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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 12/11/2020 in tutte le aree

  1. intanto, dopo la Z50, mi sono fatto un altro regalo senza aspettare il Natale.... Qui in abbinata con la Z6! un altro passo verso il pensionamento del FTZ
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  2. Bellagio 01.11.2020 ore 18:23 con la speranza che non sia l'ultima del 2020. Mano libera D850@24mm F5 1/50 ISO 2000
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  3. Aggiungo tre foto dei Nibbi reali fatte con una Z in volo. Queste un pò più lavorate, per quanto mi riesce e ritagliate decisamente, quindi foto puramente dimostrative.....A me non piacciono, credo che la Post Produzione l'ho proprio padellata... 1/4000 f8. -1/3 AV Opinioni Pareri Consigli necessari.....
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  4. Bruce Springsteen con una Nikon F, E Street Band, 1978. Foto di Lynn Goldsmith
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  5. forse non avete capito cosa facciamo su Nikonland e per chi ci legge io e Mauro... Volete sapere come funziona in raffica la Nikon Z6 II ? Non andate su You Tube a guardare palleggiatori di attrezzature in video. Ci vuole chi va a scattare.
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  6. Una foto del 2016 fatta con la V3....io con le prima ML Nikon mi sono proprio divertito ed ho fotografato tanto. Pareri e consigli....
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  7. Prima mano di grigio-verde sulla parte superiore e di marrone-rossastro su quella inferiore. Seguirà lo schiarimento solo sulla parte superiore e l'infangatura per quella inferiore. Per il resto poi stop : perchè il committente vuole le decal del suo reparto e quindi dobbiamo aspettare.
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  8. Non appena uscita nei mesi scorsi la Nikon Z5 abbiamo prestato subito attenzione alla sua nuova batteria EN-EL15c: la più capace delle sorelline che l'hanno preceduta ed hanno alimentato buona parte delle fotocamere Nikon degli ultimi nove anni (fin dalla D800 del 2012) Non solamente per i 380mAh supplementari che comportano di certo una maggiore capacità rispetto anche alla versione "b", certamente anche per lo "spunto" arrivato a 16 Wh, sicuramente per la stessa novità che caratterizzava anche la precedente versione "b": ossia quella di poter essere caricata, non solamente nell'apposito usuale, scomodo, spartano, charger da parete, MH-25a (ci piacerebbe per esempio che, essendo giunto alla sua terza edizione, avesse almeno un indicatore di ricarica dell'elemento inserito) ma anche direttamente dalla presa USB-C della Z5, posta sul fianco sx, sopra quelle HDMI e per il remote control a filo (o per il ricevitore radio), come già nelle Z 7 e 6 sormontata dalla spia di ricarica, che si accende solamente a interruttore principale della fotocamera posto su OFF...! Per impostazione di fabbrica, quindi, un alimentatore di rete come il NIkon EH-7P poteva fin qui, solo ricaricare e non alimentare durante il suo funzionamento la batteria di una Nikon Z, purchè al suo interno ci fosse una batteria compatibile, ossia almeno una EN-EL15 versione"b" La vera novità di Z5 + nuova batteria EN-EL15c è un rigo di menù in sezione impostazioni della Z5 che viene così tradotto dalla guida on camera, attivabile col pulsante provvisto di simbolo: ? Quindi la EN-EL15c non solamente può essere passivamente ricaricata via cavo USB (a fotocamera spenta), ma si presta a essere alimentata restando in standby di consumo, quando al cavo USB-C sia collegata una sorgente di alimentazione: INTERESSANTISSIMO, per tutti coloro che si lamentano della scarsa capacità della batteria in situazioni di ripresa dove i consumi aumentano in maniera esponenziale. In effetti, a differenza che nelle altre Z, se colleghiamo alla presa USB-C della Z5 un alimentatore di rete, per esempio per smartphone, sia ccende una spia sul monitor, assente nelle altre fotocamere Z Una spia che ci dice, a macchina accesa, (e spia charge sul fianco, spenta) che l'alimentatore sta lavorando in bridge sulla batteria, senza farla scaricare. Attenzione però: bisogna che l'alimentatore di rete sia di una potenza adeguata ad alimentare una mirrorless Z... quindi mi sono subito accorto che non se ne potevano utilizzare di qualsiasi: una Schuko dotata