test HIFIMAN HE-R10D - le dinamiche chiuse con padiglioni in legno di pero
E non mi bastano mai, non mi bastano mai, non mi bastano mai, non mi bastano.
Prima o poi arriverò ad avere la gran parte delle cuffie HIFIMAN che vale la pena di avere.
Ed ecco a voi le HE-R10D, ispirate alle classiche Sony R10. Cuffie mitiche che nel 1989 costavano circa 6.000.000 di lire e oggi si scambiano anche a €14.000.
Queste cuffie sono :
- Chiuse (!)
- Con padiglioni in legno pregiato lavorato in CNC (!!)
- Con driver dinamico (!!!). Il che stesso sarebbe una eresia considerato che le altre HIFIMAN sono al 99% planari magnetostatiche.
Costavano al lancio circa 1500 euro. Adesso sono scontate su Amazon.it a 259 euro. Io le ho avute per 184 euro netti.
Da non confondere con le gemelle con dongle R2R ma una sola presa di contatto e con le cugine HIFIMAN HE-R10P, figlie dello stesso progetto ma con driver planare ortodinamico che costavano al lancio circa 6000 euro.
Le specifiche :
Impedenza: 32Ω
Sensibilità: 103dB
Peso: 337g
LE MISURE
le nostre misure sono fatte alla buona, usando miniDSP Ears, un dispositivo USB-C che simula un paio di orecchie su una testa, impiegando REW come software di calibrazione.
I grafici che seguono sono esportazioni dei risultati di REW.
misura del canale sinistro delle HIFIMAN HE-R10D
sovrapposto con le HIFIMAN Sundara Closed Back (planari, chiuse con padiglione in legno) allo stello livello di potenza
idem ma con le Sundara Closed Back attenuate di 8dB
in sintesi abbiamo la classica risposta a V con un basso esteso anche se non esagerato sulle sub-frequenze come certe planari di fascia alta, una risposta che poi va a digradare fino ad avere un minimo sui 2500 HZ per poi riprendere verso le frequenze alte.
A confronto le HIFIMAN Sundara Closed Back, cuffie planari sorprendenti che abbiamo provato nei mesi scorsi.
Il confronto le evidenzia come cuffie di impostazione del tutto diversa.
Le Sundara sono mediamente molto più sensibili ed hanno un medio molto più in evidenza - anche troppo - e un basso estremo meno sensibile.
L'ASCOLTO
Andiamo all'ascolto che comincia con il fantastico disco della serie Musica Nuda di Petra Magoni accompagnata al contrabbasso da Ferruccio Spinetti.
Disco del 2017 registrato in soli 44.1/16 ma chiarissimo e ben articolato con le due voci in perfetto equilibrio e in primo piano.
E prosegue poi con due dischi recentissimi
quello con i concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven con Alexander Lonquich al pianoforte e sul podio dell'orchestra da camera di Monaco
e il fantastico Orlando, rivisitazione moderna dei brani di Orlando di Lasso.
quindi, il bel disco di jazz danese di Peter Vuust ricco di dinamiche e registrato benissimo, uscito quest'ultimo luglio
e per finire AC/DC con il classicissimo Back in Black
tutti offerti da Qobuz e trasmessi alla linea :
- Audio-gd DI24HE
- Audio-gd R8 Mk 3
- Audio-gd HE 9 Mk 3
con cavi acconci, connessione del DAC via I2S e del pre via cavi ACSS di Audio-gd.
Nonostante la potenza richiesta da queste cuffie non sembri bastare mai, io tendo a preferire la modalità di guadagno del primo stadio che ha più dinamica.
Le note che seguono sono assolutamente soggettivi e si basano sulla mia esperienza.
Prendetele con indulgenza e in fiducia. Nessuno potrà mai sostituirsi alle vostre orecchie nel giudicare un paio di cuffie ...
Ovviamente, non vi sfuggirà come la catena audio davanti alle cuffie valga volgarmente circa 38 volte il prezzo pagato su Ebay per le HE-R10D.
Già il solo cavo bilanciato con cui le collego, benché sia quello in dotazione con le Audivina, probabilmente costerebbe di più.
Detto questo, andiamo alle prime impressioni.
In testa stanno bene, anche se io mi sento più a mio agio con le cuffie a padiglione ovoidale.
Queste non pesano, non stringono, non disturbano.
Per avere una livello di potenza dei bassi giusto, bisogna portare la manopola a circa 60.
Che corrisponde a svariati watt, considerando il fine corsa del mio HE9 di 15.
Dimentichiamoci il valore di targa di 103db. La figura di risposta non ne tiene conto.
Adesso sto ascoltando di AC/DC e le voci sono chiaramente indietro mentre chitarre e bassi sono in fantastica evidenza.
Direi una prestazione "dal vivo".
Basso prepotente anche nel disco di Magoni e Spinetti. Qui la voce di Petra è chiarissima con una certa riduzione delle sibilanti presenti nel master, evidentemente per una ripresa con il microfono molto ravvicinata.
Contrabbasso molto potente ed articolato che non si fa fatica a seguire. Il "Ti ruberò" di Bruno Lauzi è leggibilissimo. Ma la voce mi sembra un pò ovattata, rispetto a come sono abituato di solito.
