppiedi. Femmmina ancora "tenera" (non sono ancora induriti l'esoscheletro e le nervature delle ali). D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/100s 1600 ISO Treppiedi. Se voglio fotografare le libellule in attività invece va bene tutto il giorno, finchè c'è luce e la temperatura adatta, tra l'altro certe specie hanno meno problemi di noi col caldo. Più difficile invece che volino col brutto tempo. Come avvicinarsi? Piano, lentamente, avanzando in linea retta, cioè senza bruschi cambiamenti di direzione. Da evitare anche il cambiare improvvisamente forma, ad esempio avvicinarsi in piedi e poi inginocchiarsi rapidamente per scattare può farle fuggire. Importantissimo è evitare di proiettare la propria ombra sul soggetto (soprattutto se è un giorno di sole), l'ombra viene percepita come una minaccia (l'arrivo di un uccello predatore) e nove volte e mezzo su dieci provoca la fuga immediata. Un partecipante (dei due) al mio unico workshop per Nikonland tanti anni fa... Anche smuovere la vegetazione per sistemare il cavalletto può portare alla fuga. Ci sono poi specie più timide e specie più confidenti: Sympetrum striolatum, una libellula di Settembre-Ottobre a volte ti si potrebbe posare sull'obiettivo o addirittura in testa. Altre invece hanno una distanza di fuga elevata. Il colore del vestito è relativamente poco influente, basta che non sia troppo acceso e che non ci siano macchie vivaci che si spostano intanto che ci muoviamo. Se ci si muove bene e la fortuna aiuta (cioè la libellula sta mangiando o "pensando ad altro") si può arrivare anche molto vicini. Stando molto attenti e muovendosi bene, si può arrivare a distanza di vera macro anche col soggetto "caldo". In questi casi, se le condizioni lo consentono, io provo a fare delle serie di scatti in sequenza avvicinandomi sempre di più. Anche altri momenti interessanti, come l'accoppiamento, richiedono pazienza ed attenzione, ma possono essere ripresi con lo stesso criterio. Un paio di scatti in avvicinamento progressivo, non sono crop. Nikon D700, Sigma 400mm APO MACRO f8 1/320s, 1000 ISO. Attrezzatura e metodo. Dipende moltissimo da cosa si vuole fare e come si vuole fotografare. Ci sono diversi modi di fotografare le libellule. Io amo fotografare tutti gli animali per quello che sono, vivi e liberi. Cerco di esaltare la loro bellezza "naturale" e/o mostrare quello che fanno. Preferisco quindi riprenderli nei periodi di attività ed in contesti realistici. Questo si riflette nelle mie scelte sull'attrezzatura. Altri che fotografano con altri criteri, potrebbero usare attrezzature differenti. Per le foto a figura intera soprattutto delle libellule "vere" (che sono più grandi delle damigelle) io uso focali lunghe. La maggior parte delle mie foto di libellule sono state scattate con focali dai 300 ai 400mm. In occasioni più disinvolte, meno impegnative va bene anche uno zoom 70-300 magari con lente addizionale. Nelle didascalie ho evidenziato in grassetto l'attrezzatura e i dati di scatto, così vi potete fare un'idea di con che cosa e come ho scattato. Al momento in cui scrivo il mio obiettivo di elezione per le uscite mirate alle libellule è il 300mm f4 Pf, se serve accoppiato al TC 14. Punto. Prima usavo il 300mm f4 AFS sempre con TC14 all'occorrenza (e prima ancora il 300mm f4 SIGMA APO MACRO). Il 300mm f4 Pf rispetto al predecessore ha il vantaggio della compattezza e soprattutto della stabilizzazione, che mi evita sempre più spesso di usare il cavalletto. Il teleobiettivo, oltre a permetterti di mantenere una distanza tale da non innervosire i soggetti più sensibili, consente anche di staccarli dallo sfondo, che diviene omogeneo o comunque non invadente. Diventa anche più facile portarsi all'altezza giusta, raramente un soggetto macro ripreso dall'alto è bello, perchè il rischio di "schiacciarlo" contro lo sfondo, creando in questo modo una scena confusa piena di elementi di disturbo, è elevato. Col teleobiettivo aumentando la distanza si riduce la parallasse per cui il problema è minore. Allo stesso modo grazie all'effetto tele, chiudere il diaframma per garantirsi una certa profondità di campo per avere il soggetto ben a fuoco non avrà effetti negativi sullo sfondo, o ne avrà di meno. Questa coppia era in mezzo alle canne, una focale lunga permette il giusto ingrandimento e di eliminare sfondi confusi. Nikon D300, 300mm f4 + Tc14, f9, 1/1000s, 1000 ISO. Anche per questa Damigella, stessa situazione, il teleobiettivo risolve il problema della distanza e dello sfondo. Nikon D500, 300mm f4Pf + Tc14, f9, 1/1250s, 1100 ISO. Operativamente potremmo dividere la fotografia alle libellule in due parti. Su posatoio ed in volo. Le libellule usano spesso uno stesso posatoio per riposare, sorvegliare il territorio e da cui decollare una volta individuata una preda od un rivale per poi ritornare a posarvisi. Se si trova un soggetto interessante e si vede che ha un posatoio preferito, ci si può avvicinare, lentamente, evitando di innervosirlo, senza preoccuparsi, anche se vola via, a meno che non sia stata colpa nostra, quasi certamente ritornerà. Ci si apposta preparandosi con calma, posizionandosi secondo la luce, si prefocheggia sul posatoio e si attende che la libellula ritorni, magari con una preda, rendendo la foto più