Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione di 25/01/2021 in tutte le aree

  1. 24 gennaio, Palermo, località Vergine Maria, Tonnara Bordonaro me, la Z6II , il 500/4G con i suoi TCx e raffiche di libeccio anche a 40 nodi... urge congrua zavorra... ed ecco a che serva la cintura da sub coi suoi piombi Tonno (il solito) sotto sale col suo wingfoil bluarancio, sotto refoli che non consentono quasi di brandeggiare l'obice montato sul mio affusto girevole, nemmeno per trenta secondi di video tonno 20210124.mp4 E poi comincia lo spettacolo: il solito...si...ma le sfumature di colore della luce che cambia col movimento delle masse di acqua e nuvole mi da un'emozione alla quale non rinuncerò finchè posso. Che si rinnova nello stupore per le foto che poi guardo e riguardo, trovando errori e ripromettendomi di correggerli alla prossima Botta di Vento. Continua...
    4 punti
  2. A commento del mio "Diario di un fotografo di libellule" mi è stato chiesto di proporre un'edizione aggiornata del mio vecchio articolo sul Dragonflywatching, che sarebbe come osservare le libellule, per cui lo ripropongo, tenendo conto che a noi interessa soprattutto come fotografarle. L'articolo vecchio lo trovate qui: http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/nat/dragonflywatching-perche-no-r829?pg=1 Ed ecco la versione nuova, un po' diversa come stesura, per non essere ripetitivo, e con un po' di foto aggiornate. Prima di cominciare: Le libellule sono belle, ma anche importanti e fragili. Non va dimenticato che libellule sono degli agenti di controllo biologico (ad esempio le damigelle mangiano milioni di zanzare), sono indicatori ecologici di grandissima importanza, le ninfe di alcune specie ad esempio, possono vivere solo in acque pulite, ricche di ossigeno, altre sono legate a determinati ambienti e così via. Molte sono minacciate dalla degradazione del loro ambiente, dalle modalità di coltivazione del riso all'asciutta e così via. Non mancano siti edassociazioni, da noi in Italia la più importante è Odonata.it che, come recita la home page del sito, è una Associazione scientifica che promuove la ricerca odonatologica (sugli odonati, cioè sulle libellule) di base e applicata, la divulgazione, delle conoscenze sull’odonatofauna e la protezione delle libellule e dei loro habitat. Nel mio vecchio articolo trovate un piccolo elenco di altri gruppi e segnalo che c'è anche un gruppo di Facebook : Libellule d'Italia. Ultimo, ma più importante, sono esseri viventi, non giocattoli, sono degne di rispetto, una foto non vale mai la sofferenza di qualsiasi animale (noi compresi). Cosa serve per fotografare le libellule? Conoscere le libellule! Magari si inizia per caso, attratti dalla eleganza dei soggetti, ma poi per appassionarsi davvero bisogna capire cosa si sta guardando e fotografando, altrimenti si cade nella ripetizione e nella noia. la consultazione di guide serie ci aprirà un mondo, mostrandoci sia la diversità insospettabile di specie che il modo di riconoscerle correttamente distinguere giovani e adulti, maschi e femmine, sapere quali ambienti frequentano in modo da cercare le specie che ci interessa riprendere con criterio e non a caso. Si ama ciò che si conosce. Esiste una guida molto, molto bella di cui Carlo Galliani è coautore che ha persino una versione per smartphone. Altra guida molto valida comprendente l'Europa è il manuale di Dijkstra. Qual'è la stagione migliore? In generale gli adulti emergono dalle ninfe quando la temperatura dei corsi d'acqua si stabilizza permanentemente sopra i 15-16°C quindi primavera ed estate, si possono avere (poche) specie di libellule che volano fino ad ottobre inoltrato, attenzione però: Diverse specie di libellule hanno periodi di volo diversi, qualcuna vola per tutta l'estate, altre sono solo solo primaverili, altre estive, altre ancora autunnali, quindi se si vuole fare una cosa più approfondita, si torna al punto sopra: documentarsi, inutile cercare a settembre una specie che da adulto "vola" solo tra Aprile e Giugno. In ogni caso tra fine Aprile e fine Agosto si ha la massima diversità di specie. Dove si trovano? Per divertirsi, per provare, quasi ovunque: va bene qualsiasi specchio d'acqua anche piccolo, anche in un parco cittadino, purchè non eccessivamente inquinato. Ho fatto foto molto belle al Parco della Villa Reale di Monza o al Parco Nord tra Milano e Cinisello, ad esempio. Lungo appena 100 metri del fiume Adda, quest'estate ho fotografato oltre dieci specie fra libellule e damigelle. Nel torrentello davanti alla Villa Reale di Monza si