Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione di 27/10/2020 in tutte le aree

  1. Come quella del Castello Sforzesco, la colonia felina del Cimitero Monumentale è fra le pochissime colonie feline di Milano site in un contesto suggestivo. Milano conta centinaia di colonie feline, ma la maggior parte si trova in zone degradate, oppure di difficle accesso, a volte pericolose. Un altro paio sarebbero anche suggestive, quella del Tumbùn de San Marc o quella dei ruderi romani di Via Brisa, ma contano ormai solo uno-due gatti. La colonia felina del Cimitero Monumentale conta oltre una ventina di gatti. A differenza di quelli del Castello, che sono più o meno confinati in una zona della piazza d'armi o nei fossati, questi hanno libero accesso a tutto il Cimitero, che è enorme, e sono divisi in diverse "bande" che si sono spartite il territorio. Grazie alla disponibilità delle volontarie e dei volontari che li accudiscono, ho potuto individuare le zone più frequentate, altrimenti avrei potuto girare per un'intera mattina prima di vedere un gatto. Il mio scopo era riuscire a ricavare un portfolio e se fossi riuscito a raccogliere abbastanza immagini interessanti, farne un libro come per il Castello. Ero partito piuttosto fiducioso, ma mi sono reso conto che il "Progetto Monumentale" si sta rivelando più complesso del precedente. Credo che, ampiezza del territorio a parte, i motivi siano almeno due, ma se qualcuno di voi ha delle altre opinioni in merito lo ascolterò leggerò con molto interesse! Il motivo principale è la location, estremamente suggestiva, ma fin troppo presente, mentre il Castello Sforzesco come architettura si prestava ottimamente da quinta per ambientare i soggetti, qui le statue e i monumenti finiscono per creare sfondi troppo variegati quindi creare una certa confusione, oppure troppo significativi con il rischio che finiscano per competere col soggetto. E' molto impegnativo creare una relazione corretta fra il "soggetto gatto" e il contesto monumento/ambiente evitando che il gatto finisca per sembrare una comparsa casuale nella foto di un cimitero. Il secondo motivo è che, a parte qualche eccezione, i gatti sono più diffidenti, mi sono trovato costretto ad usare quasi sempre il 70-300 perchè non si lasciavano avvicinare, mentre avrei voluto usare più spesso una focale grandangolare per inquadrature un po' più ad effetto. Questa gatta fa eccezione, al contrario di quasi tutti i suoi compagni, non ha alcuna paura e se ne sta da sola lungo il viale centrale ad aspettare i visitatori per ricevere coccole. Con lei infatti ho potuto usare anche il grandangolo. Se invece si "stringe" sul soggetto si rischia di decontestualizzare, per cui ci si ritrova con dei gatti che sarebbero potuti essere stati da qualsiasi parte, come in questo caso: Una bella gatta che però potrebbe essere ovunque. Anche qui l'amico/a nero/a è bello, ma non si capisce bene dove sia. Per evitare questo rischio ho cercato sempre di includere elementi di contesto, anche appena un accenno. In certi casi sono venuti accostamenti interessanti, anche se non proprio nello spirito originario del progetto, ma bisogna essere flessibili . In postproduzione ho cercato spesso di creare atmosfere un po' gotiche, che era la mia intenzione originale. in altre occasioni ho cercato di attenuare gli elementi di sfondo che potevano distrarre, "sviluppando" in toni alti. Funziona? Forse sì, ma temo di finire per avere foto disomogenee nello stesso portfolio, o meglio due portfolii dal carattere opposto. Per quel che avevo in mente sarebbe stato meglio un cimitero di stile anglosassone, di quelli con alberi, cespugli e con le lapidi decrepite, suggestive ma non invadenti. In ogni caso credo che mi dovrò prendere una pausa "forzata", la userò per pensare se e come continuare. Nota tecnica: Tutte foto scattate con Nikon Z 6, 24-70 f4 S e 70-300 f4-5.6 P (tramite FTZ). Il 70-300P va benissimo sulla Z 6, lo abbiamo scritto in tanti e lo confermo, che peccato non sia Z nativo. Aggiornamento ottobre 2023, ho fatto un altro giro: Queste sono state scattate con Nikon Z8 e 24-200mm Z.
