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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 03/12/2018 in tutte le aree

  1. In un contest fotografico di fama internazionale, non ricordo quale, sul paesaggio ... guarda caso il vincitore aveva un umano, lontano irriconoscibile ma rendeva il paesaggio un posto vivo, non era il valore aggiunto ma parte fondamentale del paesaggio. È così che si deve intendere la foto di pesaggio con interazione umana, si potrebbe estendere anche agli animali in generale, ma dovrebbe essere irriconoscibile per non diventare soggetto, ma l'elemento fondamentale per rendere il luogo non un deserto.
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  2. Sono nato a Roma. Abito a Roma dal 1976. Non giro molto per la città. Infatti sono pigro, e, pur essendo Roma una città visitata da tanti turisti, io non la fotografo. Forse le mie foto di Roma risalgono ai primi anni sessanta quando venivo da bambino, anch'io come turista. Mia moglie mi ha smosso almeno per oggi dal letargo e sono andato a fotografare la cosiddetta Roma Augustea ovvero la Roma Imperiale, quella che si estende dal Palatino al Colosseo fin dietro il Campidoglio. Stamattina quindi con dovuta calma ho munito la mia fotocamera con uno zoom grandangolare e ho fatto qualche foto. La folla di turisti purtroppo è immensa e sono onnipresenti. Aprite le foto alla massima risoluzione impostata 1800 x 1200 in linea di massima, se volete immergervi nel paesaggio Qui le persone quasi a fare da contraltare alle colonne ed ecco finalmente il colosseo. Si c'è un effetto linee cadenti, ma in una delle prossime foto ho raddrizzato l'effetto. Qui in formato cartolina con l'arco augusteo sulla destra ecco come vi dicevo raddrizzato Questo invece è l'arco di Tito Questa è la tomba di Cesare, successivamente adorato come una divinità. Notare la presenza delle rose al centro che vengono sostituite giornalmente dall'amministrazione comunale. Inoltre i turisti buttano come nella fontana di Trevi delle monete, per buon augurio. La strada principale della Roma Antica alla fine della quale si sono poi sviluppate le diverse arterie, Appia, Tuscolana, Ardeatina, Salaria ecc Il tempio di Romolo
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  3. Metto questa perché è diversa
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  4. Per il mio primo post vi racconto le mie prime esperienze di escursione fotografica wildlife, tra le montagne della Val d'Aosta, a caccia di camosci!Ho la fortuna di conoscere Massimo Vignoli di persona, che mi ha guidato in questa mia prima volta e da cui ho imparato moltissimo.Quindi sveglia alle cinque e partenza per la Val d'Aosta! All'arrivo il tempo era insolitamente caldo, per cui si è optato per viaggiare leggeri e lasciare le ciaspole in macchina. La prima salita ha dimostrato la mia forma fisica abbondantemente precaria, tanto che dopo poche centinaia di metri già i polpacci avevano deciso di smettere di collaborare, e il peggio doveva ancora venire! Dopo neanche una mezz'oretta si inizia a vedere neve e dopo pochi altri minuti si vede solo quella... Ovunque, mezza sciolta dal caldo e fino al ginocchio, con ogni passo si sprofondava e con quello successivo cedeva ulteriormente, raddoppiando lo sforzo. Dopo oltre 4 ore riusciamo ad arrivare in cima stremati, ma ce l'avevamo fatta! E lo sforzo ci ha ripagato con qualche splendido esemplare, che evidentemente ha voluto premiare lo sforzo, mostrandosi vicino senza doverlo andare a cercare, anche perché... Non avremmo mai potuto fare un altro passo! Ma ormai il tempo era poco, la neve alta, gli altri camosci ben nascosti, quindi poche foto ed era già ora di prendere la via della discesa, che si è dimostrata sicuramente meno stancante, ma con la neve sciolta non è stata comunque una passeggiata.Una volta a casa c'è stato un pò di disappunto rivedendo le foto, troppi errori sciocchi, di messa a fuoco, di impostazioni della reflex... La stanchezza e l'aria rarefatta forse hanno giocato un tiro mancino, forse semplicemente l'emozione era troppa. Man mano che la stanchezza passava, aumentava la voglia di tornare nuovamente lassù, per cui alla fine abbiamo organizzato anche per il weekend successivo.Sveglia nuovamente alle 5 e via pronti a partire nuovamente! Questa volta il tempo era meno aperto, faceva un po' di nevischio, ma durante la settimana aveva fatto relativamente caldo, per cui anche questa volta niente ciaspole. Inoltre abbiamo fatto un percorso leggermente più lungo, ma anche meno ripido, che non ha convinto troppo i miei polpacci, ma complice la neve ben più ghiacciata in circa 2 ore e mezza eravamo già su, pronti per poter abbandonare il sentiero e lanciarci verso la vera "caccia".Ma la fortuna non era particolarmente dalla nostra, quindi dopo aver avvistato un gruppo di stambecchi, cercando di avvicinarci un nuvolone si piazza proprio intorno a noi. E siccome non c'era vento, il nuvolone ha pensato di tenerci compagnia per qualcosa tipo 4-5 ore, impossibilitandoci non solo di fotografare, ma anche di muoverci, con il freddo che penetrava sempre più attraverso le scarpe, i guanti, i vestiti. Momenti in cui le speranze ci stavano abbandonando.Ma proprio quando stavamo per cedere, all'improvviso le nuvole spariscono e lasciano spazio ad un sole bellissimo e diversi camosci intorno a noi! Abbiamo valutato la possibilità di tornare anche con il buio e ci siamo lanciati in altre foto, regalandoci scorci mozzafiato, animali stupendi, paesaggi emozionanti e persino una luna gigante che fa capolino dietro la cima di una montagna. Alla fine, sazi dell'abbuffata siamo tornati giusto in tempo per attraversare il bosco con la sola torcia ad illuminare il cammino, stanchi ma felici.Queste sono alcune delle foto scattate, e anche se sono il primo a dire che non sono le più belle mai viste, non è importante, perché sono le mie, scattate durante un'esperienza spaziale, che non vedo l'ora di ripetere nuovamente. Inoltre l'esperienza mi ha permesso di imparare con sul campo diverse cose. Per esempio:- la montagna la devi conoscere, non si può improvvisare. Siamo partiti con il sentiero pulito e ben tracciato, ci siamo ritrovati in un mondo di neve in cui tutto era ricoperto. Se non fosse che Massimo riusciva ad orientarsi e sapeva dove mettere i piedi, saremmo ancora lì dispersi... Inoltre bisogna anche sapere quali attrezzature portarsi, non può bastare la voglia e un paio di sneakers.- come approcciarsi agli animali: bisogna sapere come fare, mantenendo distanze di sicurezza, facendo capire il disinteresse attraverso il proprio comportamento, tutte cose che magari sulla carta si sanno a menadito, ma quando poi si è lì è tutto un altro paio di maniche da mettere in pratica, tra la foga, la stanchezza, la neve e i saliscendi.- ma soprattutto: mai mollare. Dopo 4 o 5 ore nella nebbia e nel freddo le speranze iniziavano davvero a vacillare, ma se non fossimo rimasti fino alla fine non avremmo avuto le occasioni che poi si sono presentate. Insomma è proprio vero quanto si dice: se ci sei può andare male, ma se non ci sei diventa una certezza.
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