Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione di 09/12/2019 in tutte le aree

  1. Ecco la prima mirrorless Z DX: la Nikon Z50 col doppio kit, comprensivo di fotocamera, zoom Nikkor 16-50mm f/3,5-6,3VR e 50-250mm f/4,5-6,3VR, che per conto di Nikonland ho avuto in visione dal distributore italiano Nital e che dopo l'unboxing di due settimane fa, ho portato con me in lungo e in largo con la stessa facilità e spensieratezza con la quale decido di indossare un paio di jeans, ripagato dalla stessa immediatezza con cui il denim, tessuto del jeans, ci concede in termini di comfort e capacità di adattamento ad ogni attività. Nonostante la mia pluridecennale esperienza nel primo approccio a fotocamere digitali, dico subito che mai come in questa occasione, con la Nikon Z50, mi sono sentito più a mio agio e perfettamente in grado, senza alcuna scomodità di apprendimento iniziale, non solo di settare con estrema facilità la macchina, ma sopratutto di vederla rispondere ai miei comandi ed alle mie regolazioni ESATTAMENTE come mi aspettavo di ottenere. Se esista un premio internazionale di userfriendly, questa Nikon lo vincerà di sicuro e con verdetto, probabilmente, unanime. Intanto Nikon con la Z50, già solo corpo, ha dato la paga a tutti i cultori dei prodotti concorrenti in termini di dimensioni con i suoi 127x94x60mm ed i 397g di peso ma è nell'abbinamento allo zoomino entrylevel trans standard, questo 16-50mm dalla luminosità indecentemente bassa, della quale ci si dimentica un decimo di secondo dopo averlo montato in macchina, sia guardandolo di profilo sia poi sbloccato, in posizione di lavoro, nella quale l'escursione massima dello zoom alle diverse focali (equivalenti ad un 24-75mm in FX) è contenutissima. Una microrealizzazione che fa pensare alle dimensioni della precedente e sfortunata serie ONE delle prime mirrorless Nikon, esperienza ormai archiviata dalla linea Z Dei comandi di scatto e della torretta di destra abbiamo già parlato tanto, ma in questi 15 giorni durante i quali ho scattato quasi 6000 file, sono riuscito ad utilizzare quasi ognuna delle (incredibilmente) tantissime opportunità di regolazione di questo unico selettore, con due posizioni di memoria, oltre alle classiche PSAM e quella in totale automatismo, verde, per chi proprio non ne voglia sapere neppure di giocare, comprese le possibilità di program dedicati (SCENE) e quella del tutto ludica, costituita dagli EFFECTS speciali, alcuni dei quali mi hanno fatto divertire tanto. Già, perchè invece di guardare dall'alto in basso questa entry level mirrorless, (con la quale Nikon DEVE fare tanta cassa, per riuscire a sviluppare gli altri programmi, quelli che riguardano fotocamere e lenti di categoria Premium), ho cercato di immedesimarmi nelle esigenze comuni ai destinatari d'acquisto di una Nikon Z50: persone per le quali la fotografia sia una passione da praticare nel tempo libero e con strumenti che li mettano sempre a proprio agio e nelle condizioni di tornare a casa con la quantità e qualità delle foto desiderata. Credo di esserci riuscito perchè restituisco a malincuore il doppio Kit Z50, come se la sua spensieratezza abbia lasciato il segno anche su di me. Andiamo per ordine: sul fianco sinistro ci sono, sotto ai simboli dei trasmettitori wifi e Bluetooth incorporati, le prese di microfono, video e usb con la spia di ricarica della batteria se si voglia lasciare a caricare on board (con specifico alimentatore, optional). Di serie viene fornito il solito charger a parete, dedicato alla nuova batteria della Z50. Sopra le prese, sul fianco del mirino elettronico, lo slider per l'apertura del flash incorporato della Z50 (la prima Z con flash) NG7 utile per essere usato in fill-in flash sulle ombre in primo piano, ma efficace anche il TTL-flash su brevi distanze dal soggetto. Purtroppo non più previsto il protocollo CLS per pilotare gli SB Nikon da Master. Quindi ci aspettiamo a breve che Nikon si dia da fare nuovamente in ambito flash, per fornire la linea Z di lampeggiatori separati dalle dimensioni e specifiche studiate per le nuove fotocamere. Non può ritenersi bastevole un SB500 (indicato nella scatola di questo kit Z50 come flash dedicato alla fotocamera) che appartiene alle generazioni precedenti delle reflex entry level. In questa Z50 Nikon ha operato delle diversificazioni rispetto le altre due Z sul mercato, alcune delle quali