Francesco Corti - Handel: Winged Hands. The Eight Great Suites & Ouvertures
G.F.Handel: Suites per clavicembalo 1-8, Ouvertures (trascr.).
Francesco Corti, clavicembalo.
Arcana, 2022.
***
Il clavicembalo è uno strumento che mi ha sempre causato qualche problema. Di sonnolenza, principalmente. E’ solo negli ultimi anni che ho cominciato ad apprezzarlo (senza cadere in letargo). Poi finalmente mi sono imbattuto in questo del clavicembalista aretino Francesco Corti ed è scoppiato l’amore!
Di lui avevo ben presente gli ultimi dischi dedicati ai concerti per clavicembalo di J.S.Bach:
Così come questo del 2020:
In realtà, Corti collabora da diversi anni con i principali ensemble di musica barocca: lo Zefiro diretto da Bernardini (suo il clavicembalo nel magnifico disco dei Brandeburghesi per Arcana), Les Musiciens du Louvre (Minkowski), il Bach Collegium Japan (Suzuki), Les Talens Lyriques (Rousset), Harmonie Universelle (Deuter) e Le Concert des Nations (Savall).
Quest’ultimo disco è dedicato al primo volume delle Suites per clavicembalo di Handel, pubblicato a Londra nel 1720.
Tra le diverse Suites Corti inserisce alcune trascrizioni dello stesso Handel delle Ouvertures di alcune opere (Rodenlinda, il Pastor fido, Radamisto, Teseo) e l’arrangiamento per clavicembalo di William Babell di alcune pagine del Rinaldo (Lascia ch’io pianga, tra tutte).
Ho sempre avuto un parere combattuto su queste pagine di Handel, che fossero eseguite al clavicembalo o al pianoforte, anche da mani illustri, ma qui Corti riesce a riportarle letteralmente in vita, spazzando via qualsiasi perplessità su opere che ormai hanno più di 300 anni di vita alle spalle.
Quello che Corti riesce a estrarre dal suo strumento (una ricostruzione del 1998 di Andrea Restelli di un esemplare di Christian Vater del 1738) ha del miracoloso: riesce certamente a farlo cantare in modo sublime, ma quello che più stupisce è il volume e l’energia che riesce a produrre, ricordando più il suono potente di un moderno pianoforte o se vogliamo di un organo, che quello minuto e monocorde che normalmente associamo a un clavicembalo.
Il programma è lungo (quadi 2 ore e mezza di musica) e denso, ma le trascrizioni d’opera sapientemente inserite tra le suites e la maestria di un interprete così brillante e ricco di personalità fanno trascorre il tempo dell’ascolto molto velocemente e con molto piacere.
Interessante il confronto con la bellissima e recente interpretazione delle prime quattro Suites di Pierre Hantaï. Questione di gusti, ma personalmente mi ritrovo di più nella lettura dell’italiano, più energica e meno leziosa (non me ne voglia Hantaï), e anzi possiamo spingerci ad affermare che anche in Italia ci sono artisti in grado di competere con l’eccellente scuola clavicembalistica francese.
Ottima la registrazione di Ken Yoshida, che ci rivela ogni minimo dettaglio sonoro dello strumento, un po’ a discapito dell’acustica dell’ambiente.
Consigliatissimo!
4 Commenti
Commenti Raccomandati