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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 23/08/2019 in tutte le aree

  1. Da qualche anno ho la possibilità di passare una settimana di agosto sul lungomare di Sabaudia, nel territorio del parco naturale del Circeo. Precisamente sul litorale a ridosso del lago costiero di Caprolace e alla riserva naturale Pantani dell'Inferno, che, a dispetto del nome, rappresenta un'importante zona umida riconosciuta dalla convenzione di Ramsar. Nei mesi di luglio ed agosto, sulle dune colonizzate dal Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus macrocarpa) e da altre specie altamente adattate alla dura vita sulla sabbia, fioriscono i meravigliosi Gigli di mare (Pancratium maritimum) , anche chiamati Narcisi di mare. Si tratta di piante che nulla hanno a che fare con il giglio, se non per il dolce e persistente profumo che si diffonde per tutta la spiaggia al mattino presto e di notte, quando il vento è una leggera brezza gradevole. I fiori sono candidi e molto grandi, possono arrivare a circa quindici centimetri di lunghezza e circa otto di diametro massimo, più circa cinquanta centimetri di gambo. Esibiscono una corolla doppia, quella esterna costituita da sei petali, quella interna che forma una specie di tromba dalla quale prendono forma stami e pistillo, quest'ultimo più lungo degli stami per evitare l'autoimpollinazione, impollinazione che avviene di notte a cura delle falene. Il loro candore ha dato origine alla leggenda secondo la quale uno schizzo di latte di Era (la Giunone dei romani), succhiato con troppa foga da Ercole infante, volando in cielo abbia formato la via Lattea e ricadendo sul suolo abbia dato origine ai gigli di mare. I Gigli di mare fanno parte delle piante che si affidano al mare per trasportare i propri semi che, quindi, sono in grado di galleggiare per lunghi periodi e distanze (disseminazione idrocora, la noce di cocco ad esempio usa la stessa strategia). Sono diffusi in tutto il Mediterraneo, Portogallo, parte delle coste del Mar Nero, Sud Africa (dal quale sembra che abbiano origine) e California. Non sono attaccati da parassiti, fatta eccezione per i voraci bruchi di Brithys crini (falena notturna le cui larve si cibano del giglio), nel 2016 hanno rappresentato una vera piaga per i gigli. Negli anni ho provato molte volte a fotografarli. Per chi conosce il mio modo di fotografare i fiori, non faccio scatti allo scopo di assemblare un manuale o una guida per il riconoscimento. Mi piace pensare di riuscire a catturare l'effimera essenza dei fiori, quasi a trasporre la loro delicatezza ed etereità sul supporto fotografico. Non sempre questo accade; è complicato fotografare uno dei soggetti più inflazionati senza cadere nel deja-vu o nella foto enciclopedico-documentale. Cerco di rendere il fiore facendolo filtrare attraverso la mia sensibilità, visualizzandolo prima ancora di fotografarlo. Rendendolo, se possibile, ancora più etereo e delicato che nella realtà. È una sorta di idealizzazione, un'istantanea di un'idea che trova compimento nella bellezza delle forme e dei colori. Possono essere dettagli estrapolati dal contesto, macchie di colore o il fiore intero: è poco importante il "cosa", molto di più lo è il "come". "Come" da intendere dal punto di vista visuale, non tecnico. "Come" lo vedo nel momento in cui scatto e "come" vorrei che gli altri lo vedessero, anche se il termine giusto dovrebbe essere, "percepissero". Quest'anno, complice una fioritura estremamente ed insolitamente abbondante, con centinaia e centinaia di gigli lungo i diversi chilometri del litorale, mi sono impegnato con maggiore attenzione e caparbietà. Inizio con degli scatti mattutini, prima e durante il sorgere del sole ma, a