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Il Burleske di Richard Strauss


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Il Burleske (la Burlesca nella nostra lingua) di Richard Strauss è un NON concerto per piaforte e orchestra.

Nato come Scherzo per pianoforte e orchestra in Re minore nel 1885, fu considerato subito ineseguibile e messo da parte dall'autore stesso che all'epoca, ventunenne, guidava l'orchestra di Meiningen.

Nel 1889 lo poté vedere Eugene d'Albert che propose alcune modifiche alla parte pianistica. In questa occasione ricevette il titolo di Burleske (farsa o beffa), dedicato allo stesso d'Albert che lo eseguì in prima assoluta nel 1890 ad Eisenach, città natale di Bach.
Von Bulow non lo capiva ne parlava in questi termini con Johannes Brahms ("il Burleske di Strauss ha decisamente del genio ma per certi versi è terrificante") dopo averlo diretto a Berlino, sempre con d'Albert come solista nel 1891.

Il giudizio di Bulow ha pesato sulla considerazione di Strauss stesso sulla composizione, tanto da ritardarne la pubblicazione che avvenne nel 1894 ma senza numero d'opera.
Ma nel tempo diventò una delle sue composizioni preferite, tanto da includerla nel suo concerto finale di Londra nel 1947.

La beffa o farsa e appunto, probabilmente il motivo dell'incomprensione del tradizionalista Bulow, è l'essere un concerto per pianoforte e orchestra non dichiarato, in un solo movimento ma internamente in quattro tempi.

I - allegro vivace
II - Tranquillo
III - A tempo. Sostenuto.
IV - Un poco animato. Quasi cadenza

mai effettivamente dichiarati.

La formazione orchestra prevede, oltre al pianoforte e agli archi, il piccolo, due flauti, due oboi, due clarinetti in Sib, due fagotti, quattro corni, due trombe e timpani.

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il frontespizio della partitura a stampa, con la dedica a Eugene d'Albert (1894)

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Richard Strauss e Alfred Blumen al concerto di Londra del 1947, pubblicato in CD nella serie Testament

Dunque, cos'è il Burleske di Richard Strauss ?

E' un concerto per pianoforte e orchestra che si sviluppa come una parodia del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Johannes Brahms.
Un omaggio scherzoso, ovviamente, per questo definito scherzo e poi burleske.
Il parallelo con il concerto di Brahms c'è tutto, sia nella tessitura che nel calore complessivo. Ma anche nel rapporto tra il pianoforte e gli altri strumenti che diventano di volta in volta solisti, come i timpani che aprono e chiudono la composizione.
Il materiale tematico, la cadenza, il virtuosismo estremo ma anche l'atmosfera calma e olimpica sono genuinamente brahmsiani.
La prova sta nel pudding, ovviamente, lo stesso Strauss, poi in vecchiaia critico verso Brahms, nella sua giovinezza ne era invece un grandissimo estimatore che lui esprimeva come  Brahmsschwarmerei tanto da assistere alle prove del concerto della quarta sinfonia del grande amburghese.

Ci stà tutto, ovviamente ma è e resta una composizione molto originale, brillantissima, ricchissima di materiale tematico e se anche lo sviluppo non è quello tipico del concerto per pianoforte romantico ha dato l'ispirazione a tutte le generazioni di successivi compositori che si sono misurati con il genere. Da Prokofiev fino a Britten.

E' anche la musica del primo Strauss, iper-vigorosa, eroica, apollinea, non ancora pregna di tutta quella sovrastruttura allegorica dei poemi sinfonici e delle opere liriche.

Il lirismo del Burleske va diritto al cuore e lo fa con toni riconciliatori, sebbene quella che il pianoforte intraprendere sia una battaglia totale con il resto dell'orchestra che schiera i timpani in prima battuta e poi tutti gli strumenti timbrici sostenuti dagli archi per dargli alla tastiera.
Vince l'orchestra ma fino all'ultimo il pianista combatte in condizioni di parità suprema, lui da solo sovrastato da quattro corni e due trombe, oltre ai timpani, appunto e i bassi che segnano il destino.

La sintesi, impossibile per loro due, tra il Brahms del secondo concerto e il Wagner della Walkiria ? Ecco, leggiamolo così.

Composizione estremamente virtuosistica che non è stabilmente in repertorio oggi ma che lo è stata dei principali pianisti del nostro tempo che ne hanno dato letture, qualche volta controverse la cui misura viene immediatamente dalla durata complessiva del pezzo.

