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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 29/01/2021 in tutte le aree

  1. Proprio così: il signor Megadap ha inteso costruire il suo adattatore che rende AF le ottiche MF su fotocamere Nikon Z Verrebbe da chiedersi in prima battuta: ovviamente sarà un adattatore a baionetta F su Z... !!! Ed invece no, probabilmente per evitare l'ira funesta della Casa di Tokyo che in quel caso avrebbe avuto da ...obiettare qualcosa, Mr.Megadap che non lascia traccia di sè neppure nel sito dedicato se non per una mail di riferimento, ha preferito costruire un adattatore per ottiche Leica M su fotocamere Nikon Z... Ma ovviamente...nulla osta a mettere davanti la storica ed elegante baionetta LM, qualsiasi altro adattatore meccanico (privo di contatti elettrici) per utilizzare l'universomondo di obiettivi MF fin qui prodotti, anzi...nella pagina/prodotto del sito, Mr.Megadap ce ne mette una caterva a disposizione tra i quali fa capolino, ovviamente, anche quello Nikon F !!! Nikonland è un sito di curiosi, possessori di ogni bene del listino Nikon di oggi e del passato anche remoto: volete che non ci mettessimo a provare questa annunciata meraviglia? Andiamo per gradi però: seguendo il percorso consigliato dalle istruzioni per l'uso...: Megadap si presenta come un apparecchio ben strutturato, tutto in metallo, costituito da una baionetta di innesto ottiche LM dotata di una ben prominente leva di sblocco e priva di qualsiasi contatto elettrico, dato che vi monteremo sopra obiettivi Manual Focus Girandolo, troviamo oltre alla baionetta di innesto alle fotocamere Nikon Z, la relativa contattiera per comunicare elettricamente tra fotocamera ed adattatore... dato che il cuore della trasmissione dei dati di fuoco ed esposizione è contenuto per intero nella basetta che finalmente ci dà qualche dato di fabbrica. (particolare della gola dell'innesto, che determinerà l'escursione di quei 6,5mm che consentiranno la movimentazione delle ottiche applicate) l'adattatore è inoltre dotato di presa micro USB che serve ad aggiornarne il fw (attualmente siamo alla versione V.1.3.1) La prima cosa che viene consigliato nel sito da fare, è proprio quella di controllare la versione fw dell'adapter, scollegato dalla fotocamera. La seconda...quella di stabilire che ottica montare e registrare, con un sistema tanto empirico, quanto efficace, la sua focale scattando una foto a un determinato valore di diaframma e, immediatamente dopo, spegnere la fotocamera. Alla sua riaccensione e in tutte le foto successive che verranno scattate con questa registrazione iniziale, troveremo nei dati EXIF la focale in uso ed il valore di diaframma utilizzato per ogni foto ! Roba da non credersi, abituati con Nikon Z ormai ad aver dovuto fare a meno di ogni rilevamento EXIF per obiettivi MF, a causa dell'assenza del simulatore di diaframma presente sulle DSLR... L'elenco di corrispondenza tra il valore di diaframma per impostare i dati e la focale corrispondente, è nella pagina/Manuale del sito e come potrete vedere, ha una limitata quantità di lunghezze focali, classiche del mondo Leica M (troviamo lunghezze focali caratteristiche come i 21mm, i 75 ed i 90, sconosciuti ad altri produttori) Perchè tra le verie raccomandazioni del produttore c'è anche quella che il Megadap sia ottimizzato per scattare a valori da f/1,4 e f/5,6 pur consentendo l'utilizzo di ogni altro (ma con possibili sovra o sotto esposizionei) Inoltre, ed è ben comprensibile, gli obiettivi con elicoide di maf molto esteso, vanno prefocheggiati nei pressi del soggetto sui cui la limitata escursione del Megadap (6,5mm) potrà consentire a quel punto di avere buona ...presa. Ancora...è possibile scattare con tutti i modi AF delle Nikon Z, tranne AF Pinpoint che essendo il modo a solo contrasto di fase viene espressamente escluso. Nell'utilizzo in questi giorni di questo adattatore, ho notato come sia veramente efficace ogni altro tipo di lettura AF della fotocamera, compresi AF Auto e Auto Wide e Small, ognuno dei quali si attaglia a determinati soggetti nelle riprese fotografiche ed in quelle video. Sono però partito dall'uso del Megadap con ottiche Leica M, avendo per coincidenza a disposizione due TTartisan, il 50/0,95 ed il 35/1,4 con i quali ho realizzato il mio training con questo sorprendente adattatore. ben visibile in questa coppia di foto, l'escursione del blocco di movimentazione degli obiettivi sul Megadap: pochi mm che consentono la rivitalizzazione di ottiche MF e qui lo stesso...con ottica montata. A cosa possa servire un attrezzo del genere è presto detto: la sua lentezza operativa ed il rumore di trascinamento ne fanno un ausilio per generi dove la fretta non la faccia da padrona, MA... si desideri conferma dell'avvenuta cattura del soggetto su cui mettere a fuoco. Nello specifico, scrivo da molti anni ormai che gli ausili correnti sulle mirrorless, come il focus peaking a spettro di colore, siano francamente del tutto inutili con obiettivi come i grandangoli oltre i 35mm, con i quali mi risulta impossibile comprendere la soglia effettiva di fuoco, essendo caratterizzati da una grande pdc. Ma ancor di più oggi, con l'avvento di obiettivi dalla focale fissa di enorme luminosità, come per l'appunto quel TTartisan 50/0,95 con il quale non si avrebbe mai la certezza del raggiungimento di una maf precisa, con gli aloni colorati. Ebbene, con questo adattatore di terze parti oggi, selezionando AF-S e punto singolo o Auto Wide/Small, otteniamo questa conferma di fuoco sulle nostre Nikon Z E sopratutto...riusciamo a riportare sugli EXIF i dati di esposizione insieme a quelli della focale e del diaframma in uso ! E' per questo che il mio training su Leica è volato via in pochissimo tempo, durante il quale ho comunque capito che con obiettivi con escursione dell'elicoide di messa a fuoco limitata, basta lasciare vicino ad infinito la ghiera manuale e il Megadap farà il resto, mentre con gli obiettivi più specifici (tele, macro) bisogna intervenire lasciando loro il margine utile di lavoro. Il primo adattatore Nikon F- Leica M che ho comprato su Amazon era inadatto: di marca Urth, possiede una ghiera di blocco, zigrinata, incomprensibile, che non ne consente l'accoppiamento