Amministratori Max Aquila Inviato 18 Settembre 2019 Amministratori Condividi Inviato 18 Settembre 2019 Ma che diaframma serve per tenere a fuoco occhio e testa intera di una libellula alla minima maf di un 70-300mm @ 200mm + Marumi da 3 diottrie? f/16 f/22 crop f/22 Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Nikonlander Veterano Dario Fava Inviato 18 Settembre 2019 Nikonlander Veterano Condividi Inviato 18 Settembre 2019 Io non sono un naturalista ma credo che queste cose si facciano in stacking, anche perché chiudendo troppo si va in diffrazione. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Amministratori Max Aquila Inviato 18 Settembre 2019 Autore Amministratori Condividi Inviato 18 Settembre 2019 12 minuti fa, Dario Fava dice: Io non sono un naturalista ma credo che queste cose si facciano in stacking, anche perché chiudendo troppo si va in diffrazione. magari! ...tutte in stacking a mano libera ci vuole Alberto Salvetti. Ma per foto normali a mano libera ci vuole il giusto compromesso tra nitidezza, pdc e possibilità di diffrazione: infatti oltre f/22 difficilmente vado con obiettivi non ottimizzati come sarebbero i macro. In più la lente addizionale gioca la sua parte. Credo però di aver violata sull'occhio la minima maf e nonostante la chiusura sono rimasto fuori fuoco, anche se di un pelo Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Nikonlander Veterano Dario Fava Inviato 18 Settembre 2019 Nikonlander Veterano Condividi Inviato 18 Settembre 2019 2 minuti fa, Max Aquila dice: magari! ...tutte in stacking a mano libera ci vuole Alberto Salvetti. Eh ma se almeno uno al mondo è in grado di farlo, allora non è impossibile... 😂 Va beh aspettiamo cosa dicono i naturalisti. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Nikonlander Veterano Silvio Renesto Inviato 18 Settembre 2019 Nikonlander Veterano Condividi Inviato 18 Settembre 2019 Il problema è che queste gli Zigotteri (le damigelle come questa Chalcolestes che Max ha fotografato) hanno gli occhi molto distanziati fra loro e rispetto all'asse del corpo, in più sono molto piccole, e siccome più ingrandisci meno pdc hai, sono veramente difficili senza stacking. Oppure arretri e anzichè la lente monti un moltiplicatore (non sul 70-300 però) Qui ho ho usato il 300 col Tc14 a f11, sempre crop 100% Un po' meglio, Oppure fai un ritratto frontale: crop 100% 200mm f4 micro AfD a f16, senza stacking Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Amministratori Max Aquila Inviato 18 Settembre 2019 Autore Amministratori Condividi Inviato 18 Settembre 2019 In più...ho davvero lottato con i sensori AF della Z6, spropositatamente grandi per un occhio di damigella, anche usando la mia modalita preferita di AF-C ossia con i sensori in af dinamico. Neanche a parlare di AUTO AF wide o small. Certo ero anche con obiettivo F su FTZ... e lente addizionale potente davanti. Ce ne ho messe su di variabili, in attesa di un vero macro per Z Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Nikonlander Alberto Salvetti Inviato 18 Settembre 2019 Nikonlander Condividi Inviato 18 Settembre 2019 6 ore fa, Max Aquila dice: magari! ...tutte in stacking a mano libera ci vuole Alberto Salvetti. E' un sarcasmo inappropriato. Lo stacking lo riesco fare ai fiori con la mano appoggiata a terra al posto del cavalletto. Impossibile farlo senza un appoggio. In merito alla domanda, il problema non è il diaframma. Ogni lavoro deve essere fatto con l'attrezzo adatto: il muratore non usa un pennello per far un buco nel muro. Le lenti addizionali le ho usate con la V1 perché non c'era alternativa. Da allora non le ho più adoperate perché per fare macro preferisco usare obiettivi macro oppure il 300 PF ED + 14 TC su D500 per le farfalle e libellule (vive!!). Le addizionali non le uso non tanto per la resa diversa, che comunque c'è, ma per la poca flessibilità nell'uso. Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Amministratori Max Aquila Inviato 19 Settembre 2019 Autore Amministratori Condividi Inviato 19 Settembre 2019 7 ore fa, Alberto Salvetti dice: E' un sarcasmo inappropriato. Lo stacking lo riesco fare ai fiori con la mano appoggiata a terra al posto del cavalletto. Impossibile farlo senza un appoggio. ... E quale sarcasmo: pura ammirazione per la pazienza e per i risultati che ottieni! Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Amministratori Max Aquila Inviato 19 Settembre 2019 Autore Amministratori Condividi Inviato 19 Settembre 2019 in assenza di altri interventi fondati, riassumiamo: fotografare a distanza ravvicinata soggetti dalle dimensioni così ridotte come la damigella in questione, comporta una serie di esigenze: trovare il modo di avvicinarsi a sufficienza in relazione alla dimensione che vorremmo ottenere del soggetto inquadrato, ossia del rapporto di riproduzione (RR) che il soggetto dovrà avere in relazione al formato su cui fotografiamo dotarci non soltanto di obiettivi utili alla ripresa a distanza ravvicinata (preferibilmente Macro) ma dotandoli di aggiuntivi ottici che accorcino in maniera adeguata la distanza minima di messa a fuoco (maf) senza pregiudicare la qualità della ripresa in termini di profondità di campo e della necessaria nitidezza e contrasto, che ai diaframmi pù chiusi possono essere compromessi dalla diffrazione attuare la modalità di ripresa più acconcia alla necessità espressa nel punto precedente: se il soggetto (ed il vento) lo consentano, l'ideale ai fini della qualità dell'immagine è certamente la ripresa in focus stacking su cavalletto. Ma in assenza di queste condizioni la soluzione della ripresa passa attraverso diverse condizioni: usare la focale più idonea a distanziarsi dal soggetto abbastanza da non pregiudicare la pdc (che diminuisce al diminuire della distanza di maf) usare anche l'aggiuntivo ottico più utile ad evitare il problema precedente, tubo di prolunga spesso meglio della lente addizionale che, pur se molto corretta, impone avvicinamenti eccessivi per il risultato ripromesso Non lesinare scatti preparatori a quello determinante, in funzione del reperimento della giusta combinazione dei fattori precedenti, specie in combinazione al tipo di AF da utilizzare ed alla giusta combinazione delle sorgenti di luce necessarie/disponibili: utilizzando un treppiede si può pensare (in assenza di vento e con soggetti statici) di lavorare per esempio con il sensore più piccolo, disponibile sulla mia Z6 purtroppo solamente in AF-S diversamente ed in ogni caso di impiego a mano libera (che significa ...SENZA CAVALLETTO) si rende obbligatorio l'utilizzo in AF-C che servirà a compensare ogni minima variazione di distanza ingenerata anche dagli impercettibili movimenti del fotografo in fase di scatto. In questa modalità diventa fondamentale stabilire quale tipo di sensore AF di cui è dotata la fotocamera sia il più utile allo scopo Non sempre ci si trova a poter utilizzare gli strumenti più idonei: talvolta il divertimento nel realizzare un'immagine consiste nel non utilizzare delle ricette precise, tanto quanto scontate, mettendosi alla prova se il soggetto lo richieda. Che cosa possiamo aggiungere...? Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Nikonlander Veterano Silvio Renesto Inviato 19 Settembre 2019 Nikonlander Veterano Condividi Inviato 19 Settembre 2019 Alcune osservazioni a ruota libera: 1) Rapporti di ingrandimento così elevati ben difficilmente consentono di lavorare a mano libera. 2) Per ottenere una profondità di campo sufficiente a coprire tutto il soggetto rende pressochè necessario lo stacking, oppure selezionare un inquadratura, quale quella frontale anzichè laterale, in modo che la parte che interessa riprendere stia pressochè tutta sullo stesso piano o quasi. 3) i tubi di prolunga allungano il complesso camera obiettivo e rubano molti stop di luce, occorre tenerne conto. 