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[viaggi] [storia] Shiro - Matsumoto


Viandante

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Con il passare del tempo, molto tempo, è mia intenzione postare foto dei vari castelli che ho visitato e visiterò in futuro. Per rendere il tutto più fruibile creerò via via un album per ogni castello nel quale ripeterò l'introduzione  ed aggiungerò le foto così da dare la possibilità di vedere le immagini anche di un solo castello piuttosto che di tutti. In ogni album inserirò, oltre alle classiche immagini cartolina, anche fotografie di dettagli e particolari che magari sono peculiari di un determinato luogo. Il maniero di cui parlerò in questo articolo è uno dei castelli più belli ed antichi del Giappone, Matsumoto-jo (il kanji che si legge jo accanto al nome di un castello significa appunto...castello).

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Shiro

Vi fu un tempo in Giappone durante il quale la pace era soltanto un'utopia, un'epoca di guerre e di violenza, secoli di lotte per il predominio di uomini su altri uomini. Così come nel medioevo europeo, anche in quello giapponese potenti signori feudali muovevano guerra l'uno verso l'altro in una spirale apparentemente infinita. Nonostante tutto questo il medioevo giapponese, proprio come il nostro, ha lasciato un'eredità romantica fatta di storie di coraggio e determinazione, popolata da nobili guerrieri samurai, dai loro signori con le loro corti ospitate in splendidi palazzi protetti da meravigliosi ed imponenti castelli.

In Giappone si trovano tracce delle prime fortificazioni fin dal III° Sec. A.C. ma possiamo dire che i castelli giapponesi, per come li conosciamo oggi, vennero eretti a partire dalla metà circa del 1400 fino a fine 1600 (periodi Sengoku e Azuchi-Momoyama). In questi anni il Giappone vide il proliferare delle lotte interne tra daimyo (signori feudali) fino a che due di loro, Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi, inziarono un lento processo di unificazione del paese che culminò con l'ascesa al potere del famoso shogun Tokugawa Ieyasu ed il trasferimento della capitale del Giappone ad Edo, l'odierna Tokyo.

Con l'unificazione del Giappone finalmente iniziò un lungo periodo di pace durante il quale i castelli persero la loro funzione e divennero solamente imponenti strutture dispendiose da mantenere. Inoltre Ieyasu emanò una legge che proibiva ai vari daimyo di possedere più di un castello, per garantirsi che i suoi sudditi non costituissero una minaccia troppo grande, e moltissimi castelli furono così demoliti. Molti altri caddero in rovina poiché erano stati abbandonati ed altri ancora furono smontati per poterne rivendere i materiali con i quali erano stati edificati. Fu così che dei circa settemila castelli che si stima esistessero in quel periodo, ne sopravvissero poche decine. In seguito a causa di varie calamità naturali, come gli incendi, o a causa delle successive guerre, per ultima la Seconda Guerra Mondiale, la maggioranza dei castelli superstiti fu parzialmente o completamente distrutta e soltanto negli ultimi decenni ne sono stati ricostruiti svariati, utilizzando tecniche antiche ma con materiali a volte del tutto moderni come il calcestruzzo.

Ad oggi sono solamente dodici i castelli che sono giunti a noi con la loro struttura originale e, di questi, solo quattro sono considerati Tesoro Nazionale (Himeji, Hikone, Matsumoto, Inuyama) ed uno di essi addirittura Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO (Himeji).

Dopo secoli di declino e oblio, negli ultimi anni i castelli giapponesi hanno riconquistato un posto speciale nel cuore del popolo ed hanno anche acquistato un sempre crescente numero di fan provenienti da ogni parte del mondo. Molti castelli sono divenuti mete turistiche molto apprezzate, la maggioranza sono presi d'assalto questa volta non da eserciti di soldati bensì da moltitudini di turisti, specialmente durante il periodo della fioritura dei ciliegi che, a migliaia, adornano le mura ed i parchi intorno al corpo centrale dei castelli.

Parte di questo successo è dovuto al fatto che

"I castelli giapponesi non sono affatto quei tremendi bastioni di granito che si è soliti associare all’Europa. I castelli giapponesi hanno un aspetto delicato, sembrano torte nuziali decorative in cima agli alberi"
(Cit.Will Ferguson, Autostop con Buddha).