interessante. In questi casi il cavalletto è molto utile perchè si scatta da posizione fissa e si può aspettare che il soggetto ritorni senza fare fatica. Le riprese possono essere quelle classiche, di lato, per le libellule che si posano più o meno orizzontali sopra ad un supporto, oppure da sopra o dal dorso, soprattutto per quelle (di solito specie molto grandi che invece si appendono sotto al posatoio tenendo il corpo verticale). Molto spesso si cerca il perfetto parallelismo tra il corpo del soggetto e il sensore, oppure se si ha la possibilità di avvicinarsi, si possono inquadrare di tre quarti o di fronte per avere immagini un po' più originali. Quando si riprendono di lato quelle libellule che si posizionano "sopra", in orizzontale, se si è abbastanza rapidi le si riesce a cogliere nell'attimo in cui si posano, quando per un momento tengono le ali ben aperte lasciando scoperto il capo, con un effetto estetico migliore. Nikon D300, 200mm F4 micro-nikkor AfD, f16, 1/125s, 400 ISO, Flash. Scattare al posatoio può essere utile anche per riprendere decolli o più facilmente atterraggi, si punta il posatoio e quando la libellula arriva in zona si inizia a scattare a raffica finchè non si è posata, la maggior parte degli scatti saranno da scartare, ma qualcuno a fuoco ed allineato di solito si riesce ad ottenerlo. Sequenza di atterraggio. Nikon D500, 300mm Pf f10, 1/1000s, 1270 ISO Treppiedi. Se si vogliono fotografare le libellule in volo bisogna armarsi di pazienza (e di ottimismo!), scegliere una zona dove le libellule non possano vagare troppo in lungo ed in largo, oppure dove ce ne sono tantissime. Non si deve cedere alla tentazione di "inseguire" il soggetto, perché il loro volo è troppo rapido ed imprevedibile. Conviene osservare per un po' i loro voli di pattuglia, capire se hanno rotte piuttosto costanti. Allora si preselezionerà a una distanza di messa a fuoco utile a dare un discreto rapporto di riproduzione e si aspetterà puntando su una delle aree "di volo". Una volta che la libellula entra nella zona inquadrata alla distanza giusta, l'af si occuperà (si spera) di perfezionare il fuoco. Ideale è che si fermino in volo stazionario per un attimo. La raffica è essenziale così come tempi di scatto rapidissimi, potendo, diaframmi non inferiori a f8 e ... ISO di conseguenza. Qui il 300mm f4 (con Tc 14) è insostituibile, addirittura ci vorrebbe un 500 macro!! Libellula depressa (femmina) in volo sopra l'acqua. Nikon D7100, 300mm f5.6, 1/1600s, 1600 ISO. L'attrezzatura cambia se si vogliono fare invece dettagli o riprese ravvicinate. Questo sarebbe (anzi è) il regno dei 200 micro o 180 macro, perchè combinano una distanza di messa a fuoco ancora sufficientemente grande, sfondi abbastanza belli come sfuocato, con rapporti di riproduzione da vero macro. Nikon D300, 200mm f4 micro Nikkor AfD, f18, 1/250s, 400 ISO, flash. In alternativa possono andare bene anche buoni zoom xx-200 o xx-300 con una lente addizionale di qualità. In questo caso sono belle anche inquadratura angolate con a fuoco solo la testa o frontali per sfruttare geometrie creati dalle posizioni delle ali. Nikon D7100, Sigma 180mm f2.8 APO MACRO, 1/1250s, 900 ISO, treppiede. Focali più corte come i 105mm o i 60mm sono a mio parere più problematiche, perchè richiedono di avvicinarsi di più, evidenziano maggiormente elementi di disturbo sullo sfondo, si corre il rischio di agitare gli steli vicini al soggetto facendolo fuggire (se lo si fotografa sveglio/vivo/attivo) è più faticoso posizionarsi perfettamente paralleli. Focali del genere funzionano meglio con soggetti ancora freddi per la notte o in altro modo impossibilitati a fuggire. Sigma Sd Quattro H e 105 mm Macro OS , f8, 1/60s 100 ISO Mirrorless o DSLR? Da quando ho la Nikon Z6, uso quella con piena soddisfazione per tutto quello che è posato, la qualità di immagine e la precisione di messa a fuoco tagliano ogni discussione. In volo... le mie ultime libellule in volo le ho fotografate con la D500, non ha ancora avuto modo di provare come si comporta la Z 6. Immagino che le riprese di atterraggi e decolli puntando al posatoio non presentino problemi. I soggetti in volo... vedremo. Orthetrum cancellatum (maschio). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/1250s , 720 ISO. Crocothemis erythraea (maschio) che mangia una damigella (blu). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/250s , 900 ISO appoggio di fortuna. Il flash lo uso soprattutto come luce di schiarita su soggetti posati per gestire il controluce, attenuare le ombre o i contrasti quando necessario. Non amo molto gli sfondi neri e tranne pochissime eccezioni non li cerco. Le libellule non sembrano preoccuparsi troppo del lampo. Di solito non uso flash molto potenti, quando avevo fotocamere con il flash incorporato spesso usavo quello, con la D500 molte volte l'SB 400 bastava, magari con davanti un mini diffusore "fai da te" per ammorbidire la luce. Con e senza flash: Lampo di schiarita: D800, 400mm SIGMA APO MACRO, f16, 1/250s flash, treppiedi Nikon D500, 300mm f4Pf + TC 14, f11, 1/640s 640 ISO, flash, treppiedi. Spero che questa versione aggiornata sia di vostro gradimento, se avete osservazioni o domande, saranno molto apprezzate.
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