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Bach in Bologna : Mauro Valli


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Bach le sei suite per violoncello solo senza basso
Domenico Gabrielli : 7 ricercari per violoncello solo (e un canone a due violoncelli)
Mauro Valli

Arcana 2019, formato 96/24

***

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Mauro Valli suona "virtualmente" il canone a due violoncelli di Domenico Gabrielli

Quando mi trovo davanti una nuova edizione di un capolavoro mi pongo sempre la domanda se ci sia un motivo reale per questa nuova registrazione.

Sia - come in questo caso - le recenti edizioni di suite, partite, sonate per strumento solo di Bach, siano le sinfonie di Beethoven o quelle di Mozart.

Certamente si tratta di un caposaldo del repertorio per violoncello solo e credo che ogni violoncellista serio - anche dilettante - abbia in repertorio, abbia studiato, si sia confrontato con questo monumento bachiano ad uno strumento che solo più tardi assumerà il ruolo solistico che noi gli attribuiamo.
Ma un conto é suonarlo in privato, un conto portarlo in concerto, un altro ancora registrarlo.

Evidentemente questa dovrebbe essere la domanda ma vedo che non molti se la fanno a se stessi.

Qui Mauro Valli non solo si è domandato il perchè di questo progetto, ma ce ne rende edotti nelle note - questa volta, per cambiare, anche in italiano - per esteso, oltre a chiarirci i punti nodali della sua interpretazione, lo strumento, l'accordatura (o la scordatura in un caso).

Bach e l'Italia, Bach e Bologna. Non solo Bach e Frescobaldi, o Bach e Vivaldi ma, in questo caso Bach e questo oscuro violoncellista bolognese.

Domenico Gabrielli é musicista della generazione precedente a Bach (nato nel 1659, morto nel 1690 quando Bach aveva solo 5 anni) ma nella sua brevissima carriera di musicista e di compositore si impegnò nel valorizzare il violoncello come strumento solista, forse per primo, probabilmente sviluppando lo stile veneziano per la composizione solistica quando nella sua città la richiesta era comunemente "da chiesa".

Mauro Valli non ipotizza una contaminazione - non ci sono le prove - ma abbiamo chiari esempi, citazioni, trascrizioni del Bach nel suo periodo felice e sperimentale di Kothen in cui assorbe la musica italiana e quella francese che fonde con le sue radici articolatesi tra la Germania Centrale e quella più severa, settentrionale. 

Le sue sonate e le suite di questo periodo hanno profondi legami con la musica strumentale italiana, e ci sono le prove che Bach possedeva svariati manoscritti di compositori italiani, con materiale ampiamente "riciclato" (si pensi, uno su tutti, forse il più esemplare, riutilizzo dello Stabat Mater di Pergolesi nel suo Salmo 51 BWV 1083).
Perchè non potrebbe aver dato una sbirciatina ai ricercari di Gabrielli e trarre spunto da questi per le sei suite per violoncello, musica monodica che vuole diventare da grande, polifonica ?

Non aggiungo altro a questo azzardato - ma non troppo - parallelo perchè in alcuni tratti dell'esecuzione si sente.
L'interprete ammette che - ovviamente - nell'interpretazione dei differenti autori ha usato una impostazione mutuamente influenzata, già a partire dall'accordatura dello strumento, una media tra le due tradizioni per averne una lettura omogenea.

Non solo. Nella lettura di Bach, l'ortodossia dell'originale lascia lo spazio alla filologia interpretativa (cit. Ottavio Dantone che scrive delle interessanti note al riguardo nel libretto di questo disco). E così le suite per violoncello di Bach diventano italiane nel gusto, nell'impostazione, nella libertà di fioritura e di abbellimento, specie nei "da capo" che diventano realmente dei "da capo" nello stile italiano.

Ne viene fuori una edizione che non solo merita la registrazione ma che è a mio avviso tra le più vive e palpitanti riprese di questi eccezionali capolavori che in esecutori troppo lontani dalla logica e dall'humus in cui si sono create, tendono a mostrare più di se che della musica che suonano. Con risultati non troppo raramente soporiferi.

In conclusione un doppio disco per complessivi 120 minuti che consiglio vivamente a chi ama Bach e a chi ama le letture appassionate, con particolare suggerimento di iniziare l'ascolto non dal primo brano ma dal canone a due violoncelli del "piccolo violncellista di Bologna" in cui Valli suona in sincrono due differenti strumenti per le differenti voci.

Registrazione esemplare che mostra tutta l'espressività di uno strumento che può suonare in tutti i toni (un violoncello francese del 1743) con una potenza avvincente. Un plauso, oltre che all'esecutore, ad una etichetta estremamente raffinata e disco da 5 stelle ++.

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