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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 03/07/2018 in tutte le aree

  1. L' obiettivo più particolare del catalogo Nikon si chiama PC Nikkor 19mm f/4E ED. Appartiene ad una gloriosa famiglia di ottiche specialistiche che annovera il suo primo esemplare nel: PC Nikkor 35/3,5 del 1962 (questo è il mio...) in assoluto il primo obiettivo decentrabile per reflex . Questo suo pronipote è, come l'ultima serie di queste ottiche Nikkor, decentrabile e basculabile (tilt & shift), ma non sono queste solamente le ragioni per le quali Nikonland lo ha chiesto ed ottenuto da Nital grazie a Nikon Italia . Si tratta di un 19mm atipico, dall'angolo teorico di campo di 97,3°, in realtà estensibile attraverso decentraggio di +/-12mm sull'asse ottico, quindi decisamente più ampio del cerchio di copertura di un normale obiettivo della stessa lunghezza focale e, come detto, consente altresì basculaggio (tilting) per +/- 7,5° Presentato (anche da noi) nel 2016, forte di uno schema di ben 17 elementi in 13 gruppi con 3 elementi ED e due asferici, dotato di Nano Crystal e di Fluorine coating , per renderlo ulteriormente resistente agli agenti atmosferici, alla polvere, al grasso e alle ditate, ai graffi, stante la notevole sporgenza notevole dell'elemento frontale, più caratteristica di un 12 o 14mm piuttosto che della sua focale (ma è appunto questa la necessità di copertura relativa). Pesa 855 grammi ed ingombra 8,9 cm di diametro per 12,4 cm di lunghezza. E' dotato di un diaframma elettromagnetico a nove lamelle che chiude da f/4 ad f/32 Ampia la ghiera di messa a fuoco, a partire dai 25cm minimi fino ad infinito ed oltre, con un notevole intervallo oltre il simbolo dell'infinito, fondamentale per le condizioni di messa a fuoco manuale nelle quali si opera con questa categoria di obiettivi. Curate le serigrafie degli indicatori di pdc da f/8 fino ad f/32 e della quantità di movimentazione di tilt e shift, con ben distinti trattini per ogni mm o grado di spostamento. Il tappo è in realtà un coperchio a baionetta, profondo quasi 3cm per contenere la boccia dell'elemento anteriore asferico, le piastre di decentraggio e basculaggio sono a loro volta orientabili indipendentemente per 180° la prima (a intervalli, segnalati da blocco, ogni 30°) e per 90° la seconda (due posizioni di blocco ogni 45°), in modo tale da rendere facile l'organizzazione dei pomelli di regolazione delle movimentazioni, in verticale, orizzontale o diagonale. Lo sblocco delle sezioni dell'obiettivo avviene pressando le due apposite levette, abbastanza evidenti, tranne che...quando su treppiede con piastre particolarmente prominenti invece che al tatto si deve andarle a cercare...a vista il decentraggio massimo in una delle due direzioni, visto da dietro, dà la misura dell'effettiva copertura di cui possiamo godere con questo obiettivo: la vista longitudinale consente di apprezzare la quantità di movimento disponibile La sua qualità costruttiva, curata nei minimi particolari si rivela su ogni parte di questo obiettivo, dal costo sicuramente rilevante (attorno ai 3200€), giustificato dalla molteplicità di utilizzo che può suscitare questo che ho definito essere un vero e proprio "banco da lavoro" per artigiani fotografi. Le rotelle di regolazione sono salde e sicure e producono una rotazione micrometrica che è garanzia di accuratezza di impostazione: quella dello shift ogni giro completo produce un decentraggio di 2mm, quindi servono ben 12 complete sue rotazioni da un estremo all'altro del range di regolazione. nella parte posteriore del blocco di basculaggio è ben visibile uno slider da inserire per evitare accidentale spostamento del blocco stesso (per esempio durante il trasporto montato sulla macchina) ed anche una rotella di serraggio della quantità di basculaggio scelto, per evitare slittamenti accidentali in determinate posizioni dell'obiettivo L' insieme macchina obiettivo, impugnato a mano libera, è certamente corposo ed ingombrante, ma non ingovernabile, nel senso che anche senza treppiede ed AF sia certamente gestibile. L'oggetto in sè è suggestivo e suscita interesse ad ogni sua uscita... ma questo interesse, giustificato dalla qualità dei risultati che ci si aspetta di ottenere in funzione