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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 18/06/2020 in tutte le aree

  1. 65 milioni di anni fa uno Pterodattilo sorvola un giovane Triceratops, uno degli ultimi Dinosauri, che si aggira lungo il letto ghiaioso di un fiume asciutto. E' pomeriggio inoltrato e il sole traspare in un varco grigiastro tra le nubi di cenere provocate dall'impatto dell'asteroide nel Golfo del Messico. Tra non molto gli effetti dell'asteroide si sommeranno a quelli delle megaeruzioni segnando la fine di un'era. I piccoli pelosi mammiferi la scamperanno, trovando spazio libero potranno evolversi in tante forme differenti fino ad arrivare a quelli che parlano di fotografia. Nikon Z6, 24-70mm f4 S a 62mm, f8, 1/15s, 640 ISO, luce laterale dalla finestra, stacking di 35 scatti con Helicon Focus, metodo C (il B dava un sacco di artefatti con tutta questa texture). La ghiaia è la sabbia della lettiera del Gatto.
    7 punti
  2. 16 giugno 2020. Sono assente da Nikonland da parecchie settimane. Come tutti voi sono stato frenato dal lockdown la cui fine, purtroppo, è coincisa con l'inizio del mio periodo di letargo fotografico per via delle condizioni di luce che per tutta l'estate non sono esattamente il meglio che un fotografo vorrebbe. Per diversi giorni ho cercato un argomento buono per popolare il mio blog e alla fine l'ho trovato. Piuttosto ostico e capirete perchè. Diciamo il classico passo più lungo della gamba, ma è difficile scrollarsi di dosso un'idea quando arriva. Si parla di un'opera architettonica dimenticata da molti, quella che viene definita la Cupola di Antonioni, disegnata dall'architetto Dante Bini nel 1969 e realizzata a Costa Paradiso, a margine di un agglomerato residenziale d'élite, appunto per Michelangelo Antonioni. In realtà le cupole sono due, una più piccola. Ma la proprietà venne divisa e la più piccola, in seguito, ceduta. Come dicevo l'argomento è ostico perchè entrare nel merito delle filosofie di progettazione applicata di certi geni dell'architettura Made in Italy è per me estremamente complicato. Ma sono rimasto talmente affascinato da quest'opera che devo assolutamente sforzarmi di scrivere questo pezzo evitando il più possibile di scrivere stupidaggini. L'opera in sé richiama costruzioni già presenti in Italia, sin dal primo dopoguerra, esattamente a Milano, le famose case Igloo della Maggiolina. Diversa è la tecnica di costruzione: nel caso della Maggiolina le case Igloo erano costruite in mattoni e sorrette da losanghe in acciaio. Mentre la cupola costruita da Bini sfrutta una tecnica realizzativa da egli stesso ideata e denominata Binishell che consiste in un'unica colata di calcestruzzo su una forma d'aria sollevata a pressione (sostanzialmente forme prerealizzate e gonfiate ad aria). Facile oggi a dirsi e farsi, assolutamente geniale nel 1969. Ma Dante Bini (classe 1932) era e continua ad essere un visionario. Oggi viene definito l'architetto delle piramidi e un motivo c'è: ha ideato la più colossale opera architettonica mai pensata e realizzata dall'uomo, quella che viene definita Piramide di Tokyo, un'immensa struttura a forma di piramide, appunto, alta 2.004 metri, sorretta da nanotubi in carbonio e in grado di accogliere 1.000.000 di persone che _ se realizzata _ avrà un costo di 554 miliardi di euro, inizio lavori nel 2030, fine lavori nel 2110. La Cupola di Antonioni Il primo impatto con questo incredibile manufatto produce un certo disappunto. Sembra uno sfregio ambientale insanabile, su un costone di roccia e vegetazione che precipita in acqua, già largamente degradato dalla presenza di centinaia di villette che si affacciano su un mare invivibile, esposto a tutti i venti del quadrante occidentale. Incomprensibile. La cupola è fortemente degradata e in stato di abbandono, i segni del tempo sono largamente visibili. Sorprende subito il corridoio sospeso che porta all'ingresso. Ed è in questo momento che questo manufatto esercita tutto il suo fascino e riesco ad immaginare la casa del futuro, una cupola completamente rivestita di