di due prese USB non basta: alimenta solo parzialmente la fotocamera che continuerà a pretendere energia dalla batteria al suo interno... Questa era la carica della EN-EL15c prima di impostare un time lapse da uno scatto ogni due secondi, per 59 minuti di tempo e questa, alla fine delle riprese... per poi crollare subito dopo essere stata accesa per queste foto Neppure un alimentatore usb di bassa potenza per smartphone è sufficiente... tantomeno un powerbank da poche pretese... Ma un alimentatore usb di nuova generazione, da almeno 30W di potenza, quello si che la regge la Nikon Z5 (è quello del mio Xiaomi Redmi Note 9 Pro che ha una batteria da 5020 mAh...) All'inizio di una ripresa video da 30 minuti: questo era il livello della batteria inalterato, mezzora dopo, alla fine della ripresa: Avendo quindi risolto il problema della gestione di lunghe sessioni in studio (o dovunque sia disponibile alimentazione elettrica), senza la necessità di dover sostituire l'elemento interno all'apparecchio, si pone la vexata quaestio, che affligge i fotonaturalisti, gli astrofili, i videomaker e tutti coloro che, magari in zone impervie in viaggio, si trovano a dover fare i conti con la sia pur aumentata capacità di una EN-EL15c su di una Z5 (attenzione a questo passaggio, perchè quanto abbiamo detto dipende dall'interazione tra batteria e fotocamera e fin qui Z6 e Z7 non possono godere di questa miglioria apportata sulla Z5) Lo troviamo un Powerbank, dotato di uscita USB-C (il vantaggio dipende proprio dalla velocità di connessione di queste prese speed) dalla capacità e potenza sufficienti a bypassare la batteria della Z5 fornendo alimentazione a fotocamera accesa e ricaricando la batteria a fotocamera spenta? La Redazione di Nikonland ha prodotto questa experience, interrogandosi su che powerbank acquistare, considerata l'intrinseca pericolosità di questo strumento una volta collegato ad una fotocamera del costo di una Z5... Risparmiare è un concetto che abbiamo abbandonato da tempo: quando non compriamo roba Nikon è solo perchè Nikon non ce la produce, quindi andiamo a cercare materiali al di sopra di ogni sospetto. Abbiamo quindi individuato un marchio, Ravpower, abbastanza conosciuto, che in una fascia da 40 a 120 euro ha numerosi prodotti dalla capacità impressionante. Ho comprato il modello RP-PB058, da ... 26.800mAh, ossia una capacità quasi doppia rispetto alla batteria che mette in moto il mio scooter da 300cc... dotato di una potenza da 30W in uscita, due prese USB3 ed una USB-C come uscite e una mini USB come input di ricarica, cavetti di ingresso ed uscita e indicatore di carica residua Accreditato della capacità di ricaricare fino a 10 smartphone a carica completa, oppure due volte un i-Pad air, ho già sperimentato la veridicità di quanto promesso, ricaricando già almeno quattro volte una Nikon Z, oltre a tutti gli esperimenti effettuati, senza essere ancora riuscito a scendere sotto i due led di indicatore di carica... Orbene: collegata la Z5 con la EN-EL-15c all'output USB-C ho impostato la solita attività, una ripresa video di mezz'ora dove lo stato di carica della batteria interna era: tale e quale alla fine della ripresa... Non soltanto.... ma finito l'esperimento, ho spento la fotocamera e, senza spostare alcun cavetto, è partita lla ricarica della EN-EL15c che in meno di un'ora e mezza si è completata Una bella risorsa, questa innovazione della Z5, che speriamo vedere portata con aggiornamento fw anche sulle Z 6 e 7: tanto ci stiamo comprando tutti le nuove EN-EL15c, che comunque dimostrano sul campo di realizzare un guadagno di scatto (rispetto alla versione "b" ) superiore al 15-20% di un'autonomia che era già ottimizzata per la maggior parte delle esigenze di ripresa. Ecco, per gli incontentabili, quelli che tra uno scatto e il successivo tengono la fotocamera accesa per quattro ore, adesso abbiamo una soluzione, per ora confinata sulla Z5, che rappresenterà in futuro la risoluzione di ogni problema di alimentazione. Perlomeno le Nikon Z...non soffriranno più la Fame... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2020
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  9. Foto ovviamente d'archivio. Chiuso in casa trovi il tempo di fare ordine, facendo ordine riscopri cose che non ricordavi di avere. Due Tarabusini giovanili. Lago di Sartirana, ancora con la Nikon D800, 300f4 AFS e TC14 E.