al Megadap, molto convesso al suo interno (neppure facendo preventivamente venir fuori l'elicoide dell'adapter) Urth...urta e si rovina... Non compratelo Io ne ho presi due (pensando che il primo fosse difettoso) e li ho entrambi restituiti, prima di arrivare ad un consueto K&FConcept, assolutamente perfetto che si accoppia alla perfezione ... e finalmente porta a casa il discorso in questione...!!! avendo a disposizione una vasta platea di candidati a questo...matrimonio intanto guardate questo video...pur sapendo bene come questo non sia ...il mio ambito megadap.mp4 scusandomi ancora per la ...laconicità del video, le foto man mano scattate, sono state riprese come detto con un Nikkor 24/2 del 1977 Cominciamo da questo splendido Nikkor 50/1,8 AiS (ultima serie prima degli AF) che sembra nato per stare sulla Nikon Z7 su cui sto facendo questi esperimenti come il suo successore... il primo 50/1,8 AF assolutamente MF su ogni Nikon Z (come anche tutti gli altri AF ed AFD) (il video e le foto di servizio ad adattatore ed obiettivi, sono state realizzate con la Z50 ed il suo 16-50 DX) Passiamo poi per lo stupor mundi tra tutti gli standard luminosi MF bello già soltanto da fotografare lui stesso così come faccio con questo altro campione, il Micro Nikkor 55mm f/3,5 half lifesize del 1970 che col Megadap va seguito, prefocheggiando sul soggetto, visto l'infinito elicoide di maf senz'altro uno dei miei obiettivi Macro di riferimento, ancora oggi e ancor di più, con questo Megadap, che finalmente mi da agio di utilizzarlo su Z andiamo sui wide? Facciamolo con una new entry delle mie vetrine, il Nikkor 20mm f/4 supersimmetrico del 1977 compatto, semplice e però...f/4, quindi impossibile da focheggiare a mano con precisione su ML, con i sistemi tradizionali Credo di essermi spiegato: funziona, tossisce ma poi ...si schiarisce la gola e acchiappa il soggetto, soffre molte antiche cose di cui soffrivano gli AF di prima generazione, ma consente di sapere se un obiettivo wide o molto luminoso (o tutt'e due le cose) sia realmente a fuoco sul piano richiesto. Costa 399 euro, che non è poco (a cui sommare l'acquisto dell'adattatore per Nikon o per ogni altro obiettivo vogliate usarci sopra): ma già solo per il fatto che mi riporta sugli EXIF della Z la lunghezza focale ed il valore del diaframma in uso mi sa che lo terrò... Secondo me tra l'altro, continueranno ad aggiornare il fw... Ben fatto, Megadap MTZ11 ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
    6 punti
  2. Oggi, complice il bel tempo, ho voluto fare una passeggiata a 16 km da ANDRIA(BT). Sebbene la mia passione verta piu' sul mare ove spesso mi dirigo per fotografare il porto, mi son diretto con la mia vettura in direzione della Murgia e, li' maestosa si erge a 540 mt s.l.m., in cima ad una collina, la fortezza del XII Secolo denominata Castel del Monte, fatta costruire da Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia. Il Castello e' situato in agro di Andria ( citta' Capoluogo di Provincia-BAT) , citta' ove io risiedo. L'edificio e' in pianta ottogonale con ad ogni angolo una torre anch'essa ottogonale. Nel 1996 e' stato dichiarato "Patrimonio dell'Umanita' dell'UNESCO.( a titolo curiosita' girate il centesimo dell'euro e lo troverete nel retro). Ogni lato e' illuminato da bifore e, solo sul lato rivolto verso Andria da trifore. Ecco, dopo aver fatto da cicerone ora vi invito a vedere la foto panoramica; sull'orizzonte a sx si intravede il Gargano e, di fronte si nota l'abitato di Barletta. Sulla dx si intravede anche la citta' di Trani e, se ingrandite, scoprirete anche la Cattedrale di Trani. La giornata era stupenda ed invitava ad uscire, tanto ero nel mio comune di residenza. Peccato che non mi e' stato permesso di visitarlo sebbene fosse aperto ( DPCM). Al termine mi son diretto verso il mare , ma questo sara' oggetto di ulteriore post. Bene, ho detto tutto e vi lascio in compagnia di alcune foto scattate. Arrivederci a presto e, VISITATE LA PUGLIA!!!!!!!!
    5 punti
  3. in un posto qualsiasi, con poca luce, senza particolari accorgimenti. Lei ed io. Nikon Z7 I e Nikkor Z 70-200/2.8 S @200mm, f/2.8, 1/320''
    4 punti
  4. ... la nuova Sony, le medio formato, le lenti Z.... NIKON che non ci riesce, non è capace, fallirà! Facciamoci due risate, anche se alla fine, per me, è un po' vero.... ce28fab0-2c25-42b5-8eb1-ee99c6d255d0.MP4
    3 punti
  5. è l'ultima foto fatta da un capanno, un anno fa. pretendo di riavere il 2020 che mi è stato sottratto
    3 punti
  6. Al contrario, li evidenzio, perchè questi due punti al 99% di chi è abbagliato dalle specifiche di questa fotocamera non diranno nulla. E nemmeno lo sforzo micidiale che deve essere occorso, in un'epoca di sola elettronica, per fare un otturatore meccanico in grado di sincronizzare il flash ad 1/400''. Che sarà marginalmente superiore ad 1/320'' ma è comunque de più. Qui mi pare che siamo tutti concentrati sulle 50 megasleppe a 30 scatti al secondo, che sono "solo" un "male" necessario per avere il resto.
    2 punti
  7. Dimitri, questa non può essere l'unica macchina che possiedi. Idealmente loro la abbinano ad un altro corpo in formato piccolo, tipo una XT-4 o una X-E4. Stanno costruendo un ecosistema autosufficiente che credo abbia una sua logica, una volta identificati i confini. Come è sempre stato, riservando a Canon, Nikon e Minolta/Sony la fotografia d'azione e il professionismo di cronaca estrema. Poi c'é chi compra una Nikon D6 per fare paesaggio marino col filtro e scatti da 47 secondi e chi tenta di fare sport con una Coolpix 950 megazum. Così come chi ha una unica Ferrari Superfast e cerca di fare entrare il passeggino a due piazze nel bagagliaio da 200 litri
    2 punti
  8. Quando ci sono stato, oramai una vita fa, ho pensato fosse uno dei luoghi più belli e fatati del pianeta ed ho pensato all'Imperatore
    2 punti
  9. Ho la conferma che la nuova macchina in arrivo ad inizio estate avrà: Corpo professionale 8k Sensore da 45 mpx Raffica superiore alla Z7 II Prezzo superiore (Ma inferiore alla Sony A1) Ci sono altri 3 corpi Z in sviluppo con tagli di sensore diverso. Il freno a mano é stato buttato fuori bordo e ci sono altri 6 obiettivi in arrivo oltre a quelli già in roadmap entro il 2022.