    4 punti
  2. Sempre il solito giorno di pioggia e sole. Quasi come è uscita dalla macchina....nessun ritaglio. Pareri e critiche..... necessari (ma siate buoni )
    4 punti
  3. Per la genesi del progetto ed i dettagli di costruzione vi rimando a questo altro blog : qui presento le foto in studio del modello sostanzialmente finito. Anche se nella realtà per un modellista un modello non è mai veramente finito. Dopo un pò di tempo ci si ritorna per migliorare qualche cosa o cambiare un dettaglio. Comunque l'M 60 A1 Blazer è diventato un Magach 6B, ovvero la versione migliorata del M60. L'esercito israeliano dal 1948 agli anni '80 ha avuto fame di armamenti e munizioni, perchè privo di industrie militari nazionali. Praticamente acquistando qualsiasi cosa ci fosse sul mercato, dalle eccedenze di magazzino delle nazioni europee, all'usato, al nuovo. Arrivando anche a riciclare materiale in condizioni accettabili catturato al nemico nelle varie guerre arabo-israeliane sostanzialmente fino al 1967. Quindi nelle formazioni di carri dell'IDF si possono vedere a seconda delle epoca, M4 Sherman insieme a Centurion inglesi, M48 acquistati dalla Germania ed M60 arrivati in soccorso dall'US ARMY. Insieme a Tiran di varie versioni, sostanzialmente carri russi T54-T55-T62 catturati e occidentalizzati in Israele. L'M60 americano si rivelò una grossa delusione. Gigantesco, enorme, altissimo, delicato, con consumi bestiali. Poco protetto, veniva passato in due dai T-72 che egiziani e siriani riversarono in colonne durante la guerra dello Yom-Kippur dell'ottobre 1973. Ma anche con il T-62 era in difficoltà. Oltre tutto non aveva un sistema di puntamento efficiente, il cannone era impreciso e sensibile al calore del deserto del Sinai. Per questo le perdite furono enormi (anche del 50% degli effettivi) già nei primi 3 giorni di guerra. Vittima sia dei carri avversari che della fanteria munita di rpg e di missili anticarro, con l'aviazione israeliana che era impegnata dai SAM disposti dall'altra parte del canale di Suez. Il governo sudò freddo e fu solo grazie all'abilità di Kissinger se non si arrivò al peggio (si racconta che gli A4N aveva già un carico di bombe nucleari pronte per l'attacco disperato per alleggerire la pressione sul confine). La guerra poi si risolse con l'impiego congiunto di fanteria e artiglieria, utilizzando i carri solo per sfruttare il successo. Ma la lezione venne imparata e mentre si pensava ad un carro nazionale pensato per le esigenze specifiche dei due fronti meridionale e settentrionale, i carri in servizio vennero tutti elaborati. L'M60 (ma anche l'M48 di provenienza tedesca ) venne sottoposto a modifiche importanti. La corazzatura diventò tripla, in grado di 4 sul frontale al cannone del T-72 e ai lati e dietro a quello del T-62. Mentre venne applicata la corazzatura reattiva ERA su torretta e frontale, per ridurre gli effetti degli anticarro. Il cannone venne sostituito con un pari calibro da 105mm L7 Vickers, sostanzialmente lo standard occidentale, coibentato per resistere al calore. E vennero modificate anche le dotazioni e soprattutto, l'armamento leggero per gli scontri urbani. Per liberare le strade da ostacoli, molti carri vennero modificati per portare un vomere anteriore in acciaio, da usare per spostare veicoli fermi o abbattere piccoli ostacoli. Mentre altri vennero dotati di pala da dozer M9, altri ancora di dispositivi di rotolamento anti-mine. Così l'M60 rimase in servizio nelle varie versioni 6B per altri venti anni, quando venne sottoposto ad ulteriori modifiche con l'applicazione di grembiulature e una torretta composita pensata sull'esperienza del Merkava. Con l'ingresso in servizio del Merkava, i carri più vecchi cominciarono ad essere radiati. Adesso il Merkava, aggiornato alla versione IV è sostanzialmente l'unico carro in servizio