possono agevolmente fotografare diverse specie di Libellule. Altra vista dello stesso canale, con macrofotografo annesso. A Firenze, in questa fontana: Ho fotografato questo (ed altro): Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 300mm f10, 1/800s, 800 ISO Nikon D500, 70-300mm P + Lente addizionale 185mm f8, 1/250s, 400 ISO Il discorso cambia se si vuole salire di livello, mettersi a cercare specie particolari, allora occorre sapere quali specie trovi solo presso acque ferme o lente, quali invece frequentano solo acque correnti e così via, poi ci sono specie di nicchia, alcune ad esempio sono tipiche di torbiera ed è difficile trovarle altrove. Lanca del Ticino con acqua corrente e zone stagnanti. Si può trovare di tutto. Poi ci sono quelle ancora più rare, che trovi solo in in alcuni siti di alcune regioni. Per fotografare quelle occorre documentarsi (e magari farsi dare qualche dritta sul posto), ma son cose da appassionati . In quali orari? Dipende dalla stagione e da come le si vuole fotografare. Se voglio documentare il momento magico dell'emersione dell'adulto dalla larva devo essere sul posto nella stagione giusta e prima che sorga il sole, perchè lo "sfarfallamento" (termine improprio, ma tanto per capirci) ha inizio appena prima dell'alba: in quanto durante tutto quel delicato processo le libellule sono completamente indifese e facile preda degli uccelli. Una volta emerse ci vuole anche del tempo perchè le ali si distendano, le vene alari si induriscano e la libellula assuma il colore . Esemplare appena emerso dalla ninfa. Ha ancora le ali appiccicate. D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/200s 2000 ISO, Treppiedi. Femmmina ancora "tenera" (non sono ancora induriti l'esoscheletro e le nervature delle ali). D700, 200mm micro nikkor F4 AfD, f16, 1/100s 1600 ISO Treppiedi. Se voglio fotografare le libellule in attività invece va bene tutto il giorno, finchè c'è luce e la temperatura adatta, tra l'altro certe specie hanno meno problemi di noi col caldo. Più difficile invece che volino col brutto tempo. Come avvicinarsi? Piano, lentamente, avanzando in linea retta, cioè senza bruschi cambiamenti di direzione. Da evitare anche il cambiare improvvisamente forma, ad esempio avvicinarsi in piedi e poi inginocchiarsi rapidamente per scattare può farle fuggire. Importantissimo è evitare di proiettare la propria ombra sul soggetto (soprattutto se è un giorno di sole), l'ombra viene percepita come una minaccia (l'arrivo di un uccello predatore) e nove volte e mezzo su dieci provoca la fuga immediata. Un partecipante (dei due) al mio unico workshop per Nikonland tanti anni fa... Anche smuovere la vegetazione per sistemare il cavalletto può portare alla fuga. Ci sono poi specie più timide e specie più confidenti: Sympetrum striolatum, una libellula di Settembre-Ottobre a volte ti si potrebbe posare sull'obiettivo o addirittura in testa. Altre invece hanno una distanza di fuga elevata. Il colore del vestito è relativamente poco influente, basta che non sia troppo acceso e che non ci siano macchie vivaci che si spostano intanto che ci muoviamo. Se ci si muove bene e la fortuna aiuta (cioè la libellula sta mangiando o "pensando ad altro") si può arrivare anche molto vicini. Stando molto attenti e muovendosi bene, si può arrivare a distanza di vera macro anche col soggetto "caldo". In questi casi, se le condizioni lo consentono, io provo a fare delle serie di scatti in sequenza avvicinandomi sempre di più. Anche altri momenti interessanti, come l'accoppiamento, richiedono pazienza ed attenzione, ma possono essere ripresi con lo stesso criterio. Un paio di scatti in avvicinamento progressivo, non sono crop. Nikon D700, Sigma 400mm APO MACRO f8 1/320s, 1000 ISO. Attrezzatura e metodo. Dipende moltissimo da cosa si vuole fare e come si vuole fotografare. Ci sono diversi modi di fotografare le libellule. Io amo fotografare tutti gli animali per quello che sono, vivi e liberi. Cerco di esaltare la loro bellezza "naturale" e/o mostrare quello che fanno. Preferisco quindi riprenderli nei periodi di attività ed in contesti realistici. Questo si riflette nelle mie scelte sull'attrezzatura. Altri che fotografano con altri criteri, potrebbero usare attrezzature differenti. Per le foto a figura intera soprattutto delle libellule "vere" (che sono più grandi delle damigelle) io uso focali lunghe. La maggior parte delle mie foto di libellule sono state scattate con focali dai 300 ai 400mm. In occasioni più disinvolte, meno impegnative va bene anche uno zoom 70-300 magari con lente addizionale. Nelle