    2 punti
  10. Presentata nella versione iniziale AB40 all'inaugurazione del nuovo stabilimento Mirafiori di Torino della Fiat, l'unica azienda italiana in grado di produrre in massa un veicolo moderno, era destinata principalmente alla PAI, Polizia dell'Africa Italiana. Doveva insomma pattugliare strade, linee di comunicazione, presidi italiani in Africa. Finì per farsi tutta la guerra, inclusa anche nella Werhmacht dopo l'Armistizio. Si tratta probabilmente del miglior mezzo costruito in Italia durante la Guerra, meccanica raffinata (quattro ruote motrici sterzanti, ruote folle in mezzo alla scocca per sostenere il passaggio di creste e cigli, doppio posto di guida per poter viaggiare in ambedue le marce senza svoltare), ben armata, leggera e veloce. Corazzata in modo sommario, naturalmente, visto che il suo compito iniziale non doveva essere la guerra. Se ne sono visti esemplari su ruote ferrate per impieghi di polizia ferroviaria in territori occupati e poi nella versione AB43 più raffinata ma costruita in pochi esemplari per l'uscita dalla guerra dell'Italia. Io la trovo spettacolare e l'ho sempre amata anche molto prima che ci fosse sul mercato questo modello (che purtroppo è già uscito di produzione, io ho fatto in tempo a comperarlo una diecina di anni fa ma adesso non si trova più) tanto che da ragazzino ne ho fatto una versione autocostruita in cartoncino in scala 1/72 che ancora conservo con tenerezza. Eccola qua, ve la mostro in versione standard, senza nessuna modifica rispetto alla proposta di Italeri. E' un buon modello con poche sviste e si costruisce abbastanza facilmente. Qualche piccola stuccatura ma niente di drammatico. C'è un pò di debolezza strutturale sulle ruote che non sono riuscito a mettere in bolla. E' un peccato che non sia prevista in origine una opzione per avere le ruote sterzate : modificare i braccetti e le sospensioni in questo caso andava ben oltre i miei scopi. Magari in futuro se ne trovo a buon prezzo un'altra. Ho scelto la livrea standard in giallo sabbia italiano, sporcato nella parte bassa come al vero. Sono svariati passaggi di terre di siena e bruno ad aerografo, più lavaggi a mano. Forse ho ecceduto un pò con gli olii, devo ancora sapermi regolare con i colpi di pennello. Il mezzo è dei Lanceri di Montebello e probabilmente si può ambientare in Italia - Sicilia, Taranto o Roma - nell'estate del 1943. Solita tecnica di ripresa in luce continua con gabbia autocostruita in polistirolo e LED Godox da 200W. Nikon Z7 II + Z 24-200 ad f/8, ISO 64. Multiscatto con Helicon. Chi volesse altri dettagli di costruzione può andare nel blog relativo : ***
    1 punto
  11. Confesso che ho sempre detestato l'M4 in tutte le sue salse. Ma questo particolare esemplare ce l'avevo da bambino, in grossa scala, motorizzato e con il cannone che si illuminava quando sparava. Aveva questo cannone lunghissimo, quasi sproporzionato che lo faceva sembrare un carro serio. Quindi non posso che amare l'M51 ancora oggi. Si tratta di una versione potenziata in Francia per conto di Israele nei primi anni '60, prima nella versione M50 con il cannone da 75mm e poi in questa, con il cannone da 105mm ricavato dal carro leggero francese AMX 13. Motore nuovo a gasolio al posto di quello meno potente e troppo vorace a benzina originale. Insomma dopo 25 anni dall'entrata in servizio lo Sherman poteva affrontare anche carri molto più moderni e di ultima generazione con il suo cannone, purchè se ne tenesse a distanza debita. Ed in effetti a 2.000 metri di distanza non ce n'era per nessuno, T-55 e T-62 compresi ma da vicino, rispuntavano tutti i limiti di un carro che già nel 1942-1943 impallidiva davanti ai carri tedeschi e doveva essere protetto alla buona con roba aggiunta ai lati, sopra e dietro. Stessa solfa in Korea dove doveva affrontare i carri russi medi e pesanti. Ma Israele aveva fame di materiale bellico e non poteva badare troppo ai dettagli e quindi centinaia di Sherman vennero integrati nell'esercito di difesa per servire per alcuni decenni, prima in versione originale e poi in versione M50 ed M51. Nel 1973 erano però assolutamente superati e insieme a tutti gli altri carri americani pagarono un tributo enorme nei primi giorni della Guerra dello Yom Kippur. I superstiti vennero trasformati in parte in semoventi d'artiglieria o radiati, ceduti al Libano o al Cile che li tenne in servizio addirittura fino al 1999 per sostituirli con i Leopard 1 di provenienza Bundeswehr. Il modello è un progetto nuovo di Tamiya a differenza di tutti gli altri che ho fatto in queste settimane e si vede. E' meglio in tutto, i cingoli sono incollabili, le ruote sono ben dimensionate, mancano i fori della motorizzazione "giocattolo" dei modelli precedenti. Insomma una gioia da costruire che ho voluto ambientare nel primo giorno della Guerra dei Sei Giorni. Si tratta di un carro della brigata di Ariel Sharon in Sinai. Costruito come da scatola con l'aggiunta di carichi di dotazioni e individuali sul cofano e sul contrappeso della torretta. Ho poi autocostruito in plastica due cassette aggiuntive per il lato sinistro perchè il modello ne prevedeva solo una per lato. il carro non doveva essere troppo usurato perchè allo scoppio della guerra questi veicoli erano stati appena presentati. Ma sporco si. Il colore di base è il Vallejo IDF Sinay Grey, un grigio chiarissimo che ho poi lavato con giallo sabbio e sporcato con lavaggio grigio scuro. Ho aggiunto poi qualche sbuffo di ruggine e di sabbia solida. I cingoli sono in gun metal arrugginiti anche qui con aggiunta di sabbia solida. Tutta la parte inferiore è stata scurita e sporcata a coerenza con il teatro di impiego. Il risultato non mi pare troppo male. Per altri dettagli vi dirotto all'articolo relativo alla costruzione che è iniziata solo 8 giorni fa : *** le foto sono state realizzate con il solito set, il solito setup, le solite luci, il soluto focus stacking con Helicon e spero vi piacciano
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  12. Ho usato poche volte la A7III per foto di sport, una di queste è stata 2 anni fa a 'La Pinarello' (corsa ciclistica amatoriale) se non ricordo male otturatore solamente elettronico e scatto in sequenza. Ricordo che con la Sony dopo il primo scatto a mirino si vedeva l'immagine fluida tanto che mi è venuto il dubbio che nemmeno facesse le foto...
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  13. A commento del mio "Diario di un fotografo di libellule" mi è stato chiesto di proporre un'edizione aggiornata del mio vecchio articolo sul Dragonflywatching, che sarebbe come osservare le libellule, per cui lo ripropongo, tenendo conto che a noi interessa soprattutto come fotografarle. L'articolo vecchio lo trovate qui: http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/nat/dragonflywatching-perche-no-r829?pg=1 Ed ecco la versione nuova, un po' diversa come stesura, per non essere ripetitivo, e con un po' di foto aggiornate. Prima di cominciare: Le libellule sono belle, ma anche importanti e fragili. Non va dimenticato che libellule sono degli agenti di controllo biologico (ad esempio le damigelle mangiano milioni di zanzare), sono indicatori ecologici di grandissima importanza, le ninfe di alcune specie ad esempio, possono vivere solo in acque pulite, ricche di ossigeno, altre sono legate a determinati ambienti e così via. Molte sono minacciate dalla degradazione del loro ambiente, dalle modalità di coltivazione del riso all'asciutta e così via. Non mancano siti edassociazioni, da noi in Italia la più importante è Odonata.it che, come recita la home page del sito, è una Associazione scientifica che promuove la ricerca odonatologica (sugli odonati, cioè sulle libellule) di base e applicata, la divulgazione, delle conoscenze sull’odonatofauna