pannelli solari, una superficie inattaccabile dall'acqua che non ristagna sul tetto ma scivola per gravità; resistente al vento che, per quanto forte, non può far altro che scorrergli attorno. Interessante la seduta a destra dell'ingresso ricavata da un blocco di granito e la singolare finestra La curiosità cresce e scendo pochi scalini che mi conducono dabbasso, dove intravedo una porta aperta... ... la oltrepasso e mi ritrovo in un incredibile open space, una zona giorno piuttosto ampia e perfettamente illuminata. Ma come è possibile illuminare ciò che a prima vista appare come un bunker impenetrabile persino ai fotoni? Le soluzioni sono semplici ed estremamente efficaci: un'enorme vetrata che segue la curvatura della cupola e un "oculo" centrale che proietta dentro la luce del sole. Tanto basta. L'oculo non ha mai avuto un vetro, si capisce perfettamente. E perpendicolarmente ad esso è posizionato un piccolissimo giardino che quando piove viene innaffiato naturalmente. Molto difficile fotografarli assieme e mostrarli. Credetemi, è stata l'unica volta in vita nella quale ho desiderato di avere un decentrabile montato sulla baionetta. .. Forme inimmaginabili, luci e ombre che si fondono e talvolta creano contrasti netti. Pavimenti e scalinate basse, irregolari rigorosamente in pietra e il movimento creato sulla parete circolare dall'intonaco, anch'esso irregolare, volutamente steso con la spatola (ho tirato un po' la struttura perchè risaltasse) e in grado di generare movimento perchè un'unica parete liscia diversamente diventerebbe terribilmente occlusiva e claustrofobica. Trovo che l'architettura talvolta diventi l'arte dei particolari dove niente deve sfuggire. Michelangelo Antonioni la commissionò come rifugio per se e per Monica Vitti. E Dante Bini fece un lavoro eccellente, ahimé curandosi poco dell'ambiente circostante. Ciononostante ritengo che debba essere recuperata. Come dicevo, il Fondo Ambiente Italiano sta cercando di acquisirla e restaurarla. Sicuramente è un'opera di grande valore architettonico e anche storico. Mi auguro che il FAI riesca ad ottenere i finanziamenti necessari. D'altronde, a vedere in che stato versa, non credo che gli eredi Antonioni (se ne esistono, non so) interessi qualcosa. Perchè il Bianco e Nero Perchè gli Anni Sessanta facevano tanto Nikon F e scatti in b/n con forti contrasti. Un po' di nostalgica immaginazione non guasta mai. E poi credo che luci e ombre generate dalla matita di un architetto risaltino meglio col monocromatico. Invece le curve un po' esasperate sono opera mia (potete dissentire liberamente, ci mancherebbe) Conto di ritornarci perchè ho la sensazione di non aver finito il lavoro. Qualche volta mi capita. Buona visione a tutti Un pezzo appropriato mi pare Time Machine di Devon Allman ------------ Tutte le immagini sono realizzate con Nikon D7100 e Tamron 17-50 f.2,8 in luce ambiente. Copyright Enrico Floris per Nikonland
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  3. 3 Bene, una mia cara amica, un pomeriggio dei primi giorni di ottobre 2019, all'aperto luce naturale. D750 e 85 1.8 ad 1.8. Ho scelto questa foto per i suoi occhi e per il sorriso/non sorriso.....
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  4. 2 Ho deciso di partecipare ai contest solo con foto nuove, senza rimestare nell'archivio alla ricerca di immagini scattate chissà quando. Questa foto nasce durante il primo model sharing dopo la fine del lockdown, sede il laghetto dell'eur in una giornata molto calda e luminosa ( ed affollata di passanti ). Scattato con il 70-200 a 100 mm ( poi croppato perché ho preferito togliere elementi dalla scena e aria sopra la testa di Federica ) cercando di sfocare lo sfondo il più possibile. Avevo in testa un risultato finale in B/N ma poi ho preferito sfruttare le cromie del laghetto e del vestito, mi sembra un insieme più piacevole. E' una posa classica, qualcuno direbbe banale, ma si sposa bene con il clima di ritorno alla normalità della giornata ed era molto più nelle corde della modella rispetto ad altre situazioni che abbiamo costruito.