didascalie ho evidenziato in grassetto l'attrezzatura e i dati di scatto, così vi potete fare un'idea di con che cosa e come ho scattato. Al momento in cui scrivo il mio obiettivo di elezione per le uscite mirate alle libellule è il 300mm f4 Pf, se serve accoppiato al TC 14. Punto. Prima usavo il 300mm f4 AFS sempre con TC14 all'occorrenza (e prima ancora il 300mm f4 SIGMA APO MACRO). Il 300mm f4 Pf rispetto al predecessore ha il vantaggio della compattezza e soprattutto della stabilizzazione, che mi evita sempre più spesso di usare il cavalletto. Il teleobiettivo, oltre a permetterti di mantenere una distanza tale da non innervosire i soggetti più sensibili, consente anche di staccarli dallo sfondo, che diviene omogeneo o comunque non invadente. Diventa anche più facile portarsi all'altezza giusta, raramente un soggetto macro ripreso dall'alto è bello, perchè il rischio di "schiacciarlo" contro lo sfondo, creando in questo modo una scena confusa piena di elementi di disturbo, è elevato. Col teleobiettivo aumentando la distanza si riduce la parallasse per cui il problema è minore. Allo stesso modo grazie all'effetto tele, chiudere il diaframma per garantirsi una certa profondità di campo per avere il soggetto ben a fuoco non avrà effetti negativi sullo sfondo, o ne avrà di meno. Questa coppia era in mezzo alle canne, una focale lunga permette il giusto ingrandimento e di eliminare sfondi confusi. Nikon D300, 300mm f4 + Tc14, f9, 1/1000s, 1000 ISO. Anche per questa Damigella, stessa situazione, il teleobiettivo risolve il problema della distanza e dello sfondo. Nikon D500, 300mm f4Pf + Tc14, f9, 1/1250s, 1100 ISO. Operativamente potremmo dividere la fotografia alle libellule in due parti. Su posatoio ed in volo. Le libellule usano spesso uno stesso posatoio per riposare, sorvegliare il territorio e da cui decollare una volta individuata una preda od un rivale per poi ritornare a posarvisi. Se si trova un soggetto interessante e si vede che ha un posatoio preferito, ci si può avvicinare, lentamente, evitando di innervosirlo, senza preoccuparsi, anche se vola via, a meno che non sia stata colpa nostra, quasi certamente ritornerà. Ci si apposta preparandosi con calma, posizionandosi secondo la luce, si prefocheggia sul posatoio e si attende che la libellula ritorni, magari con una preda, rendendo la foto più interessante. In questi casi il cavalletto è molto utile perchè si scatta da posizione fissa e si può aspettare che il soggetto ritorni senza fare fatica. Le riprese possono essere quelle classiche, di lato, per le libellule che si posano più o meno orizzontali sopra ad un supporto, oppure da sopra o dal dorso, soprattutto per quelle (di solito specie molto grandi che invece si appendono sotto al posatoio tenendo il corpo verticale). Molto spesso si cerca il perfetto parallelismo tra il corpo del soggetto e il sensore, oppure se si ha la possibilità di avvicinarsi, si possono inquadrare di tre quarti o di fronte per avere immagini un po' più originali. Quando si riprendono di lato quelle libellule che si posizionano "sopra", in orizzontale, se si è abbastanza rapidi le si riesce a cogliere nell'attimo in cui si posano, quando per un momento tengono le ali ben aperte lasciando scoperto il capo, con un effetto estetico migliore. Nikon D300, 200mm F4 micro-nikkor AfD, f16, 1/125s, 400 ISO, Flash. Scattare al posatoio può essere utile anche per riprendere decolli o più facilmente atterraggi, si punta il posatoio e quando la libellula arriva in zona si inizia a scattare a raffica finchè non si è posata, la maggior parte degli scatti saranno da scartare, ma qualcuno a fuoco ed allineato di solito si riesce ad ottenerlo. Sequenza di atterraggio. Nikon D500, 300mm Pf f10, 1/1000s, 1270 ISO Treppiedi. Se si vogliono fotografare le libellule in volo bisogna armarsi di pazienza (e di ottimismo!), scegliere una zona dove le libellule non possano vagare troppo in lungo ed in largo, oppure dove ce ne sono tantissime. Non si deve cedere alla tentazione di "inseguire" il soggetto, perché il loro volo è troppo rapido ed imprevedibile. Conviene osservare per un po' i loro voli di pattuglia, capire se hanno rotte piuttosto costanti. Allora si preselezionerà a una distanza di messa a fuoco utile a dare un discreto rapporto di riproduzione e si aspetterà puntando su una delle aree "di volo". Una volta che la libellula entra nella zona inquadrata alla distanza giusta, l'af si occuperà (si spera) di perfezionare il fuoco. Ideale è che si fermino in volo stazionario per un attimo. La raffica è essenziale così come tempi