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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 12/01/2021 in Blog Entries

  1. Lui è Ignazio Arena, classe 1941, l'agricoltore che da cinquant'anni cura la vigna e l'uliveto della mia famiglia, contando il tempo come si usa in campagna, a potature, per cui il riferimento di un fatto avvenuto nel fondo si considera avvenuto ..."alla terza pota" o giù di li. È ritratto accanto al suo trattore col rimorchio carico di uve catarratto, appena vendemmiate. Vedendomi come sempre in giro per il vigneto a fotografare, mi ha chiesto, (contrariamente alle sue abitudini, secondo le quali non ha mai chiesto ma solo eseguito, nella sua vita di lavoro, iniziata già ai suoi otto anni): "Massimo, me la fai una foto accanto al trattore ?" E io gliela ho scattata, con piacere. Ma non l'estate scorsa. Questa foto è del settembre 2014 e oggi l'ho portata ai figli che lavorano anche essi la mia terra, perché ieri sera mi hanno chiamato per comunicarmi che Ignazio era appena venuto a mancare. Ad un mese dagli ottant'anni. Io non so se Ignazio mi abbia chiesto di scattargli questa foto per averla oggi, di certo è che ho tardato a portargliela. Ma lui nel frattempo non l'aveva reclamata, come avrebbe potuto. No. Lui voleva che io lo fotografassi li, nel vigneto, dove aveva faticato sudore sotto al nostro sole e bagnato dalla pioggia invernale, per pote e pote e pote... Non aveva bisogno di possedere la foto in vita. Voleva essere fissato nel mondo, il suo mondo, per sempre e per chi su quella terra continuerà a compiere i gesti di infinita pazienza che la Terra richiede, per ripagarci dei suoi Premi. Che non sono scontati: come non lo è stata la mia piccola foto. Il destino può essere fotografato. Riposa in pace, quindi, Ignazio. Max Aquila photo (C)
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  2. Eccolo qua il socio del M3 Bradley nelle divisioni di cavalleria USA. anche questo viene dal deposito in mansarda, acquistato nel secolo scorso (circa 1995) in previsione di questi tempi. E' un modello Tamiya classico, con cingoli in vinile morbidi e ruotismo mobile con anello di polycap. tutto ancora nel suo bel cellophane pronto pronto per essere montato. Ho quasi deciso che li farò entrambi classicamente ambientati nel deserto per il Desert Storm. L'alternativa sarebbe stata farli in tonalità tedesche a protezione del Fulda Gap. Ma la ci sarà inflazione di carri tedeschi ... non è il caso di esagerare. E poi le immagini televisive che ci hanno dipinto i mezzi americani negli ultimi 30 anni sono tutte ambientate nel deserto con i mezzi giallo sabbia, molto usurati. E quindi, sotto. Lo dipingo insieme al Bradley che per il momento sta ad aspettare il suo compagnuccio di giochi con gli iraqeni. l'M1 Abrams è ancora attualmente il mezzo da combattimento standard di US ARMY e USMC, sebbene aggiornato alla versione A2 con corazzature reattive moderne, lo possiamo considerare superato. Ma a suo tempo con i T72 ha fatto furore : un M1 di fianco ad un T72 iraqeno dimostra quanto sia gigantesco (questo è un modello scala 1/35) Come ben sappiamo l'M1 è nato dallo sviluppo congiunto con i tedeschi del MBT 70 che ha portato anche alla nascita del Leopard 2. Ad un certo punto gli americani si sono sganciati e quindi alla fine i due carri sono solo "primi cugini" e non proprio fratelli. In più i tedeschi hanno mantenuto costantemente aggiornato il loro cucciolo per tutti 40 anni di servizio mentre gli americani sempre alle prese con limitazioni di budget hanno solo aggiornato le componenti più indietro ma adesso si trovano sostanzialmente con tutta la prima linea ampiamente superata. Ma la cosa non riguarda i modellisti che si divertono con i veicoli così come erano al momento di quando hanno deciso di ambientarli. E i due M1 ed M3 saranno ambientati nel 1991.
