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  1. NIKON FE. ISTRUZIONI PER L’USO. PRIMA PARTE La Nikon FE è stata una fotocamera che Nikon ha concepito alla fine degli anni ’70, sulla scorta del successo della Nikon FM, dalla quale si differenzia per alcuni dettagli, ma di fondamentale importanza nell’uso sul campo. Buona visione e buona lettura! Nikon FE: l’evoluzione logica della Nikon FM Tra il 1977 e il 1981 Nikon produsse la Nikon FM, fotocamera interamente meccanica, con tempi di posa da 1 secondo fino a 1/1000 di secondo e con esposimetro incorporato TTL alimentato a batteria. Dalla Nikon FM nacque la La Nikon FM2, prodotta dal 1982 al 2001, per ben 19 anni – uno dei modelli più longevi di casa Nikon, è una fotocamera manual focus che non solo ha incontrato grandi consensi di pubblico durante il suo ventennio di produzione, ma è ancora oggi una delle fotocamere Nikon manual focus più ambite.Si distingue inannzitutto dal modello precedente per il fatto che il tempo di scatto più veloce passa da 1/1000 di secondo della FM a 1/4000 di secondo della FM2. In quel periodo c’era una vera e propria corsa al tempo di scatto sempre più veloce, corsa più scientifica e da primato che pratica, visto che le pellicola non superavano i 3600 ISO e non era ancora in voga la “caccia” alle immagini con effetto “bokeh” che avrebbero potuto giustificare tempi di scatto sempre più veloci. Ma contemporaneamente alla produzione della Nikon FM, per la precisione dal 1978 al 1983 arrivò la Nikon FE. E’ la versione elettronica che unisce la tecnologia della Nikon EL2, evoluzione con innesto obiettivi AI della mitica Nikkormat EL. Quasi identiche nel design, negli ingombri e nei pesi, la Nikon FE introduce importanti innovazioni, per il cui funzionamento è però necessaria la batteria: l’otturatore non è più meccanico ma elettromeccanico, è presente un solo tempo fi posa meccanico, il 1/90 di secondo, ma a fronte di questa “dipendenza” la Nikon FE offre la priorità di diaframmi e la possibilità di impostare manualmente tempi fino a ben 8 secondi di posa. Questa dipendenza dalla batteria, per altro facilmente superabile semplicemente avendo con sè una batteria di scorta, ha però fatto sì che ancora oggi sono più ricercate le Nikon FM e FM2 piuttosto che la FE e la sua erede, la Nikon FM2. Io personalmente preferisco immensamente la FE alla FM, vi spiego nei prossimi capitoli il perchè. La priorità di diaframmi La priorità di diaframmi è un semiautomatismo presente anche nelle reflex digitali attuali, che permette all’utente di impostare manualmente il diaframma – responsabile tanto della profondità di campo che del fuori fuoco – o effetto bokeh alle spalle del soggetto -, lasciando che sia la fotocamera a impostare automaticamente il tempo di scatto. Se pensiamo che con queste fotocamere la messa a fuoco è manuale, il riarmo del’otturatore e l’avanzamento della pellicola sono manuali, non doversi preoccupare anche di impostare il tempo di posa permette al fotografo di abbattere preziosi secondi di impostazione dei parametri della fotocamera, consentendogli di catturare davvero l’attimo fuggente. L’estensione dei tempi di posa fino a 8 secondi. Nel 1991 Nikon presentò la Nikon F 601, sia il modello AF che M, che permetteva di impostare manualmente tempi di posa fino a 30 secondi. Ma già poter contare su un’impostazione manuale di 8 secondi, rispetto al tradizionale secondo, permetteva, giò con la Nikon FE di lavorare in condizioni di luce crepuscolare edi ener conto anche dell’effetto di non reciprocità, che accomuna – ancora oggi – tutte le pellicole. L’effetto di non reciprocità. Detto anche effetto Schwartzchild, l’effetto di non reciprocità, o difetto di reciprocità è un limite delle pellicole, soprattutto a colori, tale per cui, oltrepassata la soglia del secondo di posa, impostando per esempio f/8 e 1 secondo di posa, se chiudiamo il diaframma di 1 stop, portandolo a f/11, per mantenere la medesima quantità di luce il tempo di posa non va semplicemente raddoppiato a 2 secondi ma va aggiunto del’altro tempo di posa. L’effetto è a progressione geometrica, questo significa che se già si parte con un tempo di posa molto lungo, una sua variazione, per esempio chiudendo il diaframma, o basandosi semplicemente sul dato fornito dall’esposimetro – che NON tiene conto dell’effetto di non reciprocità – porta a un reale tempo di posa che può essere il triplo o il quadruplo rispetto a quello indicato dall’esposimetro. Ecco il motivo per cui,pur accontentandosi del “soli ” 8 secondid ella Nikon FE, questa fotocamera fino a un certo livello di EV permette di impostare un tempo di posa che tenga conto anche dell’effetto di non reciprocità. La priorità di diaframmi della Nikon FE: arriva davvero “solo” a 8 secondi ? L’esposimetro della Nikon FE, come la maggior parte degli esposimetri dell’epoca, aveva un range di EV poco esteso, per la precisione da EV 1 a EV 18, che si traduce in una bassa sensibilità al rilevamento della luce in condizioni di scarsa luminosità. Infatti, anche impostando la priorità di diaframmi, i dati di targa della Nikon FE consentono anche in semiautomatismo di raggiungere solo gli 8 secondi di posa. Per fortuna, nella pratica, i tempi di posa raggiungibili in modalità A sono BEN superiori ! Altro che 8 secondi ! Se osserviamo il grafico della Nikon FE notiamo che impostando una sensibilità di 12 ISO si arriva appunto, in modalità A a8 secondi di posa. Per