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American Rapture


M&M

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"American Rapture"
Jennifer Higdon : concerto per arpa e orchestra (prima assoluta, dedicato a Yolanda Kondossis)
Samuel Barber : Sinfonia n. 1 Op. 9 in un movimento
Patrick Harlin : Rapture (versione per orchestra)
Yolanda Kondonassis - Arpa 
The Rochester Philharmonic Orchestra 
Ward Stare - Direttore 
Azica Records 2019, 96/24

***

 

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L'arpista Yolanda Kondossis, interprete del concerto per arpa e orchestra di Jennifer Hogdon

 

La musica contemporanea oggi si divide in diversi filoni. C'è quella celebrale - tipo le composizioni di Esa-Pekka Salonen - che io non riesco a capire e sinceramente nemmeno ad ascoltare. C'è quella in stile cross-over che cerca di legare uno spirito classico con uno un pò più pop, per così dire.
E c'è quella che cerca di esprime lo spirito del nostro tempo mantenendo la musica vicina - per quanto possibile - agli ascoltatori.

E' certamente di questo filone la musica americana e in particolar modo quella di questo disco molto interessante, che contiene peraltro due prime assolute.

Veniamo innanzitutto al titolo. Rapture sarebbe la sensazione che provano gli speleologi quando trascorrono periodi molto lunghi sotto terra nelle grotte o nelle caverne. Io naturalmente non ho mai provato queste situazione ed essendo piuttosto claustrofobo mi auguro sinceramente di non provarla mai.
Il brano - qui eseguito per orchestra per la prima volta - va in crescendo fino ad un finale veramente impegnativo, che vede praticamente la disgregazione del linguaggio sonoro.
Non sono convinto di averlo ben compreso, probabilmente bisognerebbe avere una buona introduzione dall'autore (qui il suo sito). Stiamo comunque parlando di avanguardia (Harlin ha conseguito il dottorato nel 2016 e la sua musica tratta sostanzialmente di soundscape, se intendiamo quello che lui intende). Un brano recentissimo, non mi cattura particolarmente ma certamente c'è sia originalità che innovazione.

Il pezzo forte del disco probabilmente doveva essere la prima sinfonia di Samuel Barber inserita tra le due composizioni in prima assoluta probabilmente per rassicurare l'ascoltatore e l'acquirente, essendo del 1936.
E' una composizione pienamente sinfonica in un solo movimento che dura circa 22 minuti.
Si ispira nella struttura alla settima di Sibelius e certamente ne ha la modulazione (di fatto ci sono i tradizionali 4 tempi, condensati in un unico movimento). ma senza la ricchezza inventiva e la passionalità tipica del finlandese.
Appare di tutta evidenza che dal punto formale ed intellettuale sia qualcosa che sta certamente su un piano ben differente rispetto al resto del disco.
Non ci sono dubbi che la compagine di Rochester (siamo nella Kodak Hall, nata sotto il patrocinio della fu la fondazione Kodak) dia il meglio di se in questa sinfonia.
Ma è comunque una composizione ostica, decisamente meno immediata di quanto pensiamo usualmente di Barber (che è un compositore, lo confesso, che non frequento quotidianamente).

Invece mi ha attratto di questo disco il concerto per arpa e orchestra di Jennifer Higdon (classe 1962) che secondo me fa il paio col suo bel concerto per violino. Quello dedicato a Hillary Hanh nel 2009 e pluripremiato e celebrato, questo dedicato all'arpista Kondossis, solista in questa prima assoluta.

E' una composizione in quattro movimenti estremamente frizzanti già a partire dai titoli (First Light, Joy Ride, Lullaby, Rap Knock).
La stesura della trama orchestrale è abbastanza tradizionale per il 2018 e l'ingresso dell'arpa perfettamente strutturato, così come il fraseggio con gli archi e i legni, il tutto sottolineato dalle ricchissime percussioni.

La cavalcata del secondo movimento ha un chè di bartokiano ma senza alcuna asperità meccanica, diciamo che ci sono gli echi del compositore ungherese ma nel mood complessivo del concerto in cui si legge la firma della Higdon, oramai abbastanza riconoscibile.
La parte dell'arpa è tutt'altro che semplice e non deve essere stato nemmeno uno schermo durante le prove mettere a punto quei ritmi e quegli interventi a tempo.

Lullaby è l'adagio seguente che inizia con l'arpa sola. Più che una ninnananna diciamo che è un momento di intimità. L'intervento del violoncello e del flauto si intrecciano con l'arpa che mantiene però il dominio della melodia.
Probabilmente è il più tradizionale dei concerti della Higdon ma non vi immaginate di essere all'interno della strutturazione sonatistica di Haydn.
Ci sono intuizioni sonore che si susseguono e questa lullaby è piuttosto una danza di esserini fatati più piccoli di un ditale che lasciano una scia di stelline per una stanza assolata.

Il Rap percussivo finale stravolge completamente tutta la composizione e la porta ad un livello di originalità abbastanza inaspettato. Ci sono accenni di temi di danze latine insieme a passaggi jazzistici, l'orchestra e le sue parti tendono all'anarchia con l'arpa che cerca di ricucire la struttura.
Le percussioni sono aumentate di numero e di importanza e l'arpista qualche volta deve alzare la voce anche bussando sulla tavola in legno.
Sul finale, quando la coesione sembra venire meno e l'arpa non ce la fa più a tenere a freno il resto della compagnia, si sente qualche cosa che ricorda un pò il Barber che segue. E probabilmente da qui è venuta la scelta del programma di questo disco.

Tenendo a mente che stiamo parlando di un concerto in prima assoluta, composto nel 2018 (e che comunque non parliamo di capolavori assoluti) credo che Jennifer Higdon sia un compositore estremamente interessante nel panorama odierno, capace di produrre musica vivace, originale, che riesce a raggiungere l'ascoltatore.
In America le sue rappresentazioni hanno successo e non stento ad immaginare che anche questa sua nuova prova ne avrà.

La registrazione è di buon livello, forse un filino secca ma nel complesso l'orchestra ne viene fuori bene.
Arpa e solisti in buona evidenza senza apparire 10 metri davanti agli altri.

Un disco che vi suggerisco, anche per cambiare musica, al posto dell'ennesimo quartetto di ultime sinfonie di Mozart o di concerti a programma di Vivaldi :)

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