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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 01/05/2019 in tutte le aree

  1. L'amico Paolo (Vento) ha richiamato la mia attenzione su una notizia che circola da qualche giorno su diverse testate. Il governo australiano starebbe pianificando l'uccisione di due milioni di gatti "selvatici"; in realtà si tratta di gatti domestici "rinselvatichiti", abbandonati o fuggiti, perchè in Australia non sono mai esistiti felini selvatici; il termine corretto sarebbe "ferali" o più volgarmente, randagi. Questa proposta avrebbe lo scopo di proteggere la gravemente minacciata piccola fauna locale di uccelli, rettili e mammiferi autoctoni, per i quali i gatti rappresenterebbero la più grave minaccia. L'uccisione sarà perpetrata soprattutto tramite avvelenamento, ossia la dispersione di bocconi avvelenati. E' già permesso, anzi incentivato, lo sparare a vista (tirare frecce, intrappolare, passare sopra con l'auto) ai gatti randagi (come si possano distinguere da un gatto di proprietà che si sta facendo un giro è da vedere, ma il punto non è questo) a scopo protezionistico. Per inciso, nell'intero mondo anglosassone, oltre che in Australia anche in Gran Bretagna ed in USA, sta montando una fazione anti-gatto, sempre per motivi protezionistici, che sostiene la necessità di eradicazione dei gatti ferali, oltre ad altre misure meno cruente. Anche da noi girano sui social delle campagne più o meno informative sul pericolo rappresentato dai gatti ferali, ma da noi la situazione è differente e fuori tema qui (magari un'altra volta), adesso restiamo in Australia. A seguito della notizia, come sempre si sono accodati commenti dei lettori, chi a favore chi inorridito, chi ironico (qualcuno ha proposto di portarli a Vicenza...). Ben pochi però escono dall'emotivo, dal luogo comune, per cercare di capire se questa cosa è giusta o no, se serve, a cosa serve è che conseguenze può portare, e non ho visto nessuno fare affermazioni documentate. Non ho certo voglia di mettermi a discutere in commenti a giornali con delle tifoserie ottuse di entrambe le fazioni, quindi i miei pensieri li scrivo qui, fra amici e soprattutto persone che ragionano, per sfogarmi su quanti pochi siano quelli che ritengono che prima di fare o di dire sarebbe meglio pensare e capire. NON HO FATTO LA TARA alla notizia, ho letto ciò che ha riportato la nostra stampa senza andare a vedere le fonti originali, quindi può esserci un vizio di informazione, ma, come esercizio prendiamolo per vero e ragioniamoci sopra. I GATTI FERALI COSTITUISCONO UNA MINACCIA? La risposta di chi li studia sul serio è DIPENDE. E' indiscutibile che l'introduzione di gatti su territori confinati, come piccole isole sulle quali erano originariamente assenti, può provocare danni seri, specie se su quelle isole sono stati introdotti anche altri alieni, quali i topi, che da una parte forniscono al gatto una fonte di cibo certa che gli permette di prolificare, alle spese anche della fauna insulare, e dall'altra sono loro stessi una minaccia. Ma può succedere anche l'opposto. Uno studio suggerisce che la rimozione dei gatti può non far bene o perlomeno essere ininfluente: Nell'Isola di Stewart (Nuova Zelanda, a due passi dall'Australia) i gatti sono stati eradicati(= sterminati) per il timore che portassero all'estinzione il Kakapo, Kakapo (foto da internet) nonostante fosse stato dimostrato che il gatto predava principalmente i ratti, che erano una minaccia più seria per il kakapo (ne predavano i nidi). Infatti dopo una convivenza di due secoli fra gatti e kakapo, i gatti furono sterminati, ma il kakapo continuò a diminuire e gli esemplari sopravvissuti dovettero essere rimossi in aree più sicure, protette dai ratti. A PROPOSITO, COME LA METTIAMO CON I RATTI IN AUSTRALIA? Ricordiamoci che i ratti sono stati responsabili dell'estinzione di decine e decine di specie animali in Nuova Zelanda. In aree ampie, continentali, come l'Australia, i gatti possono essere sia un fattore di danno che protettivo, a seconda delle condizioni. Proprio in Australia degli studi indicherebbero che se da una parte i gatti