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Quartetto di Cremona : Schubert


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Schubert : Quintetto in Do maggiore Op. 163 (D. 956) (con Eckart Runge) - Quartetto n. 14 in Re minore "Der Tod und das Mädchen" D. 810
Quartetto di Cremona
Audite 2019, 96/24, registrazioni del 2017

***

Un'occasione per sentire all'opera il Quartetto ... Paganini ?
Perchè il Quartetto di Cremona (nella realtà composto da musicisti genovesi) suona il celeberrimo quartetto di archi Stradivari appartenuto a Paganini, qui in prestito dal fondo giapponese che li possiede (per sovrammercato Eckart Runge, a lungo violoncello del Artemis Quartet suona un violoncello Amati del 1595).

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L'ingenuità musicale di Schubert mi mette sempre in imbarazzo. "Canzonettaro" all'inverosimile, capace di far ripetere anche un centinaio di volte lo stesso ritornello, ma quando interpretato a modo, nessuno che abbia cuore può evitare di commuoversi ;)

Qui il Quartetto di Cremona non solo produce un tributo a strumenti che vanno oltre il comune dire, lo fa anche alla memoria del Quartetto Italiano.
Le durate dei movimenti del Quartetto sono quasi al secondo identici alla versione Philips in mio possesso.
L'intensità sembra la stessa (ma non può essere la stessa, nessuno può eguagliare il Quartetto Italiano quando si parla di intensità del suono) lo è certamente la dinamica e l'amalgama.

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L'interpretazione è complessivamente basata sul ritmo, senza invece esagerare sui tratti melanconici, di cui questa composizione è densa.
La chiarezza del suono salta subito all'orecchio. E ogni singola nota é perfettamente scandita. Ritmo e chiarezza musicale, insieme fanno naturalmente mettere in movimento il vostro piede destro se vi lasciate andare a seguire la struttura oltre che la melodia.
 

Il Quintetto è un capolavoro assoluto di Schubert, apparentemente più impegnativo da comprendere. Soprattutto iniziando con quei quasi 20 minuti di durata del primo movimento.
Lo spirito messo in campo da questa compagine, rinforzata dal violoncello di Runge è quello giusto, perfettamente intonato all'epoca della composizione e senza nessuna sovrastruttura tardo-romantica o, peggio, novecentesca.
E' una composizione di confine, tra classicismo e primo romanticismo. Non c'è nulla di rivoluzionario e il materiale melodico é naturalmente espanso - nei limiti del possibile per l'arte schubertiana - per tutta la composizione.

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Suono terso, aperto, pulito che rende giustizia ad ogni rugosità di questi straordinari strumenti ( e dei loro musicisti), perfettamente al servizio della polifonia schubertiana. Se alzate il volume al livello giusto e il vostro sistema vi assiste, magicamente il Quartetto di Cremona vi comparirà dinnanzi a voi.

Disco dell'anno sinora, a tratti entusiasmante.

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