La fotografia è arte, è linguaggio espressivo, è comunicazione.

[Giovan]

«Il luogo comune vuole che la fotografia sia specchio del mondo ed io credo occorra rovesciarlo: il mondo è lo specchio del fotografo.», Ferdinando Scianna

La fotografia è arte, è linguaggio espressivo, è comunicazione.

Con queste due affermazioni mi piacerebbe aprire una discussione sulla fotografia subacquea, da molti relegata e considerata solo una documentazione dell'ambiente marino, pesci, ambiente, che sicuramente hanno un impatto immediato  di stupore in quanto non  è il mondo che viviamo, un mondo nascosto ai molti, un mondo con policromie nascoste. Se consideriamo la fotografia documentale e quella emozionale diverse, penso che nel caso della fotografia subacquea hanno un unico valore, fotografare un ambiente marino e suoi abitanti hanno insieme la documentazione e l'emozione, trovarsi in un ambiente talmente ostile per l'essere umano ha  per ogni sua manifestazione  un forte valore emotivo. Ma sappiamo che la fotografia è arte, linguaggio, mezzo di comunicazione, scrittura, attraverso il nostro occhio, ritagliamo spazi del reale, con mezzi tecnici, ma soprattutto con il nostro personale vedere, estrapoliamo frammenti di una vita che scorre velocemente rendendoli eterni. La fotografia subacquea non ha nulla in meno o in più rispetto a qualsiasi altra specializzazione fotografica, essa a mio parere, va considerata nella stessa misura e la stessa importanza. Si dice che i fotografi subacquei hanno una capacità di vedere il mondo in maniera più introspettiva e sapere già prima cosa immortalare. Anche se ormai il mondo della fotografia subacquea è diventato saturo per le migliaia di foto che ogni giorno abbiamo a disposizione e che sembrano tute uguali, non è altrettanto semplice creare qualcosa di diverso che si discosta dagli altri.  Osare con se stessi, andare oltre i limiti che ci imponiamo inconsciamente, andare oltre lo stereotipico per trovare dentro di noi quell’innato modo di saper guardare diverso dalla folla.

[M&M]

Caro Giovanni, condivido tutto quanto hai scritto, pur non sapendo nulla di fotografia subacquea.
Principalmente perchè credo che si possa (o debba) applicare ad ogni forma di rappresentazione fotografica. Quando si intenda per fotografia, arte e non la mera ripresa di qualche cosa che lo strumento fotografico è sempre in grado di registrare, a prescindere dalla consapevolezza o meno dell'atto fotografico di chi lo utilizza.

Mi spingo a dire - e lo dico pur essendo uno che fa anche oltre 100.000 scatti l'anno - che per ogni click, lo sforzo di ogni fotografo dotato di autostima e autocritica, non possa prescindere dalla convinzione di avere qualche cosa di nuovo e originale - per se - da dire. Sinceramente non deve importare se già altri mille lo hanno fatto prima.
Erano loro, loro non sono me. Le mie sensazioni, le mie motivazioni, la mia sensibilità sono e devono essere diverse dalle loro.

Per me ogni scatto è idealmente un atto d'amore, se non provo quell'amore, nemmeno esco la fotocamera dalla borsa. Ecco perchè le mie foto saranno sempre differenti e più personali di quelle di un altro.

[Valerio Brustia]

Ebbi modo di dire in tempi non sospetti che la fotosub è fotografia come tutte le altre, solo che è più complicata per contesto oggettivamente ostile. PUNTO.

Per il resto vale quello che ci vuoi fare: introspezione, creazione artistica, documentazione, esplorazione e narrazione in prosa. Insomma quel che vuoi

E' fotografia, di cui però se ne discorre all'EUDI e non vi è traccia in nessun Fotosciò. E questo forse forse va a demerito dei fotografi che nel 90% dei casi decidono di chiudere i boccaporti per non osservare il mondo just below the surface. Uè mica possiamo obbligarli con il cacciavite ... 

[Max Aquila]

Siamo alla preistoria del mezzo se il dibattito sia confinato a decidere se la fotosub sia o meno degna di considerazione espressiva o introspettiva. Insomma se abbia connotazione artistica.

Torneremmo ai quesiti di fine 800 tra pittura e fotografia, come avviene tutte le volte che si faccia di tutta l'erba un fascio parlando di categorie...

Così come una foto di paesaggio possa essere un capolavoro di espressione come le elaborazioni del secolo scorso di Ansel Adams, sulle quali imbastì un sistema di valutazione della luce ancora oggi considerato, oppure una anonima cartolina come milioni di altre scattate casualmente o volutamente dallo stesso punto, anche nella fotosub il ritratto di una creatura degli abissi, inaccessibili ai più, può certamente divenire modo dell'espressione artistica di quel fotografo. Anche senza "antropizzazioni".

Il fatto è che le difficoltà innegabili dovute alla ripresa rallentano certamente il processo creativo dei fotografi subacquei, rispetto alle arditezze progettabili nel nostro ambiente terragno.

Sott'acqua l'imperativo, come più volte ribadito, è prima di tutto la sicurezza del soggetto fotosub e non meno che lui, anche dell'ambiente fotografato.

Come vediamo dall'impegno pluridecennale di un fotografo come Giovanni, il suo approccio alla fotografia, che nasce sulla superficie, non può che trasfondersi nelle sue creazioni sottomarine: in maniera capillare. 

Come è normale che sia per chi fotografa per comunicare: è una questione di Cultura.