sicuramente contribuiscono al declino del bandicoot (lepre marsupiale), gatti ferali in aree urbanizzate contribuiscono a proteggere gli uccelli da nido cacciando i ratti. Sempre in Australia, un altro lavoro (pubblicato nel 2010 sulla rivista Pacific Conservation Biology) sostiene che in aree de-gattizzate (mi si passi il termine) non si aveva una diversità maggiore di fauna autoctona rispetto ad aree non regolate, anzi spesso si aveva lo stesso declino delle zone non regolamentate, in quanto la discriminante principale sarebbe stata il degrado ambientale, con conseguente limitazione di risorse. Sull'entità dell'impatto predatorio dei gatti ferali nei confronti dell'avifauna (ci sono molte stime per i paesi anglosassoni) non metto in discussione il dato, nè disconosco il problema, ma un numero da solo non dice niente: i gatti uccidono X migliaia/milioni di prede? Orrore però... perchè questo dato significhi qualcosa va confrontato con i tassi riproduttivi delle prede. Purtroppo le testate amano il sensazionalismo e sparano una cifra perchè impressionante e tanti saluti. Uno studio in inghilterra stimava circa una popolazione di Cinciarelle pari a 3,5 milioni di coppie ciascuna che produce 7-8 pulcini per anno, per cui in teoria si avrebbe un surplus di 25 milioni di individui rispetto alle risorse del territorio, di questi, molti morirebbero o sarebbero indeboliti per competizione intraspecifica per le risorse alimentari anche senza gatti od altri predatori, per cui con questi numeri, anche se i gatti uccidessero due milioni di cinciarelle l'anno, sarebbe ininfluente se non benefico.Inoltre uno studio suggerisce che almeno una percentuale delle vittime dei gatti siano proprio animali in cattive condizioni, nidiacei caduti o individui adulti indeboliti ad esempio d'inverno. Un altro studio suggerisce che perlomeno nelle aree urbanizzate i passeriformi avrebbero evoluto strategie difensive nei confronti dei gatti, riducendone l'impatto predatorio. E' infine curioso uno studio inglese (effettuato da ornitologi ) rivolto a valutare l'impatto del proliferare incontrollato di gazze (fra le principali predatrici di nidi e giovani uccelli), che conclude (traduzione mia): "non ci sono prove che l'aumento delle gazze causi il declino degli uccelli canori e conferma che la numerosità popolazione delle prede non è determinata dal numero dei predatori (sic!) quanto dalla riduzione delle risorse e degli habitat dovuti all'espansione agricola intensiva (e in Australia è lo stesso)", le gazze no e gatti sì? NOTA BENE: NON SCRIVO COSE CHE MI PASSANO PER LA TESTA, A CHI VOLESSE POSSO FORNIRE TUTTI I RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI. E adesso andiamo alla modalità di eradicazione proposta: sul serio penserebbero di spargere bocconi avvelenati? Vorrei che mi si spiegasse come fare a farli mangiare solo ai gatti (randagi) e non alla fauna che si vuole proteggere. Sinceramente questo aspetto mi preoccupa, anche e più per quegli altri animali "da proteggere"... Intendiamoci, non voglio affatto sostenere che i gatti ferali siano una buona cosa, perchè non lo sono, sempre di invasori si tratta, nè sono contrario ad azioni di contenimento (quando possibile meno cruente) se realmente necessarie, voglio solo suggerire che la loro demonizzazione, il farne un "capro espiatorio", con una certa ipocrisia, ignorando altri fattori, potrebbe alla fine non portare ai risultati che ci si aspetta. Se vogliamo vedere, dal punto di vista dei disastri naturali, gli Australiani (intesi come gli Europei arrivati in Australia) sono sempre stati dei campioni: Hanno provocato l'estinzione del lupo marsupiale (l'unico grosso carnivoro marsupiale) perchè pensavano minacciasse le pecore (era invece il Dingo), l'hanno dichiarato protetto quando era troppo tardi e l'ultimo è morto nel 1936 allo zoo di Sidney. Hanno seminato i conigli che, in un paese quasi privo di predatori in grado di cacciarli si sono riprodotti come ... conigli, ed hanno desertificato buona parte del territorio. Resisi conto del danno, hanno disseminato la mixomatosi (una malattia mortale per i conigli), ma non essendo troppo esperti