di scatto rapidissimi, potendo, diaframmi non inferiori a f8 e ... ISO di conseguenza. Qui il 300mm f4 (con Tc 14) è insostituibile, addirittura ci vorrebbe un 500 macro!! Libellula depressa (femmina) in volo sopra l'acqua. Nikon D7100, 300mm f5.6, 1/1600s, 1600 ISO. L'attrezzatura cambia se si vogliono fare invece dettagli o riprese ravvicinate. Questo sarebbe (anzi è) il regno dei 200 micro o 180 macro, perchè combinano una distanza di messa a fuoco ancora sufficientemente grande, sfondi abbastanza belli come sfuocato, con rapporti di riproduzione da vero macro. Nikon D300, 200mm f4 micro Nikkor AfD, f18, 1/250s, 400 ISO, flash. In alternativa possono andare bene anche buoni zoom xx-200 o xx-300 con una lente addizionale di qualità. In questo caso sono belle anche inquadratura angolate con a fuoco solo la testa o frontali per sfruttare geometrie creati dalle posizioni delle ali. Nikon D7100, Sigma 180mm f2.8 APO MACRO, 1/1250s, 900 ISO, treppiede. Focali più corte come i 105mm o i 60mm sono a mio parere più problematiche, perchè richiedono di avvicinarsi di più, evidenziano maggiormente elementi di disturbo sullo sfondo, si corre il rischio di agitare gli steli vicini al soggetto facendolo fuggire (se lo si fotografa sveglio/vivo/attivo) è più faticoso posizionarsi perfettamente paralleli. Focali del genere funzionano meglio con soggetti ancora freddi per la notte o in altro modo impossibilitati a fuggire. Sigma Sd Quattro H e 105 mm Macro OS , f8, 1/60s 100 ISO Mirrorless o DSLR? Da quando ho la Nikon Z6, uso quella con piena soddisfazione per tutto quello che è posato, la qualità di immagine e la precisione di messa a fuoco tagliano ogni discussione. In volo... le mie ultime libellule in volo le ho fotografate con la D500, non ha ancora avuto modo di provare come si comporta la Z 6. Immagino che le riprese di atterraggi e decolli puntando al posatoio non presentino problemi. I soggetti in volo... vedremo. Orthetrum cancellatum (maschio). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/1250s , 720 ISO. Crocothemis erythraea (maschio) che mangia una damigella (blu). Nikon Z 6, 300mm f4 Pf + TC 17 (!), f8, 1/250s , 900 ISO appoggio di fortuna. Il flash lo uso soprattutto come luce di schiarita su soggetti posati per gestire il controluce, attenuare le ombre o i contrasti quando necessario. Non amo molto gli sfondi neri e tranne pochissime eccezioni non li cerco. Le libellule non sembrano preoccuparsi troppo del lampo. Di solito non uso flash molto potenti, quando avevo fotocamere con il flash incorporato spesso usavo quello, con la D500 molte volte l'SB 400 bastava, magari con davanti un mini diffusore "fai da te" per ammorbidire la luce. Con e senza flash: Lampo di schiarita: D800, 400mm SIGMA APO MACRO, f16, 1/250s flash, treppiedi Nikon D500, 300mm f4Pf + TC 14, f11, 1/640s 640 ISO, flash, treppiedi. Spero che questa versione aggiornata sia di vostro gradimento, se avete osservazioni o domande, saranno molto apprezzate.
    4 punti
  3. I cipressi sono un elemento caratteristico del territorio Toscano, forse l'oggetto più particolare, perché fin dal tempo degli Etruschi, erano a testimoniare, con la loro snella altezza, con la loro sobria eleganza, lo scorrere della vita. Il cipresso è alto, composto, e non ha bisogno di nulla, nemmeno di potatura. Sta lì, come un’antica memoria storica, come un guardiano della dimora, come una presenza dolcemente rassicurante. Troppo facilmente si associa il cipresso ai cimiteri, a qualcosa di funebre. È vero, i camposanti sono circondati da cipressi, ma chi si limita a identificare il cipresso con la fine della vita umana forse non è nato in Toscana e probabilmente perde di vista altri aspetti fondamentali di questa pianta, altre collocazioni ed altri paesaggi. L’albero in questione adorna tutte le ville più o meno medicee sparse ovunque, le ampie vallate della Val d'Orcia o delle Crete Senesi, dove il cipresso è talmente compenetrato nel paesaggio ed è talmente elemento costitutivo della sua bellezza che, se fosse eliminato, due delle più belle valli del mondo non sarebbero più tali. Castello di San Donato in Perano - Comune di Radda in Chianti - D850 70-200/4 a 102mm 1/125 f.5,6 iso 80 Località La Leonina (Siena) - D850 70-200/4 a 70mm 1/125 f.6,3 iso 64 Castello di Brolio (Gaiole in Chianti) - D850 70-200/4 a 150mm 1/200 f.8,0 iso 64 Qui si possono notare i filari di cipressi all'esterno e sulle mura da ambo i lati le cipresse o cipresso femmina, che invece di essere affusolato ha la chioma allargata. Castello di Meleto (Gaiole in Chianti) - Z 7 