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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 13/01/2020 in tutte le aree

  1. Recentemente Isotecnic, produttore degli scafandri Isotta, ha realizzato lo scafandro per Nikon Z. Ho richiesto qualche immagine per mostrarla qui su Nikonland e Isotecnic gentilmente ha risposto. Quindi ecco qui la "rossa" Z, tutta italiana, costruita in riva al lago di Garda. Diciamo subito che lo scafandro nasce come Isotta Z7, ma è assolutamente compatibile con la Z6 perchè le due ML di Nikon sono esternamente identiche (UNA BELLA NOTIZIA) Gli scafandri Isotta sono caratterizzati, oltre al colore rosso dell'anodizzazione dei due gusci di alluminio che costituiscono la cassa, anche dalla soluzione di accoppiamento di chiusura dello scafandro stesso costituito da due perni, in basso, e da una grossa manopola posta in cima alla struttura. Un metodo veloce e sicuro la cui tenuta è garantita da doppi Oring chiamati a lavorare "di taglio" e non per diretta compressione, come per tutti gli altri scafandri in commercio. A parole è difficile da spiegare voglio solo segnalare l'originale differenza di scelta costruttiva. La fotocamera si alloggia su una piastra a sgancio rapido da avvitare alla base. Isotta sfrutta il foro del piolo anti scivolo presente nella base delle Nikon Z, scelta intelligente che evita slittamenti e posizionamenti imprecisi della fotocamera, rammento che bastano poche frazioni di mm per rendere inutilizzabile qualche comando a leva. A tal proposito Isotta offre tutte le possibilità di comando immaginabili, parliamo di decine di leveraggi che consentono di accedere a tutti i comandi, pulsanti e ghiere, della Nikon Z. In acqua fa freddo (per definizione) i leveraggi e pulsanti esterni sono ben dimensionati e quindi ben governabili anche con guanti spessi; di mio ho qualche dubbio sui 5 pulsanti cursore, che mi paiono un po' troppo vicini, probabilmente mi dovrei ricredere, ma così ad intuito mi vedo impacciato con i ditoni coperti di neoprene 5mm ad annaspare tra un bottone e l'altro. Sul frontale dello scafandro, in alto, sono ben visibili i connettori per il comando in fibra ottica dei flash, quindi Isotta propone un convertitore elettro ottico da accoppiare alla Nikon; però Isotta non dimentica gli affezionati alla connessione Nikonos in rame ed ecco che a destra e sinistra lo scafandro è predisposto per accogliere quei connettori, che però non sono forniti di serie. Lo scafandro offre un magnificatore del mirino utilissimo per vederci qualcosa con una maschera sulla faccia, evidentemente Isotta è certa che il suo utente tipo preferisce inquadrare in modo "classico" e non in stile smarphone. Personalmente apprezzo tantissimo la coppia di piedini robusti ben visibili nella parte inferiore dello scafandro. In barca, sul molo, sulle rocce, da qualche parte lo scafandro dobbiamo posarlo, per questo Isotta ha dotato il suo prodotto con due bei pattini di plastica (credo) per ridurre le abrasioni della parte inferiore della cassa. Il bottone ISO è posto proprio accanto alla leva di scatto quindi è raggiungibile con l'indice della mano destra , ciò significa che per intervenire sugli ISO si opera come fuori dall'acqua con indice e pollice Bellissime le maniglie, anche loro in alluminio anodizzato, forate ed idrodinamiche già predisposte del giunto a T per alloggiare i bracci porta flash. Interessante, molto interessante un terzo foro predisposto da Isotta probabilmente per la vacuum pump, un dispositivo di controllo pre-immersione utile a garantire la tenuta dello scafandro. Personalmente lo immagino molto più utile per il telecomando della fotocamera scafandrata, funzione banale se vogliamo, ma che i costruttori sottovalutano od offrono a costi irrazionali. Quest'ultima immagine mostra lo scafandro in assetto di immersione, con un oblò macro a chiudere l'ampio bocchettone della cassa frontale. Bellissimo, compatto. Peccato che ad oggi non esiste un solo