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  10. Per la genesi del progetto ed i dettagli di costruzione vi rimando a questo altro blog : qui presento le foto in studio del modello sostanzialmente finito. Anche se nella realtà per un modellista un modello non è mai veramente finito. Dopo un pò di tempo ci si ritorna per migliorare qualche cosa o cambiare un dettaglio. Comunque l'M 60 A1 Blazer è diventato un Magach 6B, ovvero la versione migliorata del M60. L'esercito israeliano dal 1948 agli anni '80 ha avuto fame di armamenti e munizioni, perchè privo di industrie militari nazionali. Praticamente acquistando qualsiasi cosa ci fosse sul mercato, dalle eccedenze di magazzino delle nazioni europee, all'usato, al nuovo. Arrivando anche a riciclare materiale in condizioni accettabili catturato al nemico nelle varie guerre arabo-israeliane sostanzialmente fino al 1967. Quindi nelle formazioni di carri dell'IDF si possono vedere a seconda delle epoca, M4 Sherman insieme a Centurion inglesi, M48 acquistati dalla Germania ed M60 arrivati in soccorso dall'US ARMY. Insieme a Tiran di varie versioni, sostanzialmente carri russi T54-T55-T62 catturati e occidentalizzati in Israele. L'M60 americano si rivelò una grossa delusione. Gigantesco, enorme, altissimo, delicato, con consumi bestiali. Poco protetto, veniva passato in due dai T-72 che egiziani e siriani riversarono in colonne durante la guerra dello Yom-Kippur dell'ottobre 1973. Ma anche con il T-62 era in difficoltà. Oltre tutto non aveva un sistema di puntamento efficiente, il cannone era impreciso e sensibile al calore del deserto del Sinai. Per questo le perdite furono enormi (anche del 50% degli effettivi) già nei primi 3 giorni di guerra. Vittima sia dei carri avversari che della fanteria munita di rpg e di missili anticarro, con l'aviazione israeliana che era impegnata dai SAM disposti dall'altra parte del canale di Suez. Il governo sudò freddo e fu solo grazie all'abilità di Kissinger se non si arrivò al peggio (si racconta che gli A4N aveva già un carico di bombe nucleari pronte per l'attacco disperato per alleggerire la pressione sul confine). La guerra poi si risolse con l'impiego congiunto di fanteria e artiglieria, utilizzando i carri solo per sfruttare il successo. Ma la lezione venne imparata e mentre si pensava ad un carro nazionale pensato per le esigenze specifiche dei due fronti meridionale e settentrionale, i carri in servizio vennero tutti elaborati. L'M60 (ma anche l'M48 di provenienza tedesca ) venne sottoposto a modifiche importanti. La corazzatura diventò tripla, in grado di 4 sul frontale al cannone del T-72 e ai lati e dietro a quello del T-62. Mentre venne applicata la corazzatura reattiva ERA su torretta e frontale, per ridurre gli effetti degli anticarro. Il cannone venne sostituito con un pari calibro da 105mm L7 Vickers, sostanzialmente lo standard occidentale, coibentato per resistere al calore. E vennero modificate anche le dotazioni e soprattutto, l'armamento leggero per gli scontri urbani. Per liberare le strade da ostacoli, molti carri vennero modificati per portare un vomere anteriore in acciaio, da usare per spostare veicoli fermi o abbattere piccoli ostacoli. Mentre altri vennero dotati di pala da dozer M9, altri ancora di dispositivi di rotolamento anti-mine. Così l'M60 rimase in servizio nelle varie versioni 6B per altri venti anni, quando venne sottoposto ad ulteriori modifiche con l'applicazione di grembiulature e una torretta composita