nell'IDF, anche in versione ambulanza corazzata e trasporto truppe. Se c'è una cosa che difetta all'IDF è il personale addestrato, quindi c'è la massima attenzione alla protezione dei soldati, anche quando sono feriti. Una ambulanza che può resistere ai colpi dei controcarri (praticamente un carro senza torretta) è il massimo per evacuare rapidamente i feriti dalla linea del fronte. Ma veniamo al mio modello, idealmente da ambientare nel 1982-1985 durante le operazione nel Libano meridionale, dopo l'attentato all'ambasciata americana di Beirut. Sulla base del modello originale, ho autocostruito in cartoncino, plastica e stucco il vomere anteriore che ho fissato allo scafo con Superglue. Ho anche ricostruito del tutto il cestello posteriore della torretta e l'ho coperto poi con tela (il cestello originale in grigliato di metallo si riempie di sabbia e tutto quello che c'è dentro (le dotazioni dell'equipaggio oltre ai ricambi) diventa inservibile. La finiture - che è la parte che più mi diverte - è partita da una base di primer nero, poi sovrapposto di strati sfumati di verde oliva, di grigio Sinai e di marrone-rossastro. Tutti acrilici Vallejo passati ad aerografo. Dopo l'invecchiamento e la sporcatura, ho fissato tutto con una abbondante passata di vernice opaca trasparente per artisti (costa un decimo di quella per modellisti). Il risultato non è male, considerando che erano 35 anni che non mi dedicavo a questo passatempo. Di seguito vi propongo una serie di scatti fatti in studio con varie tecniche. il set - sotto la supervisione di Jessica, impiega tre softbox ottagonali parabolici su altrettanti flash di studio da 600 W/s. Il treppiedi è un Manfrotto 055 con una testa con attacco Arca Swiss. Il notebook con Helicon è un vecchio modello Dell, pilota la Z7 via cavo USB-C. Il grosso degli scatti è stato fatto con i flash, sia in focus-stacking che in scatto singolo. Qualcuno per cambiare in luce continua. Naturalmente i focus-stacking hanno tutto a fuoco mentre gli scatti singoli, anche ad f/16 non possono essere così puliti. flash luce continua normalmente io uso f/8 con la Z7 e il 24-70/2.8 per evitare la diffrazione, ma qui avevo bisogno di una via intermedia per fare liberamente anche gli scatti a mano libera con la stessa impostazione di luce. Che non è artistica ma del tipo commerciale, senza ombre. Gli scatti che seguono sono singoli, quelli sopra sono 20 in stacking. mostro questo, fatto in luce naturale ad f/4 che è tutto sfuocato per mostrare il diverso effetto gli altri sono tutti con i flash e ad f/16, Vedo adesso che ho dimenticato di fare anche uno scatto del fondo dello scafo, usurato. Farò ammenda quando fotograferò il T-80. Spero che questo set sia di un qualche interesse per i presenti. In ogni caso ... ho intenzione di continuare con queste cose di qui a primavera Due parole sul "set". Sul tavolino coperto di tavole di legno su cui in genere fotografo tutto il mio still-life formale in studio, ho messo delle tavolette di ardesia accostata. Ho poi nascosto le giunzioni con uno strato di sabbia da costruzione. Ho tenuto luce e bilanciamento del bianco sul tono che vedo nei film sul Medio Oriente. La parete di fondo è nera. In queste foto - scatti in origine in Jpg nativo della Z7 - non c'è post-produzione.
    2 punti
  4. Scattata il quattro ottobre, domenica; è la galleria della fermata MM Duomo, in tarda mattinata. Nikon Z 6 e 24-70mm f4.
    2 punti
  5. Titolone eccessivo, lo so, ma mi piace pensare che per questa JUv. Albanella minore appena volata (al max da un giorno) dal suo nido, sia tutto nuovo e da scoprire, come questo insetto.... D500+500mmPF+TCII 1,4x 1/4000 f10 ISO 2500 fine Luglio (era una covata ritardataria) dalla macchina, naturalmente mentre scattavo non avevo notato il passaggio dell'insetto che mi sono ritrovato in due fotogrammi.....
