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Focal Clear: la recensione


happygiraffe

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Come promesso, dopo un abbondante rodaggio eccomi qui a parlarvi delle Focal Clear. In realtà queste cuffie suonano abbastanza bene fin da subito, ma il suono è andato comunque modificandosi e assestandosi anche dopo diverse decine di ore di ascolto.

Uscite nel 2018 non sono il top di gamma del catalogo Clear, ma con i loro 1.499€ a listino possiamo collocarle a metà strada tra le mirabolanti Utopia da 3.999€ e le più accessibili, ma non economiche, Elear (999€).

Si tratta di cuffie dinamiche aperte: ciò vuol dire che chi le indossa sentirà i rumori dell’ambiente che lo circonda, quasi come se non le avesse addosso, e chi ci sta intorno sentirà un po’ di suono provenire dalle cuffie. Inutile pensare di usarle, quindi, in ambienti rumorosi, per strada, eccetera.

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Il design è sobrio e curato, l’accostamento dei colori, con il grigio dell’alluminio e il grigio chiaro dei cuscinetti e delle rifiniture, lo trovo moderno ed elegante.

Pur non essendo leggerissime (450g), nell’uso si sono rivelate molto comode, ben bilanciate e con la giusta pressione sulla testa. I due cuscinetti in schiuma a memoria di forma rivestiti in microfibra, così come l’imbottitura dell’archetto, sono molto morbidi e confortevoli. Ho qualche dubbio sul fatto che col tempo tenderanno a sporcarsi, ma per il momento non sono in grado di parlarne.

Dal punto di vista degli accessori, Focal fa le cose davvero in grande: le Clear sono dotate di una bella custodia semirigida in cui riporle e di addirittura tre (!) cavi: un cavo da 1.2m con jack da 3.5mm, un cavo da 3m bilanciato con spina XLR a 4 poli, 1 cavo da 3m con jack grande da 6.35mm.

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Ho apprezzato la presenza di tutti questi cavi, che ho avuto modo di usare tutti, e penso che tutti i produttori dovrebbero allinearsi a questa scelta. Il cavo ha una sezione importante ed è contraddistinto da una certa rigidità. Per darvi meglio l’idea, assomiglia un po’ al cavo del ferro da stiro (perdonatemi il paragone!). Questo non mi ha dato particolare fastidio durante l'ascolto, ma quando arriva il momento di riporre le cuffie, i cavi vanno un po' dove vogliono loro.

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Le Clear montano dei driver a M di produzione Focal da 40mm in lega di alluminio-magnesio.

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I trasduttori sono posizionati nella parte anteriore e rivolti all’indietro, con l’obiettivo di creare un ampio soundstage.

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La bassa impedenza le rende facilmente pilotabili anche da dispositivi portatili, tipo DAP e smartphone, ma se vogliamo rendere giustizia a queste cuffie bisogna abbinarle a un amplificatore di qualità.

Per questo test ho usato l’irreprensibile Audio-GD Master 11, impiegando l’uscita bilanciata, ma ho ascoltato le Clear anche attaccandole a un più modesto ampli cuffia Matrix M-Stage o addirittura all’iPad. Ma con il Master 11 è proprio tutta un’altra storia!

Test di ascolto

Ho ascoltato un po' di tutto per questa recensione e devo ammettere che mi sono divertito parecchio. Qui di seguito ci sono le mie impressioni relative ai singoli ascolti. Se non avete voglia di leggerle, potete passare direttamente alle conclusioni in fondo alla pagina.

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The Allman brothers band, The 1971 Fillmore East recordings. Island Def Jam, 2014.
You don't love me (first show). 24/192kHz.

Le storiche registrazioni dei concerti al Fillmore East del 1971 degli Allman brothers. Rimango sbalordito: sembra di essere catapultati di fronte al palco la sera del concerto! La voce di Gregg Allman è limpida al centro circondata dagli strumenti dei suoi compagni. Solo la batteria suona un filo indietro. Il ritmo è pulsante, l’impatto è assolutamente realistico e viscerale. Comincio a battere il piede a tempo e mi perdo nella musica. Non ricordavo che questo disco fosse così bello. Cosa si può volere di più?

