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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 13/01/2021 in tutte le aree

  1. D'accordo. Purchè tutti sappiamo cosa compriamo. Perchè dopo un periodo "strano", stiamo tornando alla norma in cui l'obiettivo "universale" è semplicemente quello che va bene se non hai i soldi per comprare "quello bello" oppure se sei abbastanza onesto da capire che "quello bello che costa tanto" nella realtà non ti serve. Quindi è sempre il vecchio discorso del prosciutto cotto, quello di marca, il crudo, quello di Parma, la Bresaola fatta con la carne Argentina o quella dei manzi delle nostre montagne.
    4 punti
  2. Cosa c'è di meglio per dei bambini di passare il capodanno in baita, con tanta neve? Forse preparare una bella rampa e lanciarsi con gioia e spericolatezza nel 2021. Il più grande di 11 anni si è lanciato pure in un salto mortale all'indietro! Buon anno a tutti!
    3 punti
  3. Grazie per l'apprezzamento Umberto! Il fatto è che i pixel mancano in due casi: - Devi croppare, ed allora i soldi vanno spesi in obiettivi. - Hai un target di stampa più grande di A2 (40x60), su immagini che necessitano di elevata nitidezza e sei in grado di metterti nella condizione ottimale di scatto (ISO bassi se non base, niente micromosso, ottica top). Non a caso la stessa Nikon definisce l'ambito d'uso della Z7 e Z7II nello studio e nel paesaggio. Chi non è in una di queste categorie ma ha la Z7 per me ha semplicemente pensato che fosse la soluzione "pro" (e la Z6 quella amatoriale): valutazione sbagliata, secondo me.
    3 punti
  4. Il Valdarno Superiore, confinante con l’Aretino, la Val di Chiana, la Val di Sieve, le colline del Chianti, il Pratomagno e l’area fiorentina, è una terra singolare e pittoresca. La zona emerse in età preistorica dal naturale fluire delle acque di un lago che invadeva il bacino alla fine dell’era terziaria. Oggi è tutta un susseguirsi di dolci declivi e calanchi dove i colori esplodono. Il verde dei pini sulla sommità delle Balze giallastre, l’argento degli uliveti che si alternano alle vigne e il blu del cielo toscano sono i colori predominanti. Per tutta la valle svettano i campanili dei paesi e le torri degli antichi borghi, pievi e castelli, alcuni dei quali odorano ancora di etrusco. (Z 7 - 24-70/4 S - a 70 mm 1/100 f. 4 Iso 2200) Classico esempio di borgo con campanili e torri - foto del 26.11.2019 Oppure in posizione dominante come ll castello di Nipozzano (Z 7 - 70-200/2,8 S a 70mm - 1/160 f. 6.3 Iso 64) Ed è qui, in questo clima di ritrovata pace, che il primo e più grande “testimonial del Valdarno Superiore”, Leonardo da Vinci, veniva a ispirarsi. Chissà quante volte avrà percorso la strada dei Setteponti e soffermandosi a osservare l’originalità di questa valle, le sue incredibili Balze. Loc. Botriolo - foto del 15.02.2018 (D 850 e Sigma 24-35/2 a 24mm 1/25 f. 8 Iso 100) La nebbia è in effetti un fenomeno naturale caratteristico di tutto il Valdarno, data la sua origine lacustre. In autunno ed in inverno quando non è troppo freddo, favorisce il formarsi della nebbia. Ai tempi di Leonardo da Vinci la valle non era ancora completamente bonificata e tale evento atmosferico era molto più frequente e consistenze di adesso. Anche le Balze del Valdarno in quel periodo erano di maggior entità di oggi a causa della loro erosione costante ed inarrestabile. Gli scenari preferiti di Leonardo da Vinci erano spesso brumosi, avvolti dal mistero, tra la foschia e luci