[reportage] Vallombrosa - Il circuito delle Cappelle
In questa torrida estate, per continuare a fare un po’ di attività fisica (camminate e/o trekking), mi sono spostato sulle nostre montagne dell’appennino (max 900 – 1200 metri), spaziando dalla Vallombrosa, al passo della Consuma ed al Casentino.
In uno di questi giri mi sono imbattuto in un percorso breve ma interessante per la storia e le leggende che lo circondano, denominato “Circuito delle Cappelle”. Pertanto, in una seconda uscita mi sono portato la reflex al seguito e ho immortalato i vari passaggi più significativi. Fra l’altro se partiamo dalla Cappella di Santa Caterina, dove conviene parcheggiare l’auto, al ritorno possiamo trattenerci per pranzo o per cena al ristorante omonimo, dove gustare carni arrosto o alla brace, selvaggina di tutte le taglie e funghi. Da annaffiare con dell’ottimo vino rosso, se in compagnia dell’amico astemio che guida.
Detto ciò, passo a descrivere quanto ho potuto ricavare dai vari cartelli che delimitano il percorso.
L’itinerario completo misura km. 4,8 per un tempo di percorrenza medio che va da 120 a 180 minuti, compreso il peso della reflex al seguito.
Le cappelle ed i tabernacoli che si trovano nei pressi dell'Abbazia Benedettina di Vallombrosa, hanno un significato spirituale, in quanto luoghi legati all'Abbazia e rappresentano una continuità con essa, anche se sono "luoghi minori". Sono edifici costruiti a partire dal XVI secolo e sono legati ad episodi della vita di San Giovanni Gualberto. Di seguito ho riprodotto la mappa dei sentieri dell’intero percorso indicati dai cartelli, con un po’ di pratica si possono percorrere altri viottoli per non rifare alcuni pezzi di strada avanti ed indietro, vedendo così altri tratti di bosco e vari ruscelli che d’inverno formano delle belle cascate, talvolta immobilizzate dal ghiaccio. Inoltre, caratteristiche sono le briglie, cioè tipiche opere di regimazione idraulica, realizzate nei primi decenni del ‘900, con l’intento di ridurre la capacità erosiva del corso dell’acqua, suddividendolo in tratti a pendenza minore rispetto a quella naturale.
In questa torrida estate, per continuare a fare un po’ di attività fisica (camminate e/o trekking), mi sono spostato sulle nostre montagne dell’appennino (max 900 – 1200 metri), spaziando dalla Vallombrosa, al passo della Consuma ed al Casentino.
In uno di questi giri mi sono imbattuto in un percorso breve ma interessante per la storia e le leggende che lo circondano, denominato “Circuito delle Cappelle”. Pertanto, in una seconda uscita mi sono portato la reflex al seguito e ho immortalato i vari passaggi più significativi. Fra l’altro se partiamo dalla Cappella di Santa Caterina, dove conviene parcheggiare l’auto, al ritorno possiamo trattenerci per pranzo o per cena al ristorante omonimo, dove gustare carni arrosto o alla brace, selvaggina di tutte le taglie e funghi. Da annaffiare con dell’ottimo vino rosso, se in compagnia dell’amico astemio che guida.
Detto ciò, passo a descrivere quanto ho potuto ricavare dai vari cartelli che delimitano il percorso.
L’itinerario completo misura km. 4,8 per un tempo di percorrenza medio che va da 120 a 180 minuti, compreso il peso della reflex al seguito.
Le cappelle ed i tabernacoli che si trovano nei pressi dell'Abbazia Benedettina di Vallombrosa, hanno un significato spirituale, in quanto luoghi legati all'Abbazia e rappresentano una continuità con essa, anche se sono "luoghi minori". Sono edifici costruiti a partire dal XVI secolo e sono legati ad episodi della vita di San Giovanni Gualberto. Di seguito ho riprodotto la mappa dei sentieri dell’intero percorso indicati dai cartelli, con un po’ di pratica si possono percorrere altri viottoli per non rifare alcuni pezzi di strada avanti ed indietro, vedendo così altri tratti di bosco e vari ruscelli che d’inverno formano delle belle cascate, talvolta immobilizzate dal ghiaccio. Inoltre, caratteristiche sono le briglie, cioè tipiche opere di regimazione idraulica, realizzate nei primi decenni del ‘900, con l’intento di ridurre la capacità erosiva del corso dell’acqua, suddividendolo in tratti a pendenza minore rispetto a quella naturale.