14-30/4 a 22,5mm 1/200 f.6,3 iso 64 Borgo di Montefioralle (Greve in Chianti) - Z 7 70-200/4 a 160mm 1/100 f.6,3 iso 72 Badia a Passignano (Greve in Chianti) - Z 7 24-70/4 a 70mm 1/100 f.4,0 iso 2200 San Quirico d'Orcia - Z 7 70-200/2,8 a 70mm 1/250 f.7,1 iso 125 Stupenda villa scelta per alcune scene del film Il Gladiatore Il Belvedere (San Quirico d'Orcia) Z 7 70-200/2,8 a 200mm 1/200 f.9,0 iso 250 Rocca d'Orcia (Castiglione d'Orcia) Z 7 70-200/2,8 a 70mm 1/160 f.5,6 iso 64 La Pieve - Palazzo Massaini (Pienza) - Z 7 24-70/4 a 40mm 1/80 f.5,6 iso 64 Castello di Montelifré (Trequanda) - Z 7 70-200/2,8 a 103mm 1/200 f.9,0 iso 160 Localita Terrapille (Pienza) Z 7 70-200/2,8 a 86mm 1/160 f.5,0 iso 90 Località nota per essere il terreno di battaglia del film Il Gladiatore Se abbiamo presenti le cartoline della Toscana, i calendari, le guide, che affollano le edicole, le cartolerie e le librerie, in buona parte di queste pubblicazioni sono raffigurati i i paesaggi della Val d'Orcia e delle Crete Senesi. Bene, in molte foto (nella maggior parte) sono presenti i cipressi, disposti in filari su un crinale, o in curiosi circoli in mezzo a un prato, od addirittura solitari isolati, come svettanti bandiere verde-scuro piantate su quelle colline di una bellezza unica. Togliendo i cipressi il quadro che la natura dipinge ogni giorno, perde l’intensità e diventa quasi normale. Località La Leonina (Siena) - D850 70-200/4 a 70mm 1/80 f.8,0 iso 72 Deserto d'Accona (Siena) - D850 70-200/4 a 100mm 1/100 f.8,0 iso 180 Veduta delle Crete da Torre a Castello (Siena) - D850 70-200/4 a 145mm 1/160 f.8,0 iso 220 Località La Leonina - Site Transitoire (Siena) - D850 70-200/4 a 82mm 1/640 f.4,0 iso 64 Località La Leonina (Siena) - D850 70-200/4 a 150mm 1/160 f.6,3 iso 125 Mucigliani (Siena) - Z 7 70-200/4 a 70mm 1/160 f.5,6 iso 64 Ville di Corsano (Monteroni d'Arbia) Z 7 70-200/4 a 75mm 1/200 f.6,3 iso 64 Loc. I Triboli (San Quirico d'Orcia) Z 7 24-70/4 a 24mm 1/100 f.9,0 iso 64 Loc. Monticchiello (Pienza) - Z 7 70-200/4 a 82mm 1/200 f.7,1 iso 100 Filare di cipressi alternati a qualche cipressa (cipresso femmina) Chiusure (Asciano) - Z 7 24-70/4 a 70mm 1/100 f.13 iso 100 Loc. Baccoleno (Asciano) Z 7 24-70/4 a 51mm 1/100 f.5,6 iso 80 Loc. La Foce (Pienza) Z 7 70-200/2,8 a 160mm 1/160 f.8,0 iso 72 Il Cipresso è la sentinella verde del paesaggio Toscano. Infatti, chi ha una certa familiarità con le dolci colline Toscane sa quanto il cipresso sia un elemento importante e riconoscibile nella composizione del paesaggio locale: la sua chioma affusolata e sempreverde è come una sentinella che in file ordinate ci accompagna lungo il viale sterrato d’ingresso alla casa padronale, segna gli angoli dei confini di giardini o di piccole e grandi proprietà, presidia gli incroci delle strade di campagna, gli ostelli, le chiese, le vecchie strade di campagna che corrono lungo le dorsali collinari per unire coloniche isolate o borghi. Il cipresso appare spesso isolato nella campagna a mo’ di punto di riferimento o di segnale per il viandante. Infine, fa da ombra alla quiete dei cimiteri, come presenza simbolica da secoli associata alla vita eterna oltre la morte. Deserto d'Accona (Siena) - D850 70-200/4 a 70mm 1/80 f.8,0 iso 110 Pieve di Vitaleta (San Quirico d'Orcia) - D850 Sigma 24-35/2 a 35mm 1/125 f.9,0 iso 64 Un cipresso e due cipresse Pieve di Vitaleta (San Quirico d'Orcia) - Z 7 24-70/4 a 52mm 1/100 f.7,1 iso 90 Pieve di Vitaleta (San Quirico d'Orcia) - Z 7 70-200/2,8 a 200mm 1/200 f.5,6 iso 110 Poggio Covilli (San Quirico d'Orcia) - D850 Sigma 24-35/2 a 30mm 1/250 f.7,1 iso 64 Pieve di San Leolino (Rignano sull'Arno) - Z 7 24-70/4 a 24mm 1/100 f.5,6 iso 450 Localita Terrapille (Pienza) Z 7 24-70/4 a 70mm 1/100 f.8,0 iso 64 Castello di Spaltenna - La Pieve - (Gaiole in Chianti) - Z 7 14-30/4 a 14mm 1/250 f.7,1 iso 64 Borgo Beccanella (Asciano) - Z 7 24-70/4 a 68mm 1/100 f.5,6 iso 80 Mucigliani (Siena) - Z 7 70-200/2,8 a 200mm 1/200 f.5,6 iso 110 Se in Toscana sparissero i cipressi, sarebbe come togliere a un piatto raffinato un ingrediente fondamentale. Ecco perché in Toscana, non possiamo concepire che il cipresso venga identificato semplicemente con la fine della vita, perché per noi è tutto il contrario, è il simbolo della vita stessa nel suo pieno splendore è il simbolo della bellezza, dell’eleganza, dell’eccellenza della nostra terra. Detto questo, il cipresso non è però nato in Toscana, la sua origine è nel bacino del Mediterraneo orientale, tra la Persia, la Grecia e l’Egitto dove vegeta spontaneamente. Fu importato in Italia dai