pensata sull'esperienza del Merkava. Con l'ingresso in servizio del Merkava, i carri più vecchi cominciarono ad essere radiati. Adesso il Merkava, aggiornato alla versione IV è sostanzialmente l'unico carro in servizio nell'IDF, anche in versione ambulanza corazzata e trasporto truppe. Se c'è una cosa che difetta all'IDF è il personale addestrato, quindi c'è la massima attenzione alla protezione dei soldati, anche quando sono feriti. Una ambulanza che può resistere ai colpi dei controcarri (praticamente un carro senza torretta) è il massimo per evacuare rapidamente i feriti dalla linea del fronte. Ma veniamo al mio modello, idealmente da ambientare nel 1982-1985 durante le operazione nel Libano meridionale, dopo l'attentato all'ambasciata americana di Beirut. Sulla base del modello originale, ho autocostruito in cartoncino, plastica e stucco il vomere anteriore che ho fissato allo scafo con Superglue. Ho anche ricostruito del tutto il cestello posteriore della torretta e l'ho coperto poi con tela (il cestello originale in grigliato di metallo si riempie di sabbia e tutto quello che c'è dentro (le dotazioni dell'equipaggio oltre ai ricambi) diventa inservibile. La finiture - che è la parte che più mi diverte - è partita da una base di primer nero, poi sovrapposto di strati sfumati di verde oliva, di grigio Sinai e di marrone-rossastro. Tutti acrilici Vallejo passati ad aerografo. Dopo l'invecchiamento e la sporcatura, ho fissato tutto con una abbondante passata di vernice opaca trasparente per artisti (costa un decimo di quella per modellisti). Il risultato non è male, considerando che erano 35 anni che non mi dedicavo a questo passatempo. Di seguito vi propongo una serie di scatti fatti in studio con varie tecniche. il set - sotto la supervisione di Jessica, impiega tre softbox ottagonali parabolici su altrettanti flash di studio da 600 W/s. Il treppiedi è un Manfrotto 055 con una testa con attacco Arca Swiss. Il notebook con Helicon è un vecchio modello Dell, pilota la Z7 via cavo USB-C. Il grosso degli scatti è stato fatto con i flash, sia in focus-stacking che in scatto singolo. Qualcuno per cambiare in luce continua. Naturalmente i focus-stacking hanno tutto a fuoco mentre gli scatti singoli, anche ad f/16 non possono essere così puliti. flash luce continua normalmente io uso f/8 con la Z7 e il 24-70/2.8 per evitare la diffrazione, ma qui avevo bisogno di una via intermedia per fare liberamente anche gli scatti a mano libera con la stessa impostazione di luce. Che non è artistica ma del tipo commerciale, senza ombre. Gli scatti che seguono sono singoli, quelli sopra sono 20 in stacking. mostro questo, fatto in luce naturale ad f/4 che è tutto sfuocato per mostrare il diverso effetto gli altri sono tutti con i flash e ad f/16, Vedo adesso che ho dimenticato di fare anche uno scatto del fondo dello scafo, usurato. Farò ammenda quando fotograferò il T-80. Spero che questo set sia di un qualche interesse per i presenti. In ogni caso ... ho intenzione di continuare con queste cose di qui a primavera Due parole sul "set". Sul tavolino coperto di tavole di legno su cui in genere fotografo tutto il mio still-life formale in studio, ho messo delle tavolette di ardesia accostata. Ho poi nascosto le giunzioni con uno strato di sabbia da costruzione. Ho tenuto luce e bilanciamento del bianco sul tono che vedo nei film sul Medio Oriente. La parete di fondo è nera. In queste foto - scatti in origine in Jpg nativo della Z7 - non c'è post-produzione.