mia esperienza personale, invece, i tempi di posa che si raggiungono superano i minuti, e c’è chi è arrivato a mantenere aperto, in automatico l’otturatore della propria Nikon FE fino a ben 63 minuti ! Giocando con gli ISO e con la staratura intenzionale dell’esposizione, e senza l’ausilio di un esposimetro esterno, la Nikon FE è in grado di fronteggiare situazione quasi completamente prive di illuminazione, e starando intenzionalmente l’esposizione, di far sì che tenga conto anche dell’effetto di non reciprocità. Non male, direi! Reperibile, riparabile. Nonostante i primi esemplari siano stati immessi sul mercato nel 1981 – quindi quasi quarant’anni fa – la Nikon FE è ancora facilmente reperibile nei negozi specializzati di fotografia. Nonostante l’elettronica, poca rispetto a una digitale, ma superiore rispetto a una Nikon FM, la Nikon FE può ancora tranquillamente essere riparata da diversi laboratori specializzati sparsi su tutta la penisola Leggera, e da oggi non serve neppure tornare a casa per sviluppare i negativi. Leggera, quasi tascabile, dotata di un parco ottiche, specie gli Ai a loro volta leggeri e compatti, la Nikon FE trova posto in una borsa di dimensioni contenute, insieme al suo corredo. E da oggi, se avete fretta di vedere i risultati, basta che abbiate con sè una LAB-BOX con il monobagno, Ars Imago o il Dx ONE di Ag+per poter sviluppare i vostri negativi direttamente sul campo, senza camera oscura, senza changing bag! __________________________________________________ Nikon FE: uno sguardo d’insieme La misurazione in stop down e la compatibilità con gli obiettivi pre Ai La Nikon Fe, come già la Nikon FE ha la possibilità di sganciare l’accoppiamento previsto per gli obiettivi Ai permettendo sia di esenìguire precise esposizioni in stop down che di utilizzare anche gli obiettivi pre Ai, come i vecchi obiettivi F presentati alla fine degli anni ’50 con la prima Nikon F. Un’opportunità certo da non sottovalutare. Nikon FE: le informazioni nel mirino La Nikon FE permette di osservare, attraverso il mirino, diversi dati impostati e di scatto. In alto, come di consueto, grazie a un prisma che legge la scala dei tempi sull’obiettivo montato, è possibile leggere il tempo impostato. A sinistra è presente una scala che permette di leggere i tempi da1/1000 fino a 8 secondi, oltre l’impostazione sul tempo meccanico 1/90 di secondo e la posa B e se la ghiera dei tempi è impostata su A. Per indicare il tempo o la funzione impostata basta osservare dove è posizionata la stanghetta verse, che si muove sincronizzata rispetto alla rotazione della ghiera dei tempi. Per leggere invece il dato suggerito dall’esposimetro basta osservare l’ago nero che, se coincide con la stanghetta verde, indica che l’accoppiata tempo/diaframma scelta dall’utente è in linea con quanto suggerito dall’esposimetro. Sotto o sovraesposizioni intenzionali Al contempo, sempre a questa scala molto chiara e leggibile, è anche possibile introdurre delle sotto o sovraesposizioni intenzionali tenendo come riferimento l’ago dell’esposimetro e scegliendo volutamente un tempo di scatto più lento o più veloce per indurre appunto delle sotto o sovraesposizioni intenzionali La staratura intenzionale dell’esposizione in manuale e in priorità di diaframmi. Un altro sistema per effettuare delle sotto o sovraesposizioni intenzionali dell’esposizioni si ottiene agendo sulla ghiera delle starature intenzionali delle esposizioni; questa ghiera permette di indurre delle sotto o sovraesposizioni intenzionali da -2 fino a +2 stop e può ed è estremamente utile quando si sa già a priori che diverse immagini in sequenza, o perchè il soggetto riflette poca luce o perchè ne riflette troppa, potrebbero non essere correttamente esposte perchè la riflessione della luce da parte del soggetto ingannerebbe l’esposimetro. ATTENZIONE: quando si lavora in manuale sarà l’ago dell’esposimetro a stararsi e sarò l’utente a dover far collimare l’ago ” starato” con la stanghetta verse. Quando si lavora in A ovvero in priorità di diaframmi, verrà proposto un tempo di scatto “starato” sul quale però non è necessario intervenire, perchè sarà la fotocamera stessa ad adeguare il tempo di scatto. Una piccola pecca della FE è data dal fatto che, a differenza di altre fotocamere, come guà la Nikon FE2, quando si sposta la ghiera della staratura nel mirino non compare alcun avviso di staratura; sarà quindi l’utente, a staratura ultimata, che dovrà ricordaesi di riportare la ghiera sul simbolo “ZERO”. La visualizzazione nel mirino della staratura intenzionale dell’esposizione nella Nikon FE2. Qui si vede chiaramente il simbolo +/- che si retroillumina di rosso sulla Nikon FE2 quando si attiva una staratura intenzionale dell’esposizione. Devo ammettere, anche se la FE è mia fedele compagna da 39 anni, che questa miglioria sulla Nikon FE2 non è da disprezzare Personalmente, per evitare di ritrovarmi un intero rullo quasi intenzionalmente starato, io preferisco non usare, sulla FE, la ghiera della staratura intenzionale. Detto anche effetto Schwartzchild, l’effetto di non reciprocità, o difetto di reciprocità è un limite delle pellicole, soprattutto a colori, tale per cui, oltrepassata la soglia del secondo di posa, impostando per esempio f/8 e 1 secondo di posa, se chiudiamo il diaframma di 1 stop, portandolo a f/11, per mantenere la medesima quantità di luce il tempo di posa non va semplicemente raddoppiato a 2 secondi ma