Si, è assolutamente vero, i castelli giapponesi sono estremamente eleganti, affascinanti, semplicemente bellissimi. Uniamo questo al fatto che molte volte sono circondati da un ampio territorio trasformato in parco o a volte sono adiacenti a degli splendidi giardini come i famosissimi Kenroku-en, Koraku-en, Koko-en ed altri, ed è facile capire il perché di questo successo.

 

Ma veniamo al titolo che ho scelto per parlare di castelli giapponesi, Shiro.

Shiro significa bianco ed è per questo che i castelli in Giappone sono chiamati così, a causa del candore affascinante delle mura della maggior parte di essi.

Uno degli aspetti che mi affascinano dei castelli giapponesi è che sono strutture militari costruite secondo precisi progetti frutto di studi su attacco e difesa, su tecniche di guerra e presidio del territorio, al contempo sono così eleganti, piacevoli, imponenti certo ma con grazia infinita. Oggi possiamo sederci ad ammirarne l'eleganza e la potenza evocativa che richiama un passato glorioso e ricco di tradizioni, un tempo perduto che vive nella memoria di ogni giapponese che ha nel castello un grandioso testimone.

Quando visitiamo un castello giapponese la prima cosa che salta agli occhi è che non sembra di camminare all'interno di una struttura militare, piuttosto sembra di visitare un giardino su più livelli con strutture create per godersi il panorama circostante. Bastioni di pietra dai quali affacciarsi, fossati con limpide acque nelle quali talvolta ammirare il riflesso delle torri o scorgere una carpa o un candido cigno, panchine all'ombra di splendidi ciliegi o aceri che sapranno regalare, ciascuno a suo tempo, una tavolozza di colori degna compagna del profilo dei tetti, un mare di petali e foglie del quale rimanere meravigliati vedendoci nuotare gli Shachihoko, le mitologiche carpe che adornano gli angoli delle torri più alte.

Ma erano e rimangono strutture militari e trovo altresì molto interessante vedere come il passare del tempo abbia influito sulle competenze degli ingegneri che hanno costruito castelli sempre più evoluti, con fortificazioni sempre più efficaci e complesse per far fronte al contemporaneo sviluppo delle armi. Parlando dei castelli classici che conosciamo oggi possiamo trovarne esempi relativamente semplici costituiti da una o più cinte murarie, sormontate da torri e separate da vari cancelli, che proteggono un maschio (chiamato tenshukaku o tenshu) isolato come a Hikone, fino ad arrivare ad imponentissime fortezze costituite da un tenshu di dimensioni molto maggiori, collegato direttamente ad altre torri secondarie attraverso mura sormontate da corridoi coperti, intricatissimi percorsi che attraversano anche vari fossati inondati di acqua, come a Himeji. Percorsi studiati accuratamente per intralciare eventuali eserciti nemici, letteralmente decine di porte da oltrepassare, il tutto affiancato da mura irte di torri dotate di feritoie e caditoie dalle quali poter facilmente colpire i nemici con armi come archi o armi da fuoco.

Visitando un castello giapponese è impossibile rimanere insensibili al fascino delle caratteristiche mura in pietra. Sono uno dei loro tratti distintivi, la presenza costante di mura non verticali ma più o meno inclinate, di altezza estremamente variabile. Si chiamano Ishigaki (gaki significa recinto e ishi pietre) e costituiscono sia le mura esterne che danno forma ai fossati, allagati o meno, sia le mura che creano corridoi e cortili interni, sia le possenti mura che sostengono i vari terrapieni o costituiscono le fondamenta di tenshu e torri secondarie. Sono generalmente le uniche parti in pietra costituenti queste fortezze, e tra le pochissime costruzioni in pietra dell'antico Giappone, infatti tutto il resto è fatto di legno. Ci sono comunque vari stili costruttivi, con nomi diversi, in base all'inclinazione ed al modo di lavorare ed incastrare le pietre. Le fortificazioni più antiche non disponevano di ishigaki, infatti non erano necessarie difese così massicce e stabili, a partire però dall'era Sengoku si iniziarono a costruire questo tipo di mura poiché la guerra era ormai divenuta una costante quotidiana. I primi esempi ci mostrano uno stile costruttivo che si basava sul reperire pietre in loco ed ammassarle l'una sull'altra con maestria e viene chiamato stile nozurazumi. Successivamente l'arte degli scalpellini e degli ishiku (i muratori specializzati in questo tipo di costruzioni) si affinó e le pietre furono via via lavorate sempre più precisamente ed incastrate con sempre maggior maestria permettendo di creare superfici lisce, grazie alle quali offrire pochi appigli ad eventuali nemici, ed innalzare mura sempre più alte e maestose come per esempio a Himeji, Osaka, Kumamoto e questo stile invece si chiama uchikomihagi.