parte l'uso vagamente creativo del cielo e delle nuvole rosate gli scatti non mi soddisfano. Seguendo il consiglio di un grande fotografo nonché caro amico, Marco Antonini, che per me sta alla fotografia di fiori come Silvio Renesto sta alla fotografia di libellule e cioè un mentore assoluto, vado a fotografare al tramonto. Purtroppo, dalla sera precedente, un vento di Maestrale teso e costante sta martellando in maniera incessante ed impietosa il litorale. Risultato: appena arrivo in spiaggia mi coglie una sensazione di sconforto, dei profumati e immacolati gruppi di gigli rimangono i gambi ed i boccioli ancora non sbocciati oltre a brandelli di petali. Con poco meno di un'ora di luce a disposizione comincio ad aggirarmi per le dune alla ricerca di sopravvissuti. I resistenti cespugli di ginepro hanno protetto molti gigli che, anche se strapazzati dal vento, resistono stoicamente. E' una vera sfida, sia creativa che tecnica, a causa del tempo limitato, della difficile posizione dei fiori sopravvissuti e del Maestrale che continua imperterrito a spazzare il litorale, senza tregua. Il vento è talmente forte e costante che un flusso fastidioso di sabbia sferza me e la macchina fotografica tanto da faticare a tenere gli occhi aperti in diverse occasioni. I fiori sono in posizioni talmente improbabili e scomode che per un paio di scatti non ho altra soluzione che scavare una piccola buca dove alloggiare il fianco della macchina fotografica per abbassare il punto di vista ed avere il taglio verticale che sto cercando. Sono armato di Tamron 90 macro e Sigma 150-600, entrambi sono in grado di produrre uno sfocato veramente gradevole; sono partito con l'intenzione di scambiarli più volte in base alle occasioni, ma la sabbia che tenta di infilarsi ovunque mi costringe a soli tre cambi, effettuati in maniera che va ben oltre la normale cautela. Il cavalletto che ho appresso risulta essere solamente un fardello che lascio a prendere il Maestrale su una duna. Gli spazi sono talmente stretti e scomodi che anche la flessibilità e modularità del mio 055x ProB sarebbe un impedimento. Decido di non usarlo. Le migliori foto alla fine sono scattate con il Tamron, forse ciò non dipende solo dalle particolari condizioni atmosferiche ma, probabilmente o principalmente, dal fatto che il Tamron è una lente che possiedo da dieci anni, che conosco come le mie tasche e dalla quale so precisamente cosa aspettarmi, cosa poterle chiederle e cosa no. La raffica della D300s risulta necessaria così come l'AF che riesce a stare dietro ai fiori che vengono sbatacchiati senza sosta. Mi meraviglio di come possano non disintegrarsi davanti ai miei occhi... Alla fine riesco a tirare fuori diversi scatti che avevo in mente e nel cuore, uno in particolare eccede le mie aspettative nel momento esatto in cui compare sul display della mia fida D300s. C'è tutto quello che avrei voluto ci fosse, uno sfondo che fa risaltare le curve sinuose dei petali e della corolla, il controluce che delinea in maniera netta ma allo stesso tempo delicata la silouette, le strutture riproduttive che sembrano dare origine al Sole perfettamente posato sulla corolla. Per questa foto la raffica è stata decisiva, potete vedere una velocissima preview di parte della raffica, io sono letteralmente piantato nella sabbia, praticamente immobile, i movimenti sono dovuti unicamente al vento. La D300s è capace di 7 fotogrammi al secondo, gli scatti sono tutti intorno a 1/3200s, facile capire quale fosse la potenza del vento. Ne è valsa la pena? Ovviamente si, lo rifarei (e lo rifarò) altre mille volte. Non è forse questa soddisfazione che ci spinge a fotografare? P.S.: State pensando che forse potrei aver esagerato con la storia del Maestrale? Giudicate voi stessi...