va aggiunto del’altro tempo di posa. L’effetto è a progressione geometrica, questo significa che se già si parte con un tempo di posa molto lungo, una sua variazione, per esempio chiudendo il diaframma, o basandosi semplicemente sul dato fornito dall’esposimetro – che NON tiene conto dell’effetto di non reciprocità – porta a un reale tempo di posa che può essere il triplo o il quadruplo rispetto a quello indicato dall’esposimetro. Ecco il motivo per cui,pur accontentandosi del “soli ” 8 secondid ella Nikon FE, questa fotocamera fino a un certo livello di EV permette di impostare un tempo di posa che tenga conto anche dell’effetto di non reciprocità. Il Memory Lock Il Memory Lock è un’altra funzione interessante di Nikon che serve per bloccare l’esposizione puntando sul soggetto desiderato la parte centrale dell’inquadratura, si attiva spingendo verso l’obiettivo la leva dell’autoscatto e una volta premuta va tenuta bloccata fino a che non si effettua lo scatto. Attenzione: il Memory Lock funziona esclusivamente in priorità di diaframmi, ovvero quando la ghiera dei tempi è impostata sulla “A” verde. Il Memory Lock: attenzione all’ago dell’esposimetro! Quando viene attivato il Memory Lock e ricomponendo l’inquadratura si cambia il punto dell’inquadratura, se questa è più chiara o più scura rispetto al centro dell’immagine su cui è stato fatto il Memory Lock, l’ago dell’esposimetro si muoverà proponendo un nuovo tempo di scatto, o più lento o più veloce. Attenzione: anche se l’ago si muove, l’esposizione rimarrà bloccata sull’esposizione che è stata effettuata al momento della pressione del Memory Lock. Nikon FE o Nikon FE2 ? Questo è il dilemma. Dilemma simile a quello tra Nikon FM e Nikon FM2. La Nikon FE2 arriva a 1/4000 di secondo, dispone di TTL flash, il syncro flash è su 1/250 e anche il tempo meccanico è su 1/250. Attraverso il mirino il simbolo +/- avvisa se è stata impostata uno sotto o sovra esposizione intenzionale. Gli ISO impostabili sono stati portati da 3200 a 4000 ISO. Ma, ma c’è un ma: non è più possibile lavorare in stop down e soprattutto utilizzare gli obiettivi pre Ai. Io, personalmente, non ho bisogno di tempi superiori a 1/1000 di secondo, nè del syncro flash a 1/250 di secondo nè tantomeno di un tempo di scatto meccanico a 1/250 di secondo, francamente troppo veloce per poter, in caso di necessità, con pellicole non molto sensibili, chiudere di un paio di stop in più il diaframma. Avrei bisogno del riferimento per la staratura intenzionale ma ho ancora più bisogno di lavorare in stop down e, se voglio, usare gli obiettivi pre Ai. La mia scelta, quindi, cade assolutamente sulla Nikon FE, senza per questo nulla togliere alle migliorie apportare sulla FE, migliorie per alcuni “peggiorie” per altri… Scelgo Nikon FE, quindi. Leggera, quasi tascabile, dotata di un parco ottiche, specie gli Ai a loro volta leggeri e compatti, la Nikon FE trova posto in una borsa di dimensioni contenute, insieme al suo corredo CONCLUSIONI Il nostro tour sulla Nikon FE termina qui: Nikon FE rimane ancora oggi, per noi argentici, una fotocamera straordinaria. Quale sarà la prossima fotocamera di cui vi parlerò? C’è un solo modo per scoprirlo: follow me! A presto e buona luce Gerardo Bonomo (http://www.gerardobonomo.it/, canale YouTube)
    3 punti
  2. Sono passati più di 60 anni dalla presentazione della prima reflex Nikon e siamo qui a celebrare l'arrivo della nuova ammiraglia digitale. Non è un caso se ho voluto fotografarla montando un Nikkor-S da 50mm progettato nel 1962 come standard per la Nikon F. Il mio esemplare, praticamente come nuovo, è del 1971, un pre-AI modificato AI che può ancora tranquillamente funzionare sulla nuova Nikon D6. mi è venuta alla mente questa pubblicità degli anni '80, pubblicata negli Stati Uniti che presentava la Nikon F3 come la "più riflessiva Nikon di tutti i tempi" cui venivano assegnati gli incarichi peggiori del mondo. Perchè "andare in guerra con qualsiasi altra fotocamera significherebbe prendersi un rischio". Eppure ai suoi tempi, la F3 era tutt'altro che la più avanzata Nikon disponibile. La Nikon FA - che io possedevo e con cui andavo ai campi durante il servizio di leva - era più sofisticata in tutto. Ma non sarebbe sopravvissuta indenne agli abusi di un fotoreporter di guerra, assicurandogli l'affidabilità e la costanza di risultati in tutte le condizioni. Non è solo una questione di costruzione, che nelle ammiraglie Nikon, costruite in larga parte a mano e in pochi pezzi nella fabbrica principale Nikon in Giappone ma anche di equilibrio tra prestazioni e sicurezza, perchè l'ammiraglia più che raggiungere l'apice delle capacità tecniche, deve assicurare il lavoro in ogni condizione. Ecco che la Nikon D6 rinuncia a funzioni che per Nikon sono oramai comuni e che già un'altra reflex come la D780 può sfoggiare, per offrire capacità raffinate là dove conta. La Nikon D6 è di fatto l'estremo perfezionamento di un concetto unico sviluppato nel 1959 a partire da una base già molto solida e che si perpetua nel 2020. Io non so dire se questa sarà l'ultima ammiraglia reflex Nikon, sarebbe troppo scontato predirlo. Nikon chiederà ai suoi clienti se sviluppare un ulteriore modello futuro oppure se interrompere il percorso per ... continuarlo allo stesso modo sulla nuova tecnologia. Un approccio tradizionale che abbiamo già visto - appunto nel 1959, nel 1984, nel 1999 - ad ogni passaggio con la stessa filosofia votata a