obiettivo che possa essere alloggiato nell'assetto mostrato in foto, nè tanto meno un macro. Il 60 micro AFs, il più corto dei macro FX, richiede i 3.8 cm dell'estensore FTZ: lì dentro non ci sta. Non che non si possa portare sott'acqua la Isotta Z con il 60 o il 105 micro, no, ma serve il corretto set di estensori che renderanno l'insieme molto meno compatto di quanto non appaia in questa immagine. Il sistema Isotta dispone di un completo set di oblò piani ed emisferici, di estensori e tutto quello che serve per alloggiare quasi tutti gli obiettivi Nikon F, ma qui parliamo di Z, gli oblò di Isotta saranno sicuramente adeguati alle ottiche che verranno, quando arriveranno. Di fatto questa Z rossa segnala che Isotecnic non vuol perdere il treno, anzi, vuole essere tra i primi a trovar posto nel nuovo corso e lo fa con un biglietto da visita di grande rispetto perchè questa rossa è uno scafandro fatto per durare cioè servire il subacqueo in decine e decine di immersioni. ------------------------------ Le Ottiche del sistema Nikonos V Il vecchio sistema Nikonos disponeva di un obiettivo ormai mitologico il 15/2.8 UW. Si trattava di un obiettivo supergrandangolare lineare utilizzabile solo in acqua quindi progettato per il mezzo liquido. Quell'obiettivo offriva qualità ottica inarrivabile per qualunque grandangolo rettilineare alloggiato in scafandro (pur usando il miglior cristallo ottico $$ non c'è trippa per gatti, ai bordi si soffre) ed una minima distanza di messa a fuoco cortissima che consente di riempire l'inquadratura con piccoli soggetti del benthos. Va detto che quel tipo di riprese (molto coinvolgenti) erano possibili perchè una piccola fotocamera si può infilare tra anfratti e rocce avvicinando così il soggetto quanto basta, cosa irrealizzabile con strumenti come quello che reggo in mano nella foto seguente. Ora, una qualsiasi mirorrless ha tiraggio che teoricamente consente l'accoppiata con il vecchio Nikonos 15 UW, la cosa non è passata inosservata ed infatti Nauticam, costruttore iperattivo di HK, ha costruito questo coso qui Che si accoppia all'obiettivo e si monta sullo scafandro della Sony A7 I risultati sono spettacolari, quindi il desiderio è un tarlo in testa a tutti i fotosub. Per ora non esiste nulla verso Nikon Z, paradosso, io ho interpellato Isotecnic a riguardo e mi ha detto che ci sono dei problemi di spazio/ingombro non facilmente risolvibili. Interessante evoluzione delle cose, corsi e ricorsi, oggetti che non valevano più nulla oggi tornano ad avere appeal quindi a crescere in valore. Sul mercato dell'usato un buon 15mm Nikonos ora vale sui 450-500 euro, ma con tendenza a salire.
    4 punti
  2. La quarta tappa di questa serie di articoli sul Giappone (non sto più seguendo l’ordine cronologico) ci porta ad Aomori dove ogni anno si svolge un altro matsuri, completamente diverso da quello di Susukino: il Nebuta Matsuri. Per chi, leggendo i miei articoli, se lo stesse chiedendo, con il termine matsuri si intende una festa tradizionale giapponese, che può svolgersi in un parco o sulle strade, attirando diverse centinaia di persone. Molti di questi hanno origine cinese ma col tempo le tradizioni originarie sono via via sparite e sono state sostituite o si sono mischiate alle usanze locali. Il concetto di “festa” in Giappone trae origine dal profondo legame tra uomo e natura, che costituisce dei cardini della religione tradizionale del Paese, lo shintoismo. Per questo motivo ogni santuario festeggia il proprio matsuri, che sia per rendere omaggio ai Kami protettori o per degli eventi stagionali/storici. Torniamo ora al Nebuta Matsuri. Questo nasce 300 anni fa. Si pensa che derivi dal tanabata ma le sue origini sono poco chiare. Esistono diverse teorie in proposito, la più conosciuta delle quali lo fa derivare dalla battaglia che si svolse nella provincia di Mutsu, durante la quale il futuro Shogun, Tamuramaro, avrebbe utilizzato flauti e taiko per attirare l’attenzione del nemico. Da questa