dell'utilizzo usuale (per quanto fuori dall'ordinario) che si possa fare di questo obiettivo, risulta essere solo una parte del test cui l'abbiamo sottoposto montato sulla DSLR Nikon più performante in termini di quantità e qualità dei pixel del sensore, la D850, in quanto Nital ci ha gentilmente messo a disposizione insieme all'obiettivo anche un accessorio molto particolare e sicuramente esclusivo: la staffa Jumbo MBS (Multi Big Shoot) realizzata specificamente per questo PC-E da un'azienda italiana, Agno's equipment, su progetto di Giuseppe Maio, PM Manager di Nital, che già per i precedenti obiettivi PC-E (24-45-85mm) ha predisposto analoghi supporti che consentono, grazie ad un'idea tanto semplice quanto geniale di realizzare, attraverso il decentraggio del sensore del corpo macchina, sfruttando la regolazione apposita sull'obiettivo (che invece resta stabilmente ancorato dalla staffa al treppiede) un gruppo di files da unire successivamente in stitching, con qualsiasi apposito software (come Photo Merge di PS o analoga funzione su LR) . In questo modo, con corpi macchina come la mia D850, si possono realizzare con soli tre scatti, file che superino addirittura i 90 milioni di pixel, del tutto privi da qualsiasi difetto di parallelismo e di giunzione causati dalla curvatura dell'ottica utilizzata per lo stitching, esattamente come disponendo di un costoso banco ottico digitale. E senza doversi procurare costose teste a compensazione del centro nodale dell'ottica, o attrezzature dal costo decisamente imparagonabile a questa semplice staffa, della quale parlerò diffusamente più avanti nel test che la riguarda, utilizzata insieme al suo obiettivo cui è dedicata. Un obiettivo decentrabile è dotato di un cerchio di copertura ben superiore a quello necessario a coprire il formato del sensore cui è destinato: questo per consentire la possibilità di tenere in bolla l'obiettivo rispetto al soggetto inquadrato, per esempio uno stabile, una chiesa, un qualsiasi soggetto che per le sue dimensioni e in relazione alla distanza di ripresa, sia impossibile da inquadrare per intero, senza inclinare la fotocamera verso l'alto (o il basso), ingenerando le distorsioni prospettiche che ben conosciamo e che fanno parte del nostro stereotipo percettivo... tanto da farci considerare per assurdo normale una ripresa del genere non corretta, rispetto alla stessa... nella quale le guglie del Duomo di Cefalù risultino perfettamente parallele ed ortogonali, rispetto al punto di ripresa. Ovviamente avvicinandomi ulteriormente alla scalinata del Duomo e volendo riprendere l'intera facciata dello stesso, in salita, insieme allo spazio circostante, anche un 19mm come questo Nikon PC-E dovrebbe dare forfait e chiedermi di realizzare più scatti da legare insieme: ecco che scatta l'esigenza della staffa Jumbo MBS19 per poter mettere insieme la capacità dell'obiettivo di traslare il suo corpo attraverso l'ampio cerchio di copertura immagine disponibile e quella di tenere il centro ottico della lente fisso, giocando sull'angolo di ripresa movimentando il corpo macchina grazie alla staffa di fissaggio al treppiede dell'obiettivo. tre scatti a shift zero, +12 e -12 da dare in pasto a LR (foto-unione foto-panorama) oppure PS (File-Automatizza-Photomerge) e in pochi...secondi ecco che si ottiene un perfetto stitching dei tre file uniti in uno ben più ponderoso (13783x5478= 75,5milioni di pixel) qui compresso, ma vale sempre la pena di cliccare per aprirlo... inevitabile per la natura del luogo (in salita crescente) la necessità di orientare, anche se leggermente, verso l'alto treppiede e fotocamera: la distorsione prospettica va quindi eliminata con un punto di ripresa opportunamente elevato, oppure con una correzione successiva via software, sacrificando una ben piccola parte del fotogramma risultante dei tre file originari: o anche no ... 