successivi perfezionamenti, non rivoluzionari ma sempre decisivi. _____________________________________________________________________________________ Punti di forza salienti e di debolezza che ho potuto riscontrare in questa anteprima Forza velocità operativa, raffica, buffer, gestione delle memorie (due XQD o due CFexpress o un misto tra loro) qualità del file, sia esso jpg che NEF tenuta agli alti ISO e dinamica superiore a quelli della D5 (salvo verifica strumentale) aggiornamento di tutte le componenti accessorie (live-view, scatto silenzioso in otturatore elettronico anche ad alta velocità, GPS, wi-fi, bluetooth) e delle funzionalità evolute (calibrazione autofocus sia wide che tele secondo la matricola dell'obiettivo, tempi di posa lunghi, time-lapse, focus stacking automatico) nuovo autofocus che fa della ricerca automatica dell'occhio una prerogativa di base, con tutti i punti direttamente indirizzabili, tutti a croce oltre a modalità di raggruppamento dei punti AF a piacere del fotografo costruzione secondo lo standard delle ammiraglie Nikon dagli anni '50 del secolo scorso agli ... anni '50 del nuovo secolo ergonomia adatta ad un uso (e ad un abuso) per quante ore lavorative ha la luce del giorno, per poi riprendere dopo cena per tutta la notte, ogni giorno, per 500.000, 1.000.000 di scatti sempre coerenti tra loro estremizzazione e perfezionamento dell'idea per cui sono nate la D3s e la D5 : macchine veloci, pensate per fotografi che scattano in velocità. Non è una macchina per la slowphotography (paesaggio, architettura, vacanze, still-life ? Bleah !) Debolezza prezzo. Difficile da giustificare oggi, per una tecnologia ben matura ma già al tramonto esce nel momento di mercato peggiore della storia dal 1946. Le Olimpiadi di Tokyo in cui doveva fare il suo debutto sono state rimandate a "forse" il 2021 e tutti gli eventi sportivi in cui doveva far vedere le sue capacità sono stati sospesi a causa della pandemia che ci blocca a casa. I fotografi professionisti dovranno giustificare con il lavoro il suo investimento. Per la stragrande maggioranza dei fotoamatori non può essere razionale il suo acquisto ... ma per fortuna che alla fine decidiamo con il cuore dinamica a bassi ISO che resta ridotta, come per la D5 e per la D3s, secondo un concetto ben consolidato che vuole questa macchina partire in pratica da ISO 1600 per esplorare sensibilità siderali modalità live-view non all'avanguardia. Manca la rilevazione di fase e quindi l'autofocus, pur preciso, non è adeguato a seguire soggetti in movimento. Video di qualità ma non é una priorità di questa macchina, votata allo sport, al fotogiornalismo e al wild-life più impegnativo è una reflex, il pur eccezionale e nuovissimo sistema di autofocus Multicam 37K ha i 105 punti di messa a fuoco in centro. In questo le mirrorless hanno un vantaggio strategico, la copertura dell'autofocus a tutto frame con indubbie possibilità espressive di composizione si sposa alla perfezione con tutti i supertele Nikon (specialmente con gli ultimi E) ma alcuni pezzi del corredo reflex Nikon sono superati e difficilmente verranno avvicendati perchè oggi la parola d'ordine è Z peso, volume, ingombro, oggetto che non passa certo inosservato in ambienti ... ostili _____________________________________________________________________________________ Ma dove ci siamo già visti ? Solo il proprietario di una Nikon D5 riconoscerà ad occhi chiusi la Nikon D6 perchè per gli altri le due macchine si differenziano solo per il marchietto. Effettivamente, le differenze sono minime. Di evidente c'è solo la calottina superiore del pentaprisma che adesso contiene le antenne del wi-fi e del bluetooth. la Nikon D6 resta l'unica macchina Nikon ad avere il terzo display lcd di servizio sul dorso, sotto a quello principale Rispetto alla D5, la D6 nasce con il supporto nativo per le nuove memorie CFexpress ma la compatibilità con le XQD è totalmente assicurata. Resta anche l'unica Nikon ad avere due slot identici per XQD/CFexpress, le altre professionali hanno una soluzione mista come la D850 e la D500. Opzione che probabilmente verrà mantenuta anche sui prossimi modelli in uscita tra il 2020 e il 2021. la disponibilità di tagli elevati (qui una Lexar da 256 gigabyte ma ci sono sul mercato anche modelli da 325 e da 512 gigabyte) e i due slot configurabili a piacere (esubero o backup continuo) danno alla D6 una autonomia virtualmente illimitata. le interfacce di collegamento. Benché la D6 abbia le connessioni wireless, è stata mantenuta la porta Ethernet da utilizzare quando la velocità massima sia necessaria o per quando la rete wi-fi non sia stabile o altrettanto veloce. anche sul display superiore, piccolissime modifiche, invisibili a prima vista. Nella presa in mano e nell'uso, chi è abituato alla D5 si trova immediatamente a suo agio. La macchina è solida, ben costruita, ergonomicamente al massimo livello. Sottolineo questo punto per ricordare che un corpo macchina ben costruito, anche se pesante, aiuta a fare scatti con tempi più audaci ma soprattutto, consente al fotografo di lavorare per ore ed ore senza accusare quei disagi che i corpi minuscoli di molte altre reflex e soprattutto, mirrorless, producono alla lunga sulle mani, sui muscoli e sui tendini di chi le deve impugnare per una intera giornata. Io sono stato in autodromo per 8 ore di fila con D3, D4 e D5 e a sera ero stanco per la strada percorsa a piedi o per il carico sulle