Jazz molto bello e vivace, caldo, su tutte le gamme e frequenze. Anche qui una performance che sembra dal vivo, non radiografata. Piacevole.
Quando ci aggiungiamo la voce, l'impressione resta la stessa.
I concerti di Beethoven, sembrano ascoltati dal loggione di una grande sala, non certo in prima fila a tre metri dal pianoforte.
Ma questo è un pò di sano realismo, se la registrazione è dello stesso livello.
Non ci possiamo aspettare di stare in braccio a Yuja Wang con queste cuffie.
Confronti
Passare alle Arya Unveiled è come fare un viaggio interstellare. Il suono ridiventa chiaro e pulito, la scena si amplia, il dettaglio ritorna al suo post.
Ma anche le Arya sono cuffie che privilegiano l'ascolto e non la radiografia della registrazione.
Nessun effetto monitor.
Naturalmente con gli AC/DC e le Arya non avremo quell'effetto di ambienza da sotto al palco. Il suono si alza, la voce è in primo piano
Anche con le Sundara Closed Back l'effetto è lo stesso. Del resto le due risposte in frequenze parlano chiaro.
Si tratta proprio di un tuning diverso. Qui però la differenza di prezzo non aggiunge giustificazioni, considerando che le Sundara sono planari, anche se chiuse e con le coppe in legno.
Giudizio complessivo
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soluzioni di compromesso per contenere il prezzo (archetto eco) ma buoni cuscinetti, tutto sommato robuste e ben costruite.
Ricordiamoci che di listino costavano 1500 euro quando sono state presentate.
Bellissimo il legno (se sia vero legno o imitazione in plastica non so, ma l'effetto è splendido e a me sembra vero) - a questo prezzo praticamente si comprano delle AKG fatte in Vietnam
- suono molto caldo, avvolgente, basso potente, dinamica elevata
- sembra di ascoltare dal vivo in una grande sala
- risposta da manuale a forma di V
- esteticamente spettacolari (per il mio gusto)
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io preferisco i padiglioni a forma di orecchio ma qui, sono grandi, circumaurali, non sovraurarli e quindi sono cuffie comode, per lunghe sessioni di ascolto.
Cosa che aggiunta al suono mai aggressivo le rende compagne di musica.
- impressionano i bassi ma per portare i medi ad un livello da "Hifiman" bisogna alzare il volume
-
il suono sembra un pò ovattato, come se il riflesso dei driver nel padiglione in legno ritornasse indietro e si fondesse in modo confuso con il campo diretto.
Ma è insito nel progetto, impegnativo ed ambizioso, alla base delle due HE-R10 -
mancano totalmente del carattere "radiografante" e "iper-dettagliato" delle planari di fascia alta di Hifiman.
Ma io devo anche ammettere che dal vivo conosco la musica in modo del tutto diverso.
Insomma, bisogna capire se ci interessa ascoltare l'insieme musicale o se giocare al piccolo chirurgo con la disposizione dei suoni.
Quindi, oggettivamente, capisco se queste cuffie hanno causato sconcerto.
Hanno realmente poco a che vedere con il tipico suono Hifiman mentre ricordano le cuffie anni '80, tipo Sony e Denon.
Come da programma.
Io le trovo molto belle in tutta la musica elettronica hard.
E poi non spaccano le orecchie anche a livelli molto elevati.
Con quei bassi potenti, secchi, ampi.
Croce/delizia di queste cuffie è proprio la forma di quei padiglioni in legno. Il riflesso interno ha un flusso particolare che influenza la risposta complessiva.
E il tuning è accordato di conseguenza.
Il driver - dinamico - sembra digerire ogni potenza. Provate ad ascoltare Thunderstruck "a manetta".
No way del tutto con la musica rinascimentale o barocca. E' evidente che queste cuffie sono pensate per altro.
Violino ni, violoncello si. Contrabbasso SI!.
Formazioni jazz (Art Pepper + Eleven) ben rese anche se qui le Audivina, secondo me sono insuperabili con quella riproduzione fanfarona al massimo.
Coro a Cappella ? Ma si, è come essere nella navata centrale e sentire il suono che arriva. Per come doveva essere durante le esibizioni dei cantori, con la gente che doveva stare a distanza, seduta sulle panche.
Stessa cosa per l'organo.
Pianoforte ? Si, specie certe registrazioni metalliche DG che qui diventano belle calde.
E' come accendere il camino d'inverno.
L'inizio della Quarta di Sibelius è cavernoso, lugubre, tetro, lamentoso, interminabilmente doloroso.
Concludendo ?
A me sono piaciute veramente tanto. Mi ridanno quel gusto della musica dal vivo, in 14a fila, che oggettivamente mi manca moltissimo e che, sia le registrazioni attuali che gli strumenti di riproduzione moderni hanno in qualche modo trasformato in sessioni di analisi matematica astratta.
Ma sinceramente non le consiglio. Almeno non a chi abbia la smania del confronto o voglia toccare con il dito il campanellino, l'arpa, il bombardino, il ragazzino voce bianca imberbe in terza fila.
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