hanno destato scalpore, ma alla resa dei fatti sono perfettamente coerenti con lo spirito della macchina e le esigenze dei suoi potenziali acquirenti: cominciamo dalla nuova batteria, la EN-EL25, da "soli" 1120 mAh accreditata di circa 300 scatti utili, secondo le modalità di misurazione ufficiali fornite dalla casa, io invece, con le mie abitudini di scatto in determinate situazioni (sport, scatto in sequenza ad alta velocità, AFC e formato NEF) sono riuscito a tirarne ben più di 2000 senza avere scaricato del tutto la batteria, indice ciò di una progettazione del processore e di tutte le schede di queste ML Z assolutamente confacenti alle crescenti necessità di alimentazione. Una raccomandazione che faccio è quella di non fidarsi troppo dell'indicatore di carica a segmenti nel mirino, non affidabilissimo, che repentinamente piomba da un'indicazione di carica parziale al blackout totale. La batteria è contenuta nell'impugnatura, dove fa compagnia all'altro elemento di novità di questa Z50: la scheda di memoria SD ad essa affiancata, in un telaietto dal quale va estratta ed inserita con delicatezza, per evitare indesiderati traumi al telaietto stesso, molto ...essenziale. Le schede SD per le quali questa macchina è compatibile sono le UHS I, ma vi consiglio di utilizzare schede recenti e ben veloci, da almeno 90 Mb/s in scrittura , come ho fatto io, utilizzando anche le mie SD UHS II ben più prestazionali. Utilizzando invece schede più lente, scattando in raffica ad alta velocità (la Z50 in H* raggiunge gli 11ftg/s) si rischia che il basso rate di scrittura della scheda ingorghi il buffer, interrompendo la sequenza. Sostituita la SD con una, come indicato, più performante, non ho avuto minimamente problemi, neppure scattando, come ho fatto per tutti questi 15 giorni, sempre in NEF+jpgF Il grande monitor touch da 8cm di diagonale, TFT da 1040k punti, riporta serigrafati sulla destra i comandi di ingrandimento/rimpicciolimento dell'immagine in playback o della zoomata a monitor in ripresa, oltre al comando per la scelta sequenziale delle informazioni a monitor, preselezionabili dal menù. Accanto al monitor, sulla dx, il tasto multiselettore con l'OK di conferma funzione, ed, in senso orario, il tasto per entrare nel menù, il cestino, il playback e l'importantissimo (per questa classe di fotocamere) pulsante per attivare a mirino/monitor le due righe di comandi funzione, presettabili da menù una volta e per tutte, per consentire ad un neofita o ai fotoamatori pigri, di non dover mai più entrare dentro alle intricate (per loro) sezioni del menù Queste le funzioni che imposto sempre io sulle mie mirrorless, di qualunque marca esse siano: dall'alto a sx ed in senso orario: profilo colore, qualità del file, gestione flash, modoAF, motore, sensore AF, scelta tipo otturatore, scatto silenzioso, comando VR, tipo esposimetro, ISO, WB control. Questo tasto i serve davvero a semplificare la vita a tutti, in concorso, eventualmente, con l'ultima sezione dei menù, quella "MIO MENU'" personalizzabile con le principali funzioni che si utilizzano. La Z50 è una macchina che consente anche la personalizzazione di altre funzioni sui tasti già assegnati di default, ma non sarà questa l'intento della maggior parte dei suoi acquirenti, i quali si avvantaggeranno proprio nella semplicità di utilizzo delle funzioni già dedicate ai tasti, in concorso con quelle indicate. Sulla parte destra frontale della Z50 altri due tasti programmabili, FN1 e 2, uno messo dove su tutte le Nikon troviamo da sempre il pulsante della profondità di campo dell'obiettivo (un pò desueto dall'avvento del mirino elettronico, che riesce a far vedere quella effettiva, senza simulatore), ed il secondo sul quale per abitudine io imposto il comando di variazione del formato file. Sulla Z50, la prima Z DX di Nikon, il sensore da 20,9Mpx da 5568x3712, può essere trasformato in un quadrato da 3712x3712 o in un'inquadratura 16:9 da 5568x3128 il monitor touch è, purtroppo, incernierato su due punti, consentendo una basculamento obbligato in una sola direzione, ma ampliato, rispetto le altre due Nikon Z, permettendo adesso anche l'opportunità di arrivare fino a 180° di estensione e consentendo pertanto di effettuare anche "selfie" , scattando a scelta dal pulsante di scatto oppure anche toccando lo schermo: tutto sommato avrei preferito un impernaggio in stile D5xxx, che