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  5. Eccomi qua, in ritradissimo, ma non avrei potuto fare altrimenti, impossibile scrivere i miei commenti in tempo, e ora che sono in ferie mi ritrovo senza alcuna connessione internet nelle vicinanze di casa, anzi non riesco neppure a fare una semplice telefonata quando sono a casa (la bellissima Cala Pira). Oggi abbiamo cambiato zona ed eccomi qua. Intanto faccio i dovuti complimenti hai pochi partecipanti. Ringrazio anche tutti quelli che hanno votato la mia foto, sono contento che sia piaciuta. La mia preferenza va all’immagine numero 4 di Mauro: mi piace l’interpretazione artistica, ho un debole per gli oggetti ripresi, soprattutto l’orologio, e quando sono ritratti da una luce così affascinante che li rende così affascinanti... insomma questa foto mi piace proprio tanto! Scusate se non faccio altri commenti ma scrivere con la tastierina del telefono in spiaggia sotto il sol leone delle 2 della sardegna... non ce la faccio proprio :-)))))
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  6. 1 Arya, 26 maggio 2019. Sono tre ritratti ripresi a brevissima distanza, stessa luce, stesso posto, stesso tutto. Nikon Z6 e Nikon 105/1.4E ad f/1.4. Luce naturale dalla finestra sulla destra, nessuna aggiunta, il pomeriggio era assolato ma non caldissimo. Lei muta di pensiero e di espressione con un battito di ciglia, un momento è dolcissima (a sinistra), un momento è assorta (in mezzo), un momento è infastidita dalla presenza degli altri (a destra) e vorrebbe incenerirti. E' una donna molto difficile da prendere e una ripresa sola non basta a rappresentarla : per questo ne ho sovrimpresse tre. Sono tre sfaccettature ma fanno una fotografia sola di una donna "dolcemente complicata". Posava solo per me, eravamo in due soli nella stanza.
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  7. Alle Cascate della Sega, in compagnia anche di Pedrito, Forti contrasti hanno messo a dura prova il sensore della D3X, che si è dimostrato ancora arzillo. E' vero che è stato aiutato dal giovane 70-200 2,8 FL, ma col cavolo che la vendo! Lunga esposizione, 30 sec.a f.13,0 con filtro ND 11 stop. Per evitare la bruciatura delle alte luci ho sottoesposto in fase di ripresa e in post le ho poi schiarite insieme ai riflessi in primo piano.
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  8. Sono stato impegnato sentimentalmente con questo Nikkor Z 20mm f/1,8S dalla fine di marzo in qua, come già sapete... ed il piacere di scattare foto ha preso il netto sopravvento rispetto l'istinto di relazionarvi su Nikonland: come mi avete fatto notare in qualche occasione Come vedete, nelle foto di prammatica, mi è persino riuscito difficile ripulirlo per bene, da polvere, sabbia, terra e quant'altro gli sia capitato di impattare durante le riprese. (dalla Cina con furore...?) Il bilancio è presto fatto: al 31 di marzo mi era giunto in prestito da Nital, ma neanche un mese dopo l'ho comprato per me, in quanto irrinunciabile al tempo del corredo Nikon Z ! mi era accaduto un'altra volta solamente, guarda caso con un altro 20mm: ma non era Nikon. E adesso non potrebbe convivere con questo. Ho scattato tanto? Solo poco più di 2mila files. Ma di questi scatti Lightroom mi dice che più di 600 siano stati a f/1,8 ed f/2: altri 300 ad f/4... Vorrà dire di certo qualcosa? Meglio andare al sodo e partire dal Segno (che è la misura di quanto uno strumento possa assecondare quanto stia nella mente di chi lo usi) il Segno risiede nella Materia e si manifesta nel tratto che il fotografo tenti (o riesca) a fare emergere col proprio insistente alludere. Ma con questo obiettivo non ci si deve proprio sforzare e la sensazione di trovarsi a proprio agio con un semplice sguardo a mirino è frequente: è dotato del proprio respiro. Non ha bisogno della traduzione immaginaria che il Bianco e Nero obbliga a fare: la sua luminosità e contrasto incidono quanto ne sia capace la lama di un cutter la grande apertura (per un superwide) non diminuisce la sensazione di acutezza: a differenza di altre realizzazioni, concorrenti e casalinghe... ogni superficie si presta a definire: è questa la cifra di questo eccellente