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  11. 1) Questo rapace è un Aquilastore Variabile, piuttosto raro anche in Sri Lanka, dove è stato fotografato. Nikon D3, Nikon 80-400, 1800 iso,1/1000, f 5,6 2) L'Occhione è abbastanza diffuso anche in Italia mai è molto elusivo e lo si incontra di rado: Questo è stato fotografato in Spagna, dopo un infernale pomeriggio sdraiato a terra e coperto con una rete mimetica. Nikon D500, Nikon 500f4 + 1,4x, iso 250, 1/800 f6,3 3) Serpentario, Namibia Una luce accecante, difficile per me da controllare. Nikon D300. Nikon 500f4 + 1,4x, iso 500. 1800 f11 4) Sula Bassana, sull'isola di Helgoland, con un vento talmente forte da aver fatto cadere cavalletto, macchina e obiettivo (per fortuna non dalle scogliere). Nikon D300, Nikkor 200-400, iso 500, 1/1600 f7 ho scelto queste foto. perché sono state difficili da lavorare in post-produzioni: l'Aquilastore era in ombra, con il cielo dietro luminosissimo; la Sula e il Serpentario illuminate da un sole forte, con difficoltà poi nella gestione dei bianchi; l'Occhione lavorato con modalità diverse dal solito, e risultati dubbi. Sarò grato a chi mi indicherà gli errori e suggerirà le opportune correzioni
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  12. identica alla Z6: scomoda, senza l'impugnatura aggiuntiva che stiamo aspettando come il pane. Oggi ho fatto una session di ritratto ambientato di 9200 scatti dei quali 7mila col 70-200/2,8 Z e sono ai limiti della tendinite
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  13. non potendo uscire (come quasi tutti) sono andato …nel passato. questa è una foto del novembre 2007 (13 anni fa!) scattata con la D200, a 1/250 e 200 ISO, con un obiettivo che non ricordo, forse un 200 f5,6. è nei dintorni della "Madonna dell'Acero" sull'Appennino tosco-emiliano; un luogo in cui non sono più ritornato, ed ora me ne pento. Prometto che quando sarà di nuovo permesso circolare liberamente, ci ritornerò.
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  14. Chiuso in casa rovisto nell'archivio, ritrovo questa foto, fatta in una fredda giornata di Gennaio. Un Airone Cenerino ed un gabbiano intirizziti. Mi piace l'idea della coppia, ma il gabbiano forse è troppo sfuocato. Cliccateci sopra perchè la preview non è nitida, mentre la foto lo è.
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  15. pure io... ma con la Z6 II... a casa da giovedì scorso
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  16. Vuoi mettere? Lo stanag del mio battaglione carri e la targa di uno dei Leopard che ho comandato?!!!
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  17. Assolutamente si... Bisogna proprio dirlo...!!!
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  18. Bello ! Bisogna dirlo, il Leopard è un bel mezzo, esteticamente parlando.