Ad un certo punto gli ishigaki assunsero un ulteriore funzione, quella di status symbol che mostrava in modo chiaro la potenza anche economica del daimyo di un castello. Infatti le fortezze divennero sempre più imponenti e richiedevano una quantità di materiali da costruzione davvero mastodontica, basti pensare che gli ishigaki del castello di Osaka contano oltre mezzo milione di pietre. Ammassare, lavorare ed impilare quantità così enormi di materiale non era certo un affare di poco conto e lo sforzo economico era davvero notevole. Poi si sviluppò un'ulteriore tradizione che voleva che i vari vassalli estraessero, scolpissero e consegnassero pietre sempre più grandi al loro signore come omaggio. In realtà era un modo per il daimyo di tenere sotto controllo le finanze dei suoi sudditi con questo tipo di richieste sempre più esose, impedire che costruissero fortezze per proprio conto ed infine reperire materiale a basso costo per loro stessi ed i loro castelli. Comunque questo fece si che in vari castelli, Osaka ne è il miglior esempio, si trovino ishigaki che inglobano pietre davvero colossali che arrivano a pesare decine di tonnellate e misurare metri e metri in larghezza ed altezza come la famosa Tako-ishi che pesa 108 tonnellate e misura oltre 59 metri quadri di superficie complessiva.

Se gli Ishigaki, segnati da tempo e guerre, sono sopravvissuti fino ad oggi, lo stesso purtroppo non si può dire delle innumerevoli torri, chiamate Yagura, che vi erano ospitate e che, per mille motivi, sono andate perdute.

Le funzioni di queste Yagura erano estremamente varie ed anche le strutture erano diverse per dimensioni e forme. Da quelle più semplici ad un piano (hira yagura), a quelle più comuni a due piani (niju yagura) fino a quelle più imponenti a tre piani (sanju yagura) che sono assimilabili ad un tenshu in miniatura e sono presenti solitamente soltanto nei castelli più grandi come Himeji. In effetti però in alcuni castelli dove il tenshu non fu mai costruito (Kanazawa per esempio), le yagura a tre piani svolgevano il ruolo di tenshu e prendevano il nome di gosankai yagura (nobili torri a tre piani) poiché era lì che risiedeva il daimyo durante i periodi di guerra. Potevano poi essere semplici magazzini per il cibo o per le armi ed avevano nomi diversi in base a ciò che vi si stivava, per esempio nelle shio yagura vi si conservava il sale (shio, sale), nelle yoroi yagura le armature (yoroi, armatura) e così via. Vi erano yagura che fungevano da alloggi per le truppe, torri per la protezione dei pozzi, potevano ospitare il grande tamburo che scandiva le ore o dava segnali in guerra (chiamato taiko e quindi la torre taiko yagura), postazioni di avvistamento e tantissime altre ancora.

Tuttavia tra tutte queste tipologie di yagura, quella che mi affascina di più è certamente la rara torre per l'osservazione della luna, tsukimi yagura (tsuki significa luna e mi è il verbo miru, vedere). Sono torri nelle quali il daimyo si poteva ritirare, o intrattenere i suoi ospiti, ed osservare la luna. Sono facilmente riconoscibili perché normalmente non possiedono strutture difensive, sono costituite internamente da un singolo ambiente arioso e più lussuoso del resto del castello e possiedono pareti scorrevoli e rimovibili dalle quali vedere la luna. Per esempio nel caso della tsukimi yagura del castello di Matsumoto, si trovano tre pareti rimovibili (nord-est-sud) e un elegante corrimano esterno dipinto di rosso. Questa particolare torre fu costruita successivamente al castello, durante il periodo di pace seguito al regno di Ieyasu, e per questo non necessitava di sistemi difensivi. Per finire ci sono yagura che prendono il nome semplicemente in base alla loro posizione rispetto all'asse nord sud con nomi presi dal calendario giapponese e dai segni zodiacali.