e la protezione delle libellule e dei loro habitat. Nel mio vecchio articolo trovate un piccolo elenco di altri gruppi e segnalo che c'è anche un gruppo di Facebook : Libellule d'Italia. Ultimo, ma più importante, sono esseri viventi, non giocattoli, sono degne di rispetto, una foto non vale mai la sofferenza di qualsiasi animale (noi compresi). Cosa serve per fotografare le libellule? Conoscere le libellule! Magari si inizia per caso, attratti dalla eleganza dei soggetti, ma poi per appassionarsi davvero bisogna capire cosa si sta guardando e fotografando, altrimenti si cade nella ripetizione e nella noia. la consultazione di guide serie ci aprirà un mondo, mostrandoci sia la diversità insospettabile di specie che il modo di riconoscerle correttamente distinguere giovani e adulti, maschi e femmine, sapere quali ambienti frequentano in modo da cercare le specie che ci interessa riprendere con criterio e non a caso. Si ama ciò che si conosce. Esiste una guida molto, molto bella di cui Carlo Galliani è coautore che ha persino una versione per smartphone. Altra guida molto valida comprendente l'Europa è il manuale di Dijkstra. Qual'è la stagione migliore? In generale gli adulti emergono dalle ninfe quando la temperatura dei corsi d'acqua si stabilizza permanentemente sopra i 15-16°C quindi primavera ed estate, si possono avere (poche) specie di libellule che volano fino ad ottobre inoltrato, attenzione però: Diverse specie di libellule hanno periodi di volo diversi, qualcuna vola per tutta l'estate, altre sono solo solo primaverili, altre estive, altre ancora autunnali, quindi se si vuole fare una cosa più approfondita, si torna al punto sopra: documentarsi, inutile cercare a settembre una specie che da adulto "vola" solo tra Aprile e Giugno. In ogni caso tra fine Aprile e fine Agosto si ha la massima diversità di specie. Dove si trovano? Per divertirsi, per provare, quasi ovunque: va bene qualsiasi specchio d'acqua anche piccolo, anche in un parco cittadino, purchè non eccessivamente inquinato. Ho fatto foto molto belle al Parco della Villa Reale di Monza o al Parco Nord tra Milano e Cinisello, ad esempio. Lungo appena 100 metri del fiume Adda, quest'estate ho fotografato oltre dieci specie fra libellule e damigelle. Nel torrentello davanti alla Villa Reale di Monza si possono agevolmente fotografare diverse specie di Libellule. Altra vista dello stesso canale, con macrofotografo annesso. A Firenze, in questa fontana: Ho fotografato questo (ed altro): Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 300mm f10, 1/800s, 800 ISO Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 185mm f8, 1/250s, 400 ISO Il discorso cambia se si vuole salire di livello, mettersi a cercare specie particolari, allora occorre sapere quali specie trovi solo presso acque ferme o lente, quali invece frequentano solo acque correnti e così via, poi ci sono specie di nicchia, alcune ad esempio sono tipiche di torbiera ed è difficile trovarle altrove. Lanca del Ticino con acqua corrente e zone stagnanti. Si può trovare di tutto. Poi ci sono quelle ancora più rare, che trovi solo in in alcuni siti di alcune regioni. Per fotografare quelle occorre documentarsi (e magari farsi dare qualche dritta sul posto), ma son cose da appassionati . In quali orari? Dipende dalla stagione e da come le si vuole fotografare. Se voglio documentare il momento magico dell'emersione dell'adulto dalla larva devo essere sul posto nella stagione giusta e prima che sorga il sole, perchè lo "sfarfallamento" (termine improprio, ma tanto per capirci) ha inizio appena prima dell'alba: in quanto durante tutto quel delicato processo le libellule sono completamente indifese e facile preda degli uccelli. Una volta emerse ci vuole anche del tempo perchè le ali si distendano, le vene alari si induriscano e la libellula assuma il colore . Esemplare appena emerso dalla ninfa. Ha ancora le ali appiccicate. D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/200s 2000 ISO, Treppiedi. Femmmina ancora "tenera" (non sono ancora induriti l'esoscheletro e le nervature delle ali). D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/100s 1600 ISO Treppiedi. Se voglio fotografare le libellule in attività invece va bene tutto il giorno, finchè c'è luce e la temperatura adatta, tra l'altro certe specie hanno meno problemi di noi col caldo. Più difficile invece che volino col brutto tempo. Come avvicinarsi? Piano, lentamente, avanzando in linea retta, cioè senza bruschi cambiamenti di direzione. Da evitare anche il cambiare improvvisamente forma, ad esempio avvicinarsi in piedi e poi inginocchiarsi rapidamente per scattare può farle fuggire. Importantissimo è evitare di proiettare la propria ombra sul soggetto (soprattutto se è un giorno di sole), l'ombra viene percepita come una minaccia (l'arrivo di un uccello predatore) e nove volte e mezzo su dieci provoca la fuga immediata. Un partecipante (dei due) al mio unico workshop per Nikonland tanti anni fa... Anche smuovere la vegetazione per sistemare il cavalletto può portare alla fuga. Ci sono poi specie più timide e specie più confidenti: Sympetrum striolatum, una libellula di Settembre-Ottobre a volte ti si potrebbe posare sull'obiettivo o addirittura in testa. Altre invece hanno una distanza di fuga elevata. Il colore del vestito è relativamente poco influente, basta che non sia troppo acceso e che non ci siano macchie vivaci che si spostano intanto che ci muoviamo. Se ci si muove bene e la fortuna aiuta (cioè la libellula sta mangiando o "pensando ad altro") si può arrivare anche molto vicini. Stando molto attenti e muovendosi bene, si può arrivare a distanza di vera macro anche col soggetto "caldo". In questi casi, se le condizioni lo consentono, io provo a fare delle serie di scatti in sequenza avvicinandomi sempre di più. Anche altri momenti interessanti, come l'accoppiamento, richiedono pazienza ed attenzione, ma possono essere ripresi con lo stesso criterio. Un paio di scatti in avvicinamento progressivo, non sono crop. Nikon D700, Sigma 400mm APO MACRO f8 1/320s, 1000 ISO. Attrezzatura e metodo. Dipende moltissimo da cosa si vuole fare e come si vuole fotografare. Ci sono diversi modi di fotografare le libellule. Io amo fotografare tutti gli animali per quello che sono, vivi e liberi. Cerco di esaltare la loro bellezza "naturale" e/o mostrare quello che fanno. Preferisco quindi riprenderli nei periodi di attività ed in contesti realistici. Questo si riflette nelle mie scelte sull'attrezzatura. Altri che fotografano con altri criteri, potrebbero usare attrezzature differenti. Per le foto a figura intera soprattutto delle libellule "vere" (che sono più grandi delle damigelle) io uso focali lunghe. La maggior parte delle mie foto di libellule sono state scattate con focali dai 300 ai 400mm. In occasioni più disinvolte, meno impegnative va bene anche uno zoom 70-300 magari con lente addizionale. Nelle didascalie ho evidenziato in grassetto l'attrezzatura e i dati di scatto, così vi potete fare un'idea di con che cosa e come ho scattato. Al momento in cui scrivo il mio obiettivo di elezione per le uscite mirate alle libellule è il 300mm f4 Pf, se serve accoppiato al TC 14. Punto. Prima usavo il 300mm f4 AFS sempre con TC14 all'occorrenza (e prima ancora il 300mm f4 SIGMA APO MACRO). Il 300mm f4 Pf rispetto al predecessore ha il vantaggio della compattezza e soprattutto della stabilizzazione, che mi evita sempre più spesso di usare il cavalletto. Il teleobiettivo, oltre a permetterti di mantenere una distanza tale da non innervosire i soggetti più sensibili, consente anche di staccarli dallo sfondo, che diviene omogeneo o comunque non invadente. Diventa anche più facile portarsi all'altezza giusta, raramente un soggetto macro ripreso dall'alto è bello, perchè