storia ha preso origine il Tamuramaro Shō (Premio Tamuramaro) assegnato al miglior gruppo partecipante, successivamente rinominato Nebuta Taishō. Con tutta probabilità, però, si tratta di una leggenda, in quanto è improbabile che Tamuramaro abbia condotto delle spedizioni militari in quella che oggi è la prefettura di Aomori. La parata dei nebuta si svolge dal 2 al 7 agosto, quasi sempre di sera, tranne l’ultimo giorno, quando, invece, si tiene il pomeriggio per lasciare il posto nella serata a uno spettacolo pirotecnico. Come vi ho fatto notare nell'articolo precedente, anche in questo caso vi è una massiccia presenza di importanti sponsor e si tratta di aziende note a livello nazionale se non internazionale, come possono essere Asahi, Family Mart, Fujitsu e Japan Railways. A proposito: se andate in Giappone e volete spostarvi col treno da una città all'alta il JR pass è praticamente obbligatorio per non spendere un capitale coi biglietti del treno. Tra i 'carri' si possono vedere anche cose 'particolari', in riferimento al contesto della manifestazione, come questo Eva01. I nebuta di ogni gruppo sono accompagnati da suonatori di taiko, flauto e cembalo oltre che da centinaia di ‘ballerini’. Chiunque, anche i turisti, può partecipare a patto che indossi il costume tipico di questa manifestazione, il quale può essere comprato oppure noleggiato. La sfilata procede al grido di Rasserā ( ラ ッ セ ラ ー ), abbreviazione dialettale di "irasshai". Nel 2011 è stato aperto un museo dedicato all'evento, il Nebuta Museum Wa Rasse ( ね ぶ た の 家 ワ ・ ラ ッ セ ), all’interno del quale vengono spiegati i metodi di costruzione dei carri e la varietà di soggetti diversi a cui si ispirano, mentre nella nebuta hall è possibile ammirare alcuni dei più grandi nebuta che hanno partecipato alla parata. La visita è accompagnata da una musica di sottofondo con shamisen e flauto giapponese per ricreare un’atmosfera che ricorda quella del matsuri. Il museo offre la possibilità di riposarsi nella hall con vista sul lungomare o nel ristorante dove vengono serviti i piatti locali. Per chi vuole è disponibile il classico shop con i souvenir. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con in breve filmato montato da me. 『つづく』
    3 punti
  3. La Viola è uno strumento particolare. Quello che sta in mezzo tra gli altri archi. E' un pò più grande di un violino e suona più in basso, senza i suoi acuti. In compenso ha un registro rauco, più gutturale, caldo del violino. E' nata insieme al violino e al violoncello. Nel tempo si é formata una famiglia di viole : da braccio - quella oggetto di questo servizio - da gamba, da basso. A seconda delle dimensioni, del numero di corde, dell'estensione del basso. Tutte con la stessa forma. La forma a "viola". Indiscutibilmente simile alla forma del corpo femminile. Come il violoncello, è vero, ma con dimensioni, almeno nel caso della viola da braccio, facili da gestire. Ho pensato di avvicinarla a Silvia, che ha indiscutibilmente anche lei una forma "a viola", per leggerne insieme le forme e le superficie. Lei si è lasciata ispirare dalla luce e dalla situazione mentre io mi sono limitato a scattare. Quasi al buio, con la Z6 e il 24-70/2.8 S. la ruvidità delle tavole di legno grezzo della parete e del tavolaccio, contrastano con la vellutata pelle di Silvia e con il lucido della vernice della mia Viola Johann Bruck (uno strumento tedesco da studio). qui la pelle è naturalmente lasciata come la giornata invernale l'ha disposta In controluce, con Z7 e 105/1.4E tutto aperto Silvia si è mossa di continuo per me, cercando di replicare le sinuosità della viola che è rimasta appoggiata davanti, ora sfuocata, ora a fuoco : ora un pò e un pò finchè Silvia si è alzata per assumere la sua di forma che poi è quella dello strumento nell'album allegato, una selezione più ampia tra le centinaia di scatti eseguiti in otturatore elettronico, sempre in luce naturale.
    2 punti
  4. 5 Gennaio Parco Nazionale di Fanes-Senes.