spalle. Ma mani e braccia erano ancora in grado di affrontare la giornata seguente. Con la Z6 dopo una giornata di lavoro, il giorno dopo mi riposo. Se l'esterno è apparentemente invariato, le novità stanno dentro Le novità stanno dentro alla macchina, non fuori. Ho già fatto cenno alla connettività wireless. Oltre al marchietto sul lato della macchina abbiamo i menù relativi che ci avvisano delle nuove funzionalità Il funzionamento è semplice e abbastanza immediato. Persino io che sono refrattario ad usare lo smartphone per cose troppo sofisticate ho accoppiato in pochi istanti la D6 al mio iPhone ottenendo il trasferimento automatico delle foto scattate sul telefono, oltre a poter controllare e fotografare direttamente dall'app. Funzionamento ineccepibile, come se fosse una D780 o una Coolpix. Stessa cosa per il wi-fi, sebbene la mia rete sia un pò scorbutica nelle connessioni. Una volta installata l'app sul PC Nikon Wireless Transmitter Utility, si inserisce il codice generato dalla macchina e si definisce la cartella dove verranno salvate le foto. Sul display superiore compare l'antennina di trasmissione e di accoppiamento : sulle foto il segno del fulmine a due punte che indica, a seconda del colore, se è stata prevista la trasmissione della foto e se la stessa è stata trasmessa se guardiamo a menù la macchina ci avvisa delle operazioni in corso. Connessione VERDE, nome del device, stato del wi-fi, foto da trasmettere, foto in corso di trasmissione, tempo totale di trasmissione previsto. L'operazione - se il PC si aggancia (a me qualche volta non c'è modo di farlo vedere ... ma non ho ancora scoperto da cosa dipenda) - tutto fila liscio e con i tempi permessi dal peso dei singoli file, ci ritroviamo le foto direttamente nella cartella specificata, sotto-cartella con il nome della macchina e il suo numero di matricola e dentro ad essa, le tradizionali cartelle che siamo soliti trovare nelle schede di memoria. Naturalmente l'utilizzo massiccio delle connessioni wireless, rispetto alla modalità Aereo che io sono solito impostare, moltiplica il consumo della batteria. La gloriosa EN-EL18 che è stata mantenuta per compatibilità, dovrà a mio parere essere sostituita da un modello più potente (magari da 3500-5000 mAh) nella prossima ammiraglia. L'autofocus Nikon Multicam 37K Però, diciamo la verità, se Nikon non avesse introdotto con questa macchina un autofocus del tutto nuovo, avrebbe anche potuto chiamarla D5s anzichè D6. Invece il nuovo sistema ne fa una fotocamera nuova. il nuovo Multicam 37K ha una impostazione differente rispetto al Multicam 20K della D5. Nella D5 i punti effettivi sono 153 ma solo 51 direttamente indirizzabili. Nella D6 sono "solo" 105 ma sono tutti indirizzabili dall'utente, sono tutti a croce e sono impostati per avere una superiore sensibilità. L'immagine qui sopra è presa dalla brochure inglese della D6 e ne da una descrizione più dettagliata. Io non ho potuto utilizzarla in condizioni sfidanti (come saprete, autodromi, palazzetti dello sport, palestre e stadi in queste settimane sono chiusi ...) e devo dire che sono dubbioso che si possa avere un autofocus ancora più prestante ed affidabile di quello - leggendario - della D5. Ma se andiamo solamente a sfogliare le tante opzioni adesso presenti nel menù AF : ci rendiamo conto di quanto sia flessibile il sistema e quanto permetta al fotografo di raffinarne il funzionamento in base alle sue esigenze, esperienze, necessità volta per volta. Credo che sarebbe bene che Nikon pubblicasse un tutorial approfondito per non obbligare tutti noi a centinaia di ore di sperimentazione sul campo almeno per capire a grandi linee le modalità di utilizzo delle varie opzioni. Che sono così tante che è stato previsto di disattivare alcune modalità di funzionamento, in modo da non dover passare tra le tante posizione del selettore mentre stiamo inseguendo la nostra ... "preda". Di certo mi affascina e questo ho potuto provarlo, la modalità che sfrutta il riconoscimento del viso e dell'occhio del soggetto come punto di messa a fuoco primario nell'area più grande. E' l'unica reflex Nikon che lo fa con questa prerogativa (ma voi sapete che già D5/D850 e D500 utilizzano il riconoscimento del volto in modalità reflex) e con queste promesse di funzionamento. Ce ne accerteremo alla prima occasione, perchè in molte discipline sportive può fare la differenza. Almeno nei casi in cui è praticamente impossibile per il fotografo seguire l'azione e al contempo cambiare il punto di messa a fuoco per centrare l'occhio del soggetto. Restando nel campo dell'autofocus e al di là delle prestazioni del sistema, si apprezzerà la possibilità di regolazione fine dell'autofocus per singolo obiettivo che qui è stata implementata come sulla D780, consentendo per gli zoom di regolare sia la focale più corta che quella più lunga : anche nella D6, ovviamente, è stata mantenuta la modalità di regolazione automatica tramite live-view come sulla precedente generazione. Tempi lunghi di scatto Sinceramente non so a quanti fotografi sportivi interesserà questa opzione ma certamente ad altri fotografi farà piacere sapere che anche sulla D6 c'è l'opzione per impostare tempi di posa lunghi senza l'uso di posa B o di dispositivi di controllo esterni. Qui ho selezionato 8 minuti ma si può arrivare fino a 900'', ovvero 15 minuti di posa. Con l'occasione vi ho fatto vedere il bel display che mostra le funzioni principali premendo il tasto