[reportage] Una tradizione osteggiata dalla legge: gli yatai
Gli Yatai, piccoli stand mobili per la ristorazione, hanno origine nel periodo Edo, quando, al fine di contenere lo strapotere di certi daimyō (carica feudale più importante tra il XII secolo e il XIX secolo in Giappone, letteralmente "grande nome" 大名), il bakufu (governo militare dello shōgun) li obbligò per legge ad avere due residenze, una a Edo e l'altra negli han (i feudi da loro governati) natii e a trascorrere un anno nella capitale portando con sé tutta la corte, cosa che richiedeva un enorme impiego di denaro.
E' proprio per dar da mangiare a samurai e servitori, che componevano la corte dei daimyō, durante i viaggi da e per Edo, che nacquero gli yatai.
Diventati copertura del mercato nero nel secondo dopoguerra, gli yatai hanno subito l’ostilità del governo che, ritenendo di dover cancellare l’immagine che il mondo aveva del paese prima e durante il conflitto mondiale, ha emanato una serie di leggi volte alla loro estinzione, le quali ne hanno ridotto drasticamente il numero dopo le Olimpiadi di Tokyo del 1964. Oggi sopravvivono solo a Fukuoka (nelle zone di Tenjin e Nakasu) dove, con molta lungimiranza, si sono riuniti in cooperative, ma l’ultima legge emanata dal governo fa temere la loro completa sparizione entro il 2020. La legge, infatti, prevede che uno yatai possa essere ceduto solo in ambito familiare e debba costituire la principale fonte di reddito di chi lo gestisce e non essere un secondo lavoro.
Se siete appassionati di animazione giapponese e vi è capitato di vederne rappresentati, non fatevi ingannare: varcati i confini della città di Fukuoka, in Giappone, gli yatai non ci sono più.
Lo Yatai di Mami Chan
Fin qui la storia degli yatai. Quello di Mami Chan lo abbiamo trovato leggendo un blog in inglese che lo consigliava. Il nome è dovuto alla proprietaria ed è indicato per gli stranieri in quanto, pur non parlandolo bene, Mami chan ha un menù in inglese in cui si può trovare una gran varietà di piatti che sembrerebbe impossibile per un baracchino così piccolo: dai ramen ai gyōza passando per yakisoba, onigiri, yakitori e quantaltro, ovviamente non possono mancare le bevante tipo birra o umeshu (naturalmente anche il sake, ma ad essere precisi sake è la denominazione generica delle bevande alcoliche per cui lo troviamo scritto anche sulla birra, conoscendo i kanji….).
Ricordate però: quando ordinate attenti alla pronuncia o Mami Chan vi bacchetta.
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