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Nirvana, Nevermind. Geffen, 2014.
Smells like teen spirit. 24/96.

Un pezzo mitico di Cobain e compagnia. Dopo il primo riff di chitarra, entra la batteria di Dave Grohl come una raffica di mitragliatrice: i Nirvana ci danno dentro come se non ci fosse un domani (e per Kurt fu proprio così). Le Clear restituiscono tutta l’energia del brano. Le chitarre elettriche sono aggressive senza essere fastidiose, il basso è pieno e potente. La batteria è in assoluto primo piano e viene riprodotta ottimamente, tranne che per le frequenze più alte dei piatti che man mano che il brano prosegue sembrano perdere un po’ di sostanza. Nel complesso la resa è ottima, tanto che mi vien voglia di mettermi a saltare in mezzo alla sala come un ragazzino. Occhio al volume, perché qui si rischia di lasciarci i timpani. 

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Paul Simon, Still crazy after all these years. Legacy recordings, 1975.
50 ways to leave  your lover. 24/96 kHz.

Il groove delle percussioni di Steve Gadd in apertura ha impresso il proprio marchio a questa famosa canzone di Paul Simon. Si sente la pelle dei tamburi vibrare e ogni minimo dettaglio. Poi parte la voce soave di Simon. Ottima la produzione e la recente rimasterizzazione in 24/96. Registrazione molto pulita e ricca di dettagli.

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PJ Harvey, Stories from the City, stories from the sea. Universal-Island Records, 2000.
You said something. 16/44.1.

Un disco del 2000 della cantante inglese. La canzone suona decisa e potente, come decisa è la voce di PJ Harvey. Chitarre elettriche e basso sono presenti e pieni di energia. Bene la batteria, a volte un po' indietro i piatti, ma suonano indietro anche con i miei monitor.

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Radiohead, Kid A. XL Recordings, 2000.
The National Anthem. 16/44.1.

Un pezzo iconico della band di Oxford che sta a metà tra l’alternative rock e il free jazz. Il brano è un caotico mix di strumenti che vanno a sovrapporsi al riff di basso di Colin Greenwood: troviamo addirittura delle onde Martenot e un ensemble di ottoni. Succede veramente di tutto in questo pezzo, con effetti sonori che volteggiano davanti a noi. Le Clear non si scompongono mai, mettendo ogni strumento od effetto nella sua giusta posizione e trasmettendoci tutta l’energia di questo brano. The National Anthem viene spesso usata per testare gli impianti hifi. Per le Clear esame superato.

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Janis Joplin, Pearl. Columbia Legacy, 1971.
Mercedes Benz. 24/96.

in questo breve pezzo, che fu l’ultimo da lei inciso nella sua breve vita, la Joplin canta a cappella. Devo dire di non aver mai ascoltato la sua voce con questo grado di dettaglio: roca, nasale, urlata. Si percepisce con chiarezza riverbero della sala d’incisione. Un’esperienza da pelle d’oca. 

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Keith Jarrett, Jan Garbarek, Palle Danielsson, Jon Christenses, My Song. ECM, 1978. 
Country, 24/96 kHz.

Un bellissimo album di Keith Jarrett con il suo quartetto norvegese. Era il 1977, ma suona fresco come mai in questa rimasterizzazione in HD. I quattro musicisti sono perfettamente rappresentati nello spazio. Il piano di Jarrett suona limpido e duetta con il sax di Garbareck, incisivo, ma mai fastidioso. Il contrabbasso è ben presente e nell’assolo suona pieno e ricco di dettagli. La batteria rimane un pelo indietro, a mio avviso.

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Fred Hersch Trio, Live in Europe. Newklypso (for Sonny Rollins). 24/44.1 kHz.