i ovviamente del tutto configurabile. L'immagine è chiara, a colori, a prova di .... occhiali GPS Integrato La Nikon D6 ha un GPS integrato. si attiva da un menù apposito e consente oltre che registrare i dati di posizione nelle foto, anche di creare un registro di posizione della fotocamera con un intervallometro. Anche questa è una novità assoluta in una ammiraglia Nikon. Probabilmente i principali fruitori(richiedenti di questa funzionalità, sinora trascurata, saranno i fotografi naturalisti e di wildlife che devono documentare con le loro foto anche la posizione dove è stato fatto lo scatto. nel display LCD superiore compare anche l'antennina del GPS mentre riceve i dati dal satellite. jpg con i dati del GPS tra le proprietà del file Modalità live-view Ammettiamolo, viste le caratteristiche della Canon 1Dx Mk III e la presenza sul mercato di Z6 e della sua nemesi reflex D780 che ne replica all'ingrosso le qualità a specchio alzato, la D6 ci ha lasciati un pò delusi. In particolare la mancanza della rilevazione di fase sul sensore che è la caratteristica che consente autofocus evoluti, oltre che veloci sulle altre fotocamere. Stesso discorso per il video. Ma Nikon aveva come priorità rendere migliore l'esperienza d'uso al fotogiornalista sportivo che sarà certamente dotato di altre fotocamere e videocamere per lavori differenti. Ciononostante la D6 è stata aggiornata anche in questo campo, allineandola alle capacità della D850 che io ho utilizzato prevalentemente "a specchio alzato" durante tutto il periodo in cui l'ho posseduta. modalità live-view a specchio alzato, riconoscimento del volto. Funzionalità - vado a memoria - analoga per prestazioni a quella della D850 e nettamente meglio di quanto possa fare la D5 inseguimento 3D, al netto dell'autofocus lento e incerto punto singolo focus peaking per il fuoco manuale con intensificazione colorata delle zone ad alto contrasto (cioé a fuoco) con la normale funzione di ingrandimento. L'autofocus, benchè resti a differenza di contrasto è preciso e abbastanza rapido anche se adatto a soggetti fermi. Il riconoscimento del volto è funzionale ma soprattutto la modalità di scatto è immediata. La D5 sotto tutti questi aspetti è abbastanza primitiva mentre la D6 almeno ha qualche potenzialità in più, come ad esempio lo scatto silenzioso (benchè limitato in autofocus ed esposizione) fino a 10 scatti al secondo (ma soggetto a rolling-shutter come tutte le attuali fotocamere Nikon). Non manca anche una modalità ad alta velocità, in due formati, da 30 e da 60 scatti al secondo, che producono jpg da 8 e da 2 megapixel, a seconda che sia selezionata l'acquisizione video 2K/60fps e 4K/30fps. Il video è di qualità ma sinceramente non vedo tra le principali destinazioni di questa fotocamera il video cinematografico o le riprese speciali. Sono presenti come sulla D780 e sulle Z anche la ripresa intervallata, la ripresa HDR, il Time Lapse e il movimento del fuoco automatico. Insomma, é un allineamento conservativo perchè probabilmente inserire la rilevazione di fase avrebbe comportato una perdita di qualità d'immagine (banding eccessivo o altro, specie ad alti ISO) e Nikon ci fa capire che dovremo attendere la prossima ammiraglia per avere di meglio in modalità a specchio alzato. Velocità operativa La D6 fa 14 scatti al secondo senza limitazioni, contro i 12 della D5. La differenza può non essere eclatante visto che ci sono macchine full-frame che raggiungono i 20 scatti al secondo ma a volte può fare la differenza. A livello di buffer ho riscontrato una gestione dinamica molto efficiente. A fronte dei 34 scatti che si vedono a mirino (in NEF) la gestione della memoria interna mi consente di fare : 108 scatti consecutivi prima che il buffer si riempia, usando una XQD Lexar 2933x 125 scatti consecutivi usando una CFexpress Lexar da 256 gigabyte 155-160 scatti consecutivi usando una CFexpress ProGrade CObalt da 325 gigabyte in jpg si vedono 43 scatti nel buffer ma nella pratica si deve raggiungere il limite imposto di 200 scatti consecutivi prima che la cadenza venga rallentata. In condizioni operative è una quantità di scatti che raramente servono ma anche se fosse necessario mitragliare a quel modo (immagino il sottoscritto in autodromo al Blancpain GT con 50 e più Lamborghini lanciate alla carica senza soluzione di continuità), basta alzare il dito ogni tanto perchè si scarichi il buffer o si annulli il blocco dei jpg. Rimanendo in tema di velocità, la D6 consente di salvare alternativamente due tipi di jpg, uno pesante e uno leggero. Il primo per i lavori redazionali, il secondo per l'invio realtime in redazione. Una novità della macchina è la possibilità di cancellare sia la foto salvata nello slot 1 sia il suo backup nello slot 2. Il jpg è di eccellente qualità, avendo al solito cura di scattare curando esposizione e bilanciamento del bianco. E ci sono molteplici possibilità di editing direttamente oncamera. Insomma, tutto per la gioia del fotografo sportivo che tra un intervallo e l'altro o anche durante un game di una partita di tennis deve fare avere le foto in redazione per fare concorrenza alla TV che ricava fotogrammi 2K o 4K direttamente dal video. Ricordo la modalità in scatto silenzioso ad alta velocità che produce fotogrammi a 30 e a 60 fps di qualità adeguata alla stampa sui quotidiani, sebbene limitata nella messa a fuoco che rimane fissa sul punto iniziale. Qualità d'immagine L'ho lasciata intenzionalmente