consenta una completa rotazione su se stesso, anche in funzione protettiva del monitor. Ma Nikon non vuole... Ciò che tutti, ma proprio tutti, esecravamo da anni era di certo il livello qualitativo degli obiettivi Nikon di primo equipaggiamento, da kit, appunto... Quella infinita serie di 18-xx/xxx distorcenti, poco nitidi, brutti: inutili, in una parola. Come inutili NIkonland ha sempre valutato essere le reflex del primo segmanto entry level, quelle nelle quali l'intervento creativo dell'utente non sembrava essere previsto. In realtà fotocamere antididattiche... Ecco il punto: con la Nikon Z50 e i suoi due plasticotti in dotazione al kit, non mi sento sminuito rispetto la mia frequentazione di ben altra categoria di fotocamere Nikon (e non) da sempre. Qua il brutto anatroccolo...questo zoom/pancake 16-50mm che arriva a f/6,3 di massima luminosità alla focale equivalente di 75mm...peso:...135g Ed ecco il tubo da idraulico, questo 50-250mm da 11cm di altezza (da chiuso), all plastic, range focale equivalente a 75-375mm allo stesso indicibile rapporto luminoso: massimo f/6,3 alla focale estrema ! Pesa 405g...nemmeno poco per un tubo di plastica (allora qualche pezzo di vetro dovrà pur esserci dentro in uno schema 16/12 con lente frontale da 62mm di diametro) Epperò mette a fuoco da 50cm... maf minima che però varia al variare della focale, per esempio a 135mm (200mm-eq) è ancora, ottimamente a 65cm dal soggetto e a 83cm a 200mm di focale... Quindi, vediamo bene, senza preclusioni mentali, il quadro d'insieme. Le diverse dimensioni rispetto la mia Z6 vengono rapidamente metabolizzate: peraltro le differenze salienti rispetto le sorelle più grandi consistono in alcuni fattori non certo trascurabili: nella Z50 manca il joystick di gestione dei sensori AF e però questa carenza dettata certo da motivazioni economiche, (oltre che di destinazione d'uso) lascia lo spazio necessario per il pollice dx, e non crea nessun disagio. I tasti + e - per ingrandire/rimpicciolire sono stati spostati sul touch screen insieme al comando display, realizzando un intelligente risparmio di spazio che crea solo qualche piccolo disagio se inavvertitamente il pollice dx possa andare a sfiorare il tasto + e ci si realizzino a mirino ingrandimenti indesiderati. In questo modo , però, i tasti che su Z6 e 7 stanno in alto a sa sono stati spostati qui sotto il multiselettore, sostituiti da unico tastino di abilitazione dell'alternanza tra visione a mirino oppure a monitor o automatismo tra i due, con il sensore della presenza dell'occhio, qui sulla Z50 ottimamente spostato sul basso della cornice del mirino stesso (sulla Z6 ogni tanto, la flessione dell'oculare in gomma mi fa oscurare il monitor). Il selettore principale non ha sistema di sblocco, quindi gira liberamente tra le impostazioni, ma non mi è mai capitato nell'uso intensivo che ne ho fatto, di trovarlo accidentalmente spostato in una selezione sbagliata. In più, coassiale, ha una levetta di cambio tra operatività foto e video, a mio avviso molto più comoda ed immediata rispetto la posizione che ha nelle altre due Z. La presenza a dx del selettore, priva la Z50 del monitor superiore presente nelle sorelle: una carenza importante per un fotografo che lavori o necessiti un controllo continuo delle regolazioni impostate: esattamente l'opposto quindi dell'utente cui sia destinata questa fotocamera, ossia un fotografo che finalizzi tutto ad inquadratura e scatto, peraltro con la dovizia di informazioni presenti nel mirino elettronico, che non mi hanno fatto rimpiangere quello della mia Z6. La differenza esterna tra Z50 e la mia Z6, oltre a quella dimensionale, si ferma qui. Ovviamente altre sono le distinzioni da fare, a cominciare dall'assenza in questa Z50 del controllo delle vibrazioni sul sensore (che ha fatto si che i due zoom entry level siano i primi obiettivi Z-mount provvisti di VR interno, perfettamente compatibile, peraltro con il VR sul sensore della mia Z6). Manca anche il sistema meccanico di agitazione del sensore, per scuotergli via eventuali granelli di polvere: al netto dell'utilità relativa di questo sistema è di certo un'altra soluzione gestionale di collocamento di fascia per questa Z50, il cui sensore chiaramente non si sporca di meno degli altri e quindi andrà manuteso un pò di più, in assenza di shaker...! Il Nikkor 16-50mm su questa sua Z50 è un prodigio di obiettivo entry level: quello che avremmo desiderato tutti avere, quando ci difettavano i soldi per gli acquisti: a 100 ISO come a 5000 con questa Z50 ho utilizzato esclusivamente gli scatti in jpg, assolutamente conformi alle regolazioni impostate in camera, con aggiustamenti minimi in postproduzione, mai determinanti rispetto alla resa del file: praticamente un eccellente cotto e mangiato che non potrà che entusiasmare i praticanti con poco tempo da destinare alla gestione in camera chiara ! 