    1 punto
  6. Quest’anno, complicato per tanti aspetti, avevo voglia di tranquillità, solitudine e contatto con la natura. Ho scelto questa terra a me sconosciuta e devo dire che ho centrato in pieno le mie aspettative: borghi silenziosi, paesaggi per me inconsueti, contatto con gli animali. Pochi giorni, fortunati e piacevoli. Da tenere in serbo come una ricchezza interiore. Ho suddiviso idealmente il viaggio in due filoni, esposti separati per comodità, che comunque fanno parte di un insieme indivisibile. 1) i borghi; 2) il paesaggio e gli animali con incontri ravvicinati e non. Avevo con me D850 (63% delle foto) e D5 (37%). Come ottiche il AF S 14-24 (15%); AF S 24-70 (29%); AF S 24 1.4 (1%); AF S 70-200 FL (6%); Af P 70-300 (17%); AF S 500 PF (31%). Le foto sono state sviluppate con Silver efex pro 2 per il b/n, le rimanenti con LR 9.4 e C. One ver. 20 per Nikon. Uso quest’ultimo da due mesi circa. Non mi trovo bene in assoluto con uno dei due programmi, probabilmente perchè non ho ancora affinato l’esperienza con Capture One, mentre conosco meglio LR. In ogni caso se con quest’ultimo mi sono trovato meglio nello sviluppo dei paesaggi e in alcuni frangenti (raddrizzamento automatico, posizionamento firma, mascheratura della nitidezza, iterazione con silver efex pro 2, possibilità di unire foto), C.O. è più agevole con la gestione dei livelli (anche se per la mia abilità la definizione delle maschere resta imprecisa nonostante molti affermino il contrario), il controllo del tono, nella velocità delle elaborazioni. Ma magari riprenderò l’argomento su topic aperti da altri sulla questione, una volta approfonditi alcuni punti. Ho sofferto la mancanza di un polarizzatore nelle riprese relative alla Valle del Tirino: quelle acque così cristalline e pure meritavano di più. Le foto sono tante. Uno potrebbe anche stancarsi. Nel caso, prendetele a piccole dosi. Non ho ritenuto di dover aprire titoli diversi perchè secondo me ciò avrebbe frantumato in piccole parti una esperienza che va considerata nella sua diversa interezza. I Borghi Il primo, base per alcuni giorni, è Santo Stefano si Sessanio, disteso su di una collina. Il piccolo paese ha pochi abitanti e alcuni anni fa molte abitazioni sono state restaurate e fanno parte del cosiddetto "albergo diffuso”, una iniziativa tendente a riqualificare il tessuto urbano compromesso dall’abbandono e anche dal sisma del 2009. E’ anche famoso per le coltivazioni delle lenticchie che ho assaporato con vero piacere. Santo Stefano di Sessanio 1 2 Camminando... 3 4 5 6 7 8 Castel del Monte 9 10 Calascio 11 12 13 Navelli 14 15 Castrovalva Il paesino dove si è soffermato anche Maurits Cornelis Escher noto incisore e grafico olandese 16 17 Scanno 18 19 20 sulla strada per lago Racollo 21 22 23 con qualche incontro strada facendo 24 gente di pochissime parole e grande saggezza 25 26 c’è anche lui come in ogni viaggio.. Rocca Calascio, location di alcuni film, sicuramente molto suggestiva. Fortezza militare eretta fin dall’anno 1380 in un punto strategico dal quale si domina il panorama a 360°. Ha una storia molto interessante per chi volesse approfondire. 27 28 29 30 31 la chiesetta di Santa Maria della Pietà a pianta ottagonale (XVI - XVII ) 32 33 sulla via del ritorno le sorprese non mancano 34 35 aveva puntato qualcosa... 