il rischio di "schiacciarlo" contro lo sfondo, creando in questo modo una scena confusa piena di elementi di disturbo, è elevato. Col teleobiettivo aumentando la distanza si riduce la parallasse per cui il problema è minore. Allo stesso modo grazie all'effetto tele, chiudere il diaframma per garantirsi una certa profondità di campo per avere il soggetto ben a fuoco non avrà effetti negativi sullo sfondo, o ne avrà di meno. Questa coppia era in mezzo alle canne, una focale lunga permette il giusto ingrandimento e di eliminare sfondi confusi. Nikon D300, 300mm f4 + Tc14, f9, 1/1000s, 1000 ISO. Anche per questa Damigella, stessa situazione, il teleobiettivo risolve il problema della distanza e dello sfondo. Nikon D500, 300mm f4Pf + Tc14, f9, 1/1250s, 1100 ISO. Operativamente potremmo dividere la fotografia alle libellule in due parti. Su posatoio ed in volo. Le libellule usano spesso uno stesso posatoio per riposare, sorvegliare il territorio e da cui decollare una volta individuata una preda od un rivale per poi ritornare a posarvisi. Se si trova un soggetto interessante e si vede che ha un posatoio preferito, ci si può avvicinare, lentamente, evitando di innervosirlo, senza preoccuparsi, anche se vola via, a meno che non sia stata colpa nostra, quasi certamente ritornerà. Ci si apposta preparandosi con calma, posizionandosi secondo la luce, si prefocheggia sul posatoio e si attende che la libellula ritorni, magari con una preda, rendendo la foto più interessante. In questi casi il cavalletto è molto utile perchè si scatta da posizione fissa e si può aspettare che il soggetto ritorni senza fare fatica. Le riprese possono essere quelle classiche, di lato, per le libellule che si posano più o meno orizzontali sopra ad un supporto, oppure da sopra o dal dorso, soprattutto per quelle (di solito specie molto grandi che invece si appendono sotto al posatoio tenendo il corpo verticale). Molto spesso si cerca il perfetto parallelismo tra il corpo del soggetto e il sensore, oppure se si ha la possibilità di avvicinarsi, si possono inquadrare di tre quarti o di fronte per avere immagini un po' più originali. Quando si riprendono di lato quelle libellule che si posizionano "sopra", in orizzontale, se si è abbastanza rapidi le si riesce a cogliere nell'attimo in cui si posano, quando per un momento tengono le ali ben aperte lasciando scoperto il capo, con un effetto estetico migliore. Nikon D300, 200mm F4 micro-nikkor AfD, f16, 1/125s, 400 ISO, Flash. Scattare al posatoio può essere utile anche per riprendere decolli o più facilmente atterraggi, si punta il posatoio e quando la libellula arriva in zona si inizia a scattare a raffica finchè non si è posata, la maggior parte degli scatti saranno da scartare, ma qualcuno a fuoco ed allineato di solito si riesce ad ottenerlo. Sequenza di atterraggio. Nikon D500, 300mm Pf f10, 1/1000s, 1270 ISO Treppiedi. Se si vogliono fotografare le libellule in volo bisogna armarsi di pazienza (e di ottimismo!), scegliere una zona dove le libellule non possano vagare troppo in lungo ed in largo, oppure dove ce ne sono tantissime. Non si deve cedere alla tentazione di "inseguire" il soggetto, perché il loro volo è troppo rapido ed imprevedibile. Conviene osservare per un po' i loro voli di pattuglia, capire se hanno rotte piuttosto costanti. Allora si preselezionerà a una distanza di messa a fuoco utile a dare un discreto rapporto di riproduzione e si aspetterà puntando su una delle aree "di volo". Una volta che la libellula entra nella zona inquadrata alla distanza giusta, l'af si occuperà (si spera) di perfezionare il fuoco. Ideale è che si fermino in volo stazionario per un attimo. La raffica è essenziale così come tempi di scatto rapidissimi, potendo, diaframmi non inferiori a f8 e ... ISO di conseguenza. Qui il 300mm f4 (con Tc 14) è insostituibile, addirittura ci vorrebbe un 500 macro!! Libellula depressa (femmina) in volo sopra l'acqua. Nikon D7100, 300mm f5.6, 1/1600s, 1600 ISO. L'attrezzatura cambia se si vogliono fare invece dettagli o riprese ravvicinate. Questo sarebbe (anzi è) il regno dei 200 micro o 180 macro, perchè combinano una distanza di messa a fuoco ancora sufficientemente grande, sfondi abbastanza belli come sfuocato, con rapporti di riproduzione da vero macro. Nikon D300, 200mm f4 micro Nikkor AfD, f18, 1/250s, 400 ISO, flash. In alternativa possono andare bene anche buoni zoom xx-200 o xx-300 con una lente addizionale di qualità. In questo caso sono belle anche inquadratura angolate con a fuoco solo la testa o frontali per sfruttare geometrie creati dalle posizioni delle ali. Nikon D7100, Sigma 180mm f2.8 APO MACRO, 1/1250s, 900 ISO, treppiede. Focali più corte come i 105mm o i 60mm sono a mio parere più problematiche, perchè richiedono di avvicinarsi di più, evidenziano maggiormente elementi di disturbo sullo sfondo, si corre il rischio di agitare gli steli vicini al soggetto facendolo fuggire (se lo si fotografa sveglio/vivo/attivo) è più faticoso posizionarsi perfettamente paralleli. Focali del genere funzionano meglio con soggetti ancora freddi per la notte o in altro modo impossibilitati a fuggire. Sigma Sd Quattro H e 105 mm Macro OS , f8, 1/60s 100 ISO Mirrorless o DSLR? Da quando ho la Nikon Z6, uso quella con piena soddisfazione per tutto quello che è posato, la qualità di immagine e la precisione di messa a fuoco tagliano ogni discussione. In volo... le mie ultime libellule in volo le ho fotografate con la D500, non ha ancora avuto modo di provare come si comporta la Z 6. Immagino che le riprese di atterraggi e decolli puntando al posatoio non presentino problemi. I soggetti in volo... vedremo. Orthetrum cancellatum (maschio). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/1250s , 720 ISO. Crocothemis erythraea (maschio) che mangia una damigella (blu). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/250s , 900 ISO appoggio di fortuna. Il flash lo uso soprattutto come luce di schiarita su soggetti posati per gestire il controluce, attenuare le ombre o i contrasti quando necessario. Non amo molto gli sfondi neri e tranne pochissime eccezioni non li cerco. Le libellule non sembrano preoccuparsi troppo del lampo. Di solito non uso flash molto potenti, quando avevo fotocamere con il flash incorporato spesso usavo quello, con la D500 molte volte l'SB 400 bastava, magari con davanti un mini diffusore "fai da te" per ammorbidire la luce. Con e senza flash: Lampo di schiarita: D800, 400mm SIGMA APO MACRO, f16, 1/250s flash, treppiedi Nikon D500, 300mm f4Pf + TC 14, f11, 1/640s 640 ISO, flash, treppiedi. Spero che questa versione aggiornata sia di vostro gradimento, se avete osservazioni o domande, saranno molto apprezzate.
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  14. Vorrei solo ricordare un vantaggio che le mirrorless possiedono, ma forse anche le più recenti reflex, che è lo scatto silenzioso. Naturalmente non utilizzabile con il flash (l'ho imparato grazie a questo sito), ma perfetto quando il micromosso, anche con il cavalletto è in agguato. Detto ciò l'articolo, come i precedenti è molto utile ed è già in viaggio uno dei testi consigliati. Purtroppo, molti dei testi (i più notevoli), indicati nel sito di odonata non sono disponibili.
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  15. Mi aggrego anch'io alla lista degli emigranti ( Barletta) e concordo con quanto avete detto. Almeno una volta all'anno ci ritorno ed il magone quando si va via si fa sentire.
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  16. Animali e piante, gli stessi colori Foreste casentinesi: Anno Domini 2011, Nikon D300 con Nikon 12-24
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  17. Rivedere luoghi della terra dove sono nato è sempre un gran piacere. Grazie Riccardo!