20mila ISO questa macchina e questo zoomino li gestiscono così...senza particolare preoccupazione di rumore digitale o di aberrazioni cromatiche disturbanti la facilità di gestione di una mirrorless a monitor orientabile, aiuta e molto nella composizione del soggetto, ma la resa cromatica deve dire la sua il controllo automatico delle distorsioni e delle aberrazioni integrato nel sistema Z aiuta a rendere ogni inquadratura possibile qualunque sia la sorgente di luce, naturale... ... o artificiale, il controllo WB funziona egregiamente, con tutte le opportunità già presenti su Z6 e 7, di filtrature specifiche, che si sommano agli "effects" presenti sul selettore principale, quelli da divertimento puro, per non dire peggio... L'assenza del VR sul sensore, per quanto ovviamente difettiva, rispetto la mia Z6, con le dovute accortezze di appoggio, non si fa poi sentire troppo, grazie alla stessa funzione incorporata in questo 16-50, che gestisce eminentemente molti stop (dichiarati 4,5) a mano libera o con appoggi di fortuna, come in queta posa di 4 secondi La leggerezza dell'insieme (Z50 + 16-50) produce una sensazione di estrema piacevolezza e consente finalmente di portarsi sempre appresso una fotocamera con un sensore di dimensione non llilipuziana, per essere sempre pronti a scattare il flare anche su questo zoomino, pur presente, non è mai eccessivo la resa cromatica fedele alle regolazioni impostate, anche nelle situazioni di massima variabilità, come in Campo dei Miracoli a Pisa, dove ogni minuto il concetto di bianco varia, anche drasticamente Se alle mie abitudini da appassionato di superwide, mancano alcuni mm determinanti rispetto i 16 (24-eq) di questo zoomino, la correzione delle distorsioni mi consente di strapazzarlo sul sensore APS-C della Z50, con risultati, a mio vedere, più che soddisfacenti, anche ad alti ISO in interni Tra i valori ISO più vari, non riesco a notare significative differenze ed in questo la Z50 parte avvantaggiata dall'utilizzo del sensore della reflex più capace in questo senso che abbia utilizzato (la D500) altra caratteristica di questo 16-50mm è certamente la capacità di avvicinamento al soggetto, che fino a 35mm di focale sta tra i 20 ed i 25cm con grande qualità di nitidezza e risoluzione, anche attraverso ostacoli come una teca di vetro a prova di qualsiasi temperatura colore delle luci presenti in scena Uno strumento micidiale in mano anche ad un principiante. Come del resto è anche il secondo dei due zoom del corredo: incredibilmente è questo il primo telezoom Z, per giunta VR... Leggero, compatto (da chiuso... una volta aperto passa da 16cm alla focale minima, fino a 20cm alla massima), anche acuto, come detto, mette a fuoco agevomente a distanze ridotte, che se aiutate con opportuna lente addizionale, possono sostituire per gli utenti di una Z50 gli obiettivi macro che ancora Nikon non ha prodotto. (la lente addizionale è una Nikon 5T, che ha lo stesso passo filtri da 62mm dello zoom) Un teleobiettivo deve resistere bene a UV e riflessi in controluce, per passare le forche caudine di un utilizzo sul campo e a mio avviso questo 50-250 si mantiene su una linea molto più che accetabile, tenuto conto della presenza nel suo schema di 16 lenti di un solo elemento ED capace di migliorare entro certi limiti una ripresa in condizioni di variabilità di esposizione là dove il rapporto di contrasto sia maggiore, ecco dove questo 50-250 dà il meglio di se anche indipendentemente dalla temperatura colore della luce o dall'utilizzo ad alti ISO altri scatti selezionati, nelle rispettive gallerie: Sono sicuro che il mio giudizio sul doppio kit della Nikon Z50 vi sia già più che trasparente: si tratta di un corredo già ben completo di suo, perfettamente espandibile al resto del sistema, qualora il fotografo che lo acquisti senta davvero il bisogno di completarlo. Le foto scattate con i due zoom del kit (mi