36 verso Campo Imperatore 37 38 39 il sentiero si inerpica e il tempo minaccia 40 ma lo spettacolo è impagabile 41 42 43 44 un gheppio appostato osserva il territorio 45 ... mi fissa e sembra non gradire l'intrusione 46 il sole gioca con le nuvole 47 48 49 50 51 la Valle del Tirino . Il piccolo fiume che la attraversa ha acque terse e di una purezza che dalle mia parti non ci sono più, anche grazie alle risorgive che lo alimentano lungo il percorso. Un po’ come il Sile 52 52 bis 53 54 55 56 57 lasciata la Valle si arriva a Civitella Alfedena, nel Parco nazionale d’Abruzzo, ultima tappa 58 dove “loro" sono di casa e tu l'estraneo 59 60 anche qualche lupo, quasi in cattività dato che sono inseriti in uno spazio delimitato. Vederli in natura liberi è tutt’altra cosa. Così mi intristiscono. 61 62 sua maestà 63 64 65 imperturbabile sotto un diluvio 66 verso i Monti della Meta 67 68 dopo una scarpinata... 69 si odono i loro bramiti in tutta la valle 70 71 72 73 lago Barrea la tempesta del mattino si è acquietata 74 si torna dopo gioni intensi e pieni 75 passando ancora una volta per Scanno 76 Una esperienza ricca di spunti da approfondirte anche grazie a Alberto Ghizzi Panizza che ho avuto il piacere di conoscere nell’ultima parte del viaggio. Una persona davvero squisita, dote rara di questi tempi.
    1 punto
  7. La tua trovata per il disco SSD su cui mettere i file di indicizzazione e preview é carinissima Io ho recentemente diviso le foto in pre 2017/18 e post, riducendo sì i file di indicizzazione e preview, ma anche razionalizzando i miei più recenti lavori... Ho un recente MacBook 16 (io dopo 10 anni di iMac 27” con i5 ho avuto le risorse per prendermi un più futureproof i9... ma sono anche un appassionato di Apple e ci ho ciurlato un po’ nel manico. È poi una postazione da cui posso tranquillamente lavorare pesante, se serve) che ho carrozzato con 32GB RAM e 1T dI disco per essere tranquillo ‘qualche’ anno (spero duri quanto l’iMac: 9/10 anni), appena posso mi acchiappo un monitor da 27” usb-c per la postazione fissa e credo che lo prenderò ancora NON 4K: i ragionamenti sparsi su Nikonland di Massimo e di tutti voi mi hanno fatto capire che in fondo, a me, non servono... e mi trovo ancora bene con 2560 x 1440 Pixel su 27”. Le foto che lavoro sono su un disco esterno portatile da 4T via usb-c (é ancora meccanico, in futuro forse SSD), uso un NAS Synology con 8T (viene usato dalla famiglia ) in raid 1 per i backup e un altro disco sempre acceso (non é un NAS, ma il disco dentro sí) da 2T come terzo backup (fatto in modo manuale, ogni tanto). Tutte le foto sono inoltre allineate nel tempo, con calma, su un cloud (pCloud, 2T) che ho preso senza abbonamento: a 2T di sole foto con il mio passo ci arriverò quando 4T li regaleranno con le patatine. Il mio é un tostapane per un toast alla volta (le mie macchine sono tutte a 24MP, le foto analogiche non le metto nel conto) e inoltre anche nel mio caso (come per Massimo) i file digitali nativi partono dal 2006 con la D200 e non arrivano a 1T. È sempre bello leggervi e immaginare le vostre postazioni e modulare la mia seguendo gli innumerevoli suggerimenti che ‘nascono’ in queste pagine. Spero di non avervi annoiato elencando le mie ‘spec’: é una cosa che quando iniziai desideravo sempre facessero gli altri... Se serve io ho una Bamboo Wacom usb che non uso più... Ciao.