Fenici e dai Greci, mentre in Toscana, dagli Etruschi. Sono alberi longevi che possono superare senza problemi i 500 anni, e pare addirittura che nel mondo esistano esemplari millenari, soprattutto tra i cipressi del Nord Africa che in alcuni casi raggiungono i 4.000 anni. Composto da foglioline simili a squame allargate e da piccole pigne tondeggianti, il cipresso ha due forme: quella piramidale tipica, come un’ampia lancia piantata a terra, o una fiammella che brucia, e quella orizzontale (cipressa, o cipresso femmina) con una chioma più panciuta dato che i rami invece di salire in verticale si allargano in orizzontale, in modo simile all’abete. La seconda è una varietà che ha minore valore ornamentale ma è altrettanto diffusa in Toscana perché più preziosa della prima nella falegnameria e nell’ebanisteria artigianale. Il cipresso ha avuto un’importanza ornamentale e simbolica ininterrotta per 3000 anni. Gli Egizi amavano la nobiltà della sua fibra e utilizzavano solo il cipresso per costruire i sarcofagi per la sepoltura dei defunti, mentre Etruschi e Romani piantavano cipressi intorno ai cimiteri ed alle tombe di personaggi illustri perché la sua resina profumata copriva l’odore che emanavano i tumuli. Gli artigiani usavano e tuttora usano il legno di cipresso perché praticamente incorruttibile: la fibra regolare, compatta, lo rende pregiato per la realizzazione degli scafi delle navi, per portoni di ville e palazzi, per mobili e strumenti musicali. Secondo la Bibbia, l’arca di Noè era costruita col cipresso, e la tradizione ci dice che la croce di Cristo era fatta anche di cipresso, oltre che di cedro e di pino. Per i giudei prima, e per i cristiani, dopo, il cipresso era simbolo d’eternità. Nei conventi del medioevo i cipressi servivano da barriera frangivento che delimitava lo spazio sacro da quello laico. Il cipresso aveva anche la funzione concreta di frenare il vento che intorno agli edifici sacri, costruiti di solito sulla sommità delle colline, è piuttosto intenso. I pittori del rinascimento, dal Beato Angelico a Paolo Uccello a Leonardo da Vinci, solo per citarne alcuni, usarono le ordinate matasse verdi dei cipressi per spartire lo spazio, i cieli, il paesaggio. Più di recente è stato Rosai a dipingere cipressi, soprattutto nelle stradine collinari intorno a Firenze. In Toscana, apprezziamo il cipresso e tutto ciò che esso rappresenta: storia, arte, bellezza, eleganza, raffinatezza, eccellenza. Che ci volete fare, chi nasce nel bello, ama il bello e finisce per non poter fare a meno del bello. Se è vero quello che dice il principe Myškin ne “L’idiota” di Dostoevskij, “che la bellezza salverà il mondo”, be’ allora in Toscana siamo già sulla via della salvezza. Parti del testo è stato tratto da Tuscanypeople.com
    3 punti
  4. E' da un pò che non scrivo un articolo per Nikonland, esco da un periodo di letargo con un editoriale fuori dai consueti schemi. Anche perchè alcuni articoli poco approfonditi hanno ripreso le previsioni di chiusura del bilancio 2020 di Nikon (che avrà termine il 31/3/2021) e la relativa - importante ! - perdita attesa per fare le solite lugubri e improvvide previsioni di bancarotta. Nikon non è solo fotografia. Non lo è mai stata. Anzi, se vogliamo è solo dagli anni '50 del secolo scorso che si occupa di fotografia ma insieme ha mantenuto le sue prerogative di industria ottica affiancando le sue conoscenze in materia di litografia industriale a quelle di metrologia. Metrologia che non significa solo telemetri ottici ma, oggi, principalmente laser. Secondo gli ultimi dati di bilancio, solo il 40% del fatturato di Nikon proviene dalla fotografia. Il resto viene prodotto dalle divisioni che si occupano di strumenti di precisione per l'industria, strumenti di misura, medicina e oftalmologia. In questi giorni mi è capitato di vedere un video riguardante il sistema robotizzato Apdis ed ho scoperto che è installato negli stabilimenti Jagua e Land Rover. Oltre che in altri 36 siti industriali dell'industria automobilistica. Non ho idea di quante fabbriche di automobili ci siano attive nel mondo civilizzato. Ma non saranno 5.000. Quindi credo che 36, moderne al punto da avere sistemi di verifica robotizzati con laser radar, sia una bella percentuale. Questo sistema permette di verificare automaticamente e in modalità centralizzata tutte le misure di scocche, telai e parti assemblate direttamente sulla linea di produzione della fabbrica. Ho visto che in Maserati usano sistemi così sofisticati ma non sono riuscito a vedere il marchio sopra al sensore. Comunque sia, parliamo