    2 punti
  5. Visto che siamo qui per giocare... Ho recuperato il caro vecchio 200mm f4 Ai, per provare come va sulla Z6. Di questo obiettivo, a cui sono particolarmente affezionato, ho già scritto QUI e per le specifiche rimando a quell'articolo. Sulla Z6 sta magnificamente, compatto e bilanciato per niente sgraziato, anche con l'adattatore. Non ho avuto molto tempo di fotografare per strada, lo farò più avanti. Comunque il focus peaking è di aiuto, ovviamente su soggetti statici, meglio se con qualche contrasto. Io ho cominciato a fotografare un poco prima della comparsa dell'autofocus, per cui non è un trauma per me, devo però rifare un po' la mano. La resa sulla Z6, è in una parola, onesta, non è un obiettivo Z, non è ED, non è inciso come un rasoio, ma è nitido quanto basta per la maggior parte delle occasioni, specialmente chiudendo ad f8, non ci sono evidenti aberrazioni cromatiche, insomma, tenendo conto dell'età, non c'è da lamentarsi. E poi, è soprattutto un gioco. Non ho ben capito se l'IBIS funziona o no, anche perchè con l'adattatore, anche selezionando obiettivo senza CPU, la Z6 non da' segno di riconoscere diaframmi, ossia ho un bel F-- nel display. Forse ho sbagliato qualcosa io, però l'esposizione è corretta. IBIS o meno, quando hai il tempo di focheggiare con calma e non hai vibrazioni, direi che i risultati sono piacevoli sia come nitidezza che come morbidezza di transizione fra le parti a fuoco e lo sfuocato. Vincent è molto inciso. Cliccare sul crop sotto per aprirlo. Soprattutto però volevo giocare con le lenti addizionali. Le mie lenti addizionali (sempre e solo acromatiche a due elementi!) hanno diametro 58mm, 55mm e 52mm, mentre con la D500 sul 70-300 P non c'erano grossi problemi, con la Z6 TUTTE vignettano inesorabilmente, dato che il diametro dell'obiettivo è 67,mm a formato pieno si paga lo scotto. Vediamo come vanno allora con il 200mm f4 Ai ed il suo diametro da 52mm. Per avere qualità accettabile ho chiuso ad f8-f11 (a tutta apertura le lenti risultano sempre un po' morbide). Le mie lenti addizionali in ordine decrescente di potenza (da sinistra a destra), D. L. sta per distanza di lavoro massima ossia dalla lente stessa,con obiettivo focheggiato ad infinito, questo perchè, come ho spiegato più volte, focheggiando a distanze inferiori in genere la qualità cala. Ho preso un soggetto qualsiasi: Ho verificato il rapporto di ingrandimento ottenibile con le tre lenti e l'obiettivo focheggiato ad infinito. Con la SIGMA AML si raggiunge un rapporto di riproduzione di 1:3 Il fuoco è sulle scritte, il righello è spostato. Con la Marumi, si arriva a poco più di 1:2 (0.6) Con La Sigma Life Size Converter, si arriva circa ad 1:1 e con buoni risultati! La qualità dell'accoppiata 200mm più lenti? Di solito un obiettivo normale accoppiato ad una lente addizionale non ha la qualità di un buon macro ed anche qui non si sfugge. Ne scrivo ad esempio QUI , ma anche in altri articoli. Inoltre i macro mettono a fuoco da infinito alla minima distanza, con le lenti (o i tubi) si perde la continuità di messa a fuoco. Le lenti sono un utile accessorio all'occasione, ma tutto qui. In queste prove in due casi il risultato è abbastanza soddisfacente. La resa infatti varia con le diverse lenti. Paradossalmente la Sigma AML da 1,6 diottrie è risultata la più morbida, mentre sia la Marumi che la Sigma Life-Size Converter sono risultate più incise. Ho scritto paradossalmente perchè di solito le lenti più deboli sono quelle che ammorbidiscono meno. Evidentemente la Marumi è di migliore qualità della Sigma AML. La vera sorpresa però è la piccola, vecchissima Sigma Life-size Converter. Può darsi che essendo stata progettata come accessorio dedicato per raggiungere il rapporto di riproduzione 1:1 con il sigma 90mm macro, che arrivava ad 1:2, potrebbe godere di una maggiore correzione. Fossile ripreso con la Sigma Life-size Converter. Un rapporto di riproduzione da 1:1 a 18cm dalla lente frontale non è per niente male per un accrocchio (il 105 VR Micro ha una distanza di lavoro di 16cm). Mi sono anche cimentato in un focus stacking, non quello automatico, ovvio, ma all'antica, con la slitta di messa a fuoco. Sfruttando il focus peaking e scattando sfiorando lo schermo touch per non avere la pressione del dito sul pulsante. Unione di una decina di scatti (con la Marumi DHG 330). La mirrorless (non vale solo per la Z, ma per tutte) in queste cose ha un indubbio vantaggio, sia per il focus peaking che per la gestione della luce (qui ho usato un piccolo illuminatore a LED e un pannellino riflettente opposto). La rana è lunga 4 cm e larga circa 5cm. Basta giocare per oggi. Alla prossima.