sono immedesimato nell'acquirente potenziale e non ho portato con me altro) credo parlino dei pregi e delle inevitabili aree di migliorabilità. La fotocamera in sè è la più completa entry level (non solo) Nikon che io abbia avuto in mano: ergonomica, facile da capire all'impronta anche nel caso non si sia mai posseduta una Nikon, facile da settare per una persona, come me, abituata a trovare le funzioni che gli servano sempre a portata di dito. Auguro grande successo commerciale a Nikon ed al suo distributore italiano NITAL che ci ha gentilmente messo a disposizione il doppio kit: ritengo che tale successo sia insito nelle qualità del prodotto proposto e nella capacità commerciale di chi dai negozi lo offrirà ai suoi clienti. Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
    6 punti
  2. Domenica scorsa erano previste nevicate, attesi oltre 20cm di neve sopra le precedenti, abbondantissime, precipitazioni. Una attenta lettura del bollettino valanghe mi ha obbligato ad escludere la maggior parte delle zone dove avrei voluto andare per la stagione degli amori dei camosci - troppo pericoloso - e così ho pensato di andare al Parco dell’Avic, su un percorso non esposto a particolari pericoli grazie alla morfologia della montagna. Il parco è una meravigliosa destinazione, in autunno, per fotografare paesaggi e foliage. Ma con tutta la neve venuta, chissà. Occorreva andare a vedere per saperlo! Quindi ho messo nello zaino il 14-24, il 24-70, il 70-200, lo FTZ e la Z6. Ho preso il treppiede, e poi cibo, acqua, un bel termos di te caldo a tutta l’attrezzatura da montagna, ovviamente anche le racchette da neve. Arrivato a destinazione, ho capito che la situazione della neve era anche peggio di quello che avevo immaginato. Sia perché non nevicava, cosa nella quale speravo tantissimo per avere un certo tipo di scenari, sia perché a terra ce n’era già più di un metro, a 1700mt di quota, punto massimo possibile dove lasciare l’auto, deciso dallo spazzaneve. Così ho deciso di alleggerirmi, lasciando nel bagagliaio sia il treppiede che il 70-200. La mia idea per la giornata era di prendere un po’ d’aria, rilassarmi da un periodo impegnativo a lavoro facendo una bella escursione, il sentiero che da sopra Champorcher passa per il lago Muffè, il colle del lago bianco e scende al rifugio Barbustel, in questa stagione ormai chiuso, ed al lago bianco. La zona è una meraviglia di torbiere, laghi e boschi in basso e poi radi larici, contorti dalle intemperie e dall’età in alto e soprattuto intorno al lago. Le condizioni l’hanno fatta diventare una bella giornata di test della Z6, della quale vi rendo conto nel seguito. Ok, non iniziate a pensare, come al solito, che la Z6 non è fatta per queste cose “estreme”, che per me serve la Z9….. ecc… ecc… ecc… Infatti non è andata male, ed ho avuto solo due o tre problemi - di cui uno assolutamente prevedibile. E, visto che i larici non si muovono in maniera randomica e non sono minuscoli, l’autofocus è andato benissimo. L'ho usato sempre in AFS e selezionando il pinpoint non ha mai avuto la minima incertezza nel raggiungere un fuoco perfetto. Ritornando alla giornata, in realtà da subito la neve è tanta, poco portante, anche con le racchette ai piedi e lo zaino alleggerito faccio una fatica notevole. Ma... non nevica. Lo scenario è splendido, quasi surreale. Una pace ed un silenzio incredibili, non c'è un'anima in giro. Nubi e nebbie che si muovono pigramente tra i pendii. Z6, 24-70/4S @40mm, 1/50 f11 ISO 100. Ad occhio, il matrix della Z6, in uno scenario così bianco, sottoespone parecchio di più di quello della D5. Ma non è un problema, ci sono molti modi per capirlo, compreso l'istogramma real time a mirino. In generale per avere la neve bianca con composizioni del genere serve sovraesporre di circa +1.7 stop. Z6, 24-70/4S @70mm, 1/60 f11 ISO 100. Il 24-70 si rivela subito un ottimo tuttofare. Sarebbe anche meglio se fosse un 24-105. Ma non posso dire di essermi trovato sistematicamente "corto". Z6, 24-70/4S @24mm, 1/60 f11 ISO 100. Piuttosto sarebbe bello avere su qualcosa di più corto. Ho il 14-24 nello zaino con il suo FTZ. Ma ha iniziato a nevicare con una certa insistenza e non mi sento di montarlo. Due i motivi: ho paura di sporcare il sensore con un fiocco di neve, ma ho ancora di più la certezza che la lente frontale del 14-24 mi farebbe diventare matto sporcandosi, quella si, in