obiettivo per i corredi mirrorless Nikon Z Caratteristiche principali di questo nuovo Nikon Z 20/1,8S sono nitidezza, contrasto e saturazione, i quali sono i presupposti che meglio si sposano al Colore... sia attorno a Tutta Apertura... così come ai diaframmi più chiusi, quando dovessero servire... dalle inquadrature più surreali a quelle più ovvie e scontate per un obiettivo che abbraccia un angolo di campo da 94° Le caratteristiche cui si accompagnano questi elementi (segno e colore) sono per il Nikon Z 20/1,8 di tutto rispetto. Eminente il controllo della distorsione, agevolato dal dialogo tra sw e fotocamera, (quando presente) nonostante l'assenza di parallelismo al soggetto inquadrato (notare in questo supercrop la leggibilità dei particolari a f/2) Eccellente anche in questo superwide Z la gestione del controluce diretto con una totale assenza di flare e ghost, anche nelle situazioni più pericolose, col sole direttamente in inquadratura accompagnata da una resa ammirevole del dettaglio dei soggetti in controluce facilmente gestibili in postproduzione anche se non in formato RAW per una focale che si presta principalmente all'avvicinamento sociale, che di questi tempi è difficile da praticare ma che non disdegna il ruolo documentale di natura architettonica, tipico di chi viaggia per conoscere (vi invito caldamente ad aprire sempre le immagini per poter godere delle caratteristiche summenzionate di questo obiettivo) oltre a quello meramente descrittivo, da taccuino di immagini, per alcuni considerabile genere... Z6V_8442.MP4 Io in questi mesi questo 20mm me lo sono portato appresso dapertutto e ho scattato le foto più disparate, sempre crucciandomi di non essere stato ancora in grado di scattarne altre... come sempre nella mia vita, ho difficoltà a trovarmi soddisfatto pienamente di ciò che ho fatto... E volendo esagerare ho sperimentato anche il suo utilizzo in close-up, con un doppietto acromatico Marumi da 3 diottrie, dello stesso diametro della sua filettatura da 77mm restandone ulteriormente sbalordito, per la linearità di comportamento rispetto più consoni usi Le mie conclusioni sono ben chiaramente espresse fin dal titolo di questo articolo: il migliore 20mm nel quale mi sia fin qui imbattuto, fin dai tempi del mio padellone Nippon Kogaku UD Pregi: incisività a tutti i diaframmi, crescente fino ai medi, poi stabile nitidezza e contrasto. Cromia da obiettivo aggressivo, non certamente neutrale. caratteristiche complementari (distorsione, tenuta ai riflessi) di categoria superiore (da f/1,4) peso contenuto, considerata la costruzione in metallo motori AF silenziosissimi ed efficientissimi: non sbaglia un colpo, pur col suo angolo di campo Difetti: prezzo da...categoria superiore (f/1,4) certamente adeguato alle prestazioni... vignettatura a TA e fino a f/2,8: non disturba sempre, ma talvolta si (soggetti chiari su sfondo chiaro) mancanza di un display lcd come i Nikkor S di livello high quando non l'avete ancora in borsa... Ci chiedevamo su Nikonland se Nikon deciderà mai di realizzare un 20mm f/1,4 Dopo aver provato questo f/1,8 ne dubito fortemente. Il passo successivo porterebbe solo incremento di peso e prezzo, realizzando in casa, con questo mio 20/1,8 il principale e più temibile concorrente. Brava Nikon ! Max Aquila photo (C) per Zetaland 2020
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  9. Confronto all'americana tra .... il 24-200 in posizione di riposo a 24mm e il 24-200 in posizione 200mm. Attenzione, l'obiettivo non è "retrattile" come il 24-70/4 S, nel senso che a 24mm funziona, non richiede di essere esteso perchè la fotocamera si attivi. mentre qui è di fianco, per l'appunto, al 24-70/4 S su cui guadagna circa due dita di lunghezza nella posizione a 24mm (notate che al minimo il 24-70/4 S non è in posizione di "sparo" ma ritratto. Si deve aprire per poterlo utilizzare e a quel punto si allunga anche alla minima focale, cosa che per il 24-200 invece non succede). Quando è esteso più o meno raddoppia di lunghezza con il paraluce e il tappo il paraluce HB-93 costruito, come il resto, in Tailandia E per finire eccolo montato sulla Z6, in questo caso "zavorrata" dal battery