    1 punto
  6. Mi sembra corretto. Quindi, al lancio dei contest, si possono indicare sia la data di inizio e fine invio che quella di fine voto.
    1 punto
  7. Recentemente Isotecnic, produttore degli scafandri Isotta, ha realizzato lo scafandro per Nikon Z. Ho richiesto qualche immagine per mostrarla qui su Nikonland e Isotecnic gentilmente ha risposto. Quindi ecco qui la "rossa" Z, tutta italiana, costruita in riva al lago di Garda. Diciamo subito che lo scafandro nasce come Isotta Z7, ma è assolutamente compatibile con la Z6 perchè le due ML di Nikon sono esternamente identiche (UNA BELLA NOTIZIA) Gli scafandri Isotta sono caratterizzati, oltre al colore rosso dell'anodizzazione dei due gusci di alluminio che costituiscono la cassa, anche dalla soluzione di accoppiamento di chiusura dello scafandro stesso costituito da due perni, in basso, e da una grossa manopola posta in cima alla struttura. Un metodo veloce e sicuro la cui tenuta è garantita da doppi Oring chiamati a lavorare "di taglio" e non per diretta compressione, come per tutti gli altri scafandri in commercio. A parole è difficile da spiegare voglio solo segnalare l'originale differenza di scelta costruttiva. La fotocamera si alloggia su una piastra a sgancio rapido da avvitare alla base. Isotta sfrutta il foro del piolo anti scivolo presente nella base delle Nikon Z, scelta intelligente che evita slittamenti e posizionamenti imprecisi della fotocamera, rammento che bastano poche frazioni di mm per rendere inutilizzabile qualche comando a leva. A tal proposito Isotta offre tutte le possibilità di comando immaginabili, parliamo di decine di leveraggi che consentono di accedere a tutti i comandi, pulsanti e ghiere, della Nikon Z. In acqua fa freddo (per definizione) i leveraggi e pulsanti esterni sono ben dimensionati e quindi ben governabili anche con guanti spessi; di mio ho qualche dubbio sui 5 pulsanti cursore, che mi paiono un po' troppo vicini, probabilmente mi dovrei ricredere, ma così ad intuito mi vedo impacciato con i ditoni coperti di neoprene 5mm ad annaspare tra un bottone e l'altro. Sul frontale dello scafandro, in alto, sono ben visibili i connettori per il comando in fibra ottica dei flash, quindi Isotta propone un convertitore elettro ottico da accoppiare alla Nikon; però Isotta non dimentica gli affezionati alla connessione Nikonos in rame ed ecco che a destra e sinistra lo scafandro è predisposto per accogliere quei connettori, che però non sono forniti di serie. Lo scafandro offre un magnificatore del mirino utilissimo per vederci qualcosa con una maschera sulla faccia, evidentemente Isotta è certa che il suo utente tipo preferisce inquadrare in modo "classico" e non in stile smarphone. Personalmente apprezzo tantissimo la coppia di piedini robusti ben visibili nella parte inferiore dello scafandro. In barca, sul molo, sulle rocce, da qualche parte lo scafandro dobbiamo posarlo, per questo Isotta ha dotato il suo prodotto con due bei pattini di plastica (credo) per ridurre le abrasioni della parte inferiore della cassa. Il bottone ISO è posto proprio accanto alla leva di scatto quindi è raggiungibile con l'indice della mano destra , ciò significa che per intervenire sugli ISO si opera come fuori dall'acqua con indice e pollice Bellissime le maniglie, anche loro in alluminio anodizzato, forate ed idrodinamiche già predisposte del giunto a T per alloggiare i bracci porta flash. Interessante, molto interessante un terzo foro predisposto da Isotta probabilmente per la vacuum pump, un dispositivo di controllo