Un disco straordinario, sia musicalmente che per la qualità dell’incisione. I tre strumenti sono perfettamente definiti davanti a noi e la resa timbrica è eccellente. Difficile sentire un pianoforte così in un disco di Jazz. La batteria, in questo brano in evidenza con un bell’assolo, ci convince pienamente, a differenza del disco precedente di Jarrett.

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Bill Frisell, Epistrophy. ECM, 2019. You only live twice. 24/96 kHz.

I morbidi virtuosismi della chitarra elettrica di Frisell, qui alla prova con un celebre brano di un film di James Bond, ci deliziano. Frisell è davanti a noi. il contrabbasso di Thomas Morgan, pieno e caldo, è stato volutamente lasciato un pelo indietro. 

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Pharoah Sanders, Africa. Timeless Records, 1987.
You've got to have freedom. 24/44.1kHz.

L’incipit di questo pezzo è incredibile. Il coltraniano Sanders fa urlare il suo sax tenore nel suo registro più acuto producendo un effetto che potrebbe ricordare un’oca alla quale si stia tirando il collo (almeno a me dà questa idea!). Le Clear lo seguono senza difficoltà. Il timbro del sax è reso molto bene. Nonostante si spinga molto sugli alti, l’ascolto non è fastidioso e, anzi, quando entra il resto della band è una vera e propria festa.

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Muddy Waters, Folk singer. Geffen Records, 1964.
Good morning little schoolgirl. 24/192.

Un disco unplugged registrato incredibilmente bene e riproposto in 24/192. Waters pizzica inizialmente le corde più sottili della sua chitarra, poi comincia a cantare e la sua voce incredibile ci ammaglia. I musicisti sono davanti a noi. La resa timbrica è impeccabile. Siamo nel 1964, ma sembra registrato ieri.

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Smaro Gregoriadou, A healing fire (Bach, Britten, Gubaidulina, Hétu). Delos, 2020.
Benjamin Britten, Nocturnal after John Dowland. Op.70. 24/48.

Le Clear rendono bene ogni sfumatura di timbro della chitarra della virtuosa greca Smaro Gregoriadou in questo capolavoro di Benjamin Britten. Il suono è dettagliato e presente, ma anche asciutto e con poco riverbero dell’ambiente di registrazione.

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Gyorgy Ligeti, Works for piano: études, Musica ricercata. Pierre-Laurent Aimard, pianoforte. Sony Classical, 1996.
L'escalier du diable. 24/44.1.

Un pezzo massacrante per chi lo suona, per chi lo registra e per l’hifi che lo riproduce. Pianoforte usato in modo percussivo in tutta la sua gamma, dinamiche elevate, grande varietà timbrica. L’incisione di Sony la trovo ottima, così come l’interpretazione di Aimard. Le Clear restituiscono un pianoforte perfettamente centrato, facendoci percepire molto bene i riverberi dell’ambiente circostante. Il suono dello strumento viene riprodotto in tutta la sua varietà di timbri e di dinamiche.

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Beethoven, Trii per pianoforte Op.1 n.3 & Op.70 n.2. BIS, 2020.
24/96.

Un disco recente e ottimamente registrato (come di routine con BIS). L'immagine è precisa e ben equilibrata. La scena corretta, anche se non eccessivamente ampia. Il timbro dei tre strumenti tendente al caldo. 

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Monteverdi, il terzo libro dei madrigali. Concerto italiano, Rinaldo Alessandrini. Naïve, 2019.
Vattene pure, crudel. 24/88.2

Dio mio, che incisione pazzesca! Difficile fare di meglio. Mi sento Alessandrini in mezzo ai musicisti del Concerto Italiano. Il palcoscenico è incredibilmente tridimensionale. La resa delle voci delle Clear è sublime. Una volta superato lo choc, mi perdo nella musica. E' questo madrigale ("Vattene pure, crudel") su versi del Tasso è così bello che mi commuovo.

