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Alexander Melnikov suona Debussy


happygiraffe

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Claude Debussy, Préludes II livre, La Mer (trascrizione a 4 mani)
Alexander Melnikov, Olga Pashchenko
Harmonia Mundi 2018

***

 

Sono passati pochi mesi da un disco di Alexander Melnikov che ci era piaciuto particolarmente e che avevamo recensito su queste pagine ed ecco, a sorpresa, un’altra incisione del pianista russo.

Esce nella serie che Harmonia Mundi sta pubblicando in occasione del centenario della morte del compositore francese.

Bisogna dire che non sono mancati quest’anno i pianisti che hanno omaggiato Debussy sfruttando questa ricorrenza: dagli anziani Daniel Barenboim, Maurizio Pollini, Menahem Pressler al giovane Seong-Jin Cho (che avevamo segnalato qui), fino agli inglesi Steven Osborne e Stephen Hough, con risultati più o meno buoni.

Melnikov come di consueto utilizza uno strumento d’epoca, in questo caso un magnifico Erard del 1885 restaurato di recente. E lo utilizza straordinariamente bene nel rendere tutta una serie di sfumature e timbri ai quali non siamo abituati con gli strumenti moderni.

Il programma è dedicato al secondo libro dei Préludes e si chiude con la trascrizione per pianoforte a quattro mani dello stesso Debussy de La Mer, per la quale Melnikov è affiancato da Olga Pashchenko.

E’ chiaro che sono i Préludes il piatto forte di questo disco. Melnikov ancora una volta dimostra una sorprendente capacità nello sfruttare tutte le sonorità messe a disposizione dello strumento a beneficio della composizione e delle sue scelte di interprete. La partitura viene rispettata con grande fedeltà e resa con sensibilità e maestria nei minimi dettagli. E poi c’è questo strumento incredibile, che ha carattere e permette soluzioni timbriche difficilmente ottenibili su uno strumento moderno.

L’arrangiamento a quattro mani de La Mer è sicuramente un “riempitivo” interessante, poco eseguito e in questo caso ben eseguito. Durante l’ascolto ci si accorge di dettagli che nella partitura per orchestra si avvertono di meno. Rimane comunque una trascrizione per pianoforte di una lussureggiante partitura orchestrale, con tutti i limiti imposti dallo strumento.

In conclusione, nell’anno del centenario della morte di Debussy questo è uno dei dischi che ho apprezzato di più e che mi sento di consigliare senza esitazione.

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