di epidemiologia non hanno pensato che su popolazioni così grandi ci sono sempre ceppi immuni e così, con a lungo andare hanno selezionato i conigli resistenti alla mixomatosi che gli hanno fatto marameo e siamo daccapo. Avranno imparato? Nooo... Avete visto il film Crocodile Dundee? C'era un ... Bufalo, e ci sono i Cammelli, chi li ha portati? Questa foto non è mia ovviamente. Più recente ancora hanno importato della canna da zucchero, con i relativi insetti parassiti. Per controllare i parassiti... hanno importato dei rospi giganti, i quali in Australia han pensato bene di mangiarsi i piccoli anfibi locali anzichè i parassiti della canna da zucchero come nella terra di origine. In Nuova Zelanda hanno importato, oltre alle pecore, i Maiali, i quali sono rinselvatichiti diventando giganteschi e zannuti (in pratica sono tornati cinghiali cosa che accade in pochissime generazioni) e fanno talmente tanti danni che ne fanno dei film dell'orrore. Il messaggio sarebbe che prima di fare qualcosa bisognerebbe pensarci bene. Come dice il proverbio la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni (ehm, non sempre buone... non dimentichiamoci che a fine del 1700 tra stragi deliberate e spargimento di vaiolo e morbillo, i coloni australiani hanno più o meno fatto con gli aborigeni lo stesso dei coloni americani con i nativi ... americani). Ma in fondo, la storia del rapporto tra uomo e gatto è sempre stata così, ambivalente: a volte amato e riverito, altre odiato e perseguitato. In Belgio a Ypres c'era una festa in cui si gettavano da una torre centinaia di gatti una volta all'anno (lo fanno ancora, ma con gatti di stoffa). L'ultimo gatto vivo fu lanciato nel 1817. Le foto dei gatti e del ratto sono mie.
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  2. Caro Silvio, penso che il problrma sia prima di tutto metologico e credo sia dovuto all’approccio analitico messoo in campo in un ambito sistemico: a mio parere non si può agire su un fatto specifico inserito in un sistema, senza tenere conto delle conseguenze che hanno quelle decisioni circoscritte nella catena in cui sono inserite. Ciò è dovuto al fatto che non “si chiìuide il cerchio” e questo genera scelte ottuse, sciocche, controproducenti e dannose. Lo vediamo nella vita di ogni giorno dove non si va al di là del naso nelle piccole come, a maggior ragione, nelle decisioni più complesse. Quindi se (e dico se) il numero dei gatti deve essere contenuto lo si deve fare valutandone attentamente TUTTE le conseguenze, altrimenti il risultato è quello che abbiamo visto più volte: quello dell’apprendista stregone nel film Fantasia...
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  3. https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/guide-allacquisto/mi-faccio-un-flash-r142/ https://www.nikonland.it/index.php?/articoli/test/flash/
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  4. Si, una cosa del genere. Ci sono dei Godox recensiti qui che dovresti vedere. Il faretto io non lo considererei, per una questione di possibilità di meglio modulare la potenza su luce diffusa. Inoltre ti aiuta moltissimo a fare foto "ferme" anche con tempi non proprio di sicurezza, grazie alla velocità del lampo. Ross è un fotografo professionista che ci aiuta nel club delle modelle, a districarci tra parecchi aspetti ostici tra cui la gestione della luce.
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  5. Due volpoche vigilano sui loro pulcini che fanno il bagnetto, in primo piano l'ammaraggio di un cavaliere d'Italia (credo, se l'ho riconosciuto giusto)
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  6. Sì un flash che abbia il pannellino incorporato e poi ti compri con poche decine di euro una cosa così come ho fatto io, niente di professionale, ma meglio del flash diretto. Ma... al di là del flash, necessario, per realizzare qualcosa che renda le foto appetibili io studierei come riprendere i soggetti. Come ottenere foto dinamiche, espressive. Per un breve periodo su Nikonland (vecchio o nuovo,, non ricordo) è girato un tizio che faceva foto di incontri di BJJ (Brazilian Ju Jitsu) erano molto interessanti.