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  18. Nato da studi congiunti con i tedeschi negli anni '70, è nipote del Panther e figlio dei T-72 e T-80, ai quali doveva dare la risposta. Infatti sia il Leopard 2 che l'M1 Abrams sono stati pensati per opporsi alle orde sovietiche che potevano essere lanciate attraverso il Fulda Gap (confine Germania Est e corridoio verso Monaco di Baviera e Francoforte). Entrambi i carri si sono ritrovati per lo più ad opporsi a minacce di minore intensità, anche se il solo M1 si è effettivamente dovuto confrontare con i carri russi - ma non i suoi pari classe - nelle due Guerre del Golfo. In 40 anni di servizio è stato aggiornato più volte ma adesso si trova nella più classica delle crisi di maturità. Dovrebbe essere dichiarato obsoleto ma ce ne sono in servizio così tanti che sostituirli sarebbe un peso enorme nel bilancio del Pentagono. Quando ancora non si è capito a quali sfide l'America dovrà essere preparata nel 21° secolo. Uscendo dallo scenario geopolitico, il carro qui presentato è un modello di prima serie che Tamiya prevedeva di ambientare in livrea Merdc in Germania nei primi anni '80. Ed è così, solo che i carri inviati in fretta e senza alcuna preparazione per fronteggiare la minaccia di Saddam Hussein la prima volta erano per lo più quelli di stanza in Germania. Direttamente in Arabia Saudita via nave per essere preparati alla buona sul campo. Sostanzialmente con una passata di colore in pasta diluita con benzina o grasso lubrificante. Il pastone veniva spalmato sul colore originale e poi sotto al sole capitava di tutto. Per complicare le cose io ho sviluppato il modello che in origine è liscio liscio aggiungendo : un aratro antimine preso da un Panther II Trumpeter che offre due sistemi sminatori, quello a rulli che gli americani hanno provato con poco successo e questo che è in pratica un escavatore che strappa le mine dalla loro sede interrata il tipico carico sulla torretta con dotazioni individuali e altre scorte (nel Deserto oggi come 80 anni fa, chi fa da se fa per tre e magari si salva pure la cotenna perchè non è sempre che i rifornimenti arrivano. Così é normale vedere questi carri imbanditi come mercati marocchini carichi di ogni bene che l'equipaggio riesce a catturare. Casse d'acqua e di Coca Cola, viveri, munizioni supplementari, scorte, etc.) In parte l'ho coperto con un telo ricavato da un doppio foglio di alluminio da cucina mentre il resto arriva da confezioni di accessori Meng, Tamiya e Italeri antenne come al solito che provengono da una scopa Vileda. Ho spalmato sulla superficie superiore del carro uno strato di primer grigio con una robusta dose di borotalco per avere quell'effetto vissuto. Ho poi dipinto con avorio e IDF Grigio Sinai il carro, lasciando trasparire il nero di fondo in molte parti. Sporcata la parte inferiore con terra di Siena, ho reso ancora più vissuto l'aspetto del carro nella parte superiore con lavaggi di sabbia, grigio scuro e mina di matita morbida (2B). Ad un certo punto mi sono fermato ma un carro del genere verrà prima o poi ripreso in futuro per essere ulteriormente lavorato. Nell'aratro, piuttosto vissuto ho lasciato la parte anteriore in metallo vivo mentre ho rovinato quasi tutto il resto simulando un misto di terra e di ruggine. Catenelle e cavi di controllo hanno fatto il resto. Il risultato viene presentato nel mio solito set in gabbia di polistirolo bianco illuminato da due Led Godox da 200 + 60 W. Poi Focus Stacking via Helicon (24 o più scatti a volta) con la mia Z7 II e lo Z 24-200@76-200mm, ad f/8 ed f/10, ISO 64 Il bilanciamento del bianco è un misto tra il neutro e il sole d'Arabia. *** Altri commenti sulla costruzione sono visibili in questo stesso blog qui : ***
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  20. In queste giornate cupe ci si raduna attorno al fuoco a raccontarsi storie del brivido... come quelle di H. P. Lovecraft. Sono un amante della letteratura del fantastico (che è diverso dal fantasy) e Lovecraft è uno dei miei autori preferiti. So che non siamo in un circolo letterario, ma mi auguro che una chiacchierata ci stia lo stesso... e poi si parla comunque di fotografia. I racconti di Lovecraft infatti sono molto imaginifici ed hanno ispirato illustrazioni, fumetti, cinema e,naturalmente, anche la fotografia. Internet è pieno di risorse su Lovecraft per chi volesse saperne di più, qui bastano poche righe. Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) è considerato il fondatore dell'horror moderno. Stephen King, nel suo libro "Danse Macabre", racconta che la lettura di Lovecraft è stata la scintilla ha acceso la sua vena di scrittore del brivido, quand'era ancora un ragazzino . Nato a fine Ottocento a Providence (USA) in una famiglia mediamente benestante, Lovecraft ebbe un'infanzia tragica, i genitori impazzirono uno dopo l'altro che lui era ancora bambino, furono rinchiusi in manicomio dove vi morirono pochi anni dopo. Successivamente un rovescio finanziario dei parenti a cui era stato affidato lo ridusse in povertà e ci rimase per tutta la vita. Di immensa cultura letteraria e scientifica, benchè autodidatta (non reggeva la tensione dello stare a scuola), l'unico lavoro che riuscì a fare fu quello di revisore di testi altrui (anche come ghost-writer)per quattro soldi. Quando poteva, scriveva i suoi racconti. Morì di cancro intestinale nel 1937 a poco più di quarant'anni. I suoi scritti, erano per lo più racconti dell'orrore o fiabeschi (onirici, sempre un po' cupi), furono pubblicati soprattutto su riviste del fantastico di non grandissima levatura (soprattutto Weird Tales) e poi in raccolte. Sembravano destinati all'oblio (tranne che per pochi affezionati) invece negli anni Sessanta fu ampiamente rivalutato e da allora la sua fama non fa che aumentare nel mondo. L'ultimo frutto è la serie TV Amazon "Lovecraft Country", che sta riscuotendo grande successo dappertutto. Intendiamoci, anche un affezionato come me deve riconoscere che le qualità letterarie di Lovecraft ... erano quelle che erano, a parte alcune "perle" molti suoi lavori sono quantomai mediocri. E allora perchè tanto successo postumo? Un motivo è che Lovecraft ha spostato il fulcro dell'orrore, del fantastico, dall'individuale all'universale, dall'esterno all'inconscio. Prima c'era il mostro (fantasma, vampiro, lupo mannaro, presenza malvagia), con lui la minaccia arriva a volte da pulsioni "dentro" di noi, altre volte il terrore viene da altre dimensioni, dallo spazio, da altri universi paralleli dove esseri alieni in modo inimmaginabile, che milioni di anni fa avevano dominato la Terra, aspettano di poter tornare a dominare, attraverso varchi aperti dai loro adoratori, umani e non umani o, altre volte, da incauti scienziati che si spingono a cercare ...troppo oltre. In alcuni racconti meglio riusciti, arriva a creare dei geniali legami tra stregoneria medievale e le prime scoperte della fisica moderna (Einstein era poco più vecchio di lui) della geometria non euclidea, creando scenari allucinanti. Una pagina fan-made del Necronomicon, libro oscuro che contiene conoscenze proibite. Inventato da Lovecraft, il Necronomicon ebbe così successo che tantissimi finirono per credere che esistesse davvero. Qualcuno continua a crederci e ci sono persino in vendita delle edizioni di questo libro ... inesistente . Lovecraft fu il primo a scrivere di queste cose, dopo, innumerevoli altri scrittori lo hanno imitato, in genere con risultati poco convincenti, come sempre accade quando si copia la forma ma manca l'originalità. Che Lovecraft sia ormai una icona consolidata nell'immaginario collettivo lo prova il fatto che esiste l'aggettivo "lovecraftiano", come esiste "machiavellico" o "pirandelliano" (senza naturalmente voler fare paragoni di merito). L'altro motivo è che nei racconti meglio riusciti la capacità di evocare visioni ed atmosfere, ancor più che la trama, affascina gli amanti del genere e non solo loro. Infine, alcune sue creature (in particolare una, "Il Grande Cthulhu") sono diventate più che famose, leggendarie, così conosciute