continuazione. E qui mi sono rafforzato l'idea di dedicare la giornata a capire bene la coppia Z6 e 24-70/4S. Dico subito che, i due, formano un'ottima coppia, leggera, maneggevole ed adeguata. Adeguata perché tra i 24mm - che per le mie abitudini sono i primi passi in area grandangolare - ed i 70mm - primi passi in zona tele, ricadono la maggior parte delle immagini che mi stanno venendo in mente. Anche se, per non tagliare questi due bei larici, ho dovuto fare diversi passi indietro. Ma l'avrei fatto comunque per non far "sparire" lo sfondo usando una focale ancora più corta. Z6, 24-70/4S @45mm, 1/50 f11 ISO 100. Ormai sta nevicando veramente forte. Lo scenario è sempre più bello ed in breve arrivo al lago bianco. Che è questo.... Z6, 24-70/4S @24mm, 1/80 f11 ISO 100. Qui i più attenti noteranno qualcosa. No? beh, guardate gli angoli ed i bordi del lato corto. Non vi sembrano più azzurri rispetto al centro dell'immagine? A me si. Non tantissimo ma apprezzabilmente. La lentina di Lightroom, puntata al centro, mi dice che i valori dei canali RGB sono 97,7 - 97,9 - 97,8, cioè più o meno bianco. Apro una parentesi: tutti i bilanciamenti del bianco sono rifatti verso un bianco neutro ottenuto per questa immagine con Temp 6400 e Tint -2. A fronte di un WB scelto in "auto" dalla Z6 di rispettivamente 5750 e -2, che per il mio gusto è un po' troppo blu, contro un valore "standard" daylight di 5.500 e +10, decisamente troppo blu e troppo magenta. Ma sono scelte artistiche, e, per il mio gusto, il valore giusto è per una resa della neve bianca. MA..... e gli angoli ed i bordi? beh, il centro come detto è neutro. Gli angoli no. E se in centro ho RGB 97,7 - 97,9 - 97,8, nell'angolo in basso a SX ho 94,2 - 95,0 e 96,9. Appunto: blu. Personalmente non ho nessuna spiegazione se non l'effetto collaterale della correzione automatica della evidentemente significativa vignettatura di questo 24-70/4S, anche a f11. Non è così impattante, una curiosità più che altro. Ma non avevo mai visto prima una cosa del genere e per questo ho voluto parlarne. Sarebbe interessante provare se il più professionale 24-70/2.8 produce lo stesso effetto, ma è giusto un interesse accademico. Io sono sicuro di no, e comunque non è così importante. Purtroppo non ho immagini con diaframma molto aperto per capire se questi pochi punti percentuali assumono valori molto più pronunciati a tutta apertura. Tornando alle immagini, questa una vista più ravvicinata del bordo del lago.... Z6, 24-70/4S @58mm, 1/80 f11 ISO 100. .... senza bordi azzurri, ma a 58mm! Tra le due immagini solo pochi passi di differenza, e la chiusura dell'inquadratura ottenuta con lo zoom. Escludo che sia cambiata la luce. Il lago non è ancora del tutto ghiacciato. Ma è questione di poco, secondo me. Su tutto, ben più di un metro di neve. Z6, 24-70/4S @41mm, 1/80 f11 ISO 100. Ancora 24mm ed i bordi che ritornano azzurrini (ma meno di prima, la messa a fuoco è molto più lontana). Z6, 24-70/4S @24mm, 1/80 f11 ISO 100. Z6, 24-70/4S @59mm, 1/125 f11 ISO 100. Z6, 24-70/4S @43mm, 1/125 f11 ISO 100. Scendendo ritrovo le bande del lago Muffè, che sarebbe a sinistra, tutto coperto dalla neve così abbondante da creare quasi un manto continuo con il tetto della parte più bassa della costruzione. Z6, 24-70/4S @41mm, 1/60 f11 ISO 100. Z6, 24-70/4S @41mm, 1/60 f11 ISO 100. Incredibile la struttura di questo larice, una vera scultura della natura: Z6, 24-70/4S @44mm, 1/60 f11 ISO 100. Ancora l'alpeggio.... Z6, 24-70/4S @70mm, 1/60 f11 ISO 100. Z6, 24-70/4S @24mm, 1/25 f8 ISO 100. Z6, 24-70/4S @24mm, 1/25 f8 ISO 100. Parlavo in premessa di un paio di problemi, oltre a quello sulla coerenza cromatica dei bordi di alcune immagini. Il primo è riferito alla problematica manovrabilità della Z6 indossando i guanti, cosa che è prevedibile o nota da sempre ed è l'effetto della impostazione di Nikon - ma anche degli altri costruttori di ML - che ha voluto costruire i corpi, ed in conseguenza i comandi, così piccoli. Il secondo, che non avevo previsto, è provocato dalla neve, che cadendo sul sensore che rileva l'accostamento del viso all'oculare impedisce l'accensione dello schermo. E quindi, succede che agendo sul tasto che richiama l'immagine scattata a monitor, questa venga presentata nell'oculare. A chi avesse bisogno di risolvere il problema ricordo molto semplicemente che è possibile configurare la macchina