pack. l'ingombro resta accettabile a 24mm, più impegnativo a 200mm, anche perchè i due cilindri interni fuoriescono abbastanza e il sistema diventa fragile all'imboccatura (immaginatelo con il paraluce montato). Che sono ovviamente in plastica, mentre il fusto principale invece è - almeno all'apparenza - in metallo. A supporto della cura di Nikon in questo obiettivo "tutto fare", il pulsante di blocco della focale che evita allungamenti indesiderati. Obiettivo che è del tutto costruito in Thailandia e non in Cina, una volta tanto. Nel complesso, la costruzione non è male. Non è un Nikkor S ma sembra semplicemente il fratello ... più alto del 24-70/4 S. Una estensione di quel concetto *** Nell'uso devo subito annotare una cosa. Già a 50mm il diaframma chiude ad f/5. Mentre oltre i 150mm è già f/6.3. Quindi o andate in giro con il sole bello forte, oppure se dovete fermare un soggetto rapido, dovrete rassegnarvi a salire di sensibilità. pieno sole, 165mm, f/6.3, ISO 280 per avere un tempo di 1/1000'', il minimo per fermare i miei delinquenti mezzo sole e mezza ombra, andiamo a 1000 ISO ma in ombra pur della stessa giornata di sole, la sensibilità è andata a 5600 ISO fortunatamente la nitidezza resta sempre elevata, il contrasto omogeneo e i colori neutri, facilmente dosabili. Archiviamo subito lo sfuocato, credo che uno che cerca il 24-200 non lo farà per avere lo sfuocato del Noct-Nikkor ... ! che comunque è decente se ci sapete fare Lato distorsione, avendo a mente che c'è la correzione automatica non disattivabile nemmeno in NEF, mi pare che le cose siano perfettamente in linea con l'oggetto, anzi. 24mm, appena un'ombra di cuscinetto residuo, tutto sommato ancora migliorabile, considerando che ero tutt'altro che in bolla con la parete e che in situazioni normali la cosa non si nota del tutto (sempre 24mm) E se anche andiamo a cercarci situazioni ... orribili si può intervenire con Photoshop ed avere comunque foto in bolla se vi piace di più il diaframma, pur aprendo a valori relativamente bassi, ha il pregio di chiudere a livelli molto elevati e in questo caso sono andato a cercare il sole che si mostrava tra le nuvole di una giornata un pò moscia, vedendo che l'obiettivo regge benissimo in queste circostanze qui siamo andati da f/4 ad f/32 passando per f/6.3 ed f/20 ( con piena evidenza di tutti gli scarafaggi che ci sono sul sensore della mia Z6 !) per quanto riguarda lo stabilizzatore, funziona perfettamente ed è del tutto trasparente (qui siamo ad 1/10'' ed f/22) Ma il miglior utilizzo di questo obiettivo è quello spensierato, a caccia di soggetti ... qualsiasi, potendo avere a disposizione tutta la gamma focale che si usa di più (con riconoscimento di occhio e volto del soggetto davanti, seguito a raffica senza problemi) *** Concludo così questa anteprima, forse approfondiremo nei prossimi mesi quando sarà disponibile un esemplare di serie. E' un obiettivo piacevole da utilizzare, di gran lunga migliore - anche in termini costruttivi - del Nikon F 28-300mm che si impasta a tutte le focali ed ha colori tendenti al grigio medio ... Ben corretto, non importa se in larga parte via software, è leggero, ancora compatto, come dicevo il fratello lungo del 24-70/4 S che quasi tutti noi abbiamo preso nel kit di una delle nostre Z. Proprio si nota appena che non è un S di fascia media, forse manca un filo di nitidezza rispetto agli eccellenti compari di merenda che Nikon ci ha proposto negli ultimi anni. Resta un oggetto di compromesso, e così deve essere preso, anche nel prezzo, non elevato ma nemmeno di livello popolare. Si usa bene e non impegna, le foto che consente sono belle e in certi casi, uniche, perchè magari quella volta li, proprio un tele impegnativo non l'avremmo portato con noi ... mentre qui basta zoomare e se c'è luce sufficiente si può fare quello che si vuole dall'insieme al particolare La poesia, ricordiamocelo sempre, sta dentro di noi e solo i nostri occhi possono mostrarla. Non scaturisce da sola per l'obiettivo che abbiamo in mano L'anteprima finisce qua anche perchè dovevo rapidamente restituire il sample a Nital Spa, distributore nazionale dei prodotti Nikon che ce l'ha concesso in visione.