universalmente da essere usate anche per dei meme. Statuetta ispirata al racconto "Il richiamo di Cthulhu" uno dei migliori. Una riproduzione abbastanza fedele del feticcio descritto nel racconto, in vendita su Amazon. Agenda e Mousepad della "Miskatonic University", Ateneo inesistente, inventato da Lovecraft, dove alcuni scienziati tentano di opporsi al male cosmico ed altri incautamente lo risvegliano. Me li hanno regalati i mei figli per Natale qualche anno fa. Confesso che ho anche un diploma di dottorato (finto) di quella Università, in "Biologia Esoterica" . T-shirt e giochi da tavolo e PC ispirati all'universo Lovecraftiano Peluche e Alfabeto per bambini ispirato alle creature di Lovecraft : A per Azatoth, C per Cthulhu e così via ... Meme per le elezioni presidenziali USA: "perchè scegliere il male minore?" Quando hai il male cosmico a disposizione? Statue Lovecraftiane a Puerto Vallarta in Messico. Va da sè che ci sono stati innumerevoli tentativi di tradurre in immagini le sue visioni. Impresa ahimè quantomai difficile e raramente riuscita. I film ispirati ai racconti di Lovecraft sono risultati essere per lo più scarsi, quando non delle vere porcherie - con una sola bellissima eccezione. A parte le manipolazioni delle trame, il problema è che al cinema si deve far vedere il mostro e quando lo si vede, beh, la magia quasi svanisce, la concretezza delude o disgusta. Il "mostro" per Lovecraft è più efficace quando evocato, suggerito, non quando è descritto nei dettagli, pena la banalizzazione. Buone atmosfere "alla Lovecraft" si incontrano invece in film non ispirati ai suoi racconti. In Psycho (quello di Hitchcock) ci sono momenti sinistramente lovecraftiani (il romanzo e la sceneggiatura sono di Robert Bloch, a cui Lovecraft "insegnò a scrivere"). Il film Alien (il primo, quello del 1979) è molto "lovecraftiano". La scena in cui l'equipaggio scopre il relitto della nave aliena, è puro Lovecraft. Il relitto alieno in un backstage. Anche il "crostaceo" Facehugger e la creatura "adulta" o Xenomorfo (opera di un più che mai delirante H. Giger) starebbero benissimo in un racconto di Lovecraft (anche se lui detestava la fantascienza in genere). In Alien I, per quasi tutto il film la creatura saggiamente si intravede appena, mai rivelata del tutto se non nelle ultime scene dove appare intera e... puntualmente perde qualcosa. Per finire nella serie di fesserie cimeatografiche "Prometheus" i vari viscidumi tentacolari devono molto alle creature lovecraftiane. "Dentro" allo Xenomorfo del 1979 c'era Bolaji Badejo, uno studente nigeriano alto più di due metri. Una giovane e bella Sigourney Weaver (ed un gatto rosso) in Alien. Tanto per rifarci gli occhi. Lovecraft adorava i gatti Lo stesso vale per i fumetti e le illustrazioni in genere, dove si sprecano immagini vagamente barocche di mostri tentacolari e altre deformità. L'errore, come al cinema, è che si punta al dettaglio, finendo fuori traccia, per così dire. Avventura di Dampyr (fumetto italiano) ispirato al racconto "Il Modello di Pickman") Hellboy incontra Cthulhu. Gustoso fumetto francese in cui Il capitano Achab incontra Cthulhu (sotto altro nome) e lo uccide con l'aiuto ... della creatura di Frankenstein. Eccellente disegno, bella storia, ma più avventura che Lovecraft. La migliore riduzione a fumetti di storie lovecraftiane che conosco è quella dell'argentino Alberto Breccia, il quale saggiamente ha reso i mostri in modo volutamente confuso, mantenendo la potenza evocativa. Una tavola di Breccia ispirata a "L'Orrore di Dunwich". I mostri di Lovecraft vanno rappresentati così (secondo me). Sorte migliore, almeno nei fumetti, è toccata ai suoi racconti di sogno, dove i mostri non ci sono. E la fotografia? Quando Lovecraft scriveva, negli anni '20, la fotografia era ormai abbastanza diffusa e la incontriamo come elemento portante in alcuni suoi racconti, soprattutto nel "modello di Pickman" dove un pittore usa delle foto come ispirazione per lo sfondo per i suoi ritratti, preatica abbastanza comune, solo che i ritratti sono di creature mostruose da lui inventate (salvo scoprire che le creature erano presenti nelle foto!). Ci sono dei fotografi che si sono dichiaratamente ispirati a Lovecraft. Uno di loro è Markus Aspegren, che ha voluto mischiare Lovecraft, ecologia e modelle/i nel suo portfolio "Plastic Waters". Le foto vorrebbero richiamare l'attenzione sull'inquinamento e la distruzione degli ecosistemi marini. Mah... non saprei, è vero che molti incubi di Lovecraft hanno origine dal mare, ma qui le "creature" rappresentate sono assai poco lovecraftiane, anzi alcune sono piuttosto sexy, più che da incubo. Un altro è Jim Kazanjian. Crea architetture immaginarie combiando decine di ritagli di immagini diverse ricavate da archivi. Con la sua fotografia vuole (vorrebbe?) suggestionare l'osservatore e portarlo ad addentrarsi nell'immaginario. La sua ultima serie di foto si ispira appunto ai classici horror di Lovecraft e simili. Si dice affascinato dagli archetipi narrativi usati da questi autori i quali trasformano luoghi comuni in qualcosa di sinistro ed inquietante. Dove il normale incrocia lo strano ed il familiare l'estraneo. Qualcuna delle sue immagini è forse evocativa, ma non saprei quanto lovecraftiana.. C'è anche uno studio fotografico che si chiama Lovecraft e offre servizi matrimoniali anche così: Considerazione finale. A partire dagli anni 90 narrativa e, soprattutto, cinema dell'orrore hanno purtroppo subito un'ulteriore evoluzione, molto negativa, estremizzandosi verso il ributtante anzichè verso la creazione di un atmosfera. Si cerca ormai di attirare un pubblico annoiato tramite sensazioni forti ai visceri, infilando scene di macelleria una dietro l'altra e trascurando il cervello (a parte rare eccezioni). Lovecraft lì non c'è più. Silvio Renesto Tutte le immagini (C) degli aventi diritto riprodotte qui a solo scopo divulgativo .
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  21. una architettura perfetta, una storia secolare, simbolismi misteriosii, leggende antiche ….. tutto rende Castel del Montei un luogo affascinante e fatato. Ricordo che molti anni fa venne pubblicato un numero di "Bell'Italia" (tutta la raccolta è andata perduta in uno dei tanti traslochi!) dedicato a questo gioiello del patrimonio artistico italiano con foto e descrizioni che mi aveva entusiasmato. Non l'ho ancora visitato, speriamo che ci liberino presto!no p.s. e pensare che l'hanno valutato solo un centesimo! dimenticavo: mi piacciono molto le tue foto, sopratutto la seconda, ben ambientata
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  22. E' stato giustamente fatto rimarcare dagli osservatori più attenti che : in RAW compresso la macchina scende a 20 fps la gamma ISO è limitata a 32.000, non male ma non se ragioni in fascia D5-D6 il 4K viene ricavato per binning o per sottocampionamento e non per campionamento diretto resta una macchina eccezionale, sebbene con quel corpo e quella ergonomia il prezzo richiesto sia del tutto fuori squadra (dovrebbe costare 100 euro più della A9 II al massimo, imho) ma i punti di forza principali, a polvere scesa a terra per me sono : la velocità operativa di tutto, compreso il nuovo riconoscimento dell'occhio dei volatili il mirino che resta senza oscuramento e ovviamente senza l'effetto moviola delle nostre Z il nuovo otturatore meccanico che sincronizza il flash ad 1/400'' la velocità di lettura del nuovo sensore che permette praticamente di eliminare sia rolling shutter che flickering nella maggior parte delle occasioni e anche (finalmente !) di sincronizzare il flash ad 1/200''
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  23. Lo avevo visitato da piccolo, con i miei genitori, certamente quindi non lo ricordo più bene, ma ricordo bene di esserci andato e ricordo pure bene la sensazione che mi era piaciuto tantissimo. D’altra parte é uno dei monumenti più celebri d’Italia, non potrebbe eseere che così. Grazie alle tue belle foto ora lo ricordo meglio e con maggior piacere! visitare la puglia??? Magari ce lo concedessero!!!