    1 punto
  8. Ecco, bravo Adriano. Hai pronunziato la parola magica che fa la distinzione tra chi le foto le pensa e chi veramente le realizza. Quella prima versione di Gianni, verticale e densa di bianco e di nero oltre che del tuttogrigio che impera tra chi crede di scattare foto in BN ... l'ho lodata proprio perché l'ho subito pensata stampata in A2 sulla parete del mio soggiorno. Con quei neri carbone della terra lucida di pioggia. Ma serve uno stampatore per invogliare un fotografo. E io sono un fotografo in cerca del suo stampatore... Spesdo bisogna essere in due per fare cose memorabili
    1 punto
  9. Mi piace la versione verticale: é più essenziale e precisa nel messaggio di suggestioni che é intenta ad esprimere. Da studiare e provare a stampare !
    1 punto
  10. Secondo me ti è utile questa mia sperimentazione. Per questo motivo l'ho condivisa, perchè immaginavo ci fossero altre persone con la mia stessa necessità LRC: UN SOLO CATALOGO, GRANDE GRANDE. ..... un unico catalogo: 12 anni di archivio digitale. Grazie alla comoda funzione di LR "IMPORTA DA ALTRO CATALOGO" ho UNITO tutti i vecchi cataloghi in un'unica raccolta omnicomprensiva. E' un'operazione che richiede un po' di tempo perché LR prima converte il vecchio catalogo nel nuovo formato, lo salva localmente (io non lo conservo e scelgo l'opzione "elimina al termine"), poi esegue la vera importazione nel nuovo catalogo. In questo modo non si perde nulla del lavoro fatto, e salvato, nei vecchi cataloghi LR. Un unico catalogo è di una comodità estrema, però occupa molto spazio. Il mio scatolotto ORICO NMVe ha risolto, ma tu se usi un PC non dovresti porti problemi di sorta, al più aggiungi un bel disco SSD classico dentro al tuo Case. Se invece lavori su un portatile beh allora queste righe ti consiglio di valutarle con attenzione.. Allora vado di RAM piccolina?? Vado??? Va che vado, è già nel carrello (for iMAC 27, ho guardato: le Crucial sono dei best seller per i Maccari)
    1 punto
  11. Un po' tutti in Sardegna per ora, mi pare. Consolati: almeno tu poi starai certamente meglio... Pioggia e sole insieme...
    1 punto
  12. Grazie ! Quando una volta dovevo bermi ogni scemenza che veniva pubblicata sulle "poche" riviste di modellismo disponibili nelle nostre edicole. Oggi apri il web e trovi ogni fotografia e ogni dettaglio che vuoi. Anche di più, tanto che vai in confusione. E' una goduria - per me che sono sempre stato innamorato di queste cose (al servizio militare recitavo a lezione la lista dei pezzi di artiglieria in dotazione all'Esercito Italiano senza aver letto nessuna "sinossi" in dotazione alla Scuola di Artiglieria dove sono diventato Sotto Tenente) i prossimi anni saranno impegnati con queste cosine qua. Almeno finchè mi assiste la vista.
    1 punto
  13. Tralasciando il lavoro squisitamente fotografico (ma comunque ben fatto, e non ne avrei mai dubitato), direi che questo Magach è curato in modo maniacale. Devo essere sincero, difficile immaginare (almeno per me che di modellismo capisco ben poco) un tale livello di perfezione anche nei minimi particolari. .-
    1 punto
  14. Se ti iscrivi ad un forum di modellismo e pubblichi questi scatti ti fanno amministratore della piattaforma. Giusto perché non hai messo un diorama completo di sfondo e dettagli d'ambientazione non si possono usare sulla scatola del modellino. Battute a parte direi che gli scatti in FS hanno una marcia in più, il tutto a fuoco esalta ogni dettaglio del carro. Almeno per le foto a tutto il modellino.
    1 punto
  15. Fai attenzione che la Ram deve essere certificata apple se no fa dei casini, al punto che si possono anche bruciare le schede logiche, il prezzo in tal caso lievita ma di buono c'è come ha già scritto Massimo, che 16 bastano per farci quasi tutto agilmente. 32 sono meglio ma non poi così apprezzabile
    1 punto
  16. Una persona che stimo molto, anni fa mi ha insegnato "il meglio è nemico del bene". Io spenderei 78€ oggi e non mi preoccuperei d'altro. Domani, se scoprirai che ti stanno stretti (e non ti capiterà), ne comprerai altri 2 da 8, pagandoli meno che ora.