crepuscolari. Lo si può vedere anche nel paesaggio della Gioconda, ma non solo. E se ci fossero ancora dei dubbi, ecco come Leonardo descriveva la Valle dell’Arno nei suoi manoscritti tratti dal Codice Leicester o Codice Hammer: “Dal Valdarno di Sopra insino ad Arezzo si creava uno secondo lago il quale occupava tutta la detta valle di sopra per ispazio di 40 miglia di lunghezza. Questa valle riceve sopra il suo fondo tutta la terra portata dall’acque di quella intorbidata, la quale ancora si vede a piedi del Prato Magno restare altissima e infra essa terra si vede le profonde segnature de’ fiumi che quivi son passati, li quali discendono dal gran monte di Prato Magno” In poche righe, la perfetta spiegazione dell’origine lacustre del Valdarno Superiore e di come si sono formate le Balze. Affermazioni scritte di suo pugno a certificare l’attenzione che il Genio riservava alla vallata. Inoltre i suoi studi hanno dimostrato come le conchiglie fossili ritrovate nella zona non fossero una conseguenza del ritiro delle acque del Diluvio Universale, come si credeva fino ad allora, ma il frutto del prosciugamento de lago originario dovuto a un clima molto più caldo di adesso. Questo preambolo per dare un’idea di cosa è e come si è formato nei tempi il Valdarno Superiore; infatti, essendo questo territorio una grande conca ospita spesso (da ottobre a tutto aprile) la nebbia. Pertanto, nei tre giorni prima delle feste, nei quali la Toscana è tornata di colore giallo, ho approfittato per alcune uscite mattutine per tornare a fotografare ed ho scelto di immortalare la fastidiosa, malsana e pericolosa nebbia, ma che a volte riesce ad essere anche un fenomeno suggestivo. (Z 7 70-200/2,8S a 135mm 1/200 f.5,6 Iso 90) Alle prime luci dell'alba, veduta della valle dell'Arno da Pietrapiana. in alto a destra Domina sulla valle la Fattoria di Antica (Z 7 70-200/2,8S a 70mm 1/200 f.5,6 Iso 64) Sempre alle prime luci del mattino, vista dal sagrato della chiesa di Pieve a Pitiana, il Valdarno e la confluenza con la Sieve immersi nella nebbia. Di fronte domina il Castello di Volognano. Sempre dal sagrato della chiesa di Pieve a Pitiana, la Valle dell'Arno. (Z 7 70-200/2,8S a 70mm 1/200 f.5,6 Iso 90) Sempre dal sagrato della chiesa di Pieve a Pitiana, la Valle dell'Arno. (Z 7 70-200/2,8S a 135mm 1/200 f.5,6 Iso 80) (Z 7 70-200/2,8S a 185mm 1/160 f.6,3 Iso 64) Sempre dal sagrato della chiesa di Pieve a Pitiana, dalla nebbia emergono sempre castelli e campanili, quello di fronte è il Castello di Volognano, mentre in lontananza si scorge l'Abetone già ammantato di bianco. Lungo la strada che porta a Pelago, in alto si scorge la Fattoria di Altomena (Z 7 70-200/2,8S a 70mm 1/160 f.6,3 Iso 64) Valle della Sieve prossima alla confluenza con l'Arno, vista dalle vigne di Nipozzano (Z 7 70-200/2,8S a 120mm 1/200 f. 6,3 Iso 64) (Z 7 70-200/2,8S a 70mm 1/200 f. 6,3 Iso 64) Sempre dai possedimenti del Castello di Nipozzano, la confluenza fra la Val di Sieve ed il Valdarno. Il cipresso è un'altra caratteristica del paesaggio Toscano e quindi anche del Valdarno. (Z 7 70-200/2,8S a 200mm 1/800 f.6,3 Iso 80) (Z 7 70-200/2,8S a 200mm 1/200 f.5,6 Iso 64) Il Castello di Nipozzano circondato dai suoi vigneti (proprietà Frescobaldi) che domina la vallata dell'Arno e della Sieve e, come si può notare, solo lambito dalla nebbia che raramente riesce ad avvolgerlo. Nella speranza che il 2021 allenti la stretta ai movimenti e si possa tornare a fotografare tranquillamente e dove ci pare e piace.