1 - MASSO DEL DIAVOLO
Si racconta che ai tempi di S. Giovanni Gualberto un suo discepolo, "tentato dal maligno", aveva perso la vocazione e voleva abbandonare la vita religiosa. Lasciata l'Abbazia, arrivò alla rupe dove ora si erge la cappella, vi salì, ma lì trovò il Diavolo, che lo convinse a buttarsi di sotto.
2 - CAPPELLA DI SAN TORELLO
La cappella si trova presso il "Fosso dei Brucianti", all'inizio della Scala Santa o via del Calvario. Fu costruita nel 1605 ed era dedicata alla deposizione della Croce. In seguito fu dedicata all'eremita vallombrosano San Torello da Poppi. Si dice che proprio in questo luogo San Giovanni Gualberto abbia incontrato i due eremiti Guntelmo e Paolo, che qui avevano le loro celle ed un primitivo oratorio. La cappella in passato venne usata come oratorio per le donne, alle quali era proibito l'ingresso nella chiesa del monastero.
Cascata e briglia del torrente Vicano accanto alla cappella di San Torello.
La Scala Santa che porta al Paradisino
3 - CAPPELLA DEL MASSO DI SAN GIOVANNI GUALBERTO
La cappella è situata nel luogo in cui San Giovanni Gualberto si recava spesso a pregare. Qui, secondo la leggenda, un giorno il demonio tentò di spingere il santo nel burrone, visto l'ostinato rifiuto del santo a peccare, ma il masso, divenuto morbido come cera, lo trattenne, facendo rimanere sul masso l'impronta del corpo del Santo.
4 - CAPPELLA DELLE COLONNE
La cappella delle Colonne si trova sul vecchio tracciato della strada che da Vallombrosa conduceva alla Croce Rossa e da qui a Montemignaio in Casentino. Questa strada è una porzione di ciò che resta della Strada del Granduca, cioè una strada fatta costruire da Pietro Leopoldo di Lorena, (1747 – 1792), che fu Granduca di Toscana dal 1765 al 1790, e serviva a collegare il Valdarno con il Casentino. Il tracciato perse importanza quando furono realizzate la strada per il passo della Consuma (anch’essa di epoca Leopoldina) e quella che collega Vallombrosa a Montemignaio risalente ai primi del ‘900.
La cappella era considerata dai viandanti sicuro punto di riferimento e riparo in caso di maltempo e dai monaci luogo di preghiera in occasione di particolari ricorrenze.
5 - CAPPELLA DEL BEATO MIGLIORE
La cappella venne costruita nel XVII secolo vicino alla grotta dove visse e morì il Beato Migliore nella prima metà del XII secolo. La leggenda narra che, quando il Beato Migliore morì, le campane dell'Abbazia iniziarono a suonare da sole per annunciare a tutti i confratelli la morte del Beato, che venne trovato nell'atto della preghiera.
Grotta dove visse il Beato Migliore
Dalla Cappella del Beato Migliore si raggiunge il Paradisino dove è consigliata una sosta per ammirare lo stupendo panorama su Vallombrosa, la foresta e la valle dell'Arno.
Nel 1845, sullo sprone che domina l'Abbazia, venne costruito un albergo "il Paradisino", dove un tempo esisteva l’Eremo delle Celle, un complesso eremitico, dove i monaci si ritiravano in preghiera e solitudine.
Attualmente l’edificio ospita la sede delle esercitazioni estive per gli studenti del corso di laurea in scienze forestali dell’Università di Firenze.
Veduta dell'abbazia di Vallombrosa dal Paradisino
6 - CAPPELLA DEL FAGGIO SANTO
La cappella risale al XVI, mentre il terrapieno adiacente, eretto per sostenere il Faggio Santo, è stato costruito nella seconda metà del 1600. Una lapide ricorda la tradizione che identificò in questo luogo con il primo rifugio di San Giovanni Gualberto, che trovò riparo sotto i rami di un vecchio faggio.