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  19. Comunque, per chiarezza, la mia idea (che poi è come funziona Helicon remote), che ho suggerito a Nital di trasferire nei contenuti tecnici a Nikon, è non certamente di lasciare le cose come stanno, ma di aggiungere un comando al programma attuale (che basa la messa a fuoco solo sul punto in cui l'abbiamo lasciata prima di entrare nel rigo del menù) identificando i due punti estremi di messa a fuoco, iniziale e finale, qui identificati con le crocette arancioni. Il programma, in funzione del diaframma impostato (primo parametro) e del numero degli scatti impostati (secondo parametro), stabilirà da sè di quanti mm deva operare il cambio di messa a fuoco per tenere nitidi tutti i piani tra le due crocette di riferimento, (oppure segnalerà che con quel numero di scatti o con quel diaframma non ce la può fare). Lasciando fuori fuoco gli altri piani dipinti in blu... Il programma ce l'hanno già: devono solo aggiungere un riferimento di fine. Altro consiglio? L'immagine riassuntiva dello stacking che consentono Z6 e Z7, presente sulle altre nuove macchine (attualmente nè Z5, nè Z6 II, la consentono)
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  20. Bentornato, bellissimi i colori e le atmosfere, spesso si tende ad esagerare quando ci si trova davanti questo tipo di ambientazioni, è sempre una questione di interpretazione del fotografo, per me queste sono in perfetto equilibrio.
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  21. In realtà ieri avevo in mente di scattare nel Boscone della Mesola, ma chiude ad Ottobre e nelle Valli di Comacchio, ma una volta arrivato mi sono reso conto di non avere bisogno del Foveon ma di un sensore a raggi infrarossi. Una nebbia non la trovavo da tempo...tranne che a Rovigo. Ho ripiegato così per una località del ravennate, un'oasi palustre che mi ha dato qualche soddisfazione tanti anni fa, quando ho iniziato col grande formato a colori. Il biotopo di Punte Alberete è una zona paludosa di acqua dolce del fiume Lamone. Un tempo privo di sbocco al mare, iniziato a bonificare nel 1839. Oggi è una foresta parzialmente inondata, ricca di flora, apprezzabile in primavera e di fauna: moretta tabaccata, airone rosso, ibis mignattaio, sgarza ciuffetto, nitticora, tarabusi e tarabusini (lo scrivo per i Nikonlander amanti del genere). Il sentiero è ben tenuto e di facile percorrenza. L'oasi di Punte Alberete si colloca a nord di Ravenna, circa al km 8 della Strada Statale Romea 309 che da Ravenna porta a Venezia.
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  22. Fatta una mattina, settembre del 2019, dalla strada verso la zona dove nasceva il sole..... Z7+70-200FL 1/3200 f8 iso 400 Passavo ed ho visto questo effetto del sole che cresceva dietro ai Cipressi. Uno scatto solo, mi sembra. Questa che posto è la PP che ho tirato fuori usando Silver Efex Pro2 in PS. Critiche consigli ed apprezzamenti sempre necessari ed utili
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  23. Vari tipi di crisantemi. Nikon Z7 con tubo di prolunga Z Viltrox da 23mm, adattatore cinese F->Z, Nikkor 55/1.2 ad f/1.2 Nella terza foto c'è un colpo di flash ad 1/2000''
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  24. L'ho scoperto qualche giorno fa. Si chiama Dave Sandford, è un fotografo canadese che professionalmente si occupa di fotografia sportiva. Invece, non professionalmente, indirizza le sue attenzioni verso la foto naturalistica. Devo essere sincero, sono rimasto affascinato dalla straordinaria energia di quelle immagini, soprattutto del lavoro "Montagne d'acqua", realizzato durante le tempeste sul lago Erie. Esiste su Youtube un filmato-intervista prodotto dai talentuosi cineasti della Big Great Story: e vi consiglio anche di visitare il suo sito https://www.davesandfordphotos.com/collections/ocean-waves Indubbiamente una delle migliori "scoperte" che ho fatto quest'anno. Non ne rimarrete delusi.
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  25. Molto bello il 15 Voigtlander, l’ho usato per un po’... poi sono passato al 12mm che adesso ho nell’ultima, definitiva, versione iii. Bellissimo posto, grande atmosfera.
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