    2 punti
  5. Accessorio originale indispensabile, the lens cap... il tappo obiettivo, per la lente frontale, è certamente anche il miglior e più esposto supporto per dichiarare l'appartenenza ad un marchio. Nikon fin da subito lo ha saputo e praticato al massimo delle sue possibilità. Non solo per materiali e sistema di bloccaggio, ma sopratutto per estetica e design, producendosi fin dai suoi inizi a telemetro del dopoguerra, arrivando fino al miglior periodo della sua produzione ottica (per quantità/qualità) quello della metà/fine anni Settanta, in una serie differenziata di modelli, basata di certo principalmente sul diametro della lente frontale, ma anche sulla scelta di accoppiamenti cromatici, in rilievo o in serigrafia, davvero un paio di spanne al di sopra di tutta la concorrenza, anche a livello europeo. In questa immagine di insieme, si vedono parecchi di questi tipi, rappresentativi delle varie fasi di passaggio, come il Nippon Kogaku in alto al centro in bachelite e molla a "balestra" di fissaggio, da 52mm, fin dal 1959 il diametro più diffuso per Nikon (che arrivò a corredarne anche il 200/4 Q...), a fianco di due enormi tappi, da 108mm (a sx, per il catadiottrico 1000/11) e da 100mm (a dx, per il primo telezoom della storia, l' 85-250/4-4,5) e sopra il minimalista tappo da 34,5mm di diametro per il 10,5cm f/4 RF (o il 5cm f/3,5 Macro RF) che con il suo reticolato interno introduce il motivo decorativo sopra il quale campeggerà la scritta NIKKOR oppure NIKON, via via nel tempo, differenziandosi esclusivamente per i piolini laterali in metallo, dei primi nonAi anni '60, che diventano pulsanti in plastica all'inizio degli anni '70 (perdendo anche la possibilità di essere avvitati, propria dei primi tappi per obiettivi F, quelli coi piolini in metallo). Per arrivare agli standard dei nostri giorni, con il marchio verniciato di bianco e successivamente, le clips superiori per la massima comodità di utilizzo, dei quali vedete esemplari in foto da 52, 72 e 77mm. Ma il tappo più bello che ci sia al mondo per coprire lente frontale di obiettivo fotografico, è a mio parere questa serie in metallo e serigrafia perlata a contrasto sul nero di fondo, zigrinatura a sbalzo di 45° per facilitare la presa e vite a prova di qualsiasi grippaggio, costruiti in lega di alluminio per obiettivi significativi e/o di grande formato, come testimoniano i due diametri da 72 e 108mm qui ritratti, (ma ritengo esistano anche gli 88mm) destinati a capolavori dell'epoca come: il primo widezoom al mondo, ossia il Nikkor 28-45/4,5 del 1975 il primo zoom di caratura professionale, ossia il Nikkor 35-70/3,5 del 1976, destinato alla futura F3 il mitico Nikkor 180/2,8 AiS del 1980 il jollytele per tanti, il Nikkor 300/4,5 del 1975 il menzionato "recordman" Nikkor Reflex 1000/11 terza versione, del 1976 e alcuni altri, pochi, privilegiati obiettivi. Oltre a possedere alcuni degli obiettivi citati, non appena ne trovo uno in buono stato...lo incamero, perchè una passione si nutre anche e spesso di effimero. Per questo, credo proprio, che un giorno, sacrificherò la calandra della mia automobile, fissandogliene sopra uno...! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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  6. Recenti rumors ci informano che Laowa stà per immettere sul mercato nuove lenti full frame compatibili con l'innesto Z ( oltre ad altri innesti mirrorless ). Qui: photorumors.com Un fisso 35 f0.95 Peso 755 grammi / prezzo atteso circa 900 $ Un fisso 45 f0.95 Peso 850 grammi / prezzo ancora non noto Ed uno zoom 12-24 f5.6 Non sono state rilasciate foto ma ci sono i dati tecnici: Apertura: f5.6 / f22 Schema ottico: 15 lenti su 11 gruppi ( 2 lenti asferiche, 3 lenti ED ) Diaframma a 5 lamelle Distanza minima MAF: 15 cm Ingrandimento: 0,4x Dimensioni: 69,4 x 74 mm Peso: 497 grammi Prezzo ancora non comunicato Probabile annuncio ufficiale entro febbraio, con arrivo sul mercato circa verso metà 2021.
