Massimo Vignoli
Ci ha spesso fatto sognare con le sue immagini di natura lontana, ma non disdegna esplorare altri temi fotografici, è lui: Massimo Vignoli.
Raccontaci qualcosa di te,
Sono nato a Genova nel 1968 e li ho abitato quasi 30 anni, trasferendomi prima a Pavia e poi vicino Milano, dove tuttora vivo. La mia vita professionale è molto lontana dalla fotografia: ho sempre lavorato in ambito informatico, dedicandomi prevalentemente allo sviluppo software ed ora sono IT manager. Chiaramente questo è parte di me, al punto che mia moglie a volte mi definisce “numerale”. Per me la fotografia, quindi, è una passione, e contemporaneamente un modo per rilassarmi ed esprimermi in un modo del tutto altro rispetto al resto della mia vita.
Quando e come ti è nata la passione per la fotografia?
Sostanzialmente durante il mio primo viaggio in Scandinavia, nel 2000. Fu un incredibile esperienza on-the-road alla kerouac, partenza da Milano in auto e tutto d’un fiato fino alle Lofoten… 5 giorni di viaggio, per la sola andata!
Purtroppo, la mia macchina fotografica d’allora, una reflex Olimpus, un modello stranissimo con messa a fuoco manuale eseguita da un motorino elettrico che non so come un commesso mi convinse a comprare, si ruppe durante la traversata in traghetto da Bodo alle Lofoten, per effetto della tempesta in mare più epica ed incredibile che mai mi sia capitato di sperimentare in prima persona. Ma con me c’era, oltre alla mia allora fidanzata e ora moglie Anna, anche il mio amico Guido, nikonista convinto e già allora ottimo fotografo. Vederlo all’opera insieme al fatto che io non potevo nemmeno fare uno scatto, mi diede la scintilla per tempestarlo di domande ed iniziare a capire che oltre allo scatto ricordo c’era un altro modo molto intrigante di intendere la fotografia. Un vero e proprio universo da scoprire, basato non solo la tecnica base, l’artigianato di tempi e diaframmi, ma soprattutto sulla composizione, l’uso delle caratteristiche della pellicola e soprattutto della luce.
Qual'è il tuo genere preferito oggi?
Wildlife photography! Fotografare gli animali nel loro ambiente naturale, cercando di riprenderli durante l’azione.
Un solo gradino sotto c’è la fotografia di paesaggio.
Il tutto, possibilmente, quando e dove la natura fa vedere la sua forza che, negli ultimi anni, sono sempre più situazioni da “grande nord”, alla Jack London per intenderci. Ed ovviamente cercando di “esserci dentro”, di vivere l’esperienza e non solo seguirla dentro il mirino. Di fatto, fotografare è la cosa per me più importante ma mi capita sempre più spesso di fermarmi a guardare e pensare, ad occhi chiusi, a quello che sento. Così sono nate alcune delle mie immagini, se non le più belle quelle alle quali sono più affezionato.
E poi è arrivata Nikonland, facendomi scoprire un altro mondo nella fotografia di ritratto. Tutto da esplorare e molto fuori dalla mia confort zone, ma estremamente intrigante. Questa cosa meriterebbe una discussione dedicata, considerato quanto era lontana da me, prima, l’eventualità di fotografare modelle in studio!
E quando hai iniziato?
Fotografo da molti anni, con la macchina fotografica che arriva tra le mie mani come mezzo per documentare le mie escursioni in montagna. Avevo meno di vent’anni e vedevo paesaggi incredibili sulle montagne di casa, l’Appenino Ligure e le Alpi Marittime. In realtà quella non era affatto la fotografia come la intendo oggi.
Poi c’è stato un lungo periodo dove ero totalmente immerso nell’alpinismo e nella arrampicata, la mia vita girava così completamente intorno a quella passione da farmi rinunciare a portare con me la macchina fotografica. Che avventure, adrenalina a fiumi!
L’adrenalina è come una droga, dà assuefazione, ma ad un certo punto mi sono reso conto, anche perdendo alcuni amici meno fortunati di me, che quel cammino avrebbe finito per portare ad una sola destinazione e così decisi di fermarmi, complice anche la presenza di Anna a fianco a me. E da 13 anni c’è anche Margherita!