    9 punti
  2. In questi giorni, stavo guardando alcuni scatti, nulla di che ho visto cose moltissimo migliori di queste ma, le metto lo stesso.. ho scelto il Blog per la ragione che vi è più di una classificazione, ci sono scatti fatti anche con la D 70... fate un po' voi.. Queste tre sono state scattate in Germania nel 2009, nel marzo esattamente e già allora ero imbottito di antidolorifici per la schiena.. in giro per i campi.. con il fido, per allora, 70-180 macro.. per la libellula però è stato usato il micro 200 AF.. peccato per la sua strepitosa velocità, ma i tempi erano quelli.. ero come ipnotizzato a nell'osservare questo mare verde che ondeggiava al vento.. a Torrile tanto tempo fa, durante il pranzo.. nel laghetto antistante lo vidi.. ed eccolo quì una pallida idea di cosa può fare il Macro 35 Nikkor ne è passato del tempo.. il Valerio ci passa nei pressi al mattino ed alla sera quando è in ufficio.. cioè quasi mai.. queste due.. beh.. un indovinello dal risultato scontato, dove solo? vi aiuto.. mi ricordo la la bambina dai capelli rossi, il cui nome era Fanny, doveva essere a detta dei rispettivi genitori " mia moglie " una volta grandi.. ma poi il caso ha deciso diversamente.. come vedete non vi sono cose da fantascienza... dovevano essere di più..
    2 punti
  3. Sfida amichevole: Mettete qui nei commenti la/le foto che più vi hanno soddisfatto nel 2018-2019. Ciascuno di noi, penso, avrà fatto delle foto, magari molte foto, che lo hanno particolarmente soddisfatto, a cui vi siete affezionati, il mio invito è a selezionarne da una a tre e pubblicarle qui nei commenti a questo topic. La foto può avervi soddisfatto per i seguenti motivi: 1) per la perfezione che siete riusciti a ottenere nello scatto, cosa di cui andate orgogliosi. 2) perché volevate trasmettere un messaggio o una sensazione e ci siete riusciti. 3) Perchè ha un significato particolare, importante per voi, indipendentemente dal fatto che sia presente qualche piccolo difetto tecnico/estetico. 4) Una combinazione dei tre punti precedenti. REGOLAMENTO: a) le foto devono essere state scattate nel 2018-2019 b) qualsiasi genere è accettato c) se le avete già pubblicate su Nikonland va bene lo stesso. d) potete mentire, tanto non potremo scoprirlo mai . e) se le avete scattate con materiale Nikon siamo contenti, ma se le avete scattate con materiale di qualsiasi altra marca va bene lo stesso. f) Sarebbe gradita, anche se non obbligatoria (abbiamo comprensione per i ... timidi ), una descrizione che spieghi quello che la foto significa per voi. Comincio io: Gatta all'Isola dei Pescatori (VB), 9 febbraio 2019. Oltre alla simpatia del soggetto (una ... chiacchierona!) sono particolarmente soddisfatto perchè il soggetto è espressivo e l'ambientazione a mio parere è azzeccata. Oxygastra curtisii, 7 Luglio 2019, Villa d'Adda (BG). La cercavo dal 2009, quando la fotografai per caso e male nei pressi di un canale a Turbigo (NO). Ritrovarla dopo dieci anni è stata un'emozione non da poco. Ora a voi. Mi raccomando: Non fate i pigri, partecipate, ho ristretto ad un periodo recente, così non siete costretti a dover selezionare tra centinaia (migliaia, milioni) di scatti. Non dovrebbe costarvi troppa fatica e date un po' di varietà e vivacità alla parte fotografica del sito, Ve ne sarei davvero grato. Non ditemi che in un anno e mezzo non avete fatto nemmeno una foto che vi soddisfa, altrimenti vi consiglierei di riflettere seriamente sul perchè continuate a discutere di obiettivi, corpi, prestazioni, prezzi...