in fondo perchè parliamo di una fotocamera "sample" non destinata alla vendita, matricola 71 e quindi di preserie con firmware non definitivo. Non possiamo sapere in cosa le macchine di serie che oramai dovrebbe essere già pronte per la messa in commercio, si differenzieranno. E quindi ci vuole la giusta cautela in questo campo. Così ad impressione, posso confermare che il sensore è del tutto identico a quello della D5. Le misure di laboratorio confermeranno o smentiranno le mie considerazioni. Ma a bassi ISO la dinamica mi pare del tutto analoga a quella della D5. Come dire che probabilmente anche qui parliamo di un sensore che parte effettivamente da una posizione equivalente a 1600 ISO il cui segnale viene amplificato elettricamente fino a 102.400. Mentre sia sotto che sopra abbiamo una estrapolazione digitale. Che si traduce in entrambi i casi in una perdita di dinamica. Agli ISO più bassi, avendo cura di esporre bene, se non si devono elaborare troppo le immagini, non succede nulla. Oltre, insomma si ricavano immagini di fortuna fino ad ISO esagerati anche da citare. Ma in mezzo ... ecco, aprendo i file NEF trasformati in DNG con Adobe Camera Raw io non ricordo una resa di questo genere. O meglio, rispetto alla D5 mi pare che ci sia il divario che abbiamo visto tra D3 e D3s. 25.600 ISO pulitissimo, 51.200 ISO encomiabili ed immagini utilizzabilissime anche fino a 91.200 ISO con solo i 102.400 giusto giusto un pò troppo tirati ma comunque ancora "buoni". Foto scattate in luce naturale, una stanza non illuminata che dal riflesso della finestra in opposizione di sole, stamattina presto : 28.800 ISO 91.200 ISO. Si tratta di un ritratto stampato in 100x75cm 25.600 ISO 51.200 ISO ovviamente non sto a mettere foto ad ISO più bassi, puliti come se fossero stati scattati a 100 ISO. A differenza della D5 che ho sempre notato deviare un filo in termini di tenuta del colore andando verso il fondo scala superiore degli ISO lineari, qui la coerenza interna è assoluta. Come anche il bilanciamento del bianco, fedele tra uno scatto e l'altro anche in luce artificiale. Insomma, una pacchia per chi scatta in circostanze dove la luce - sia naturale che artificiale - è un optional spesso non previsto ! Conclusioni In questi giorni ci sarebbero state gare in autodromo ed io avrei certamente trovato altre occasioni per mettere la D6 alla frusta. Ma il momento è quello che sappiamo e ho dovuto farle mordere il freno impegnandola in compiti da ... test, certamente troppo noiosi per la sua capacità. Le ho fatto le mie scuse e lei le ha accettate a condizione che le promettessi che rimedierò appena si potrà uscire e soprattutto, appena ci sarà qualche cosa che valga la pena di portarla sul campo. Quindi tutto il mio pensiero va alla valutazione dei suoi punti di forza alla luce della mia "purtroppo" quarantennale esperienza con le migliori Nikon della storia recente. Reflex definitiva ? Non lo so. Uscirà, io penso un aggiornamento della Nikon D850 nel 2021 che starà alla D850 come la D780 sta alla Nikon Z6 e quindi la metterà come la più avanzata reflex Nikon. Esattamente come lo fu la Nikon FA per la Nikon F3. Ma difficilmente qualche cosa in casa Nikon potrà confrontarsi allo stesso livello con la D6 se non la D5 da cui la D6 deriva. O una eventuale, improbabile secondo me, D7. Per molti fotografi la D5 è più che sufficiente. Per altri la D6 sarà un'opportuna aggiunta al proprio arsenale. Credo che le prestazioni siano di un tale livello che solo il budget personale, del professionista che in questa fase di mercato ha probabilmente visto azzerare i suoi lavori di medio periodo, del fotografo amatoriale che dovrà giustificare l'acquisizione della D6 razionalmente possono impedirne l'acquisto. Perchè dal punto di vista emozionale, io non la restituirei mai. Oggi ci sono le mirrorless. Una Z6 può svolgere la gran parte dei compiti di una D6 ad una frazione del costo. E per altre opzioni c'è sempre l'ottima D500 che si compra al costo ... dell'IVA di una D6. Ma dobbiamo capirci nei termini, la D6 è una ammiraglia e sta alla Z6 come la CVN 78 Gerald Ford appena entrata in servizio sta al rimorchiatore che la sta scortando in questa foto : la Ford pesa 100.000 tonnellate, è fatta per la proiezione di potenza oltre mare. Non deve passare inosservata, anzi. E deve poter fare a meno di protezione e di appoggi fino alle coste nemiche. La Ford è l'ultima portaerei d'attacco del US Navy ed è stata costruita per operare per almeno i prossimi 50 anni. come la CVN 69 Eisenowher, qui preceduta dalla lancia dell'ammiraglio, che è entrata in servizio nel 1970 quando Nikon varava la Nikon F2. La Ike andrà in pensione quando verrà avvicendata dalla nuova CVN 80 USS Enterprise, che non sarà pronta prima dei prossimi 5 anni. Dopo più di 50 anni di onorato servizio. Io ho nello scaffale, D1x, D2x, D2h, con 15-16 anni di servizio sulle spalle. Tuttora funzionanti. Una portaerei d'attacco ha un suo comandante, un comandante dello stormo aereo imbarcato ma al ponte di comando siede un ammiraglio. L'uomo che la guida in battaglia deve essere in grado di dominarne la potenza, conoscendone intimamente punti di forza e di debolezza. Una Nikon D6 è in campo fotografico la stessa cosa. Una ammiraglia Nikon. Una ammiraglia Nikon è per sempre al tuo servizio, nelle mani del suo ammiraglio. Grazie a Nikon e a Nital per averci proposto l'anteprima della sua splendida, sesta sinfonia reflex digitale.