😄 Determinati soggetti poi, non soltanto impossibili da riprendere in unico scatto, ma altrettanto complessi da risolvere in funzione dei punti di giunzione di un eventuale stitching di più scatti, solo con la Jumbo MBS19 si possono risolvere in tre scatti e nessuna postproduzione: guardate questa monumentale magnolia di Villa Malfitano a Palermo, che in tente occasioni vi ho propinato su Nikonland , ma sempre...un pezzo alla volta. Jumbo + D850 e basta ! La mancanza di elementi architettonici aiuta a giocare con un attrezzo da lavoro come è questo Nikon 19 PC-E, in funzione banco ottico insieme ai 64ISO della D850 ed alla staffa Jumbo Ovvio anche il fatto che trovando il punto di ripresa più idoneo per salvaguardare la prospettiva del contesto che si fotografa anche i palcoscenici più complessi possano essere direttamente risolti, sia con l'obiettivo nudo, utilizzando scatti singoli con la necessaria quantità di movimentazione in shifting così anche unendo due scatti effettuati dallo stesso punto di ripresa, shiftati quanto necessiti ma è chiara la suggestione (e la dimensione del file ottenuto) di un Jumbo shifting del Nikon PC-E 19mm 1 2 e 3... ... et voilà: 73,4 milioni di pixel Il discorso, ovviamente, vale anche in verticale e, ove possibile, consente con questa staffa di realizzare operazioni di documentazione qualitativa difficilmente ottenibili altrimenti con una semplice (se una D850 semplice sia) DSLR Cefalù, abside del Duomo arabo-normanno, Cristo Pantocratore tre scatti in verticale con decentramento massimo a realizzare un file totale da 48x36mm (VxH) un crop 16:9 derivante particolare dell'abside (1500x2300: crop 3,5x) Posso continuare anche parecchio sul decentramento del Nikon 19/4 PC-E, grazie alla implementazione che gliene deriva dalla staffa Jumbo MBS19, ma preme considerare anche il basculaggio (tilting) che questo obiettivo consente, in termini di +/- 7,5° di regolazione, indirizzata all'ottimizzazione della profondità di campo relativa dell'ottica, in estensione o in riduzione, a seconda delle esigenze di ripresa: un esempio di scuola, la ripresa di still-life di un obiettivo... posto alla distanza minima di maf di 25cm e sul quale il piano di maf viene posto sulla zigrinatura tra diaframmi e riferimenti della maf dell'obiettivo palesemente fuori fuoco il resto, stante il diaframma di TA scelto, f/4 come risulta chiaro in Live View a zero tilt ed ancora meglio con la funzione (disponibile su D810 e D850) di Split View graduando il tilting fino a riscontrare nello split view la percentuale desiderata di nitidezza ecco la correzione che ne deriva ... e la conseguente immagine finita Infinite le varianti possibili nella combinazione tra tilt, shift, diaframma e pdc di questo stupendo banco da lavoro, come ho soprannominato questo Nikon che riaccende i fasti del marchio, nella più pura tradizione della Casa di Tokyo. i limiti sono solo quelli della creatività e della capacità di risoluzione del primo dei problemi: quello di persuadere i custodi di una mostra, che una macchina fotografica su treppiede non rubi nulla a nessuno, non danneggi le installazioni (a patto che non ci sia mio figlio piccolo come assistente...), non sia nulla di diverso da una fotocamera senza treppiede usare il treppiede per ogni ripresa e mettere obbligatoriamente a fuoco a mano, aiuta a pensare, aiuta a decidere come sarà lo scatto successivo, aiuta a migliorare subito il risultato: senza dover aspettare, basta guardare quanto appena fatto. Una buona palestra, spesso trascurata. Questo Nikon 19/4 ha una lente frontale aggettante di parecchio: per quanto asferico e trattato con Nanocristalli e Fluorine coating è chiaramente sensibile ai riflessi delle sorgenti di luce dirette: in maniera molto contenuta flares e ghosts possono attraversare i 97,3° della sua ampiezza di campo ufficiale (ma equivalenti ai circa 114° di un 14mm) tanto più, quanto maggiore sia la sua inclinazione verso l'alto ed anche in funzione dell'ampiezza del decentraggio. Ma basta aggirare il problema e... Altra caratteristica della quale avevo letto a proposito dei tilt & shift, la possibilità di ingenerare nell'uso combinato delle due regolazioni ed alle chiusure maggiori di diaframma delle marcate vignettature nelle zone estreme del cerchio di copertura: senza ricercare questo difetto in un'occasione mi si è presentato f/16 f/29 f/4 Io non sono architetto nè ingegnere e subisco vagamente il fascino delle fotografie che hanno fatto la fama e la fortuna dei grandi interpreti dei generi per i quali questo obiettivo e tutti quelli come questo, sono stati pensati: ma per istinto sento che con un Nikkor PC-E a disposizione il mio approccio alla realizzazione di fotografie differenti