di tecnologia a lunghezze d'onda ultra corte che utilizzano la riflessione di raggi laser su dispositivi mossi da robot. Nikon ha investito moltissimo anche nella tecnologia robotizzata per muovere fotocamere, sensori e laser, acquistando una importante realtà inglese attiva nel settore. Dubito lo abbia fatto per tenere tutta quella tecnologia per il futuro. Il futuro in questo campo è adesso. Guardate, se vi va, questi filmati. Dopo migliaia di ore di test rigorosi, Nikon Metrology ha introdotto un nuovo sistema radar laser che offre un cambio di paradigma nel controllo della qualità in officina. Il radar laser APDIS, una soluzione metrologica automatizzata senza contatto, ispeziona le caratteristiche a una velocità doppia rispetto alla versione precedente e fornisce misurazioni ad alta precisione equivalenti a quelle fornite da una macchina di misura a coordinate (CMM) a braccio orizzontale. I prodotti radar laser di Nikon Metrology si distinguono sul mercato in quanto utilizzano un raggio laser focalizzato e un'interferometria eterodina per misurare accuratamente la portata. Questa configurazione produce il radar più sensibile possibile, in grado di eseguire misurazioni su quasi tutte le superfici, indipendentemente dalla riflessione. Tale tecnologia è ben consolidata su piccola scala, ad esempio in un laboratorio, ma su grandi distanze fino a 50 metri è unica. Significa che le caratteristiche e le superfici possono essere misurate in modo preciso ed efficiente in coordinate assolute. Ideale per misurazioni ripetitive, laboriose e complesse di oggetti da una lunga distanza stand-off e in grado di accedere anche ad aree difficili da raggiungere senza la necessità di bersagli fotogrammetrici, catadiottri, sonde portatili o preparazione della superficie, APDIS non può essere utilizzato solo in numerosi settori manifatturieri tra cui aerospaziale, automobilistico, energie rinnovabili, ricerca e in effetti qualsiasi ambiente su larga scala. Una nuova fotocamera ad alta definizione abbinata alla nuova ottica confocale Nikon consente una migliore visualizzazione di ciò che viene ispezionato. L'usabilità è stata migliorata riducendo il peso dell'unità del 40% e le sue dimensioni di un quarto, mentre modifiche interne e test completi hanno ulteriormente aumentato il livello di affidabilità, che ora include la protezione IP54 contro l'ingresso di polvere e acqua. La gamma APDIS comprende quattro modelli, due dei quali sono MV430E e MV450E con un raggio di misurazione del raggio rispettivamente di 30 metri o 50 metri. Queste versioni includono la tecnologia Enhanced Feature Scan, che offre fino al doppio della velocità di misurazione delle caratteristiche rispetto ai precedenti radar laser, resa possibile da miglioramenti hardware e software. Consentono inoltre di utilizzare gli scanner APDIS avanzati come accelerometro senza contatto puntando il raggio laser su qualsiasi superficie per misurare le vibrazioni con una risoluzione micron fino a 2.000 Hz, il che può essere utile durante la valutazione di installazioni o apparecchiature. Nikon Metrology offre anche le varianti MV430 e MV450 che sono versioni standard senza miglioramenti per applicazioni in cui non sono richieste velocità massima e analisi delle vibrazioni. Le accuratezze tipiche di misurazione della lunghezza per tutti i modelli vanno da 28 μm a 2 metri a 313 μm a 30 metri e la portata minima è ora più corta a 0,5 metri. APDIS offre maggiore produttività, migliore usabilità e comprovata affidabilità. Misurazioni fino a 2 volte più veloci con Enhanced Feature Scan Maneggevolezza più facile con un design più piccolo del 25% e più leggero del 40% Misure più vicine con portata minima di 0,5 m Migliore protezione in officina con grado di protezione IP54 Visualizzazione più chiara delle misurazioni con l'ottica Nikon e la fotocamera HD Configurazione più rapida con tempi di riscaldamento più rapidi di appena 15 minuti Semplici installazioni di robot con compensazione automatica dell'orientamento (AOC) Feedback istantaneo di stato con LED indicatori esterni Analisi delle vibrazioni dell'ambiente e delle apparecchiature con nuova capacità di misurazione delle vibrazioni superficiali fino a 2000Hz Insomma se mai Nikon dichiarerà bancarotta, non sarà certo per mancanza di know-how o per carenze tecnologiche, perchè dubito che ci siano, al mondo, più di una mezza dozzina di altre imprese operanti in settori così sofisticati e strategici. Pensate poi che tutta questa tecnologia non possa avere ricadute nelle "normali" fotocamere di tutti i giorni ?