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  3. Approfittando di una rara congiunzione astrale per la quale mi è stato contemporaneamente possibile uscire di casa in quanto residente in zona gialla-Covid, contare su tempo favorevole dopo una serie di inconsuete e copiose nevicate, ed avere disponibilità di una mezza mattinata libera, ho allora approfittato per fare una breve visita al Santuario della Verna – nel Parco delle Foreste Casentinesi – e scattare le prime foto in questo nuovo Anno. Il Monte Verna con il suo Santuario è il luogo francescano più famoso dopo Assisi perché qui il Santo si recava per periodi di preghiera e penitenza, e qui ricevette le Stimmate nel 1224 dopo averlo avuto in dono dal Conte Orlando Cattani ed avervi fondato un romitorio nel quale soleva passare lunghi periodi di meditazione e di preghiera assieme ai suoi frati. Ma questo "crudo sasso intra Tevero e Arno", come lo definisce Dante Alighieri (Divina Commedia, Paradiso, canto XI), è anche uno dei luoghi simbolo di un territorio dalle bellezze naturalistiche straordinarie, tanto che è protetto dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna istituito nel 1994. Il Santuario con la neve appare ancora più mistico, magico, dove la spiritualità che si respira nel silenzio che lo circonda sembra potenziata dall’atmosfera che il bianco candore della neve dona a tutto il comprensorio. Pur tuttavia dopo tanto tempo di inattività fotografica, mi sono sentito quasi un impedito con la macchina in mano a cercare di fissare gli scatti che avevo in mente. E’ mai successo anche a voi? Ma tant’è, da qualche parte dovevo pur cominciare, e avevo forte il desiderio di fotografare e di condividere con voi questo “ritorno”. Il Santuario sorge quasi aggrappato sul Monte Verna. 1. Nel viale d’ingresso viene raccomandato il silenzio per ascoltare la spiritualità del luogo. 2. I tetti imbiancati sembrano quelli di un presepe. 3. La Basilica Maggiore, costruita a partire dal 1348 a ridosso della chiesetta di Santa Maria degli Angeli. 4. Il quadrante della Verna con la grande croce in legno che domina la vallata. 5. 6. 7. Il bel panorama che si gode dal quadrante. 8. La croce a tau, adottata come simbolo anche da San Francesco, è ognora presente. 9. 10. Grazie a chi vorrà lasciare un commento.
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  4. 8 Gennaio: San Massimo, arriva dal Giappone il mio autoregalo di onomastico, ecco a voi il Massimo delle SLR Nikon... la F5 del 1996 ! Sul finire del XX secolo, che aveva visto nella Fotografia (e cinematografia) la Settima Arte, compare il non plus ultra della stirpe reflex a pellicola Nikon iniziata 37 anni prima, all'indomani dei successi indiscussi ma non ancora universali, delle RangeFinder. Invece a partire dal 1959 il sistema Nikon già consolidato con le serie S a telemetro, conosce il successo incontrastato, ingenerato da un lungo e felice periodo progettuale per fotocamere, obiettivi, accessori. E per i fotografi che ne ne vollero servire. Nella foto qui sopra dettagliata, la serie completa delle SLR professionali Nikon attorno alla F5 1959: Nikon F eyelevel con Nippon Kogaku Nikkor-O 2,1cm f/4 (non retrofocus, montato a specchio alzato) 1977: Nikon F2A baionetta Ai (modello spartiacque tra la prima e la seconda serie di ottiche), con Nikon Nikkor-O C 35mm f/2 nonAi 1982 Nikon F3 HP su motore MD4 con Nikon Nikkor 105mm f/2,5 Ai-S (terza baionetta MF) 1988 Nikon F4s prima SLR AF professionale, nella versione con battery pack MB-21, con Nikon AF Nikkor 50mm f/1,8 L'ottica innovativa con cui fu presentata nel 1996 la F5 fu lo zoom di serie professionale Nikon AF 20-35mm f/2,8D con il quale conto di equipaggiare il mio nuovissimo corpo F5 non appena mi si presenterà una conveniente occasione di trovarlo, tanto quanto quella con la quale ho trovato in Giappone un esemplare di F5 praticamente intonso, pressapellicola palesemente nuovo, guide pellicola assolutamente prive di segni dello scorrimento veloce cui gli altri esemplari di questo eccezionale modello di reflex, venivano per forza di cose soggetti. Il sound è quello, inconfondibile, del suo tempo F5 sound.mp4 Questo mio esemplare ha dormito in qualche vetrina per tutto questo tempo: ma vorrei che comprendesse una cosa....che l'ora della pensione per lui non sia ancora scoccata
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