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  7. Foto del 19-1-2019, scattata dalle parti di San Candido, mi ha colpito l'espressione che assumeva la facciata della chiesa D7200, AF-S 16-85, a 16 mm ISO 100,f9, 1/80, mano libera
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  8. Approfittando di una rara congiunzione astrale per la quale mi è stato contemporaneamente possibile uscire di casa in quanto residente in zona gialla-Covid, contare su tempo favorevole dopo una serie di inconsuete e copiose nevicate, ed avere disponibilità di una mezza mattinata libera, ho allora approfittato per fare una breve visita al Santuario della Verna – nel Parco delle Foreste Casentinesi – e scattare le prime foto in questo nuovo Anno. Il Monte Verna con il suo Santuario è il luogo francescano più famoso dopo Assisi perché qui il Santo si recava per periodi di preghiera e penitenza, e qui ricevette le Stimmate nel 1224 dopo averlo avuto in dono dal Conte Orlando Cattani ed avervi fondato un romitorio nel quale soleva passare lunghi periodi di meditazione e di preghiera assieme ai suoi frati. Ma questo "crudo sasso intra Tevero e Arno", come lo definisce Dante Alighieri (Divina Commedia, Paradiso, canto XI), è anche uno dei luoghi simbolo di un territorio dalle bellezze naturalistiche straordinarie, tanto che è protetto dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna istituito nel 1994. Il Santuario con la neve appare ancora più mistico, magico, dove la spiritualità che si respira nel silenzio che lo circonda sembra potenziata dall’atmosfera che il bianco candore della neve dona a tutto il comprensorio. Pur tuttavia dopo tanto tempo di inattività fotografica, mi sono sentito quasi un impedito con la macchina in mano a cercare di fissare gli scatti che avevo in mente. E’ mai successo anche a voi? Ma tant’è, da qualche parte dovevo pur cominciare, e avevo forte il desiderio di fotografare e di condividere con voi questo “ritorno”. Il Santuario sorge quasi aggrappato sul Monte Verna. 1. Nel viale d’ingresso viene raccomandato il silenzio per ascoltare la spiritualità del luogo. 2. I tetti imbiancati sembrano quelli di un presepe. 3. La Basilica Maggiore, costruita a partire dal 1348 a ridosso della chiesetta di Santa Maria degli Angeli. 4. Il quadrante della Verna con la grande croce in legno che domina la vallata. 5. 6. 7. Il bel panorama che si gode dal quadrante. 8. La croce a tau, adottata come simbolo anche da San Francesco, è ognora presente. 9. 10. Grazie a chi vorrà lasciare un commento.
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  9. Il bruco è coloratissimo, la farfalla meno. Il bruco parassita principalmente le piante di Euforbia, come dice il nome. Engadina 2014. Nessun crop. Nikon D7100, 200mm f4 micro-nikkor (già ) f11, 1/250s, 1000ISO, Flash di schiarita.
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  10. Bellissimi posti molto ben ripresi. In effetti alcune senza nebbia escono un po' dal titolo, ma fanno comunque parte del reportage. Posso sceglierne due ? La quinta dal basso ( magari metti comunque un numero nella singole descrizioni ) e la 3, Botriolo per l'effetto Monument Valley / Utah.
