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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 08/04/2020 in Commenti blog

  1. Partiamo dalla considerazione originaria: la fotografia in senso stretto ed etimologico, non è un'invenzione, ma una scoperta ! Le invenzioni poi, sono state tutte quelle al suo servizio che ci hanno portato oggi in mano uno strumento evoluto come una moderna mirrorless, o una reflex , o una medio formato digitali. La fotografia nasce dagli esperimenti medioevali che portarono, prima, alla conoscenza della capacità di trasmissione della luce in determinate condizioni operative (Camera Obscura), poi associata alle scoperte in materia di chimica organica degli alchimisti e scienziati che tra il Settecento e l'Ottocento già sapevano delle proprietà di alcuni composti di sensibilizzarsi alla luce solare. Quando il brainstorming di secoli si è concentrato sulla possibilità di disporre individualmente ed a basso costo di un apparecchio per la cattura di questi "spettri luminosi" ci si pose il problema, sia del supporto sul quale registrarli, sia della chimica necessaria a mantenerli. E tutto il primo terzo del XX secolo è rimasto impegnato alla ricerca della migliore soluzione di queste istanze. Il formato fotografico che usiamo oggi in digitale è strettamente connesso al cosiddetto piccolo formato di pellicola, introdotto da Oskar Barnack con la sua pocket camera del 1925 nella quale per comodità venne utilizzata la pellicola cinematografica Leica 24x36. Come nel cinema, anche in fotografia, fin dalle origini quindi, il supporto per la registrazione delle immagini fu una striscia di celluloide sensibilizzata con uno strato di emulsione formata da cristalli di alogenuro d'argento (nitrato d'argento + alogeni: cromo/bromo/iodio) tenuti insieme da gelatina animale (in tempi moderni sintetica). Avete presente le nostre mamme o nonne che periodicamente andavano a pulire l'argenteria, gelosamente tenuta al riparo dentro cassetti e apposite custodie, eppure ciònonostante ...annerita anche in apparente assenza di luce? Ecco, quella nutella fotografica spalmata sulla celluloide reagisce alla luce in misura relativa a determinati e standardizzati parametri, (attenti qua ) formando sulla pellicola, al momento dello scatto UNA MAGIA: L'immagine latente ossia uno spettro fotonico in fieri, invisibile, intangibile, ma deteriorabile (entro la data della scadenza della pellicola, to be right) che necessita di adeguato e modulabilissimo trattamento di svviluppo chimico, per essere portato a fornire l'immagine tonale rovesciata del soggetto ripreso (negativo, appunto) dove la luce ha annerito l'argento, determinando nero profondo in corrispondenza delle ALTE LUCI, e neri/grigi graduali dove abbia inciso di meno, fino ad arrivare alle ombre più chiuse (le parti scure del soggetto) che non essendosi riuscite ad annerire durante (ed in funzione della durata) dell'esposizione, si manifestano come le zone più o meno trasparenti del negativo sviluppato (BASSE LUCI) Questa immagine latente della pellicola appena esposta e non ancora sviluppata ho voluto prendere a caposaldo del concetto che la fotografia chimica in Bianco e Nero dipenda da un elemento fisico, materiale, sul quale non si interviene se non con i trattamenti successivi e LABILE, non definitivo, per ciò stesso INSTABILE, mutabile, ma che è parte essenziale dell'emulsione così come è stata creata da chi ha voluto darle un'impronta (densità, acutanza, velocità) che potrà essere esaltata o anche in qualche maniera controllata ed anche parzialmente mutata dalla modalità delle procedure di sviluppo del film . Per "corretta esposizione" in fotografia si intende la regolazione della giusta quantita' di luce necessaria all'elemento sensibile per produrre un'immagine dalla scala tonale piu' equilibrata possibile tra gli estremi delle alte luci e delle basse luci: per una pellicola in bianconero diremmo ... "la giusta quantita' di luce per ottenere un negativo della corretta densita' (ne' troppo opaco ne' troppo trasparente), cosa che, contenendo la variabilita' cromatica tra gli estremi del bianco e del nero e nel mezzo la scala piu' estesa possibile di grigi dalla densita' crescente, rende piu' intuitivo l'approccio a questa tematica, costituendo di fatto un esempio didatticamente proficuo e facile da visualizzare: La cosiddetta "corretta esposizione" e' quindi un concetto piu' che un valore, una media delle potenzialita' della luce disponibile, delle variabili del soggetto e della capacita' percettiva dell'elemento sensibile . Non si tratta di un valore assoluto: è ampiamente modificabile. Di certo, per godere della intera dinamica dell'emulsione di una pellicola, dovremo fare le cose a puntino: scegliere la pellicola in rapporto al tipo di foto che vorremo scattare ed al risultato di gamma tonale che vorremo ottenere, giacchè a secondo della morbidezza o durezza del contrasto luminoso, ossia dell'intervallo totale tra gli estremi di gamma dell'immagine: dalle parti piu' scure a quelle piu' chiare, sceglieremo una pellicola specifica esempio di tre diverse scale tonali a contrasto differente scegliere il rivelatore (liquido chimico di sviluppo) consigliato per assecondare l'impostazione di quella pellicola (oppure uno dalle caratteristiche contrastanti per moderare le sue caratteristiche) e gestire i tempi di sviluppo e le modalità dello stesso, ancora una volta per assecondare, contrastare o potenziare le sue doti dinamiche. stabilire il supporto di Stampa e l'esposizione più consona per valorizzare le qualità che NOI avremo indotto nell'utilizzo concatenato di pellicola+esposizione+sviluppo Quindi la riuscita di un'immagine in Bianco e Nero, trattata chimicamente, risente direttamente in maniera assolutamente soggettiva, personale e compositiva, di una serie di operazioni meramente materiali (esposizione, scatto, conservazione film, modalità di sviluppo e stampa) che si legano indissolubilmente e necessariamente con attività di intelletto che DEVONO essere praticate in prima persona e in maniera perfettamente consapevole, come la scelta dei materiali prima ancora dell'inquadratura, della composizione, e dell'attività mirante al risultato da svolgere in camera oscura. A questo scopo, oggi anche in digitale, bisogna concentrarsi sugli elementi che determinano la nostra scelta di campo: se scegliamo di scattare in Bianco e Nero, dobbiamo cominciare a valutare il soggetto puramente in termini luminosi, come più sopra detto: Affinchè sia chiaro questo aspetto, vi suggerisco una metafora, quella dello scultore che, come Michelangelo prima si reca alla cava di marmo o di pietra per Scegliere il Materiale poi nel suo studio decide di liberare la sua idea dalla pietra che la racchiude, separando Luce da Ombra e sviluppandone l'immagine latente in materiale tangibile (e visibile) definizione dei particolari che preludono alla sua pubblicazione Anche oggi e in digitale, scegliendo di fotografare in Bianco e Nero senza più le limitazioni quantitative e materialistiche della fotografia chimica (ed i notevoli costi connessi) siamo obbligati a percorrere identico percorso formativo per accostarci ad una pratica che più di ogni altra fotografica, si avvicina alle altre arti figurative dove, fate attenzione, non impera il concetto della fedeltà cromatica ne' formale, come in pittura, scultura, incisione, musica: piuttosto impera il concetto della novità e della genuinità.
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