dal mio solito riceverebbe un impulso notevole. Penso quindi di assecondarlo in breve tempo. Voglio aggiungere una coda a questo corposo articolo, che ho voluto condurre in maniera differente da come, certamente meglio, un addetto ai lavori saprebbe fare, utilizzando soggetti piuttosto avulsi dal contesto cui un obiettivo tilt & shift sia dedicato: una coda a proposito della felice abbinata con la quale Nital, nella persona del suo progettista, G. Maio, intenda la visione in prova di questo obiettivo. Una possibilità talmente azzeccata, da ritenere che questa staffa realizzata dalla Agno's equipment, anche grazie al suo costo contenuto attorno ai 300 euro, dovrebbe essere venduta in bundle a questo obiettivo ed a tutti gli altri PC-E per i quali è stata progettata. Costituisce una opportunità di ripresa che pochi fotografi, quelli che hanno esperienza di banco ottico, possono comprendere prima di poterla utilizzare e mi scuso se con le mie foto così poco conformi possa aver dato magari solamente una minima parvenza della geniale semplicità che rappresenta. Voglio però raccomandare a chi l'ha progettata, di ricordarsi che in Italia lo stivale è stretto e lungo e già a metà di giugno, dalle mie parti in Sicilia, spesso le temperature nelle giornate di sole si elevano con facilità: 🌞😵 fin dalle prime uscite col Jumbo ho notato che dopo la prima oretta e mezza di lavoro, sotto un sole giaguaro da 32°, il vellutino di protezione interna dell'ansa di alluminio che contiene l'obiettivo, tende a spostarsi a causa del peso di macchina ed ottica e della perdita di aderenza della striscetta di biadesivo con la quale il vellutino è stato fissato all'alluminio vanificando il centraggio dell'obiettivo che con grande accuratezza si deve gestire al momento della messa in opera del sistema: manca anche sul cielo della staffa un riferimento di centraggio che potrebbe costituire prezioso allineamento rispetto il riferimento di centro del barilotto dell'ottica. Altresì potrebbe essere utile (e mi scuso in anticipo con i progettisti per la mia potenziale presunzione) sfruttare l'intera larghezza disponibile sul 19mm per il fissaggio della staffa, la cui larghezza utile è di 15mm contro i soli 10mm dell'arco superiore della staffa: non necessariamente realizzandola in alluminio, ma più semplicemente sostituendo quel vellutino con un arco di gomma adeguatamente dura, di quella larghezza, da ancorare opportunamente alla struttura di alluminio con dei piedini che la rendano anche sostituibile quando usurata. Allargare la parte superiore della staffa renderebbe obbligato il posizionamento sull'obiettivo, senza il rischio di serraggi in leggera diagonale, come attualmente è possibile. E scusandomi ancora per questi spudorati consigli nel frattempo, per evitare slittamenti e disallineamenti del sistema, ho risolto con una leggera pezzuola per occhiali (gialla of course), ripiegata e posta tra archetto della staffa ed obiettivo, per ovviare al problema ! Concludo questo ...trattato, affollato di immagini delle più varie e spero non del tutto inadatte, per sottolineare quelli che, nel corso di 15 giorni di uso intensivo e le circa 600 immagini realizzate, (teoricamente poche per i miei canoni da test di un' ottica normale, a sottolineare quanto questo Nikon 19/4 PC-E tutto sia tranne che un normale obiettivo), con le mie considerazioni finali circa: Pregi: Eccezionale obiettivo tilt/shift per maneggevolezza, costruzione, ghiere, comandi Nitidezza, linearità, bassa presenza di distorsione o di aberrazioni cromatiche ottima protezione dagli inevitabili riflessi parassiti, presenti ma non invadenti migliorata gestione separata dei blocchi di decentraggio e basculaggio bello, indiscutibilmente affascinante Difetti: il valore intrinseco di un oggetto simile non risente dell'elevato prezzo d'acquisto, che però costituisce limite alla sua diffusione se avesse pensato Nikon ad una staffa di fissaggio come quella Jumbo, costerebbe sicuramente il triplo della MBS19 Agno's doverlo restituire a Nital dopo solo due settimane: tra una settimana vado in Francia...mi ci immaginavo già alla Torre Eiffel... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2018