4) Alcuni ottengono macro spettacolari con compatte dal sensore si un pollice o addirittura di 1.7 ?montando le lenti Raynox di elevata potenza , ma ci si deve avvicinare tantissimo quindi sempre con soggetti immobili. Parlando di macro spinte ad animali: 1) Per avvicinarsi a sufficienza al soggetto con tubi e/o lenti e per fare stacking ecc. occorre che il soggetto stia fermo per tutto il tempo della ripresa, prove eventuali comprese. Questo si può fare solo se il soggetto è "freddo" ovverosia all'alba, prima che la temperatura si alzi attivando il metabolismo dell'animale, oppure raffreddando in qualche modo il soggetto (soluzione che personalmente aborro, mai ho fatto e mai farò). Ed è necessario anche che il supporto stia fermo (bisogna che non ci sia vento o trovare il modo di neutralizzarne gli effetti). Le gocce di rugiada sono VERE, per cui il coleottero è ancora "freddo" di suo. Nikon 200mm f4 micro nikkor AfD Ed f20, 1/125s Corpo Fx treppiede luce ambiente. Il soggetto è inquadrato di fronte perchè più espressivo, è fermo perchè faceva ancora freddo. Ho usato il 200mm f4 Micro nikkor AfD f14 a 1/125s Treppiedi. luce ambiente. Corpo macchina Fx 2) Altra occasione in cui il soggetto rimane fermo è appena dopo lo sfarfallamento, mentre l'emolinfa distende le ali di solito il soggetto rimane immobile finchè le ali sono diventate pienamente funzionali Libellula neosfarfallata con le ali quasi distese dopo pochi minuto dalla ripresa si è involata, ma intanto è rimasta ferma abbastanza da consentirmi la ripresa Nikon 200mm f4 micro nikkor AfD f18, 1/250s corpo Dx, flash. Può essere necessario un plamp, ossia un supporto a cui fissare il posatoio su cui sta il soggetto.Pratica che può essere innocua oppure più o meno stressante o lesiva del soggetto a seconda del soggetto stesso. per alcuni insetti non comporta stress, per altri sì. Io l'ho usato in pochissimi casi. Va da sè che dopo la ripresa il soggetto e il supporto vanno ricollocati in modo adeguato Il Plamp serve a: spostare il soggetto per orientarlo in modo che la luce sia ottimale, spostare il soggetto in modo che non ci sia nulla come cespugli e simili che ostacolino il posizionamento ravvicinato della fotocamera su treppiede. Il posizionamento del treppiede fra i cespugli spesso provoca vibrazioni dei rami che fanno fuggire il soggetto. Spostare il soggetto per isolarlo dallo sfondo. Bloccare il supporto su cui è posato il soggetto eliminando gli effetti del vento. Chiaramente anche per usare il plamp il soggetto deve essere freddo o altrimenti immobile, perchè se no col fischio che si fa spostare. Il mio personale modo di lavorare nella macro/close-up in natura varia secondo la disponibilità di ottiche: Macro (rapporti di riproduzione superiori a 1:2-1:3): Se ho a disposizione un tele macro lungo (180-200mm) vero(che arriva ad Rapporto di Riproduzione di 1:1) che in caso di necessità può accettare un teleconverter è la mia scelta preferita.: grande distanza di lavoro unita ad elevato rapporto di riproduzione, quindi meno problemi in tutti i sensi. Necessita il treppiedi. Se non ho a disposizione il macro lungo mi arrangio con un tele macro medio (105) magari con converter o tubo. Ma sul campo è più difficile. Close -up (rapporti di riproduzione inferiori a 1:2-1:3) Un 300mm f4 a messa a fuoco minima ravvicinata, usato da solo, con converter o tubo corto, secondo necessità , cavalletto o mano libera secondo quel che consentono le condizioni di ripresa. Il sensore Dx aiuta ad aumentare la distanza di lavoro a parità di copertura di immagine. 300mm su corpo Dx, what else? Di nuovo un 180-200mm macro se il soggetto è più avvicinabile e/o più piccolo di quelli che riprenderei con il 300mm. Come soluzione di ripiego, salva spazio e/o risparmia peso (ossia se sono in giro per altri scopi o devo essere leggero) Una lente addizionale di non eccessiva potenza abbinata ad un buon zoom tele 70-200 o 70-300. Il vantaggi e svantaggi li ho già descritti. 3 Cita Link al commento Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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