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Puna argentina: tutto un altro pianeta


Desertum: lasciato in abbandono.

È la parola che i latini usavano per indicare un luogo disabitato. E qui, a due passi dal cielo, su un altopiano sdraiato tra i 3.400 e i 4.600 metri, dieci milioni di anni fa la natura ha dimenticato un angolo di pianeta, rimasto immutato da quei tempi lontani. Un deserto costellato di montagne, vulcani, pianure di sale, lagune colorate. Una distesa immensa, pressoché disabitata, un vuoto da riempire con il pensiero. A questo universo ancestrale nel nordovest dell’Argentina gli antichi abitanti, probabilmente i Quechua, diedero il nome di Puna, che significa “alto” ed è la prosecuzione naturale del deserto di Atacama, in Cile, o del Salar de Uyuni, in Bolivia.

Autunno, inverno e primavera (australi) rappresentano le stagioni secche, mentre per un breve periodo dell’estate si possono verificare precipitazioni, spesso a carattere nevoso. Questo periodo è fondamentale per garantire le risorse idriche al resto dell’anno e le pendenze mediamente lievi e un terreno poco permeabile fanno sì che l’acqua scorra lentamente sulla superficie. Si formano così le paludi d’altura che trattengono l’acqua sull’altopiano, rendendo possibile la presenza di flora e fauna.

Nel mio tour, si parte (e si rientra) dai mille metri della città di Salta e poi su fino ad un’altezza media di pernottamento di 3.500 metri. Sembrerà strano ma a queste altezze non si fatica solo a camminare ma anche digerire e dormire diventa difficile.

In un posto così non ci si viene da soli”, raccomandano le guide. “Sono necessari fuoristrada, mappe, telefono satellitare, scorte di acqua e carburante: bisogna, insomma, organizzare una vera e propria spedizione”.

La Puna argentina è grande circa la metà dell’Italia, ha l’aspetto dell’altopiano d’altura, ma geologicamente è una cordigliera vulcanica. Le piste segnate sono poche e i villaggi abitati sono sperduti nel nulla, gli itinerari possibili sono infiniti e ognuno può modulare il proprio come preferisce.
L’economia di questa terra è ed è sempre stata l’attività mineraria. Negli anni Quaranta era in costruzione la linea ferroviaria che avrebbe collegato Salta (Argentina) al porto di Antofagasta (Cile), sull’Oceano Pacifico per il trasporto su rotaia dello zolfo. Negli anni Settanta, con la chiusura delle miniere dovuta a un inspiegabile piano economico imposto dall’allora governo dittatoriale, l’intera zona si spopolò. Oggi, l'estrazione mineraria riguarda soprattutto litio, piombo, argento, zinco, sale e idrocarburi.

Ogni giorno si può andare alla scoperta di un angolo diverso di Puna argentina. Le piste che vi si inoltrano corrono tra rocce e minerali messi a nudo dalla mancanza quasi totale di vegetazione, solo la presenza dei lama e delle vigogne danno la sensazione di essere ancora sulla Terra.

 

 

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Cerro de los catorce (14) colores dal Mirador della Sierra del Hornocal

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Cerro de los siete (7) colores

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dalla Ruta Provincial 52

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Salinas Grandes

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Ojos de Salar

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Viadotto della Polvorilla

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Lama

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dalla Ruta Nacional 40

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dalla Ruta Nacional 40

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Sciacallo sul Passo Abra del Acay

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dalla Ruta Nacional 40

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dalla RN 40 vista del Nevado del Acay

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Lama con cucciolo

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Salar de Pozuelos

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Mina abandonada del Salar del Hombre muerto

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Cementero Mina

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dalla Ruta Provincial 43

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Vigogna

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Struzzo

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Salar de Antofalla

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Salar de Antofalla

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Salar de Antofalla

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Lama

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Cucciolo di Vigogna

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Mirador del Real Grande

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Cima Volcan Galan

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Laguna Diamante

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Laguna Diamante

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Laguna Diamante

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Laguna Grande

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Campo di Pietra pomice

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Campo di Pietra pomice

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dalla Ruta Nacional 40

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Parque Nacional los Cardones