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Prokofiev, concerti per violino e orchestra. Lisa Batiashvili, Chamber Orchestra of Europe, Yannick Nézet-Séguin. DG, 2018. 
Secondo concerto, terzo movimento Allegro, ben marcato. 24/96.

Un disco registrato divinamente. Il violino si amalgama perfettamente con l’orchestra, né troppo in primo piano, né troppo indietro. Le diverse sezioni dell’orchestra sono chiaramente distinguibili, le percussioni (piatti, triangolo, castagnette, grancassa, rullante) suonano piene e ben presenti. Il palcoscenico è ampio e profondo. 

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Mahler, das Lied von der Erde. Budapest Festival Orchestra, Direttore Ivan Fischer. Robert Dean Smith, tenore, Gerhild Romberger, contralto.
Channel Classics Records, 2020. 24/192.

Le incisioni della channel classics sono sempre di grandissima qualità. La scena è ampia, sembra di essere seduti in platea di un grande auditorium, con l’orchestra davanti a noi. Si percepiscono con chiarezza i vari settori dell’orchestra e gli strumenti nel dettaglio. L’organico è ampio e arriva a comprendere addirittura un mandolino che si sente nel finale di Abschied. Le voci dei cantanti sono chiare e in equilibrio con l’orchestra. Robert Dean Smith ha il suo bel da fare per non farsi sommergere dai volumi orchestrali nel primo movimento: ci riesce dal vivo con Jurowski (in un altro disco, però), figuriamoci in questa versione in studio. La voce della Romberger suona pulita e limpida. Nonostante la sua interpretazione possa risultare un po’ distaccata, riesce a commuoverci nell’ultimo, sublime movimento. Nonostante il grado di dettaglio, il suono complessivo è ben amalgamato e realistico. Complimenti agli ingegneri del suono!

Conclusioni

Avrete capito che le Clear mi sono piaciute molto. Sono delle straordinarie cuffie aperte, ben bilanciate in quasi tutta la gamma, con un’ottima resa timbrica, dettagliate, ma anche molto coinvolgenti.  Come per tutte le cuffie, però, c’è qualche zona d’ombra. Vediamo i vari elementi nel dettaglio.

Bassi

I bassi sono pieni, dettagliati, molto veloci e di grande impatto. Soprattutto sono equilibrati rispetto alle altre frequenze, né troppo enfatizzati, né poco presenti: una giusta e bilanciata via di mezzo. Si estendono piuttosto in basso, ma nella regione dei bassi profondi c’è una certa attenuazione, ma neanche eccessiva.
Lo dico chiaramente: chi sia alla ricerca di una cuffia con una marcata enfasi nei bassi, non troverà nelle Clear il prodotto giusto.

Medi

La gamma media è lineare, limpida e ben dettagliata. Le voci, sia maschili che femminili, suonano in modo totalmente realistico, con una resa timbrica molto convincente e senza particolari problemi di sibilanti. La presentazione del suono è tendenzialmente molto neutrale.

Alti 

Gli alti suonano dettagliati e trasparenti, ma anche leggermente indietro e questo rende l’ascolto delle Clear non fastidioso sulle alte frequenze, alle quali io sono piuttosto sensibile. Nella parte più alta dello spettro ci sono però delle zone di comportamento non lineare, per cui, a seconda delle registrazioni, a volte i piatti possono perdere un po’ di sostanza e suonare un po' vuoti. Ripeto, dipende molto dalla registrazione e dal genere musicale che stiamo ascoltando. Nella musica classica, ad esempio, non ho minimamente percepito il problema. 

Soundstage

Il palcoscenico varia chiaramente in funzione di quello che stiamo ascoltando. Possiamo dire che per complessi strumentali ridotti, a prescindere dal genere musicale, rock, jazz, classica, il soundstage è piuttosto “intimo”, ponendo l’ascoltatore molto vicino ai musicisti. Per la musica orchestrale, quando è ben registrata, l’impressione è diversa: la scena è assolutamente realistica, come fossimo a un concerto. Il palcoscenico risulta ampio e profondo, anche se in modo non esagerato o artificioso.