per disattivare il sensore e presentare comunque l'immagine sullo schermo anche se il sensore riporta che l'EVF è accostato all'occhio del fotografo. Chiudo con alcuni consigli a chi volesse per la prima volta accostarsi a giornate fotografiche di questo tipo: - portate con voi una pezza in microfibra di buone dimensioni, un 30x30. Io uso dei panni in questo materiale pensati per la pulizia di casa. Sono estremamente utili per asciugare l'oculare, il monitor e anche la lente frontale dell'ottica quando i fiocchi di neve si ci fermano sopra. - usate sempre il paraluce, che è la prima e più importante protezione della lente frontale; quando non scattate mettete sempre il tappo. Questo accorgimento vi evita di spuntinare le fotografie dalle macchie della neve. - tenete al riparo la macchina con un sacchetto o un asciugamani tutto il tempo in cui non la usate. Ma non siate spaventati dal bagnarla per la neve. La neve non è pioggia, contiene molta più aria che acqua! e, soprattuto se è freddo, non si scioglie e quindi nella pratica quasi non bagna nulla. - Quando tornate a casa non esponete l'attrezzatura al caldo. La condensa, quella si, è pericolosa perché si forma nelle parti interne di macchina ed ottiche! Io faccio così: metto tutto in un sacchetto ben chiuso, prima di entrare in casa, e lascio tutto nello zaino, tirandolo fuori solo dopo molte ore. Il sacchetto serve a far si che l'attrezzatura fredda non entri in contatto con l'aria calda e umida provocando la condensa. Sono cose che ho imparato con l'esperienza, fotografando in queste situazioni qui: Iphone X, 4mm, 1/900 f1.8 ISO 20 Quindi, in sintesi. PRO: - La coppia Z6 e 24-70/4S è molto leggera e prestazionale. La definisco quasi una combinazione ideale per il fotografo che si dedichi ad escursioni impegnative e voglia portare a casa immagini di elevata qualità tecnica. - Molto ben implementata a mirino la livella elettronica, che aiuta ad avere orizzonti perfetti anche lavorando a mano libera ed in equilibrio su terreno instabile. - AFS pinpoint perfetto, preciso e sicuro anche sotto una forte nevicata. - Qualità complessiva del file, sui 24mpix, molto molto elevata. Più che adeguata per fantastiche stampe di qualsiasi dimensione casalinga (fino A2). CONTRO: - Limitata ma visibile incoerenza cromatica nei bordi delle immagini riprese, anche con diaframmi chiusi, in posizione grandangolare, soprattutto se con distanza di messa a fuoco abbastanza vicina. - Qualche problema sul sensore di riconoscimento automatico che porta l'immagine dal monitor allo EVF (risolvibile semplicemente configurando in modalità manuale il comando; credo sia un problema non risolvibile per tutte queste macchine). - Scarsa manovrabilità dei comandi indossando i guanti, al punto che spesso ho dovuto togliere il guanto destro per manovrarli. Massimo per Nikonland 7/12/2019
    4 punti
  3. Mondo Mirrorless, sembra quasi un'imprecazione come Mondo cane, Modo boia chi più ne ha ne metta. Fatto sta che, ormai lo abbiamo capito tutti, questo tipo di tecnologia offre dei vantaggi notevoli. Primo tra tutti, per me, l'assenza di specchio che tanto mi fa dannare dietro al 600mm. C'è un aspetto che avevo sottovalutato e la scorsa estate mi si è palesato in tutta la sua pertinenza. Martedì 4 giugno 2019 ero in ferie e non mi ricordo nemmeno perchè. Altamente probabile sia stato impegnato in faccende famigliari, di fatto mi son trovato libero nel tardo pomeriggio e ne ho approfittato. Ho caricato l'automobile di tutte le cazzate necessarie e mi son recato sul mio solito fiume, nella solita ansa che frequento da decadi. Da diversi anni non pratico l'appostamento Supino, pigrizia, ma 'sta volta mi son detto "dai, proviamo". Scelto il punto, sul greto del fiume, ho mimetizzato per bene la posizione e mi sono infilato sotto le reti mimetiche intorno alle 18.00. Due teleobiettivi in posizione. A sinistra il 600 con la D500 in canna, mentre a destra dove il fiume prosegue, il 200-400 in accoppiata alla solida D3. Una discreta differenza di ingrandimento tra i due assetti, la D500 per riprese lontane, la D3 sul campo più corto. Gli appostamenti supini sono roba da fachiro, c'è sempre un sasso piantato in una costola o peggio a grattare una rotula, ma è un punto d'osservazione spettacolare che regala (quando succede) momenti elettrizzanti. Non è stato il caso di questa volta, comunque intorno alle 19.00 