    1 punto
  17. I cinesi copiano gli accessori originali. Quindi per auspicarsi un battery grip cinese, bisogna prima che esista quello giapponese. E come detto, il valore di un accessorio è sancito dalla sua utilità. Qua ho letto interventi di persone che di un battery grip non hanno motivo di utilizzo. Io la Z6II la compro solo se prima vedo spuntare dallo scatolone l'MB. Le batterie le ho già comprate. O pensate realmente che altri produttori vi regalino qualcosa?
    1 punto
  18. Per tutto ciò che è possibile fare con l'hardware di prima generazione io mi aspetto un firmware di allineamento di Z6 e Z7. Quindi sono sicuro che sarà fatto e che probabilmente funzionerà abbastanza bene.
    1 punto
  19. Argomento meglio: si, perché la gran parte della magia sta nel ridurre il numero di dati da trattare includendoli all’interno di un’area delimitata. Cosa che via FW potrebbero far fare anche alla Z7/Z6 liscia, ovviamente meno bene perché il secondo processore in questo ha di sicuro un ruolo.
    1 punto
  20. Questo è uno degli scatti in orizzontale, il più simile a quello postato. Questi i dati Z6+70-300 stesso tempo 1/30 e Diaframma f14 PC Matita nessuna PP solo convertito in JPG con View NX e ridimensionato con PS..... A me piace più in verticale voi che dite, ci si potrebbe cavare qualcosa?
    1 punto
  21. Non è il catalogo ad essere grande, sarà al massimo un paio di GB, ma le anteprime. E li con il monitor 5k c’è poco da sperare in furbate! La struttura del catalogo è simile alla mia, che si fatto è solo “più in chiaro: - una cartella per anno - dentro una cartella per shooting - il nome della cartella è data di scatto seguita dal luogo (es. 20201015_Fagiana). - i file nel nome contengono la data ed un progressivo: se si spaccasse il catalogo ho comunque in chiaro a cosa riferisce ciascun file.
    1 punto
  22. no no Gianni ha inquadrato in modo impeccabile. Tirando dentro più bianco non avrebbe dato equilibrio perchè lì non c'è nulla da vedere che porti bilanciamento tra le parti. E' peraltro raro riuscire a raccontare la pioggia. Servono quelle condizioni che Gianni ha beccato ed ha saputo sfruttare: sfondo scuro, ma leggibile, su cui la luce radente che colpisce la pioggia riesce ad avere grande evidenza. Perfetto anche il tempo di otturazione, fondamentale per queste riprese: troppo veloce e non hai l'effetto movimento, troppo lungo e le gocce diventano righe e non è più pioggia. Gianni ha fatto una foto non banale sia sull'aspetto visivo che tecnico: PRENDERE APPUNTI IO PER PRIMO
    1 punto
  23. 399 euro per un battery grip? Bravi??? Ok, capisco che è un accessorio che deve essere progettato, costruito e messo in produzione per una stima di vendita di relativamente pochi pezzi rispetto ai corpi macchina che deve servire (peraltro ridotti anche questi rispetto al mercato di qualche anno fa). Capisco anche che chi ne ha bisogno non può rinunciarvi ed è disposto comunque a pagarne il prezzo. Però si tratta di un attrezzo fatto di plastica ed assai poca tecnologia, echecacchio! A questo punto rivaluto Leica i cui accessori al confronto appaiono addirittura economici ...
    -1 punti
  24. Bravi - e lo ribadisco - perchè hanno mantenuto un prezzo più in linea con quello americano, compresa IVA. Il battery-grip per D850/D500 costano 480 euro. Prezzo che parte dal Giappone, quindi né Nikon USA, né Nikon Europe né tantomeno Nital possono "svenderlo". Giusto per chiarire il punto. Poi, se a uno non serve, sinceramente perchè criticare ? Per la cronaca, il battery-grip per la Leica SL2 costa, al minimo, 875 euro. Il Canon e il Sony, 399 euro, come il Nikon.
    -1 punti
×
×
  • Crea Nuovo...