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  4. Propongo due scatti fatti l'anno scorso al mare. Mi ero banalmente posto l'obiettivo di alzarmi presto per fotografare ogni giorno l'alba e così ho fatto. Poi la tentazione è sempre forte e anche se non è il mio genere, avendo con me il famoso vetusto 70-210 f/4 nikon non ho potuto fare a meno che usarlo per ciò che è. Di solito mi sento un pò in imbarazzo, mi sembra di essere invadente e poi le persone a volte ti guardano come se tu fossi un paparazzo! E che non è così grosso! Periodo trà fine luglio e inizi di agosto. Tutte a mano libera, sicuramente c'è del micromosso, l'intento era la scena per il tipo di foto che faccio raramente, cercando di impegnarmi..... Scelgo queste, credo che trasmettano qualcosa, almeno spero. Tutte a 210mm e f/4. su D7100. Questo signore ogni mattina e sicuramente per tutta la stagione era sempre lì a rastrellare e fale i mucchi.Poi passava la ruspa e la spiaggia tornava pulita! Secondo me, era lì anche quando andavo nello stesso posto da ragazzo.Quella gente un pò la conosco......Si la nostalgia a volte è canaglia! Volutamente suttoesposta . E' l'attesa che l'alba si mostri . A me piace e poi non si vedono i volti. Per me è stata una sorpresa vedere tanti giovani portarsi a casa questi ricordi che possono sembrare banali ma credo siano fantastici che poi sicuramente condivideranno sui social 😂
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  5. Android. I miei devices sono IOS-free da anni. Boycott Apple!
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  6. Ma il vento non si vede Ero come al solito uscito per libellule, e poi mi sono imbattuto un un paio di Iphiclides podalirius, cioè Podalirio, indaffarati attorno a dei fiori. C'era una bella brezza così ho usato il "metodo Salvetti" , ossia 300mm+ Tc 14 EIII a mano libera, scattando a raffica nei momenti in cui mi sembrava il vento si calmasse. Purtroppo non hanno mai aperto (o chiuso) completamente le ali così da averle su un solo piano, erano sempre a "V". Per questo, più che per il vento, ho dovuto buttare molte foto, in quanto una o l'altra estremità delle ali finiva fuori fuoco. Una decina però sono venute abbastanza bene, eccone un paio delle migliori:
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  7. Prima di tutto complimenti per le belle foto postate da tutti, d'altra parte essendo un best of non poteva che non essere così. In particolare mi è piaciuta molto proprio la foto di Silvio del gatto, e dire che solitamente sono piuttosto insensibile alle foto dei gatti, ma quella è proprio bella. Non è la foto però che, tra quelle postate, avrei voluto fare io; quella è sicuramente la prima foto del rapace (una poiana??) del nostro admin, meravigliosa! Per quanto mi riguarda fare una selezione 2018/2019 per me è davvero troppo, non saprei proprio cosa scegliere 🙂 inoltre probabilmente inserirei qualche foto già vista sul forum... Quindi mi sono autoimposto di restringere l'arco temporale alla sola estate 2019. Ecco le mie tre selezioni: il nuovo nipotino, un momento di gioco in famiglia e, infine, un ritratto.
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  8. Gennaio 2019, da qualche parte in Piemonte : "Da grande sarò un'aquila, hai capito ?"
