Papà, cos'è una fotografia di natura?
Questo blog un po' insolito nella forma, è un "metalogo", un "dialogo immaginario", alla maniera degli antichi filosofi greci, i quali fingevano di discutere con qualcuno per esporre il loro pensiero. Mi sono divertito a inventarne uno. Spero sia gradito anche a voi.
Questo metalogo però si ispira non ai greci ma a Gregory Bateson, singolare figura di scienziato che... vabbé, sarebbe troppo lunga. Se volete, leggete i suoi libri. In quelli più famosi (Verso un'Ecologia della Mente, Mente e Natura, ed. Adelphi), prima di ogni capitolo metteva un metalogo fra lui e sua figlia, erano deliziosi.
Più o meno come in Bateson, anche qui la Figlia non implica nessuna identificazione con alcuna persona, nè la mia vera figlia, nè altri, è uno specchio. Il Padre, invece, rappresenta il punto di vista di chi scrive, per cui sì, sono io.
Figlia: Papà, tu sei un fotografo naturalista?
Padre: No tesoro, io sono uno che ama fotografare, se a volte dico di essere un fotografo naturalista è perchè è il tipo di fotografia che mi piace di più, anche se non è l'unico genere che pratico.
F. Perchè ti piace fotografare la natura?
P. Amo la natura immensamente, fotografarla è un modo di esprimere questo amore, di conoscerla, di starci in mezzo e di fare vedere agli altri quanto può essere bella.
F. E cosa ti piace di più della natura?
P. Gli animali, mi piacciono da molto prima che imparassi a fotografare. Fin da piccolo ho sempre amato tanto gli animali, lo sai che ho ancora gli animaletti di plastica con cui giocavo da bambino.
Da grande li ho anche studiati e più li conosco più mi piace fotografarli.
F. Domenica scorsa allo zoo c'erano un sacco di animali, ma non hai fatto nessuna foto.
P. Mi piace di più fotografare gli animali liberi, quelli in gabbia, o negli zooparchi non mi interessa fotografarli. A volte mi mettono tristezza.
F. Perchè fotografi solo gli animali liberi?
P. Perchè per me la fotografia naturalistica è la fotografia ad un animale selvatico in libertà che vive secondo la sua natura. E' allora che la foto mi emoziona, che mi dice qualcosa. Sai, in questo sono un po' come lo zio Valerio (Brustia che, precisiamo non è mio parente ma qui ci sta). E poi mi piace far conoscere la natura agli altri sperando, nel mio piccolissimo, di aiutarla. Perchè solo conoscendo qualcosa la si può amare e rispettare. Però non voglio dirti bugie, soprattutto lo faccio perchè mi piace.
F. Quindi l'animale in gabbia diventa brutto? Cioè, non vale la pena di fotografarlo?
P. No, ma cosa dici, quello che vale per me non deve valere per forza per un altro. Pensa al giaguaro dello zoo, lui è bellissimo ovunque si trovi. Vederlo è sempre emozionante, solo che dal punto di vista fotografico non è quello che voglio io. Se uno vuole ritrarre la bellezza del giaguaro in sè, può farlo anche allo zoo, e se ne sarà capace saranno foto bellissime, da ammirare.
F. Allora non sbagliano, gli altri?
P. Non l'ho mai detto, partono da prospettive diverse dalle mie. Cosa che io rispetto. Non mi piacciono solo gli imbrogli, se non fingono di averlo ritratto allo stato selvatico, non c'è problema.
F. Hum... forse ho capito. Però... una gallina nel pollaio la fotograferesti?
P. Se fosse in una posa o in una situazione interessante, o divertente, la fotograferei, certo.
F. Però per te non sarebbe fotografia naturalistica?
P. Non proprio: gli animali domestici sono stati così modificati dall'uomo e sottratti all'ambiente d'origine da così tanti secoli, anche millenni, che sono cambiati; io non li vedo più come soggetti "naturali". Ma questo non vuol dire che non li fotograferei, se il contesto mi piace. Se ti ricordi ho fotografato mucche in montagna, tori e i cavalli in Camargue e i gatti randagi a Milano.
F. E l'uomo non fa parte della natura? da dove viene?
P. L'uomo fa parte della natura, come gli altri animali, le piante e tutto ciò che esiste. E tutti gli animali modificano poco o tanto il loro ambiente, anche per il solo fatto di esserci. L'uomo però ha talmente cambiato l'ambiente intorno a sè da creare un mondo a parte, tutto suo, o quasi.
F. Però hai fatto due libri di fotografie ai gatti randagi e un bel po' di foto a cornacchie e altri animali cittadini.
P. Certo. Nell'ambiente creato dall'uomo diversi animali hanno imparato ad adattarsi, sia da tempi antichissimi (come i topi e i ratti, ma perchè no, i gatti) sia in tempi più recenti. Un po' anche per la riduzione dell'ambiente originale dove erano abituati a vivere prima. Oggi ci sono tantissimi animali non addomesticati che che convivono con noi, magari un po' nascosti, magari no. Vivono come possono sfruttando le risorse che trovano, che spesso gli mettiamo involontariamente a disposizione.
F. Quindi anche una foto fatta in città può essere una foto naturalistica?
P. Certo che sì. Se l'animale non è confinato contro la sua volontà e può vivere libero e riprodursi, vuol dire che si è adattato alla situazione, si è creato uno spazio "naturale" nuovo nell'ambiente umano. Anzi, fotografare gli animali in questi contesti "umani" è importante, per farlo sapere alle persone e far sì che cerchino di proteggerli.
F. Ho capito papà, adesso però ci vorrebbe un gelato.
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