Così, devo dire che ho iniziato a fotografare nel 2000, dopo quel viaggio in Norvegia.
Nikon perchè? Un caso o una scelta?
Guido era, e credo ancora sia – la vita ci ha allontanati, un nikonista appassionato. Le nostre conversazioni norvegesi, durante i lunghi periodi di pioggia così comuni a quelle latitudini in estate, furono tutte supportate dalle bellissime sensazioni tattili che la sua F3 con un bel set di obiettivi AIs produceva. Ma poi, ragionando se fosse meglio dotarsi di un corredo manual focus o autofocus e poiché già allora sognavo di fotografare paesaggi ed animali, finii per decidere di comprare una F80, con le prime 3 ottiche 20, 28-105 e 80-200 ed un pesantissimo treppiede Manfrotto. Da quel momento non mi sono più fermato, la F80 l’ho permutata dopo qualche tempo con una F100, mio grandissimo amore, che ho poi permutato con la mia prima digitale, una D200, poi D300, D700, altro grandissimo amore, D800, D4, D810, D5.
Come ti trovi? Cosa ti manca?
Io mi trovo bene.
Nel passato ho più volte pensato molto seriamente di permutare tutto per passare a Canon, in particolare ai tempi della D200, quando il nostro autofocus era veramente una pena e pure la resa dei nostri sensori CCD lontana dai CMS di Canon.
La D5 per me è veramente molto buona, unico piccolo difetto la scarsa gamma dinamica a bassi iso.
La D810 la uso per i paesaggi e come secondo corpo per gli animalscapes. In quest’ambito, per me, continua a sfornare file, soprattutto a 64 ISO, che sono niente meno che spettacolari. Poiché dalle mie prove la fotografia d’azione sui lunghi tele non è nelle corde della D850, così come non è in quelle della D810, non ho motivo di cambiarla.
Le lenti? Nel tempo ho molto razionalizzato, ne uso poche “ma buone”. La mia personale triade è costituita da 16-35/4, 70-200/2.8 FL e 500/4G. Un passo dietro viene l’80-400, un’ottica molto versatile.
Cosa mi manca? Un 16-35 a livello degli attuali sensori. Lo so, il 14-24 va benissimo, ma montarci i filtri è una pena.
Il mio prossimo acquisto? Se Nikon non mi fa il 16-35 nuovo probabilmente sarà un 24 sigma. Sono anche molto tentato di rinnovare il 500, ma la differenza di prezzo è troppo elevata e preferisco spendere quei soldi viaggiando.
Oltre alla fotografia hai altre passioni o interessi?
Mi piace molto andare in montagna, anche se non arrampico da decenni continuo ad averla nel sangue, e viaggiare alla scoperta di nuovi scenari e nuovi orizzonti. E poi mi piace ancora molto correre, anche se non posso più fare agonismo.
Fotografi i soggetti o gli oggetti di queste altre passioni?
Si, certo! Anche se la fotografia in montagna, quando cerchi certi soggetti o certe luci, è una cosa molto faticosa. Ma la corsa mi aiuta molto e finora mi ha consentito di gestire questi sforzi.Nei viaggi, alla fine, è più semplice e nel tempo ho imparato ad organizzarmi.
Qual'è la foto, o il portfolio, il progetto fotografico da te realizzato a cui sei più affezionato?
Sono moltissimi, e di alcuni ho parlato qui su Nikonland anni fa. Ma se devo scegliere uno solo già completato direi quello sui Musk ox, del febbraio 2016. Un vero viaggio in me stesso oltre che sulle montagne norvegesi in inverno.
E in futuro?
Vorrei fotografare di più e meglio, anche se il tempo che riesco a dedicare è sempre meno, almeno di quello che vorrei. Sto portando avanti due progetti di lungo respiro, entrambi molto interessanti, nel mio genere. Non li svelo perché spero di farli vedere presto su queste pagine. E poi vorrei proseguire il discorso sulla fotografia di ritratto, dove sto cercando innanzitutto di capire cosa mi piace di più, come si fa a farlo…. ed inventare qualcosa di mio.
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