Si va dai 18:30 della visione dell'ultimo Strauss (e forse nell'edizione del 1891 poteva essere anche più veloce ?) che abbiamo la fortuna di avere su disco.
Ai quasi 26 minuti (!) dell'ultimo Trifonov che crede di suonare il suo Rachmaninov, passando per Glenn Gould che già mi sembrava bradipico 30 anni fa quando l'ho ascoltato la prima volta con i suoi 23:50 ai mediani 20 minuti delle tante edizioni disponibili.

Nella mia collezione ne ho alcuni che vorrei commentare in chiusura di questo articolo nella speranza di aver incuriositi se non conoscevate bene questa grande composizione.

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Friedrich Gulda edizione SWR edito di recente
Radio-Sinfonieorchester Stuttgart, diretta da Hans Muller-Kray
Live del 10 gennaio 1962

durata 19:33

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Friedrich Gulda, Orfeo 
Wiener Philarmoniker diretti da Karl Bohm
25 agosto 1957, Live dal Festival di Salisburgo
durata 19:32

***
C'è poca storia, difficilissimo se non impossibile eguagliare Gulda in queste interpretazioni.
L'edizione del 1962 che preferisco è un continuo fuoco d'artificio che è, credo il modo giusto di vedere una burla che si risolve nel mostrare il proprio virtuosismo sia compositivo che tecnico.
Strauss qui voleva crearsi una fama duratura nonostante Brahms e d'Albert e non è un caso che sia l'ultima cosa che ha diretto in vita.
Retorica l'edizione con Bohm ma solista libero di andare sopra le righe e scapicollarsi tra le ottave.
La registrazione (o il riversamento) dell'edizione SWR è nettamente meglio e più si addice a valorizzare l'assoluta performance di Gulda che, io credo, è valsa il prezzo del biglietto, anche se la davano per radio ... :)

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esiste anche una edizione più anonima, con la London Symphony diretta da Anthony Collins nel 1967 che risolve il tutto in un tempo record di 18 minuti.
Semplicemente incredibile se pensiamo alle letture successive.
Eppure Gulda non si distoglie da una visione che va oltre la performance atletica, i temi romantici sono ben svolti e l'atmosfera complessiva mantenuta perfettamente.
Insomma, non è una lettura "tirata via".
Io faccio fatica a trovare di meglio di Gulda per il Burleske. Forse solo Strauss trentenne !

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in un certo senso allieva di Gulda (praticamente fu l'unica allieva di Gulda), Martha Argerich credo sia l'unica che si avvicina a questa lettura.
Nel concerto di capod'anno del 1992 sotto la guida di Abbado in una tutt'altro che grandiosa registrazione Sony con i Berliner, a Berlino, la strepitosa Martha ripercorre le orme di Gulda alla sua maniera.
Risolve l'intero lavoro in 18:44 ma anche qui i momenti lirici sono rispettatti solo che il tratto resta forte, impetuoso, senza un attimo di tregua.
C'è la maggiore dolcezza che quando vuole (è raro, lo ammetto) anche Martha sa mettere nel suo tocco.
Mi piace immensamente questa lettura, tanto che ho comprato due volte questo disco, perchè il primo l'avevo perso.

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Risale alle gioventù l'interpretazione di Helene Grimaud del Burleske di Strauss.
Con una delle orchestre minori di Berlino, originariamente per Erato, alla direzione David Zinman.
A tratti un pò didascalica, molto acerba, lontana dalla semplicità di tocco proverbiali, uniche di Gulda e della Argerich ma ricca di ardore giovanile e intrisa di romanticismo genuino.
L'unica edizione che mi ricordo divisa nei quattro tempi. Dura nel complesso addirittura 21:50 e si capisce quanto sia ... femminile nella lettura.
Dolce eppure ardita, con un fraseggio che permette persino all'orchestra di non apparire solamente un indispensabile oggetto dello sfondo.
E' un peccato che non sia stata ripresa nell'ultima fase "sperimentale" della pianista francese. Io spero sempre che si riprenda.