Dopo aver parlato però di mura e torri non è possibile concludere senza menzionare l’elemento più affascinante e caratteristico di un castello giapponese, quello che lo rappresenta maggiormente e che è la vera icona che il mondo si raffigura quando pensa a queste fortezze, il tenshu.

Diciamo che il tenshu come lo conosciamo oggi prende vita con il castello di Azuchi, fatto erigere da Oda Nobunaga a fine 1500. Il primo stile con il quale vennero costruiti i tenshu si chiamava borogata ed era costituito da una torre di tre piani sopra la quale veniva aggiunto un edificio a due, come nel castello di Inuyama. Dopo il 1600 invece lo stile si affinò ed il tenshu fu così costituito da un edificio i cui livelli si sovrappongono regolarmente diminuendo di ampiezza con l’aumentare dell’altezza, come nel castello di Nagoya, questo stile si chiama sotogata. A dispetto dell’eleganza, raffinatezza e splendore esterno, l’interno dei tenshu è generalmente molto sobrio e privo di fronzoli, essendo in realtà una fortezza dove rifugiarsi in caso di guerra e non una residenza per i periodi di pace. Anche l’altezza dei tenshu varia da castello a castello e non solamente per mere questioni di potenza economica ma anche in funzione del luogo dove sorge l’edifico. Un castello che sorge in montagna o su una collina probabilmente non necessita di un tenshu molto alto per poter avvistare i nemici, per esempio il castello di Hikone dispone di un tenshu di soli tre piani ma è situato su un’altura dalla quale domina pianura e lago adiacenti. Viceversa un castello di pianura avrà bisogno di innalzarsi molti metri al di sopra della città che generalmente sorge intorno alla fortezza, infatti per esempio il castello di Matsumoto dispone di un tenshu a sei piani ed addirittura il castello di Aizu ha il tenshu con il maggior numero di piani in Giappone, ben nove.

Ad ogni modo, se è vero che il tenshu attrae inevitabilmente gli sguardi e le attenzioni della maggior parte dei visitatori me compreso, spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di quell’emozione e voglia di scoprire che mi pervade ogni qual volta visito un castello giapponese ed esploro la sua struttura per intero.

Andrea

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P.S. Click sulle foto per una risoluzione migliore, grazie

Precedenti articoli:

Castello di Okayama

Castello di Hikone

Castello di Kanazawa

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MATSUMOTO

Benchè la prima fortezza costruita sul luogo risalga al periodo Sengoku, il castello così come lo vediamo oggi è stato eretto a partire dal 1593 da parte del daimyo Ishikawa Norimasa e suo figlio Yasunaga. E' uno dei quattro castelli Tesoro Nazionale ed è anche uno dei pochi ad essere laccato di nero. Questo suo colore ed il fatto che si affacci su un fossato enorme, gli hanno conferito il soprannome di Castello del Cormorano.

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In primo piano l'elegante ponte chiamato Uzumibashi

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Il tenshu si riflette nell'immenso fossato che, nel punto di ripresa della foto, è largo ben 60mt.

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L'ultima porta da oltrepassare per accedere al tenshu è chiamata Kuro-mon

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Un dettaglio del lato destro della Kuro-mon e, più specificatamente, della torre che affianca il possente secondo cancello interno

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Una volta oltrepassata la porta principale si accede all'area del tesnhu e la vista è mozzafiato per l'imponenza del castello, quasi 30 metri di altezza massima. In primo piano si possono vedere le tracce che delimitavano gli edifici che fungevano da residenza privata del daimyo e che non sono giunti fino a noi. La torre a destra del tenshu si chiama Inui Kotenshu ed è collegata al maschio tramite una particolare yagura che prende il nome di watari yagura. Alla sinistra del corpo principale, connessa direttamente, invece troviamo la tatsumi tsukeyagura (dal verbo tsukeru, legare) con annessa in primo piano con il corrimano rosso una hira yagura ad un solo piano che, nello specifico, è la tsukimi-yagura di cui ho parlato nell'introduzione.