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  9. Bella iniziativa Silvio. Beh devo ammettere che, nonostante scatti pochissimo, scegliere tre foto tra tutte quelle che ho considerato valide è stato davvero complicato. Non perchè sforni capolavori in quantità, ma quanto perchè cerco di scattare poco ma con le idee chiare e cerco anche di fare di tutto per portare a casa uno scatto degno quando decido di farne uno in particolare. Questo limita il numero ma amplifica le possibilità di riuscita. Comunque inserisco tre foto che avete già avuto modo di vedere nel mio blog. Cobalt Harmony E' una foto che volevo fare da tanto tempo ed ho avuto l'occasione nel 2018. Un'alba magica sul lago Biwa in Giappone. Sono arrivato sull'acqua che era ancora buio per prepararmi con calma e non perdere l'attimo giusto, non sarei potuto tornare il mattino seguente. Il freddo vento di aprile sferzava il viso e le mie uniche consolazioni erano una lattina di caffè caldo e la speranza di tornare a casa con la foto che volevo. Alla fine è andato tutto bene e sono rimasto molto soddisfatto del risultato ottenuto. Matsumoto Jo Ero arrivato al mattino al castello di Matsumoto, uno dei più belli ed imponenti di tutto il Giappone, ed avevo passato ore ad ammirarlo e fotografarlo in tutti i modi possibili. Con il passare delle ore però ho capito che il momento migliore, il più evocativo, sarebbe stato il tramonto. Così sono ritornato nel pomeriggio ed ho atteso che la luce cambiasse e disegnasse pennellate di chiaro scuro sui rami dei pini e sui tetti del maestoso castello. E' stato un momento molto bello, ho avuto l'impressione di essere tornato all'epoca nella quale probabilmente si sarebbe potuto vedere il Daimyo passeggiare nel giardino ai piedi del suo inespugnabile maniero. Aurora Non potevo esimermi dal postare uno scatto di uno dei generi che mi ha più soddisfatto, la macrofotografia. Spesso andiamo a caccia degli esemplari più esotici o spettacolari e tendiamo a tralasciare ciò che di più semplice e comune possiamo trovare ovunque. L' Anthocharis cardamines, chiamata comunemente Aurora, è una farfalla molto comune almeno nelle mie zone ma non ero mai riuscito a trovarne una ferma nei momenti opportuni. Ho colto l'occasione ed ho cercato di ritrarla al meglio delle mie possibilità, sono contento di averla immortalata, piccola e splendida amica. _______ Andrea
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  10. Elio Erwitz style lui voleva giocare con un'amichetta appena conosciuta ma lei aveva altri programmi ... [prego ingrandire]
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  11. Selezionare le proprie foto preferite non è mai semplice. La scorsa settimana sono riuscito a fotografare questo soggetto, che non ero mai riuscito a fotografare decentemente prima. Le foto sono fortemente volute, infatti mi sono sciroppato quasi tre ore di macchina, gran parte su stradine di montagna per arrivare nella zona dove era data per certa la presenza di queste farfalle. Il meteo prevedeva sole splendido. Arrivato alla meta, a quota 1800 metri, molte nuvole si alternavano a qualche raggio di sole, la nebbia sospinta da un forte vento e la temperatura fredda facevano presagire che la trasferta fosse stata fatta a vuoto. E invece su un ripido pendio , aggrappate a steli d’erba o sui fiori le Apollo c’erano. Erano intirizzite dal vento gelido, e questo era positivo, ma il vento le facevo oscillare a velocità supersonica, mai visto prima. Dopo un bel po’ di studio, ho notato che fra una folata e l’altra, c’era una frazione di secondo che il soggetto poteva essere ipoteticamente fermo. Ho alternato da D850, la D500 e alcuni obiettivi. Con mia sorpresa, l’accoppiata migliore è stata D850 e Micro Nikon 4/200 AFD. Lo scarto è stato enorme, comunque sono soddisfatto di aver portato a casa alcune foto abbastanza buone, considerando le condizioni in cui le ho scattate. Parnassius apollo D 850 + Micro Nikon 4/200 AFD F. 11 1/1000 sec. ISO 640, mano libera D 850 + Micro Nikon 4/200 AFD F. 11 1/1000 sec. ISO 720, mano libera
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  12. Parto da quella scattata per ultima: "Sisters". Il genere che pratico di meno. Ero lungo il portico di San Luca per (ri)provare la mia vecchia Linhof caricata con Ilford FP4. Fortunatamente ho infilato nello zaino anche la piccola Fuji X100T, perché non avrei fatto in tempo a montare tutto quel ambaradan sul treppiede, le sorelle avevano il passo veloce!
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