Schubert, Sinfonia N. 8 : alla tedesca o all'italiana ?
interpretazione AI di un possibile Franz Schubert negli anni migliori
Incompiuta oppure no ?
Se ne dibatte da quasi due secoli.
Di fatto è una sinfonia in due soli movimenti, il terzo abbozzato al pianoforte con solo un paio di pagine di orchestrazione, non sembrava all'altezza dei primi due.
E potrebbe essere la causa dell'abbandono per passare ad altri lavori.
Schubert era solito fare così ed ha abbandonato decine di composizioni per passare ad altre.
La ragione ? Da un certo punto di vista, carenze didattiche che ne rallentavano i lavori più complicati, specie in tema di orchestrazione (c'è una leggenda che lo vede a colloquio con Beethoven cui mostra lo spartito di un suo quartetto e queto lo becca in un paio di errori di armonia : ovviamente un falso storico), ma soprattutto esigenze di natura economica.
Amante del vino della casa e delle locandiere condiscendenti, Schubert ci guadagnò già in gioventù una malattia venerea i cui effetti lo porteranno poi alla tomba e una situazione di tasche sempre vuote.
Per cui la ricerca di incarichi, lavori retribuiti, composizioni per amatori che, stampate, gli potessero dare un flusso di cassa da parte degli editori.
Di fatto solo a poco tempo dalla sua prematura dipartita, gli amici gli organizzarono un concerto, trionfale, il cui ricavato gli permise di pagare tutti i numerosi creditori e vivere bene per qualche breve tempo.
Tanto da poter persino andare ad un concerto di Paganini a Vienna ed iscriversi, a pochi mesi dalla morte, ad un corso di perfezionamento di composizione.
Cosa avrebbe fruttato l'ennesima sinfonia più delle altre ? Praticamente niente, almeno non pronta cassa.
Per cui è lecito pensare che l'abbandono non appena venne a mancare l'ispirazione per continuarla.
Tuttavia, in soli 31 anni, di cui una quindicina attivi , Schubert ha composto numericamente centinaia di canzoni, 9 sinfonie, tante sonate per pianoforte, quartetti, trii.
Persino musica sacra, un'opera, o quasi.
E dopo l'ottava sinfonia, incompiuta, anche un'altra sinfonia, la nona - come Beethoven - lunga e prolissa, tanto da meritarsi l'appellativo di "La Grande".
L'ottava, è degli anni 1820-1821. La fine avvenne solo nel 1828. A pochi mesi da quella di Beethoven, sotto la cui ombra, la carriera dell'austriaco Schubert non si era ancora sviluppata.
Questa sinfonia, oggi celeberrima, rimase sul manoscritto, custodito da amici. Ritornò alla luce solo nel 1865, e solo allora avvenne la sua prima esecuzione e successivamente, la prima stampa tipografica pubblica.
Da allora il successo, rivisto da generazioni di direttori d'orchestra e da generazioni di appassionati di musica più fortunati dei loro progenitori che di questa bellissima composizione non seppero mai nulla.
Nemmeno - per quanto ne sappia io - gli esperti conoscitori di musica passata, Mendelssohn e Schumann che tanto contribuirono a valorizzare lavori altrui.
Nel tempo la mitologia si è andata stratificando su queste pagine, c'è chi l'ha paragonata alla Quinta di Beethoven, per quel sovvenire del destino premonitore.
Anche per la presenza dei tromboni nella formazione. Si pensa sempre che il trombone rappresenti il destino foriero di sventure in musica.
Certamente per quel cavernoso inizio portato dai violoncelli raddoppiati dai contrabbassi, cupo e lamentoso che solo dopo passa la mano a oboi e clarinetti per il secondo tema.
Sono 16 minuti circa molto tesi e drammatici ma non melensi e senza le eccessive ripetizioni di altre composizioni di Schubert. Quasi un pezzo d'opera, pur in una estensione inusuale e con un finale veramente scenico.
Bucolico e soave l'andante con moto successivo che passa dal Si minore iniziale - decisamente inedito in una sinfonia - ad un più olimpico mi maggiore.
Qui siamo passati a toni da Sesta sinfonia di Beethoven. Che credo se l'avesse potuta leggere, avrebbe gridato al plagio.
Ma Schubert in giudizio si sarebbe salvato per quei toni un pò da Oktoberfest che in certi passaggi rafforzano con fiati e ottoni, il canto soave degli archi che simboleggiano la natura con il pizzicato di fondo dei contrabbassi.
Ma improvvisamente si cambia scena, la voce ai clarinetti che accennano un tema più malinconico in Si maggiore.
C'è un'aria malinconica complessiva che monta quando entra il pieno raddoppiato dai timpani.
Ritorna il tema del destino incombente cui non c'è rimedio.
Un dramma annunciato ? Più che altro sviluppato contrappuntisticamente da tutte le parti dell'orchestra, a riprova che poi, Franz così scarso non era quando era ispirato e ... sobrio.
Il finale del movimento comunque apre la porta, con un rullo di tamburi a qualche cosa che verrà.
Del resto, la Quinta di Beethoven e la stessa Nona non si chiudono in trionfi di gioia ?
Ricordiamoci che Franz aveva in Ludwig un modello tanto ingombrante quanto di pronto impiego ... !
due pagine del manoscritto originale, conservato alla biblioteca nazionale di Vienna
Io tendo a sdrammatizzare molto per concentrarmi sulla musica.
La musica è musica e non abbiamo alcun conforto da parte dell'autore che di questa composizione non ha mai avuto occasione di parlare con nessuno che poi abbia lasciato tracce della conversazione.
La questione qual'è ?
E' che la Sinfonia Incompiuta, che in verità è perfettamente compiuta così come è per noi che non dobbiamo più osservare i quattro canonici movimenti di Haydn e Mozart, è stata scoperta negli anni '70 dell'800.
Quando il movimento "progressista" della musica romantica e nazionale aveva ampiamente prevalso contro i conservatori.
Wagner e Liszt contro Brahms e Saint-Saens, con quest'ultimo ben lungi dallo schierarsi.
Per cui la liturgia moderna ha inserito l'Ottava di Schubert nel solco del Finis Germaniae o Gotterdammerung wagneriano.
I tedeschi lo hanno assimilato a Bruckner e addirittura a Mahler.
Questione di interpretazione, ovviamente, considerate le orchestre più grandi, gli strumenti più potenti, la capacità di produrre un suono per platee che si andavano ampliando sempre più.
Io, in un certo modo leggo una tradizione tedesca di lettura di questa sinfonia che da Mahler, Strauss e Walter, passando per Furtwangler e via via fino a noi, tende a drammatizzare e rendere cupi ed estremamente tirati tutti i passaggi di questa sinfonia.
E una lettura italiana, più attenta a ritmi e struttura, fedele al testo, che la reinserisce nel momento in cui è stata scritta e non a quando è stata ritrovata.
Farne una marcia funebre del primo movimento, può essere toccante, ma fedele ?
I tratti spesso sono di marcia, ma Schubert tendeva allo sguaiato e al bandistico.
Si possono attenuare queste sfaccettature.
Tutto si può.
Gli interpreti esistono per questo.
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