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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 08/01/2018 in tutte le aree

  1. Sono veramente stregato dalla maestosità delle aquile e l'ultimo giorno, lo scorso febbraio - ne ho raccontato qui, mi ero accordato con Eero per tornare in dicembre. L'occasione ghiotta era il ponte dell'Immacolata, che per i milanesi fa scopa con Sant'Ambrogio, al quale ho attaccato un lunedì di ferie: 5 giorni, 2 di viaggio e 3 per fotografare! Nella squadra Fabrizio, Elly e Nicola: gli esperti e collaudati compagni di molte avventure scandinave. Il viaggio era orientato a provare a fotografare questo splendido rapace in situazioni dinamiche, sperando in una maggiore concentrazione di animali che, questo il mio sogno ad occhi aperti, avrebbe favorito scontri e combattimenti. Dico subito che non se ne sono verificati perché "girava" un nucleo familiare - i genitori ed un giovane - ed un solo individuo ad esso estraneo. Ma la cosa fantastica era la luce, morbida e blu grazie a giornate molto corte - alba alle 10.10 e tramonto alle 14:15 - ed un meteo molto nordico, con il primo giorno di fotografia immerso in una intensa e persistente nevicata. Il secondo giorno, come spesso accade, è trascorso senza vedere essere vivente mentre il terzo era semplicemente nuvoloso. Tutte le notti il cielo, sempre coperto, era rischiarato dall'aurora boreale che non abbiamo così mai potuto ammirare. Giornate così corte, pur entrando in capanno prima di giorno ed uscendo a buio, lasciano un mucchio di tempo disponibile. Così, per la prima volta, ho avuto modo di assaggiare la cucina tipica finlandese, fatta di sapori molto interessanti che i vari ABC - un mix tra autogrill e fastfood dove spesso finivo per cenare - non mi avevano mai fatto nemmeno immaginare. E dire che questo è stato il mio sesto viaggio in Finlandia e l'ottavo in Scandinavia! Questo, unito ai capanni riscaldati, ha trasformato il viaggio in un soggiorno 5 stelle per fotografi naturalisti! Di seguito una piccola selezione delle immagini, tutte con D5 e 500 AFS VR G. ISO spesso alti, che ho abbassato nelle situazioni statiche perché i tempi lenti risultanti erano funzionali a riprodurre la bufera di neve. Un interessante gioco a nascondino con il mosso perché un'aquila affamata non sta mai ferma, a meno che non stia controllando quel che succede intorno ed in quei momenti il fotografo deve stare molto fermo ed in silenzio per non farla scappare (l'ho già detto che l'unico vero motivo per cui oggi vorrei una ML è lo scatto silenzioso? ). Massimo 4/1/2018
    2 punti
  2. Preso da nostalgia, dopo tanto tempo sono tornato ad appostarmi in un capanno, ho scelto un'oasi del Vercellese. E mi sono divertito proprio come una volta. C'erano i soliti piccoli amici, come la cinciallegra e il pettirosso: Ma io ero andato lì sfidando lo sterrato fangoso e tutto il resto perchè è un posto attrezzato per fotografare le Poiane. Non saranno aquile, ma sono sempre dei bei rapaci, no? ed infatti ecco che arrivano. E si mettono a litigare. Il capanno è schermato da un vetro semiriflettente, per cui gli animali non mi vedono proprio e così: Vicinissimo! Altre gradite visite: E i sempre simpatici scoiattoli! Foto scattate con Nikon D500 e Sigma 100-400 f5-6.3 C.
    1 punto
  3. Per me è come se fossero vicini di casa : tu li fotografi mai i tuoi vicini ? Guarda che occhiataccia che mi ha lanciato
    1 punto
  4. Belle foto e bel racconto. Però, se vuoi dare un taglio di reportage alla storia, devi mostrare almeno una panoramica del fiume per descrivere il luogo e collocarvi il racconto; e, meglio, magari anche uno scatto della signorina in picchiata sull'acqua alla caccia del suo pesce, non importa se più o meno lontana dalla superficie del fiume.