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  2. Voglio raccontare di una fotografia molto difficile che ho fatto, di sicuro la più difficile, o meglio che ho collaborato a fare. Di fatto, dico subito che, pur essendo miei sia la macchina che l'obiettivo utilizzati, il 99.99% del merito di questo scatto va al mio amico Fabrizio. Ed in ultima analisi, l'intero post è un ringraziamento al mio amico per l'emozione che mi ha fatto provare e per quanto mi ha fatto vedere circa le tecniche necessarie a realizzare immagini come queste. Ricordo che anni fa, su Nikonland 1.0, ci fu una lunga ed articolata discussione sul tema della fotografia attiva o passiva. Nella discussione si dibatteva del ruolo e del merito del fotografo e si indicavano come appartenenti alla prima categoria le immagini "costruite" dal fotografo, che cioè le progetta e le realizza scegliendo con cura ed amalgamando tutti gli ingredienti - cosa che tipicamente avviene in studio. Mentre alla seconda appartengono le immagini per le quali il fotografo ha più un ruolo da spettatore, scegliendo cioè come gestire quello che vede ed a volte procurandosi occasioni che però, in ultima analisi, si verificano in modi indipendenti dalla sua volontà. Questa premessa per dire che questa è indiscutibilmente una immagine che pur sottostando alla volontà ultima della natura - l'allocco ritratto è assolutamente libero e sceglie dove, se e quando andare - appartiene alla categoria di quelle attivamente costruite dal fotografo che ha sviluppato la tecnica necessaria per realizzarle e dispone della conoscenza naturalistica adeguata a sapere dove e come provare a realizzarle. Premetto anche, argomento sensibile, che il soggetto oltre a essere assolutamente libero non è stato attirato fornendogli prede vive, che l'immagine non è realizzata in un'area protetta e che non è stata realizzata nessuna operazione di fotoritocco oltre al normale "sviluppo" del file RAW. Come detto, c'è molto lavoro da fare, innanzitutto in osservazione per capire, in una zona frequentata da questi animali, qual'è il punto dove realizzare il "set". Set che è composto da numerosi flash, in questo caso 3 - in altri molti di più, installati e regolati nel bosco con un controllo delle luci molto simile a quello che ho visto, e personalmente sto imparando a gestire, in studio. Occorre inoltre una fotocellula per attivare automaticamente lo scatto ed una videocamera di sorveglianza per vedere, dal punto in cui i fotografi sono appostati, che cosa succede. La macchina, in questo caso con un'ottica grandangolare, è messa su treppiede ed il fuoco, pur aiutato dal diaframma chiuso e dall'intrinseca ampia profondità di campo dell'ottica grandangolare, messo a punto con cura. Inoltre occorre avere l'energia per alimentare il tutto, compresa la macchina fotografica che deve stare accesa per tutta la notte in attesa di scattare. Mettere insieme tutto questo è molto complesso e per farlo occorre avere un vero e proprio progetto che consideri qual'è l'azione che si vuol fotografare, quale dimensione ha il soggetto, in quale posizione e distanza si immagina di volerlo ritrarre e da quale direzione nel suo giro notturno debba arrivare. Il tutto deve essere già preparato al pomeriggio in modo che i fotografi, girando per il bosco, non creino disturbo provocando variazioni nelle abitudini degli animali che lo abitano e che possono essere percepite anche da questo notturno. Cosa che, invariabilmente, si tradurrebbe in una lunga ed inutile attesa a vuoto. Ultimo ingrediente è la pazienza. A questa immagine abbiamo dedicato 3 ore di lavoro per configurare il set ed una notte intera ad aspettare nella jeep di Fabrizio, mascherata con diversi teli cerati per evitare di essere visti attraverso i vetri (nella notte la lucetta dentro l'auto è visibile da molto lontano) e collegata al set con 100mt di cavo. Sembra tanto, ma è niente rispetto al lavoro di Fabrizio per preparare tutto questo, imparare le tecniche necessarie e dotarsi della strumentazione - in parte autocostruita - che abbiamo usato. Dopo tante parole, ecco l'immagine. D810, 16-35 AFS VR Massimo 30/6/2018
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  3. Arrivato, bellissimissimo. Pare non essere nemmeno da tarare (ma ho fatto solo un controllo veloce). Più avanti con le foto, oggi e domani non gliela fo
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