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Ma è quando ci si avvicina ad essa che possiamo apprezzarne meglio l'eleganza, con le sue forme slanciate ed il magnifico contrasto di colori che la contraddistingue

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Per motivi di spazio consentito per l'upload, continuo nei commenti sotto...

 

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  • Nikonlander

Alzando gli occhi al cielo si possono apprezzare le geometrie create dai tetti dei molti piani del complesso. Si notano anche i vari fregi circolari che ornano le file delle tegole e che rappresentano gli stemmi dei vari daimyo che si sono succeduti

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  • Nikonlander

Sui fianchi del castello invece possiamo osservare meglio l'alternanza dell'intonaco bianco con il legno laccato di nero. Questa particolarità, che troviamo in pochissimi castelli, è stata la soluzione al problema dello scioglimento dell'intonaco delle pareti a causa delle forti piogge. La parte superiore delle pareti infatti è stata lasciata libera poichè protetta dal tetto, mentre la parte inferiore è stata ricoperta di legno laccato sul quale potesse scivolare l'acqua senza arrecare danni allo stucco sottostante. In questa fotografia possiamo anche osservare un particolare più unico che raro riguardante la copertura del tetto. Sopra alle file di tegole rotonde si può notare qualche fila di pianelle (chiamate sutegawara), poste sul lato esterno del tetto, che hanno una funzione particolare. Il castello di Matsumoto infatti si trova non distante dalla catena montuosa chiamata Alpi Giapponesi (molte vette superano i 3000mt) per cui in inverno sovente cade la neve sulla città. Per prevenire potenziali danni causati dalla caduta di neve ghiacciata dal tetto superiore, sono state collocate queste pianelle in diversi punti dei vari tetti del castello

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Intorno al perimetro del primo piano possiamo trovare 11 caditoie chiamate ishi otoshi (ishi significa pietra e otosu è il verbo cadere), dalle quali poter colpire eventuali nemici che arditamente avessero tentato la scalata. Sono posti ad ogni angolo e nel mezzo di ogni parete esterna del complesso

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  • Nikonlander

Una volta entrati ci aspetta una serie di scale, alcune davvero ripide (fino ad avere un angolazione di 61° ed un alzata di 40cm per ogni scalino), che porteranno fino all'ultimo piano del tenshu

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All'interno del castello ci aspettano dei locali in forte contrasto con l'eleganza e maestosità dell'esterno. Essendo infatti un edificio prettamente militare, l'interno è assolutamente funzionale allo scopo, senza fronzoli o strutture potenzialmente intralcianti. Questo si traduce in ambienti spogli, liberi da tutto ad eccezione delle varie colonne di legno che supportano i vari piani, con pareti sulle quali si aprono poche finestre e, talvolta, fessure dalle quali poter sparare o scagliare frecce

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  • Nikonlander

Solamente al secondo piano troviamo delle grandi finestre verticali, dotate comunque come tutte le altre di persiane richiudibili, attraverso le quali si pensa venisse sparato con i moschetti che, all'epoca, producevano una grande quantità di fumo al momento dello sparo

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Questa è la vista dall'interno di un ishi otoshi

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Nella fotografia si vedono due supporti in legno, alti 190cm, sui quali sono state inserite le due figure mitologiche con corpo di pesce che si trovano agli angoli del tetto più alto del tenshu

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  • Nikonlander

Questa particolare apertura  si trova al quinto e penultimo piano, ce ne sono 4 una per lato di due forme diverse in base allo stile esterno dei frontoni del tetto in quei punti, e si chiama mushamado (finestra del guerriero). Si ritiene che quel piano fosse adibito alle riunioni dei capi guerrieri durante le battaglie che, grazie alle quattro grandi aperture (sui quattro punti cardinali) ed all'altezza da terra, godevano di un'ampia e completa visuale del campo di battaglie e delle truppe nemiche.