pre-immersione utile a garantire la tenuta dello scafandro. Personalmente lo immagino molto più utile per il telecomando della fotocamera scafandrata, funzione banale se vogliamo, ma che i costruttori sottovalutano od offrono a costi irrazionali. Quest'ultima immagine mostra lo scafandro in assetto di immersione, con un oblò macro a chiudere l'ampio bocchettone della cassa frontale. Bellissimo, compatto. Peccato che ad oggi non esiste un solo obiettivo che possa essere alloggiato nell'assetto mostrato in foto, nè tanto meno un macro. Il 60 micro AFs, il più corto dei macro FX, richiede i 3.8 cm dell'estensore FTZ: lì dentro non ci sta. Non che non si possa portare sott'acqua la Isotta Z con il 60 o il 105 micro, no, ma serve il corretto set di estensori che renderanno l'insieme molto meno compatto di quanto non appaia in questa immagine. Il sistema Isotta dispone di un completo set di oblò piani ed emisferici, di estensori e tutto quello che serve per alloggiare quasi tutti gli obiettivi Nikon F, ma qui parliamo di Z, gli oblò di Isotta saranno sicuramente adeguati alle ottiche che verranno, quando arriveranno. Di fatto questa Z rossa segnala che Isotecnic non vuol perdere il treno, anzi, vuole essere tra i primi a trovar posto nel nuovo corso e lo fa con un biglietto da visita di grande rispetto perchè questa rossa è uno scafandro fatto per durare cioè servire il subacqueo in decine e decine di immersioni. ------------------------------ Le Ottiche del sistema Nikonos V Il vecchio sistema Nikonos disponeva di un obiettivo ormai mitologico il 15/2.8 UW. Si trattava di un obiettivo supergrandangolare lineare utilizzabile solo in acqua quindi progettato per il mezzo liquido. Quell'obiettivo offriva qualità ottica inarrivabile per qualunque grandangolo rettilineare alloggiato in scafandro (pur usando il miglior cristallo ottico $$ non c'è trippa per gatti, ai bordi si soffre) ed una minima distanza di messa a fuoco cortissima che consente di riempire l'inquadratura con piccoli soggetti del benthos. Va detto che quel tipo di riprese (molto coinvolgenti) erano possibili perchè una piccola fotocamera si può infilare tra anfratti e rocce avvicinando così il soggetto quanto basta, cosa irrealizzabile con strumenti come quello che reggo in mano nella foto seguente. Ora, una qualsiasi mirorrless ha tiraggio che teoricamente consente l'accoppiata con il vecchio Nikonos 15 UW, la cosa non è passata inosservata ed infatti Nauticam, costruttore iperattivo di HK, ha costruito questo coso qui Che si accoppia all'obiettivo e si monta sullo scafandro della Sony A7 I risultati sono spettacolari, quindi il desiderio è un tarlo in testa a tutti i fotosub. Per ora non esiste nulla verso Nikon Z, paradosso, io ho interpellato Isotecnic a riguardo e mi ha detto che ci sono dei problemi di spazio/ingombro non facilmente risolvibili. Interessante evoluzione delle cose, corsi e ricorsi, oggetti che non valevano più nulla oggi tornano ad avere appeal quindi a crescere in valore. Sul mercato dell'usato un buon 15mm Nikonos ora vale sui 450-500 euro, ma con tendenza a salire.
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  8. Ops arrivo tardi, chiudendosi il 12 avrei pensato a mezzanotte! ciao!
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  9. 1 punto
  10. Nikon Z7 (con riconoscimento di volto e occhio) e Nikkor 105/1.4E 1/250'', f/1.4, ISO 90, nessuna postproduzione, luce della finestra in una camera d'Hotel. Il cioccolato è finito subito ...
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