    1 punto
  5. In questo post, condividendo alcune immagini ad un soggetto ben più raro realizzate nello stesso giorno, ho raccontato perché mi piace cercare queste situazioni e come gestisco i preparativi e la giornata. Per cui non lo ripeto qui. Introdurrò le immagini, invece, con una riflessione su un aspetto che, da diversi anni, considero essenziale per me in questo genere di fotografia: l'importanza di uno zoom utilizzabile a mano libera. Spesso, ci si sofferma a discutere unicamente della nitidezza ed in generale delle capacità ottiche di un vetro. Ma non è tutto lì, anzi, più vado avanti nel mio personale percorso fotografico e più mi sto convincendo che quelle caratteristiche in molte delle foto che amo sono in fondo alla lista di quanto è stato funzionale a produrle. In particolare quando, come in questo caso, è il contesto degli scatti a caratterizzarli. Queste immagini sono tutte realizzate con l'80-400 AFS VR G, utilizzato praticamente a tutte le focali. Ho impiegato molto tempo a selezionare questa lente, confrontandone le prestazioni sul campo con il nikon 200-500 ed il sigma 150-600 sport - piuttosto che con 300 e 500 nikon, rispetto a tutti i quali è decisamente cedente in termini ottici ma assolutamente vincente per flessibilità d'uso. Perché in queste situazioni è a volte difficile, se non impossibile o pericoloso, spostarsi per "zoommare con i piedi" cercando una diversa composizione e problematico cambiare frequentemente ottica come il susseguirsi delle situazioni renderebbe necessario. Così come la fatica nel trasportare un treppiede o anche un monopiede con un tele più lungo tende a defocalizzarmi e a farmi perdere la capacità di cercare le composizioni o di salire quei 100 metri di dislivello in più che nessun supertele è in grado di coprire. E pure la soluzione teoricamente più semplice - più corpi con ottiche diverse - non riesco ad applicarla perché camminare con reflex che dondolano di qua e di la non mi piace e poi... non ho abbastanza resistenza per portare tutto lassù! Per carità, l'80-400 non è un "fondo di bottiglia", ma sicuramente tra le lenti che possiedo è quello meno "otticamente performante". Altro accessorio decisamente utile, e che uso abitualmente in montagna, è il supporto Peak Design Capture Pro per appendere la reflex allo spallaccio dello zaino. Dopo tante parole, spazio alle immagini. Come sempre, ogni commento è gradito. Tutte con D5. I file contengono gli EXIF per ogni riferimento. Nessuna immagine è croppata, le inquadrature sono quelle originali a parte la finitura "16:9" che ultimamente preferisco. Massimo 2/01/2018
    1 punto
  6. Visto che l'aquila ambientata è piaciuta (https://www.nikonland.it/index.php?/blogs/entry/143-le-regine-delle-alpi-aquile-al-pngp/), condivido con voi alcune immagini fatte tra gennaio e febbraio 2017 nella in Lapponia finlandese. Un bel viaggio, in compagnia del mio amico Nico che mi ha chiamato per condividere questa esperienza e che ringrazio. Rispetto alle immagini sull'altro post, e a quello che si può fare "normalmente" da noi, sulle alpi, è un genere di fotografie del tutto diverso, sono immagini dominate dal soggetto, che è vicino, nella sua fierezza ed imponenza. I motivi sono diversi, non ultimo che il divieto di alimentare gli animali selvatici, qui nei nostri parchi, rende impossibile lo sviluppo in alcuni individui di quel poco di abitudine che serve ad averli con una certa sistematicità a distanze adeguate. Divieto non aggirabile, non solo per il dovuto rispetto delle regole ma anche perché le carni delle quali ci cibiamo sono così piene di antibiotici da risultare molto dannose per loro. E non tutti, qui, disporrebbero di volpi o lepri da usare a questo scopo. Ma non pensate che sia facile: sono animali liberi, che hanno una vista acutissima e restano comunque così timidi che basta "inseguirli" muovendo rapidamente il teleobiettivo con il paraluce che sporge dal capanno per spaventarli, facendoli volare via per tutto il giorno. Stesso discorso per il rumore dell'otturatore: scatto silenzioso e niente raffiche! Per questo, nei diversi giorni passati in capanno - si entra prima dell'alba e si esce dopo il tramonto - non ho potuto fotografare nessun volo. E mai ho avuto più di un individuo in zona, per cui nessuna interazione. Beh, tra 10 giorni parto e torno su.... dita incrociate e chissà che questa volta non sia più fortunato. Secondo il mio amico Eero, l'uomo dei boschi lapponi che mi aiuterà nell'impresa, dicembre è la stagione migliore per vedere molte aquile! Speriamo che sia vero anche quest'anno.... Tutte con D5 e 500/4 AFS VR, liscio escluso la seconda che è con il TC14. Nessun crop, nemmeno nella penultima... si vede che qualche credito con la fortuna lo avevo accumulato per non tagliare nessuna piuma! Massimo 27/11/2017
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