Fra leggenda e storia San Giovanni Gualberto, ai primi del mese di marzo del 1036, venne sorpreso da una tempesta in un luogo che allora si chiamava Acquabella e oggi Vallombrosa. Il Santo era all'epoca un monaco benedettino in fuga da Firenze, sua città natale, a causa degli accesi contrasti con il vescovo, da lui accusato di simonia. La notte si avvicinava e Giovanni decise di ripararsi dalle intemperie sotto un vecchio faggio. Quando si svegliò la mattina dopo, rimase stupito nel constatare che lui ed i suoi vestiti erano perfettamente asciutti. Quel gentile faggio non solo aveva allargato i rami, ma per meglio riparare il Santo li aveva rivestiti anzitempo di foglie. Giovanni interpretò questo miracolo come un segno divino affinché si fermasse. La tradizione ci racconta che proprio in questo luogo il Santo abbia dimorato per sette anni prima di fondare la Congregazione dei Vallombrosani, costruendo il primo nucleo di quella che diverrà l'imponente Abbazia di Vallombrosa.
Il Faggio Santo, nome con cui è conosciuto e segnalato l'albero, sorge a poche centinaia di metri dall'Abbazia di Vallombrosa, sulla strada che va verso la Secchieta. La base del faggio è circondata da un terrapieno sorretto da un muro in pietra; a poca distanza c'è una piccola Cappella dedicata a San Giovanni, il cui nucleo originario risale al XVI secolo.
Non si tratta di un albero particolarmente imponente: è alto 20 metri ed ha una circonferenza di 3,3 metri, con una età stimabile intorno ai 150 anni. Questo non è ovviamente il faggio originario, quello che accolse il Santo, ma si dice che sia un pollone, cioè rinato dalla stessa ceppaia del faggio di San Giovanni Gualberto. Del progenitore mantiene la caratteristica di mettere le foglie prima rispetto ai suoi simili della foresta e di perderle dopo tutti gli altri.
7 – CAPPELLA DI SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA.
Fonte di Santa Caterina D'Alessandria
8 - CAPPELLA DI SAN GIROLAMO.
Cappella risalente al Settecento.
9 – CAPPELLA DELLA FONTE DI SAN GIOVANNI GUALBERTO
Costruita nel 1629, vi si celebrava la messa per le donne, dato che qui era il limite della zona a loro interdetta.
Fonte di San Giovanni Gualberto
10 - TABERNACOLO DI SAN SEBASTIANO.
La presenza di un tabernacolo in questo luogo è documentata fino dal XVI secolo, anche se l’attuale struttura sembra più recente. Il tabernacolo è legato al ricordo di un fatto miracoloso avvenuto nei giorni della peste del 1348. Si narra, infatti, che il manufatto segna il luogo ove morirono due religiosi malati di peste che volevano raggiungere il monastero. I monaci scoprirono i due appestati il giorno dedicato a San Sebastiano e grati di non essere stati toccati dal morbo fecero voto di celebrare ogni anno il santo. Decisero pure di costruirgli un tabernacolo e gli consacrarono un altare del monastero. In alcune “ricordanze” dei monaci la costruzione è denominata anche “Tabernacolo del Grillo”. Al suo interno vi era un dipinto di San Sebastiano eseguito nel 1608 dal pittore Niccolò Lorenzini, oggi andato perduto. Quello presente è una riproduzione del San Sebastiano di Alessandro Rosi eseguito nel 1665. L’originale è tuttora presente nella chiesa dell’Abbazia di Vallombrosa.
Briglia nei pressi del tabernacolo di San Sebastiano
Rampa a monte della briglia sita nei pressi del tabernacolo di San Sebastiano
*Colonna della Peste - Colonna in pietra risalente al 1709.
Altri sentieri che si percorrono lungo il circuito
Se siete giunti fin qui, spero di non aversi annoiato, ma di avervi fatto conoscere un piccolissimo angolo dell'Appennino Toscano.
Modificato da Gianni54
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