una garzetta ha deciso di fare pit-stop davanti alla mia posizione. Come niente fosse, e come speravo, l'airone ha iniziato la caccia di pesciolini proprio lì davanti a me. Il 600 sulla D500 è un archibugio fenomenale, son 900mm equivalenti con campo di messa a fuoco a tutto fotogramma. Seguo l'airone con il 600 mm e finchè sta ad una distanza di circa 45 m (le due immagini qui sopra) va tutto bene, è perfetto per l'inquadratura e riesco a stargli dietro muovendo la fotocamera. Faccio noto, per chi non avesse mai provato, che con una lunghezza focale di 900mm equiv. il campo inquadrato è così misero che basta uno zic per perdere il target. E purtroppo il pennuto ha deciso di cambiare i suoi piani e di avvicinarsi alla mia postazione con dei rapidi zig zag. Ma io ero preparato, avevo accanto un bel secondo tele (zoom per di più) che mi consentiva di riconquistare la vista del soggetto, e così ho abbandonato la D500 per passare alla D3, mano alla ghiera zoom, allarga allarga, eccolo, stringi, stringi. Nell'inquadratura il pennuto era tornato ad essere grande come prima, come nelle riprese iniziali. Con decisione ho scattato. Il "CLaaAaack", secco ed asciutto della D3 viaggia veloce sull'acqua, il pollastro bianco si è spaventato ed è volato via (incazzato) - fine - Non ci avevo badato, ma avere nel mirino l'airone della stessa dimensione delle riprese iniziali, ma ora con solo 340 mm di focale significava averlo a meno della metà della distanza. A 15 metri quello mi ha sentito, o meglio ha sentito lo schiocco della D3 vanificando tutta la preparazione pregressa. E' da questa estate che mi domando, ma se avessi avuto una Zn, con il suo scatto elettronico silenzioso, come sarebbe andata avanti? Avrei ottenuto quello scatto maledetto della garzetta che lancia fuori dall'acqua il pesciolino per poi afferrarlo ed inghiottirlo al volo? Forse no perchè ci vuole un AF che non vaga per i campi, o forse si? Non lo so è volata via. E io son rimasto lì come un babba, con la stessa identica espressione di questo capriolo qui.
    2 punti
  4. Snapbridge su questa Z50 (a parità ...per ora, di smartphone) mi ha funzionato con una scorrevolezza che non ho fin qui mai riscontrato. La capacità di recupero nelle ombre di questo sensore ha la pari solo nelle ml di livello più alto e delle migluori reflex sul mercato. Tutto ciò in un corpo macchina più zoom base da 530 grammi, trasportabile nella tasca del giaccone. Penso che chiunque abbia avuto fastidio per il peso eccessivo di una reflex + zoom base, oggi dovrebbe provare ad andare in giro per un weekend con una Z50 + 16-50 . Ma avendo intenzione di fotografare. Chi usa un cellulare ...cambia cellulare
    2 punti
  5. No Massimo... L ho scritto più volte che il "fotografo da cellulare" sia una specie che ha assorbito la fascia bassa dell utenza che un tempo utilizzava usaegetta o compattine da detersivo E che però include anche ragazzi e giovani potenzialmente attenti, ma come abbiamo già considerato, più interessati alle ipotesi ed integrazioni video piuttosto che fotografiche. In realtà una Z50 io la vedo come una fotocamera adatta al 90% di coloro che ci leggono, in funzione della tipologia di foto che scattano e della frequenza con cui utilizzano questo mezzo. Ma saranno molto pochi ad ammetterlo e a smettere di acquistare attrezzature del tutto sovrastrutturate per le loro reali necessità... La Nikon Z50 è una fotocamera di livello inferiore alle Z6 e 7 ma assolutamente completa di tutto ciò che serva. I suoi destinatari sono persone di ogni livello di esperienza fotografica, con un budget più limitato rispetto i modelli più costosi e dotati
    1 punto
  6. Sempre precisi e dettagliati i tuoi report, un piacere leggerli e guardare le tue foto. Detto ciò, via via che il tempo passa sembra che la Z6 comunque si confermi una macchina veramente eccellente per chi non ha esigenze particolari e vuole farci di tutto ed ovunque. Io ho avuto solo in questi giorni la possibilità di maneggiare con calma tutte le ML sul mercato (grande magazzino a Tokyo) e sono rimasto molto colpito dal l'ergonomia della Z rispetto alla concorrenza, nettamente a favore della Z, ed anche rispetto alle reflex Nikon, logicamente peggiore nella Z rispetto alla d850 ma non così tragicamente peggiore. Il tutto valutato con gli occhi di chi, ripeto, non ha esigenze particolari.
    1 punto
×
×
  • Crea Nuovo...