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Parque Nacional los Cardones

 

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10 Comments


Recommended Comments

  • Nikonlander
Antonio Biggio

Posted (edited)

Posto incredibile. Mi piace  molto l’introduzione che hai fatto e ovviamente anche le foto, seppur, devo dire,  che sono un po’ condizionate dalle condizioni di luce; capisco però che sicuramente in un tour così non puoi sempre star lì ad aspettare ore finché si creino le condizioni ideali. 
Grazie per la condivisione. 

Edited by Antonio Biggio
  • Like 1
  • Nikonlander Veterano
Giuseppe Paglia

Posted

Esattamente Antonio, facevamo spostamenti medi di circa 300 Km al giorno (con punte fino a 350/380), partivamo verso le 8 e arrivavamo sempre verso le 18/19 e si fotografava anche nelle ore peggiori.

Grazie a te 

  • Like 1
  • Nikonlander Veterano
cris7

Posted

Cavoli che posto davvero affascinate, grazie per la condivisione, proprio non lo avevo mai sentito.
Foto bellissime, di quelle che ti fanno venire tanta voglia di viaggiare!

Quanto tempo ci hai messo a fare il tour? Sei andato tramite un agenzia?

 

  • Nikonlander
RenatoS57

Posted

Posto magnifico, bellissime foto, su tutte quelle dove il sole tra le nubi crea quel fantastico gioco di luci chiaro/scuro.
Un viaggio non da tutti a quelle altitudini. Complimenti.

  • Nikonlander Veterano
Pedrito

Posted

Bei luoghi e belle foto.

Nella serie manca forse qualche scatto di particolari, qualche primo piano che spezzi la monotonia dei tanti paesaggi che hai ritratto. Ma magari non era così semplice andarli a cercare in un viaggio organizzato con lunghe tappe e poco tempo per fermarsi a scegliere le migliori inquadrature.

  • Nikonlander Veterano
Giuseppe Paglia

Posted

17 ore fa, cris7 ha scritto:

Quanto tempo ci hai messo a fare il tour? Sei andato tramite un agenzia?

Il tour è durato 12 giorni, alla parte organizzativa vera e propria c'ha pensato 4X4ViaggiAvventura (questo tour operator ha la Puna Argentina in programma tutti gli anni) ma fotograficamente parlando (a livello di siti da visitare), quello di quest'anno, è stato seguito da Carlo Pinasco, master di workshop di viaggio (“Fotografia e Viaggi” prima e adesso "I Fotografi del Viaggio", docente Nikon School),  con cui avevo già visitato la Namibia e percorso la Route 66.

  • Like 2
  • Nikonlander Veterano
Giuseppe Paglia

Posted

Durante il viaggio, escludendo altri turisti (visti fra l'altro solo alla Montagna dei 14 colori), abbiamo visto pochissimi villici  in quelle zone sperdute, forse una decina. Nei piccoli aggregati semi urbani dove ci siamo fermati a pernottare, la presenza era ovviamente più numerosa ma "particolare".
Cosa intendo con "particolare"?
Questi posti sono gli unici dove arriva, tramite parabole giganti una rete internet (iniziano ad esserci anche tracce di scavi e posa per la fibra) ma loro sono ancora molto indietro.
Non puoi prenotare e pagare con bonifici, solo contanti, dappertutto! La banconota del taglio più grande è 1000 pesos pari a circa 1euro e il costo della vita con l'inflazione argentina al 15% cresce vertiginosamente di anno in anno; se per un pasto l'anno scorso si spendevano 4/5 euro quest'anno siamo arrivati a spenderne 8/10 euro (praticamente raddoppiato) ma ai bancomat puoi ritirare al massimo 15mila pesos e le file sono sempre lunghissime. Per fare rifornimento a 4 fuoristrada era più il tempo impiegato a contare 220/230 mila pesos (gasolio quasi a 1€) che a riempire i serbatoi.
Non ci sono luoghi di aggregazione, tranne queste locande adibite e limitate alla sola ristorazione.
Affittano posti letto ai minatori che arrivano dai centri abitati più lontani e restano nella zona della miniera per una settimana per poi cambiare le lenzuola e ospitare altri minatori per un'altra settimana e così via di questo passo. Ecco spiegato perché anche trovare posti letto è complicato.
Penso anche che la loro difficoltà maggiore nell'intraprendere un qualsiasi cambiamento (sempreché lo vogliano e che, ovviamente, glielo vogliano permettere i governanti) sia insita nella loro atavica lentezza nel fare ogni cosa. Probabilmente lo saremo anche noi se avessimo vissuto nel nulla come loro.