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  3. Molti di noi hanno in casa un adattatore di montatura (secondo la nomenclatura Nikon) Nikon FTZ per utilizzare obiettivi Nikkor F su corpi Nikon Z. Io ne ho addirittura due. E lo stesso Max. E' un oggetto fantastico che assicura un servizio esemplare. Quasi tutti gli obiettivi Nikon per reflex possono essere utilizzati su una Nikon Z. E quelli motorizzati, in pieno autofocus e con lo stabilizzatore integrato se ce l'hanno. E' un oggetto fantastico e sofisticato. Proprio per questo, anche se l'avete preso in kit con la vostra Z, non ve l'hanno proprio regalato. Costa di listino qualche cosa meno di 300 euro. Quindi è un oggetto prezioso. Il Nikon FTZ è fatto con la tecnologia più moderna di Nikon ed è fatto con i materiali di oggi. Ma molti di noi hanno tanti vecchi obiettivi Nikon, anche degli anni '60, costruiti quando non si usavano leghe leggere e plastica ma l'ottone, il bronzo, l'alluminio, l'acciaio, estrusi, torniti e fresati a freddo. Sono obiettivi robusti, pesanti, solidi, che anche dopo 60 anni funzionano bene e senza tanti problemi. Guardate la mia collezione : c'è anche un intruso, un Minolta 58/1.2 che io stesso ho modificato a mano per farlo adattare all'attacco F delle reflex Nikon. Il Nikon FTZ ha contatti elettrici dorati e la camma di controllo del diaframma. Ha una baionetta F che con gli obiettivi di oggi se la cava ma vai a sapere che cosa può succedere se strofiniamo sopra con un pò di forza una baionettona un pò usurata del 1964. Come quella del mio mitico Nikkor-H 85/1.8 che si ricorda di Vanessa Redgrave in topless ... questo coso ha ancora inciso sopra Nippon Kogaku. Altro che Nikon ! Ebbene, il nostro povero ma prezioso Nikon FTZ rischia di fare la parte del vaso di coccio e può usurarsi o rompersi. Certamente in LTR ve lo potranno riparare ma presentandovi la fattura. Perchè rischiarlo ? Sul mercato ci sono tanti adattatori Nikon su Nikon. Questo l'ho preso su Amazon.it ed è tra i migliori. Non ricordo il prezzo ma qualche decina di euro. Non più di 40 euro, credo. é robusto ma soprattutto è semplice. Perchè è totalmente stupido. A parte la leva di sblocco dell'obiettivo non ha nulla di funzionale. E' solo un buco col metallo attorno. Una mano di vernice e qualche rifinitura. E' perfetto per usarlo senza troppi patemi con le nostre vecchie glorie. eccolo montato dietro al mio 85/1.8 in alluminio pieno. ed eccolo entrambi sulla mia Nikon Z6. gli altri provano invidia ma niente paura. Ecco il cosone da ottoettierotti Nikkor-Q 135/2.8 seconda serie. questo vi assicuro che lo potete usare per farvi largo tra la folla senza timore alcuno. ecco il Rokkor (senza i suoi fratelli) sulla mia Z6. ed ecco la sua inconfondibile firma su uno dei miei due Nikkor-P 105/2.5, mitico quanto l'85/1.8 prima serie. Quindi, insomma, risparmiatevi qualche grattacapo, pensateci per tempo, compratevi un adattatore cinese e sfogati senza timori, conservando il vostro bel Nikon FTZ per lo scopo per cui è stato creato : dare la massima compatibilità ai Nikkor AF-S G o E sulle Nikon Z. Non è un lottatore di Sumo anche se l'hanno pensato i giapponesi. Poi non ditemi che non vi ho avvisati ....
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  4. C'e' un altro punto molto piu' serio da non sottovalutare. Mauro non fotografa e non ama i grandangoli e se non sbaglio l'obiettivo e' un Nikkor UD 20mm f3,5. Allora escludendo lui rimane solo Bruce Lee.
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  6. Voto anche io per il mitico Bruce.
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  7. Però, scusate, se torniamo al discorso dimensioni si riapre tutto il dibattito sulle lenti FF per mirrorless che sono troppo grosse e costose che esiste non dall'uscita delle Z ma ben prima dai tempi delle Sony A7 con lenti proprietarie luminose... E' ovvio che una Z50, essendo più piccola di una Z6/Z7 soffra di più questo squilibrio, però se mettete in 50 S sulla Z50 avete un 75mm equivalente che rispetto all'85 f1.8 F è solo un paio di cm più lungo e 100 grammi più pesante, non mi dite che l'insieme diventa inutilizzabile solo perché la Zina non ha lo stabilizzatore. Io, piuttosto, vedo che il parametro dirimente in molte decisioni, oggi, è il costo dell'attrezzatura. Chi resta o torna al formato ridotto, nel 99% dei casi lo fa per spendere meno, solo una piccola percentuale lo farebbe per motivi più "fotografici". Si parla tanto delle Fuji e poi vedo che le loro lenti luminose non costano poi tanto meno delle Nikon Z o delle Sony E. Io una Z70 per farci safari ed usarci il 100-400 la valuterei, avesse un AF moderno ed altre caratteristiche adeguate, ma quanti lo farebbero solo perché costa 400 euro in meno della Z6 ? E se Nikon presenta una Z6 mkII e mi abbassa il prezzo dell'attuale a che pro restare su DX ? Per risparmiare sulle memorie ? Non so ma io la Z50 la vedo ben collocata come prodotto, al limite toglierei quei 100 euro dal prezzo e metterei sul mercato quei due panckake in lista. Poi sarebbe anche da capire, vendite alla mano, quali lenti usa il possessore medio di A6xxx, perché io ho la sensazione che viaggino quasi tutti con il loro bel 18-200 et simila.
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  8. Beh, però tutti noi futuri acquirenti ci aspettiamo una valutazione di questa lente anche - e non solo - a confronto con altro. A me personalmente il confronto con i sigma interessa molto poco, ma volendo dotarmi di un grandangolo Z che abbia una luminosità di almeno 2.8 ed una focale di almeno 20mm vorrei sapere se il mio punto di arrivo, per lasciarmi dietro il 14-24 F, possa già essere questo oppure se l’unica via sia attendere il 14-24 nuovo. Quello che vorrei sapere è quanto è controllato il coma a tutta apertura verso bordi ed angoli per fotografare di notte alle stelle. Per essere una scelta per me deve andare ben meglio del 20 1.8 AFS. Concetto che chiaramente puoi esprimere in molti modi, compreso dire, se è perfetto come sono quasi certo sarà, che non sono visibili.
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  9. Ma i nuovi fissi Z sono più grandi dei precedenti pari focale e diaframma 1.8 F. Per cui meno ancora adatti dimensionalmente a sposare la Zetina di quanto non fosse nell’era DSRL per le reflex DX. La soluzione di buon senso Nikon l’ha già trovata, e sono gli zoommini Z DX. Chi vuole un fisso luminoso oggi è per definizione un utente high-end, e quello nel modello Nikon va su Z6.
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  10. ti dico solo che il mio più grande cruccio è che avendo scelto di immedesimarmi nell'acquirente del doppio kit, sono stato quasi integralista e l'ho usata con pochi altri obiettivi oltre ai due zoomini. uno dei quali il Sigma Art 135/1,8 e che la stavo comprando già a febbraio, quando le ho preferito la D500 per utilizzare in DX l'800/5,6 per un motivo di coerenza con quel teleobiettivo. Ma che la prenderò di certo, vista la stagnazione delle pubbliche relazioni Nikon... (n'ata vota)
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  11. penso che domani all'alba sarai bannato per questo: al primo latrato di Fritz... Uomo bianco, lascia questo paese prima che sorga il sole...
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