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Paganini aveva stretto un patto con il diavolo ?
Paganini era eretico ?
Come mai le sue dita avevano una falcata di almeno 25 cm ?
Come guadagnò una fortuna perdendola al gioco ?

Il più grande violinista dell'800 era figlio della sua epoca - parliamo dell'inizio del romanticismo ma anche del periodo del romanzo gotico.
Erede di Vivaldi, Tartini, Locatelli. Trilli del Diavolo se ne erano già visti.
E il violino era lo strumento degli italiani in tutto il mondo.

Le composizioni di Paganini sul piano formale non sono un granché. Spiccano i 24 capricci, scritti già in età matura, prima della malattia che lo consumerà.

Ma i suoi concerti crearono scalpore e sconcerto in tutto il mondo. Tanto da alimentare una leggenda. Anzi, più di una leggenda.

Dobbiamo ANCHE a questo l'interesse per questo musicista che altrimenti sarebbe rimasto tra i minori, con forse l'unico, discutibile merito di aver fatto da mecenate ad artisti poco interessanti, Berlioz compreso al quale diede una pensione che gli permise di fare la bella vita.

I romantici lo veneravano, sia quelli che ebbero effettivamente l'occasione di assistere ad una sua esibizione che quelli che ne poterono solo sentire raccontare le imprese.

Liszt, Schumann ma anche altri dei primi romantici si dedicarono a studi sui sui temi celebri.

E poi Brahms che dedicò ben due libri di variazioni sull'ultimo, demoniaco capriccio, il n. 24.

E Rachmaninov che praticamente 100 anni dopo, fece una Rapsodia per pianoforte e orchestra sopra lo stesso capriccio.
Praticamente una cosa a metà strada tra un concerto per pianoforte e una serie di variazioni a tema fisso, per pianoforte e orchestra.
Sparandoci dentro anche il Dies Irae !

A questi esperimenti, più o meno riusciti, entrati ed usciti di repertorio o entrati definitivamente per essere più celebri dell'originale, ha dedicato tre volumi l'etichetta economica Vox che voglio segnalare qui.

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il secondo volume, associa i grandi studi di Liszt che includono quello famosissimo, ancora più dell'originale, detto "La campanella".
Che è il tema del terzo movimento del 2° concerto di Paganini

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che troviamo nel Vol. 1, con il violinista Jean-Jacques Kantorow (padre di Alexandre).
Associato stranamente alla Rapsodia di Rachmaninov da parte di una oscura (almeno per me formazione).

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il Vol. 3 contiene proprio i 24 capricci per violino la cui conoscenza è indispensabile per capire poi perché prendere spunto da questi per scrivere musica per il pianoforte.
La difficoltà trascendente della scrittura per violino, addomesticata e resa ancora più impegnativa, alla tastiera di un grande strumento a coda.

E lo stesso Liszt non è rimasto indenne dal fascino del 24° Capriccio che ha rielaborato nel 6° Grande Studio.

Quelli di Schumann (opere giovanili, Op. 3) sono molto sinfonici, non è ancora lo Schumann folle che conosceremo e c'è tutto lo spirito romantico ma francamente io stento a riconoscere la matrice del genovese.

Tutt'altra storia con i due grandi libri di variazioni Op. 35 di Brahms che io invece colloco nell'Olimpo della composizione per pianoforte e tra le prove più profonde ed elaborate di contrappunto della letteratura per il pianoforte.
Fedeli nella lettura del tema, estremamente sofisticate, si chiudono addirittura con una fuga.

Qui sono affidate al grandissimo Abbey Simon, allievo di Josef Hofmann, erede dello stesso Liszt e di Chopin.

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e proprio per non farci mancare niente, ho selezionato un altro disco del catalogo - molto variegato - di Vox che riprende un disco con la St. Louis Symphony Orchestra, resa celebre da Leonard Slatkin, qui in una rimasterizzazione del 2023 in 192/24 che ci regalano una ambienza e una chiarezza strepitore.

C'è ancora Abbey Simon che sinceramente ancora oggi da i punti ai tanti pianisti da hub aeroportuale che girano il globo senza sosta, leggendo lo spartito dall'iPad perché non hanno avuto tempo di imparare la partitura.

La Rapsodia, scritta da un Rachmaninov ricco e appagato che non aveva più nulla da dimostrare, è una composizione libera, informale, piena di passione, di ritmo, fuori dagli schemi fin dal titolo.
Una delle gemme dell'intero pianismo romantico. Che secondo me si concilia perfettamente con l'idea che abbiamo di Paganini, pioniere, spericolato sperimentatore, profondissimo conoscitore del suo strumento.

La proposta è organica e varia, la suggerisco a chi non abbia dimestichezza con questo materiale.

Tutto disponibile su Qobuz.

 

 

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