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  11. 1 punto
  12. Tockings ( La Bella e la Bestia ), saranno parenti !
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  13. Pedrito a proposito dell'idea di fare una nuova edizione del mio libro sulle libellule scrive: Così aggiorneresti anche le immagini riguardanti l'attrezzatura utilizzata, oggi forse un po' obsoleta... Ha ragione, mi vien da dire che se da una parte ho vantaggi enormi da alcune delle cose che uso adesso, dall'altra ho qualche rimpianto verso qualcuna di quell'attrezzatura "obsoleta". Faccio una panoramica di pro e contro: Non esiste un equivalente aggiornato del 200mm micro-nikkor f4 AfD o del 180mm Sigma f3.5 Apo Macro. Oggi c'è (se c'è ancora) il Sigma 180 f2.8 apo Macro, un ottimo esercizio di stile, ma costoso e soprattutto pesante oltre ogni logica. Oggi non c'è nulla di aggiornato che superi i 100mm l'Irix 150 mm è solo 150mm (leggi sugli 80mm alla minima distanza) e solo manual focus. Il 200mm f4 micro-nikkor AfD su D300. Con i nuovi tele zoom la qualità ottica è salita molto, il 70-300mm F4.5-5.6 P è qualitativamente il miglior 70-300 che abbia avuto, ma alcuni aspetti operativi legati, soprattutto al focus by wire, rallentano le riprese sul campo. Ad esempio se voglio montare una lente addizionale sul 70-300mm P, per averlo focheggiato ad infinito dove la lente rende meglio , devo prima focheggiare puntando effettivamente ad infinito e dopo montare la lente perchè non ho un riferimento per l'infinito sulla ghiera. Quindi devo fare una doppia operazione. Poi la stabilizzazione e la qualità ottica sono superiori come ho scritto, su questo non ci piove. Esempi di foto con il nikon 70-300mm f4.5.6 P e lente addizionale su Nikon D500: Non c'è poi da lamentarsi... La Z6 è indubbiamente meglio di tutto quello che ho avuto prima per i soggetti posati, per una quantità di ragioni, in primis la qualità ottica e la precisione del fuoco (no front-back focus che in macro sono particolarmente presenti sulle DSLR), devo ancora provarla sui soggetti in volo (parlo delle libellule, non di uccelli), ma sono piuttosto fiducioso. + Il 300mm f4 pf in generale è operativamente meglio del vecchio 300f4 AfS, stabilizzato, compattissimo, molto nitido e bei colori. Ottimo per la foto ravvicinata anche senza cavalletto. Esempio di foto con Z6 e 300mm f4 Pf + TC 14. Esempio di foto con Z6 e 300mm f4 Pf + TC 17 (si sta mangiando una damigella). Quindi sono senza dubbio molto soddisfatto degli aggiornamenti, rimane solo qualche piccolo impiccio (e la mancanza di un 200 micro nikkor AFS G VR o equivalente!). Da chiarire che queste scelte produttive sono scelte strategiche di tutte le marche, non solo di Nikon, per tutti il trend è quello. Devo farmene una ragione. Però... a costo di farmi prendere in giro da tutti, confesso che mi è rimasto un pizzico, ma poco poco, di simpatia per quella "vecchia caffettiera" del SIGMA 300mm f4 APO MACRO ( e per il suo fratello maggiore, il 400mm) con la sua messa a fuoco a 1,2m a cui corrispondeva un RR 1:3 (1,6m per il 400mm) e il selettore che restringeva il campo di messa a fuoco da 1,2m a 2m, perfetto per queste cose, risparmiava fughe delal messa a fuoco sullo sfondo, sulle canne, chissà dove. Ad essere onesti la maggior parte di quei 300 sulle DSLR aveva un front- o backfocus monumentale, ma se ne trovavi uno (ne ho avuti almeno tre ) che funzionava, era un gran divertimento. Il vecchietto... Sulla D300 non era poi troppo male: Oggi probabilmente soffrirebbe, chi lo sa.
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