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Giunti all'ultimo piano si nota questa strana decorazione proprio nel punto più alto del tetto. Solitamente questi simboli rappresentano qualcosa di sacro nella religione shintoista e si narra che il daimyo del clan Toda-Matsudaira, insediatosi a Matsumoto nel 1725, portò con se dalla regione del Kanto una tradizione religiosa che possiamo approssimativamente tradurre ne "il Dio della 26esima luna". Ogni mese faceva cucinare un quantitativo di riso pari a circa 500kg e lo offriva a questo Dio

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Una volta ridiscesi, si esce dal castello passando per la tsukimi yagura, di cui si può apprezzare l'ariosità e lo stile più elegante e raffinato

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  • Nikonlander

Ci allontaniamo dal castello dirigendoci verso la seconda porta d'accesso chiamata taiko mon poichè ospitava il tamburo di guerra (taiko appunto)

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Dall'esterno possiamo apprezzarne la struttura che, come per la porta principale, è costituita da un cortile interno chiuso tra due porte e circondato da mura e feritoie dalle quali colpire i nemici

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Questo particolare riprende la grande pietra chiamata Genba. E' un blocco di porfirite di 22,5 tonnellate ed è la pietra più grande di tutto il complesso di Matsumoto. Sembra che fu lo stesso fondatore del castello, il daimyo Ishikawa Genba Mori yasunaga, a dare ordine di trasportarla a Matsumoto dalla provincia di Okada o Yamabe ed est della città. C'è una leggenda che narra di tutte le difficoltà nel trasportare un masso di tali dimensioni e, in onore del daimyo, fu appunto chiamata Genba

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  • Nikonlander

Il nostro viaggio nel tempo è terminato ma, prima di andarcene, prendiamoci ancora qualche momento per sederci a contemplare lo stupendo castello inondato dalla calda luce del tramonto che crea un'atmosfera magica e sembra proprio riportarci indietro, in un'epoca di samurai, di dame e cavalieri, di guerre e conquiste, l'epoca durante la quale c'era un indiscusso re in queste terre...Matsumoto-jo

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Grazie per la visita, Andrea

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Ciao Andrea,

gran bel lavoro !!! Veramente dimostra l'amore che hai per questo Paese e l'assunto per cui si fotografa bene ciò che si conosce.

Amo anch'io il Giappone e sono irresistibilmente attratto da questo mondo così diverso dal nostro: mi è piaciuta la tua introduzione storica, interessante sarebbe estenderla fino a parlare della figura dell'Imperatore e del suo rapporto con lo Shogun (ricorda un pò la compresenza e i conflitti tra Panchen-Lama e Dalay-Lama nella Teocrazia tibetana), ma giustamente sei stato sintetico per concentrarti maggiormente sul tema dell'articolo: i castelli, che hai descritto con grande competenza e illustrato nel modo rigoroso che ti contraddistingue.

Aspetto con l'acquolina in bocca i prossimi articoli.

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  • Nikonlander

Ciao Massimo,
conoscendo le tue competenze fotografiche e non, mi fa sempre molto piacere sapere di aver fatto un buon lavoro secondo il tuo giudizio.

Prossimamente inserirò le foto relative ad altri tre castelli, Okayama, Kanazawa e Hikone, non necessariamente in quest'ordine.
Essendo gli interni di questi castelli molto simili tra loro, non ripeterò per gli altri tutta la serie di foto che ho postato per Matsumoto, a meno che non ci sia qualche particolare degno di menzione.

Ciao, a presto

Andrea

 

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  • Nikonlander Veterano

Grazie, per averci fatto ammirare questo bellissimo posto, ma un grazie ancor più grande a te e al tuo amore per l'antico Giappone.

Non si poteva fare meglio di quanto hai illustrato e scritto.

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  • Nikonlander

Grazie mille Roby!

Ero un po' indeciso se scrivere questa introduzione perché a volte si ama così tanto qualcosa da non rendersi conto che ad altre persone non interessa cosi tanto.

Sono stato sintetico più di quanto avrei voluto e mi fa piacere ricevere apprezzamenti per quanto scritto.

A presto, ciao

Andrea

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  • Nikonlander Veterano

Mai essere indecisi, quando si parla di quanto si ama...  sia moglie amante..  ( Nikon?.. beh... forse..  ) o quant'altro..

anzi, magari potevi mettere un  ( mannaggia... mi scappa l'aggettivo esatto.. ) paio di pagine in più..  

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