Immagine

Ho trovato ottima la capacità delle Clear di isolare i vari strumenti e collocarli nello spazio.

Risoluzione

In termini di risoluzione, le Clear hanno un grado di dettaglio elevato e possono essere spietate con registrazioni che non siano di buona qualità, tuttavia probabilmente non allo stesso livello di cuffie planari o elettrostatiche in questa fascia di prezzo. Personalmente, trovo che Focal abbia trovato un giusto compromesso, offrendoci un ottimo grado di dettaglio, senza risultare eccessivo o radiografico. Poi, come sempre, tutto dipende da quello che uno si aspetta da un cuffia: se ascoltate musica in cuffia per sentire il ticchettio dell’orologio del direttore d’orchestra e in generale tutto quello che con i diffusori si perde, allora probabilmente ci sono modelli che offrono qualcosa in più.

Dinamica

La dinamica è assolutamente stellare. Sono cuffie che danno il meglio in quei tutti quei dischi con grande contenuto energetico: dal rock, alla musica orchestrale, a certa musica jazz. Sanno far pulsare la musica come poche! Mi raccomando, prestate attenzione ai volume d’ascolto: i nostri timpani sono preziosi!

Equalizzazione

A mio avviso suonano praticamente perfette così come sono, specialmente per la musica classica. Se volete dare un po’ più di corpo alle altissime frequenze o ai bassi profondi, si possono equalizzare con ottimi risultati. In rete si possono reperire facilmente le impostazioni necessarie.

 

Conclusioni delle conclusioni

Per me le cuffie sono un ripiego, perché preferisco nettamente ascoltare la musica dai diffusori. Devo ammettere, però, che con le Clear ho ritrovato molte delle emozioni che provo nell’ascolto in cassa e in alcuni casi anche di più. Sono cuffie molto lineari e omogenee, veloci e in grado di trasmettere tutta l’energia della musica. L’accuratezza dei timbri delle voci e degli strumenti è notevole.
Le Clear al momento del lancio venivano a listino 1.499€, oggi si trovano anche a 1.275€. Nel valutare il prezzo, bisogna anche tener conto che Focal ci offre tre cavi di diverse tipologie e lunghezze e una bella custodia.

Certo, sono sempre tanti soldi per un paio di cuffie, per cui bisogna considerare bene quali siano le nostre aspettative e se questo modello sia in grado di soddisfarle. Io nelle Clear ho trovato un grado di coinvolgimento che sinceramente non mi sarei aspettato!

 

Pro

  • gli accessori: custodia e cavi bilanciati e non.
  • buona linearità della risposta in frequenza
  • resa timbrica
  • dinamica, trasparenza, risoluzione
  • capacità di essere pilotate da qualsiasi dispositivo
  • comfort

Contro

  • qualche irregolarità nella risposta delle frequenze più alte
  • soundstage buono, ma non enorme
  • qualcuno potrebbe desiderare un filo di risoluzione in più
  • i cuscinetti e l’imbottitura dell’archetto sono soggetti a sporcarsi con l’uso. I ricambi dei cuscinetti originali sono piuttosto costosi (200€)
  • I cavi sono un po’ rigidi e non molto comodi da ripiegare

 

P.S.
Questo test non è stato eseguito utilizzando materiale fornito in prestito dal produttore.

 

1 Commento


Commenti Raccomandati

  • Nikonlander Veterano

A distanza di un anno dal momento in cui scrissi queste note a avendo ascoltato altri modelli anche superiori alle Clear, mi sento di confermare queste prime impressioni. Le Clear sono delle eccellenti cuffie dinamiche, che colpiscono, oltre che per la linearità della risposta in frequenza e per la trasparenza del suono, anche per il grado di coinvolgemento che offrono all'ascoltatore, che definirei "viscerale". L'unica pecca rimane quella di una leggera attenuazione alle altissime frequenze, che in realtà in alcuni generi musicali manco si nota, mentre in altri potrebbe essere addirittura benefico.

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