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  10. si: io le vedo tutte di colore differente, l'una dall'altra e francamente nessuna coerente rispetto al bianco
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  11. Ciao Marco, Mauro ti ha gia'esaurientemente risposto Io mi trovo nella tua stessa condizione ed ho sempre "ammesso" di aver utilizzato su fx il 28-300 per quelle occasioni ( tipo viaggi con famiglia nei tempi in cui si potevano fare o uscite leggere ) per cui ho gia' ordinato il 24-200 che, prima o poi, arrivera' ( forse entro fine mese ) in modo da avere quel giusto compromesso che vai cercando anche tu, e presumo molti altri. Il 28-300 e il 20 afd mi risolvevano un po' tutto, ora avro' l'accoppiata 14-30 / 24-200 ; il 70-300 af-P l'ho avuto ma non e' scattata la scintilla, mentre il 70-200 f4 non l'ho mai provato ( e, ammetto, mai desiderato ...a quel punto meglio l'afP ), altri in giro non se ne vede.
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  12. Molto molto interessante: 150€ sul mio nuovo 20/1.8S.... se già avevo deciso di prenderlo ora non posso proprio resistere!
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  13. Ci sono i fatti e ci sono le interpretazioni dei fatti. Senza stare a ripetere tutta la faccenda, le critiche si rivolgono all'intensità del fenomeno che secondo alcuni potrebbe essere stata sovrastimata. Questi invocano spiegazioni alternative (soprattutto le megaeruzioni in India/Pakistan) Versione più lunga: alla fine del Cretacico c'è stato un impatto di un asteroide di almeno 10km di diametro. Questo ha lasciato tracce (il famoso iridio, quarzo da compressione ecc.) che indicano effetti a larga scala che -interpretazione- potrebbero aver scatenato una serie di fenomeni (paragonabili ad una megaeruzione) che avrebbero profondamente e molto rapidamente alterato il clima provocando una crisi biologica globale (ricordiamoci che non si sono estinti solo i dinosauri, è stata un'estinzione di massa). Critiche: La portata delle conseguenze potrebbe non essere stata globale. Spiegazioni alternative (serie): più o meno in contemporanea, ci fu una fase di tensione della crosta terrestre in quella che sarà la zona dell'India/Pakistan, dove si sono aperte delle fessure che hanno dato luogo a delle eruzioni "areali" (senza cono vulcanico, lungo fratture) che hanno emesso milioni di tonnellate di lava e gas, provocando effetti come quelli dell'asteroide, ma su scala molto, molto più ampia. Le tracce ci sono: abbiamo più serie di colate laviche di migliaia di chilometri quadrati di estensione e di centinaia di metri di spessore in tutto quello che oggi è il Deccan. Il motore potrebbe essere stato un fenomeno all'interno del nucleo terrestre, che si ripete (ahimè) ciclicamente, forse alcuni sostengono lo sciame sismico dell'impatto dell'asteroide ha attraversato la Terra ed è arrivato al lato opposto (in India) dove ha reso la crosta ancora più fragile accentuando la portata delle Megaeruzioni. Infine c'è chi ritiene sia stato solo un mutamento climatico che ha decimato una fauna già in crisi, ma sono pochi. Io ci faccio due ore abbondanti di lezione su questo e passo ai miei studenti gli articoli scientifici originali, perchè se ne possa discutere.
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  14. Io sono i dubbio tra il 14-30 e questo 20mm, devo solo decidere se dare precedenza alla qualità ottica o alla comodità. PS: Max non mi insultare per il paragone improbo tra le due lenti!!
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