  • Like 2
  • Nikonlander
cismax

Posted (edited)

:o 220-230K pesos per un pieno e ne puoi prelevare solo 15K alla volta? mi sparerei...

by the way, bellissimo articolo, complimenti, per le foto e la descizione

Edited by cismax
  • Nikonlander Veterano
Giuseppe Paglia

Posted

2 ore fa, cismax ha scritto:

220-230K pesos per un pieno

Il pieno di 4 fuoristrada ma con il gasolio quasi a 1€/litro (circa 1.000pesos) in ogni caso servono ben più di 15mila pesos anche per un automobile normale :spallucce:

  • Administrator
Max Aquila

Posted

Il 21/06/2024 at 10:30, Giuseppe Paglia ha scritto:

Durante il viaggio, escludendo altri turisti (visti fra l'altro solo alla Montagna dei 14 colori), abbiamo visto pochissimi villici  in quelle zone sperdute, forse una decina. Nei piccoli aggregati semi urbani dove ci siamo fermati a pernottare, la presenza era ovviamente più numerosa ma "particolare".
Cosa intendo con "particolare"?
Questi posti sono gli unici dove arriva, tramite parabole giganti una rete internet (iniziano ad esserci anche tracce di scavi e posa per la fibra) ma loro sono ancora molto indietro.
Non puoi prenotare e pagare con bonifici, solo contanti, dappertutto! La banconota del taglio più grande è 1000 pesos pari a circa 1euro e il costo della vita con l'inflazione argentina al 15% cresce vertiginosamente di anno in anno; se per un pasto l'anno scorso si spendevano 4/5 euro quest'anno siamo arrivati a spenderne 8/10 euro (praticamente raddoppiato) ma ai bancomat puoi ritirare al massimo 15mila pesos e le file sono sempre lunghissime. Per fare rifornimento a 4 fuoristrada era più il tempo impiegato a contare 220/230 mila pesos (gasolio quasi a 1€) che a riempire i serbatoi.
Non ci sono luoghi di aggregazione, tranne queste locande adibite e limitate alla sola ristorazione.
Affittano posti letto ai minatori che arrivano dai centri abitati più lontani e restano nella zona della miniera per una settimana per poi cambiare le lenzuola e ospitare altri minatori per un'altra settimana e così via di questo passo. Ecco spiegato perché anche trovare posti letto è complicato.
Penso anche che la loro difficoltà maggiore nell'intraprendere un qualsiasi cambiamento (sempreché lo vogliano e che, ovviamente, glielo vogliano permettere i governanti) sia insita nella loro atavica lentezza nel fare ogni cosa. Probabilmente lo saremo anche noi se avessimo vissuto nel nulla come loro.

E.... infatti, Giuseppe.

Bellissimo il reportage naturalistico, ma dopo ciò che racconti mi aspetto molto ...people!

Anche prima che raccontassi, ma adesso te ne prego....

Fossi stato li, non mi sarei potuto esimere: sarebbe il giusto tributo ad una popolazione visitata dall' alto delle nostre possibilità da europei.

Che non avrà mai nemmeno lontanamente notizia di un modo più civile di vivere la propria esistenza.

La gente...

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