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Byron Janis era la superstar degli States e sebbene subisse la ferrea presenza di Fritz Reiner in questa edizione appare in forma.
Sono 20 minuti netti di performance molto maschia dove comunque la Chicago Symphony spesso prende il sopravvento.
Il pianismo di Janis è comunque molto brillante anche se un pò di maniera con accenni di virtuosismo un pò istrionico che cerca di farsi spazio in un parterre un pò troppo veemente.
Posso capirlo, non doveva essere facile essere Byron Janis quando c'erano sulla scena Horowitz e Rubinstein. Bisognava dimostrare di essere diversi.
E qui Byron ce la mette tutta e ci riesce anche.
Ma siamo lontani dai fuochi artificiali di cui sono capaci solo Gulda e la Argerich qui le pause servono a creare effetto ma ... fanno meno effetto dell'apparente inesauribilità del tocco dei due antagonisti.

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Pensando al Daniel Baremboim odierno che fatica a chiudere il colletto della camicia si fa fatica a pensare quanto sia stato brillante in gioventà anche prima di sposare la Dupré.
Qui sembra che il suo grande amico Zubin Metha lo spinga e i Berliner producono un suono suadente ma preciso su cui il bravo Daniel ricama da par suo.
Il disco se non vado errato è del 1987 e la durata complessiva è di 19:35 ma non si direbbe tanto è spedito nel suo incedere.
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Generalmente trascuro sempre Claudio Arrau nelle mie considerazioni, il bello di usare Qobuz come database principale me lo offre sempre disponibile ed eccolo qua.
Molto lontano dagli ultimi anni di carriera - sono registrazioni degli anni '40 - qui è più vivace del solito.
La registrazione originale viene da un nastro RCA VIctor del 1946 a Chicago e purtroppo è pessima in qualità e dinamica.
Il pianoforte è in secondo piano e si sentono più che altro le frequenze medie.
 


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Questa è la storica registrazione dell'ultimo concerto di Richard Struass stesso a Londra nel 1947.
Scelse nel programma il Burleske che tanto amava e scelse anche un pianista decisamente di secondo piano per assecondarlo.
Il risultato probabilmente rispecchia la visione dell'autore, come è ovvio che sia, nei tempi e negli spazi (18 :30 di durata) ma con tutta la benevolenza del mondo, la registrazione viene da un nastro consumato e rumoroso con dinamica zero e il pianista sembra paperino alle prese con il pianoforte di Zio Paperone.
Leggiamo comunque come Strauss avrebbe voluto dirigere ... Friedrich Gulda se lo avesse avuto sotto mano e non avesse temuto che prendesse il sopravvento.
Lo prendiamo come riferimento.

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Recentissimo, uscito solo lo scorso autunno, questo bel disco tutto dedicato a Strauss da Chandos.
Contiene tra le altre cose il Burleske per una lettura molto energica di Michael Mchale (chi era costui ?) con la BBC Symphony Orchestra diretta da Michael Collins.
L'esecuzione è pienamente romantica, rotonda, sontuosa nei suoi 20:19, a tratti si vorrebbe il pianoforte un pò più in evidenza ma tant'è.
Comunque tutto il disco è molto interessante e ve lo segnalo (anche per il concerto per violino con la solita splendida Tasmin Little).

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Chiudo con la delusione assoluta. Nel disco dedicato a Strauss da Mariss Jansons compare in chiusura Trifonov nel Burleske.
La sua interpretazione richiama il Gould più pedante e nonostante tutti i suoi proverbiali sudori ... in ben 25:55 di rallentamenti nonostante l'energico intervento della Bayerischen con Jansons più in forma che mai (ascoltare lo Zarathustra se non ci credete), non infiamma, anzi.
Peccato perchè è un'occasione sprecata. Ma Trifonov è un genio, probabilmente avrà ragione lui se impiega 8 minuti pieni più di Strauss stagionato.

Nei commenti inserisco altre interpretazioni che non si trovano in disco.

Estremamente interessante, ancorchè parziale, quella di Richter che ce lo mostra istrionico come non mi era mai capitato di vederlo. Uno spettacolo.
C'è poi l'Argerich di cui abbiamo parlato, Emanuel Ax, il solito Matsuev con il suo ciuffo scolpito e infine il solito Gould versione rallenty.

Spero di non avervi annoiato troppo, lo so che solo io ho il pallino di questo concertino fine secolo, che ci volete fare !

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Alfred BLumen con Richard Strauss in persona alla testa della Philarmonia Orchestra a Londra nel 1947

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nel cofanettone del 2022 dedicato a Strauss (8h e 30m) ci hanno infilato anche il Burleske con Yuja Wang che merita di essere ascoltato.

Dura 20:32 ma non è Gulda ...

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