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Felix Mendelssohn : Quartetto in Fa minore Op. 80 "Requiem per Fanny"


M&M

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Fanny Cäcilie Mendelssohn

***

Nel mese di maggio del 1847, venti anni dopo la morte di Beethoven, muore di infarto a seguito di un ictus, Fanny.
Il fratello Felix cui lei ha dato lezioni di pianoforte e che per tutta la vita ha sostenuto e incoraggiato, cade nella più profonda depressione.
Brucia in pochi mesi tutta la sua aurea felice che faceva eco al suo nome Felix.
Si riprende solo in settembre quando riesce a dedicarsi ad una composizione in memoria dell'amata sorella.
Ma anche lui cade vittima di un infarto cui ne seguono altri fino all'ictus finale.
Il suo ultimo lavoro, il quartetto in Fa minore verrà eseguito postumo, nel primo anniversario della sua morte da una compagine guidata dall'omnipresente Joseph Joachim e pubblicato solo nel 1850 come opera 80.
L'intera famiglia era affetta da una sindrome che ha portato alla stessa morte anche il nonno, il padre, la madre e i due fratelli, a poca distanza l'uno dall'altro.

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i due fratelli, da ragazzi, al pianoforte 

Questo quartetto non ha nulla a che fare con i precedenti se non nell'architettura formale e si distacca totalmente dalle altre composizioni del Felix precedente.
Non che fossero mancati momenti intensi e seriosi nella sua carriera di compositore - bastano i due intensi oratori, oltre alle variazioni per pianoforte - ma qui potremmo dire che Mendelssohn era cambiato.
Oppure no, probabilmente la disperazione e l'incapacità di continuare non lo avrebbe comunque condotto oltre se non fosse intervenuta la sorte.
Non possiamo dirlo.

Quello che ci resta è il quartetto, una sorta di testamento all'amore dei due fratelli per le ultime composizioni cameristiche di Beethoven, sublimato da Schubert, di cui in più momenti riecheggiano i toni già intesi ne "La morte e la fanciulla".
 

***

  1. Allegro vivace assai (fa minore)
  2. Allegro assai (fa minore)
  3. Adagio (fa minore)
  4. Finale. Allegro molto (fa minore)

Dei quattro movimenti che lo compongono - in tutto sono circa 26 minuti, il solo adagio sembra dare un pò di tregua e riposo allo spossato compositore - e all'ascoltatore. Sebbene i tratti marcati di tutti gli archi per buona parte mantengano comunque alta la tensione.
C'è però quel lirismo e quella nota sentimentale che richiamano di lontano il precedente Felix, come ricordare i momenti con l'amata sorella.
Qualcuno ci sente l'eco del motto "Is est wahr?” del primo Mendelssohn che richiama il “Muß es sein?” beethoveniano, io non arrivo a tanto ma che importa ?
Gli altri sono tre "allegri", almeno formalmente, costruiti con un incessante e straziante lamento - romantico, ovviamente, é Mendelssohn, non è Bartòk - su una sorta di marcia funebre mai pienamente declinata.
Il tremolo, le sincopi e i continui cambi di dinamica, di accento e di intensità - in stile schubertiano - caratterizzano i tre movimenti esterni e danno il continuo senso del dolore, dell'irrequietezza, della fredda disperazione su un domani di cui non si vede e non si vedrà la luce.
Il primo allegro è rutilante, intenso, incessante.
Il secondo è quasi uno scherzo con frammenti beethoveniani che danzano nell'aria, accennando figure demoniache o comunque a tratti macabre.
Il finale riprende il materiale tematico dei precedenti movimenti e li porta verso una fuga contrappuntistica che conduce poi ad un finale quasi delirante.

L'ultima composizione di Mendelssohn è un capolavoro intenso che non rinnega nulla della sua musica precedente ma che la sublima verso l'eternità.
Io mi tolgo il cappello pensando a quante volte ho paragonato tutta la sua opera "all'acqua minerale" se messa vicino a Beethoven, Schumann o Brahms.

***

Ci sono molte edizioni integrali e non dei quartetti di Mendelssohn spesso unite all'unico quartetto di Fanny.
Io tendo a prediligere quelle più intense e fredde, in stile Quartetto Italiano, generalmente quelle più recenti.
Ne elenco alcune.

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Artemis Quartet
Erato, 2014

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Quatour Ebene
Erato, 2013

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Escher String Quartet
BIS, 2016

cui aggiungerei - ma non ho ascoltato - l'ultima, più recente

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Takacs Quartet
Hyperion, 2021

che è stata ben recensita sia da Gramophone Presto Classical (ma che a me non hanno convinto fino in fondo nell'ultimo disco dedicato ad Amy Beach ed Elgar)

Per una visione più moderata, forse si potrebbe anche inserire nella lista quella dell'Emerson Quartet per DG.
Ma ognuna ha il suo perchè e qualcuna mi porta realmente a lacrimare nel finale.

Ad ogni modo, se non conoscete questo quartetto, spero di avervi incuriositi, più con la mia prosa che con gli aneddoti storici

***

Scritto ad un anno dalla morte del mio amato Blackey che ogni giorno mi manca più del precedente.

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6 Commenti


Commenti Raccomandati

  • Amministratori

Ho dimenticato questo, faccio ammenda

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Doric String Quartet
Chandos 2018, 96/24
di cui è appena uscito il secondo volume.

Si pone sul piano dei precedenti, il Doric è un quartetto che a me piace moltissimo, giovane ma appassionato. Molto.

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  • Nikonlander
7 ore fa, M&M ha scritto:

L'ultima composizione di Mendelssohn è un capolavoro intenso che non rinnega nulla della sua musica precedente ma che la sublima verso l'eternità.
Io mi tolgo il cappello pensando a quante volte ho paragonato tutta la sua opera "all'acqua minerale" se messa vicino a Beethoven, Schumann o Brahms.

Hai proprio ragione.

anch’io tendo a relegare Mendelssohn tra i compositori dì secondo piano dell’800 e non mi capita speso dì volerlo riascoltare, ma questo quartetto é davvero un’opera dì grande spessore.

grazie per averne parlato

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  • Nikonlander Veterano
17 ore fa, cismax ha scritto:

anch’io tendo a relegare Mendelssohn tra i compositori dì secondo piano dell’800 e non mi capita speso dì volerlo riascoltare, ma questo quartetto é davvero un’opera di grande spessore.

No, dai, il povero Felix ha scritto diverse ottime composizioni. Non lo relegherei tra i compositori di secondo piano. Ascolta i trii per piano, l’ottetto, il concerto per violino. 

Felix ebbe poi il grandissimo merito di far riscoprire J.S.Bach ai suoi contemporanei, ma questa è un’altra storia.

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  • Nikonlander

Si sì, hai ragione, lo dicevo difatti con un po’ di senso di colpa…la sua maestria formale è grandiosa e i suoi meriti innegabili.

È che se mi capita raramente di aver voglia di mettere su un suo disco (si diceva così una volta, vero?), inevitabilmente per me, e sottolineo per me, diventa di secondo piano.

  • Sono d'accordo 1
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