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  7. Roby: Io vorrei restare ancora un po' Piuttosto si dovrebbe essere un po' più umili, muoversi ...lentamente e guardare lontano, invece ... siamo (a qualsiasi livello) pressati, precipitosi e miopi. Perchè altrimenti ci ... eradicheremo senza volerlo. Ogni scoperta entusiasma, promette benessere (e profitto) salvo poi accorgerci che profitto sì, ma benessere ... non sempre. Negli anni 30 vendevano bevande curative/toniche al Radio (!) , poi hanno smesso perchè tanto bene non facevano... ops. Negli anni 50 in USA facevano le gite di famiglia all'impianto nucleare e nei negozi di scarpe facevano Rx di routine ai piedi dei bambini per fare scarpe su misura, poi hanno smesso perchè come sopra... ops. Negli anni del Boom la plastica prometteva di risolvere ogni problema e l'ha fatto, creandone qualcuno di nuovo, ops. Adesso sembra che le scorie lasciate dai pile (le felpe sintetiche) formino una fanghiglia che si deposita al fondo marino... ops. Intendiamoci, non è che io sogno la civiltà degli Amish con il calesse la candela di cera e la cuffietta alle donne. Al contrario. Le cose in sè non sono nè buone nè cattive, e il progresso è cosa molto buona, bisogna solo imparare ad gestire con accortezza e discrezione, non pensare solo in termini economici , ma olistici. Basta se no mi cacciano... PS Massimo... al di là della necessità o meno della cosa, la selettività è quello che rende perplesso anche me.
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  8. Finalmente sono riuscito a vedere i video di Mauro. Li siamo su un piano molto professionale, con i risultati inconfrontabili con quello che puoi fare in luce disponibile perché sostanzialmente fotografano come in studio. Io vedo, per il nostro amico .screen, due diverse difficoltá: 1- dominare la tecnica necessaria ad usarli, che sarà perché ho provato a fare la stessa cosa in studio ma mi sento di dire che senza qualcuno che ti fa vedere devi fare un mondo di tentativi prima di saltarne fuori con risultati confrontabili allo sforzo 2- essere accettato nel ruolo. Questa va a braccetto con la prima, nel senso che se vai lì monti tutto e fai vedere in 2-3 scatti a schermo che stai facendo della roba stratosferica facile che li convinci. Ma se annaspi per un’ora a regolar potenze e a direzionare la luce ottieni l’effetto contrario. Ma condivido che un flash sia il più significativo passo avanti. E ripropongo l’idea, in accordo con Silvio, di un cobra fatto rimbalzare a soffitto per diffonderlo. Vedo due vantaggi: sdoganare il flash, in modo da iniziare ad aprire quella strada, e stare in una spesa molto bassa, con rischio pari a zero perché alla peggio se non va come deve il flash lo rivendi o usi per altro. Se poi la cosa prosegue niente vieta di comprare un flash vero più avanti, con ombrello e tutto il necessario. Altro consiglio: fai vedere in palestra qualche video di shooting professionali, così vedi se c’è terreno fertile. Nel caso contatti ross e ti fai fare un pomeriggio di lezione sui flash.
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  9. In campo di foto sportive indoor so poco o nulla, tuttavia la logica e le poche esperienze che ho fatto, come ad esempio qui, mi portano a dar ragione a Mauro. La luce è l'upgrade principale, senza la luce giusta sarai sempre a lottare con ombre e quant'altro. Nelle foto del link (Nikon D500 e Sigma 17-70 f2.8_4) ho semplicemente sparato il flash a soffitto tenendo il pannellino riflettore alzato, ma più spesso un mini diffusore/softbox montato sul "cobra". Poco, ma meglio di nulla o di un flash diretto.
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  10. “La full frame .... Sui micromossi non perdona” È vero l’esatto contrario, mediamente. Per motivi tecnici che non mi addentro a spiegare, il rischio micromosso aumenta con la densità del sensore, non con la sua dimensione. A dire che una 24mpix FX è molto più tollerante di una 24mpix DX. Con il tuo genere di foto e vincoli di budget io ti consiglio di andare al massimo su una D750. Circa il flash in palestra, non sono esperto ma se dovessi sperimentare proverei a farlo rimbalzare a soffitto!
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  11. Nikon D850 e Sigma 135/1.8 Art, Godox QT600 II
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