    1 punto
  5. La mia passione per Nikon non ha data: ma la mia prima Nikon si... e cioe' il 17 Novembre 1987, quasi trenta anni fa. Il Centenario che Nikon celebra quest'anno non si ricollega in effetti alla produzione ottica per fotografia che noi tutti conosciamo ed apprezziamo, (anche per il fatto di essere qui presenti su Nikonland, il sito relativo a tutto ciò che ruota intorno a Nikon.) La data di Nikon nostra, quella che nel nome e col marchio cerca timidamente di ispirarsi a Zeiss Ikon, e' piu' recente, ed e' relativa ad un periodo storico che i giapponesi tendono a non voler rammentare, ma e' il momento nel quale Nikon diventa azienda civile, non solo nella denominazione, ma sopratutto nelle modalita' di progettazione e realizzazione. Ne ho scritto undici anni fa in questo articolo del quale resto ancor oggi orgoglioso che ci riporta al 1946 per le RangeFinder, le macchine a telemetro che 13 anni dopo, nel 1959 furono soppiantate dalla Nikon F, la prima delle reflex che utilizzava una baionetta, identica (con le opportune modificazioni) a quelle dell'ultima: la Nikon D850, appena presentata al mondo. Quindi per noi fotografi ....Nikon oggi compie solo 71 anni, e' anziana ma sempre valida nelle sue proposte, ammodernata nelle proposte e nei materiali. Non tutti sono contenti dell'impoverimento, proprio dei materiali, delle recenti realizzazioni ottiche Nikon. In questo mio blog voglio utilizzare le foto degli obiettivi dal 1946 in poi che in questi miei 30anni di Nikon, ho tenuto tra le mie mani e hanno partecipato alla mia vita fotografica, professionale ed amatoriale, emozionandomi: motivo per cui la maggior parte di essi saranno appartenenti alle prime generazioni, prima della fase autofocus. Sono oggetti costruiti con il crisma della durevolezza e della piacevolezza estetica e tattile. Molti degli obiettivi ritratti sono stati anche oggetto di articoli che man mano linkero' alle foto: non si tratta di un vezzo, ma semplicemente di un mezzo per aiutarmi a ricordare quanto in questi 30 anni io sia stato per Nikon, tanto quanto Nikon sia stata per me. E che il mio nickname, che utilizzo da 15 anni sul web, sia la cifra di quanto anche le macchine Nikon che non sono riuscito a possedere, siano state importanti per me, Max Aquila RFSP photo (C) per Nikonland 2017 Nikon RangeFinder SP
    1 punto
  6. Interessante ma mi sembra un'accessorio utile sopratutto per il video in studio dovendo lasciare lo sportellino aperto. Anche se il costo è potenzialmente inferiore a quello che delle Cf express a parità di capienza.
    1 punto
  7. Una carrellata senza età. Per ricordarci ogni tanto che veniamo da lontano...
    1 punto
  8. Mi associo. Io l’ultima volta che sono stato da quelle parti non ho fatto nemmeno una foto.... ma mi sono goduto un sacco panorami, cucine e cantine: Si beve benissimo da quelle parti!!!! Le foto mi piacciono, per me molto ben fatto!
    1 punto
  9. Complimenti, belle foto e interessanti spiegazioni. Appena ci "liberano" ritorno a fare una visita sia per i paesaggi che per la cucina
    1 punto
  10. . Concordo con Massimo, a quella distanza dal soggetto f/11 non ha nessun motivo di vita sul tuo zoom, se non per peggiorarne le caratteristiche, in termini di inizio di diffrazione, specie in presenza di molte sorgenti di luce artificiale e puntiforme. Inoltre con la Z7 è bene in quelle condizioni, non superare i 1600 ISO per non dover poi lavorare di correzione del rumore in pp, come avrai fatto. E a 1600 iso il reciproco della tua esposizione sarebbe stato un gestibile t/30 f/4 o, ancora meglio, t/25 f/4,5 Assolutamente a mano libera
    1 punto
  11. Pensa che io sostengo che il Bello addirittura sia più forte anche di chi non lo comprenda per nulla e non lo coltivi nemmeno. Anche mio papà adorava i cipressi: a me piacciono ancora oggi alle soglie dei sixties le sue bacche, perfette nella loro simmetria anche da spaccate, ormai oltre maturazione. Mi piace il tuo utilizzo dello sfuocato in primo piano, nelle foto in cui lo provi; non è comune ed è molto difficile da gestire: ogni tanto ci provo anch'io.
    1 punto
  12. Embè...: il ruolo del fotografo è appunto quello di vedere ed osservare al posto di chi non può farlo direttamente: trasferendogli un messaggio. Però, appunto: bisogna fotografare o avere fotografato, per mostrare le proprie fotografie. Non è che si debba per forza girare tutto il mondo. Grazie alla Fotografia, si può anche sognare di star facendolo
    1 punto
  13. La volta scorsa ero dalla parte opposta su quel moletto ...ma con venti nodi di vento in meno Ieri pure i cormorani avevano paura di volare... e sinceramente non me la sono sentita...
    1 punto
  14. Non è che abbia usato spesso il flash. Soprattutto con il 300, di più con il 200micro. Per lo più con i flash "normali" usavo con dei diffusori oppure con la testa rivolta in alto ed un pannello riflettente angolato montato sopra. Con il Godox ho provato un mini softbox da montare sopra la parabola. Comunque mai troppa potenza. Un problema che ho riscontrato è che la luce flash col sole crea doppi riflessi (sole più flash) negli occhi composti e riflessi nelle ali che si comportano come cellophan o vetro. Per quello occorre che la luce sia comunque morbida.
    1 punto
  15. In effetti oggi avrei potuto provare la mia seconda CFexpress da 128, la Prograde Gold, sulla D500: ma avevo più fretta di vederla all'opera sulla Z6ii La prossima uscita tiro fuori il catenaccio dalla vetrina qui se non siamo tu ed io a fare qualcosa ed a scriverne...
    1 punto
×
×
  • Crea Nuovo...