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  24. Dall'album: I miei amori

    Vi ricorda qualcosa ?
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  25. Se intendi mettere i dati a spizzichi e bocconi in risposta alle domande di Massimo, ti do' ragione. Merita una pubblicazione più percepibile e consistente. Però dentro questo articolo direi di no, nel senso che questo voleva essere un tutorial pratico ed agile, incentrato più che altro sull'esperienza di campo, molto aderente a quanto faccio di solito e corredato di foto "dal vivo". Io ne farei un altro articolo autonomo, iscorso tele + tubi + tc + ftz è un un po' più tecnico/teorico, incentrato su cosa succede e cosa si ottiene (cose che ho intenzione di sperimentare adesso,) per cui meriterebbe vita propria, volendo lo si può anche ricollegare ad un altro mio articolo che avevo pubblicato (La prova del 300 Pf con tubi Af per nikon F) e Sarebbe stato comunque in programma, ma Massimo mi ha per così dire rinforzato nel proposito
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  26. Pensiamo piuttosto che se non ci si mettono di mezzo altre beghe politiche da domenica dovremmo vedere un pò di giallo !
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  27. A volte ci prendiamo tutti un po' troppo sul serio, e dimentichiamo che stiamo parlando dei nostri giocattoli!
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  28. si. ha ragione RichiM: dietro a me, sulla sinistra c'era un rigagnolo d'acqua. ma sopratutto ha ragione Massimo Vignoli eravamo vicini all'Eremo di Camaldoli e un gruppetto di persone si erano fermati a guardare l'animaletto: la salamandra era molto disturbata dalla nostra presenza, sembrava confusa e spaventata e sono dopo diversi minuti, quando le persone si sono allontanate si è mossa, infilandosi sotto le foglie. avrei fatto meglio allontanarmi subito invece di inginocchiarmi per fotografarla. Comunque, nessuno l'ha toccata, almeno fino a quando sono rimasto lì
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  29. Una gran bella macchina, in tutto, a parte che nel corpo che a mio modo di vedere, tralasciando l'estetica e i materiali, è semplicemente troppo piccolo. Fossi un utente Sony sarei molto più deluso che eccitato. Sì, per carità, la macchina è tecnologicamente una bomba, però, come si dice oggi, è anche palesemente over-engineered, cioè ha una sacco di funzionalità che sono assolutamente non necessarie per l'uso previsto. Il trend è questo ed è giusto che sia così, anzi deve essere così, ma nessuno si illudi che tutto ciò farà fare foto migliori rispetto a quelle che (ognuno con il proprio "livello") fa oggi o, che faceva ieri. Di questo sono certo, IMHO. Mai e poi mai farei lo scambio di tutte quelle funzionalità aggiuntive a scapito di un corpo tanto brutto e sottodimensionato.
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  30. Più piccole di Imperatori e Dragoni, ma altrettanto stupende. Ecco le libellule Smeraldo. In inglese vengono dette semplicemente Emerald (Smeraldo), in Italia si preferisce usare il femminile, "la Smeralda". Di solito, le libellule che ci vediamo volare intorno sono per lo più rosse o azzurre (i maschi) o di colori ocracei (le femmine). Le Smeralde invece sono di uno splendido verde metallico che riflette la luce del sole come le pietre preziose da cui prendono il nome. Si possono incontrare lungo i corsi d'acqua con un po' di corrente, di cui ne percorrono velocissime le rive in un continuo avanti indietro. Non passano inosservate, ma coglierle non è facile, ci si apposta e si spera che si posino per un breve riposo (cosa che fanno raramente) oppure che si fermino un attimo a mezz'aria per lasciarci scaricare una raffica di scatti appassionati. In Italia settentrionale le più diffuse sono la Smeralda metallica (Somatochlora metallica), la Smeralda maculata (Somatochlora maculata) e la Smeralda di fiume (Oxygastra curtisii) che è fra le specie che hanno un posto speciale nel mio cuore di macrofotografo. La Smeralda metallica è ... tutta verde metallico. Vederla in volo è bello, ma le dimensioni non troppo grandi e la velocità di volo elevata impediscono di ammirarla come si deve. Fotografarla e poi rivederla con calma ingrandita, è un'emozione vera ed in fondo dev'essere soprattutto per questo che fotografo le libellule, per poter godere di quanto sono belle. La Smeralda maculata ha l'addome (non chiamatelo mai coda! Gli insetti non hanno coda) orlato di macchie gialle tonde. Molto bella anche lei, ma la "metallica" a me piace di più. L'Oxygastra curtisii viene chiamata Smeralda di fiume, ma non è come le altre (fa anche parte di una famiglia differente), è molto più scura, un po' meno "metallica", ma altrettanto bella per il profilo soprattuto del maschio, che ha un addome sottile con un leggero rigonfiamento a clava all'estremità e per la serie di macchie arancione sempre sull'addome (gli inglesi la chiamano infatti "Orange spotted emerald"). In Italia è una specie a rischio, per cui rara. Fu una delle prime libellule che fotografai, ormai decenni fa, quasi per caso sul Ticino, allora specie per me sconosciuta. Poi la cercai a lungo senza rivederla fino a due-tre anni fa quando con mia sorpresa ne scoprii una piccola popolazione sull'Adda, in un sito che frequentavo da anni senza averla mai vista. Nell'estate del 2020 ne ho incontrato degli esemplari in un secondo sito, sempre sull'Adda, cosa che mi ha fatto molto contento perchè vuol dire che la specie si sta forse riprendendo e poi perchè ... zac, eccola fermata in volo ! Sulle prime pensavo ad una Somatochlora, poi quando l'ho riconosciuta, quasi non riuscivo a crederci. Una fotografia "speciale" per me. Alla prossima, sempre il vostro amichevole Uomo Ragno, err... no, volevo dire: Fotografo di libellule
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  31. Assolutamente d'accordo. L'uomo è un animale sociale e questo forzato distanziamento è contro natura. Un conto è ricercare la solitudine sapendo di poter contare sulla vicinanza delle persone di cui desideriamo la compagnia se decidiamo di farlo, altro è essere costretti a rimanere lontani da tutto e da tutti anche quando abbiamo bisogno di condividere con gli altri una gioia oppure un disagio. Forse la fotografia praticata da soli in luoghi deserti o quasi - come le tue (belle) immagini raccontano - può servire a riflettere su questi temi e ad apprezzare sia il nostro vivere in mezzo agli altri che la nostra scelta di stare appartati quando ne sentiamo il bisogno.
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  32. cribbio... l'avevo scritto...!!! sta a vedere che abbiamo trovato modo di scrivere negli exif il valore di diaframma in uso nelle foto scattate con obiettivi senza CPU...!!! Mi sta arrivando l'adattatore per i Nikon F: vero target della futura prova !
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