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Benedetto Marcello : Arianna


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Benedetto Marcello
Arianna
Athestis Chorus, Academia de li Musici, diretti da Filippo Maria Bressan
Chandos 2000

***

Benedetto Marcello, con il fratello Alessandro, possono essere definiti effettivamente dei compositori dilettanti.
Dilettanti perchè, essendo nobili veneziani, nel '700 non potevano avere una professione.
Ed in effetti non componevano che per diletto, loro e della loro cerchia.
Non per questo non possono essere entrambi annoverati tra i più interessanti musicisti italiani dell'intero barocco.

Questa composizione, in particolare, è probabilmente l'unico melodramma lirico di Benedetto, più incline alla musica sacra e strumentale o agli intermezzi vocali.
Lo stesso autore non la definiva che una "trama scenico musicale" e fu composta di fatto per essere presentata in un consesso ristretto, probabilmente per intrattenere il Cardinale Ottoboni, nel 1727. E poi più, perduta sino al 1885, per essere pubblicata solamente nel 1948.
Ed incisa per la prima volta in questo disco della Chandos nel 2019, praticamente due secoli dopo.

L'intreccio è quello visto già innumerevoli volte da Monteverdi a Strauss, Arianna - che qui non si lamenta in tono drammatico - divisa tra il suo amore per Teseo che non la riconosce e la corte di Bacco che la vuole per se.
Il libretto di tale Pietro Pariati in se non è grande cosa, ma la musica è degna di Handel e che rappresenta una novità per il teatro veneziano (sebbene, come dicevamo, Benedetto non compose mai per il teatro pubblico, certamente influenzò altri compositori che ascoltarono la sua opera). E c'è il coro, oltre ai solisti, cosa inusuale in composizioni del genere.

Già l'ouverture in tre parti rivaleggia con quelle del sassone.

E poi c'è un'aria che da sola vale l'intera opera e che è tra le gemme del barocco italiano.

Arianna, sconsolata, si rivolge al suo amore Teseo dicendo :

                                          "Come mai puoi vedermi piangere senza che frangere il cor ti senta?
                                           
Come mai spenta è in te pietà?
                                           
Morta mi vuoi?
                                           
Crudel m'esanima.
                                           
Togli a quest'anima la pena amara, che da te cara la morte avrà."

con una melodia dolce e delicata ma di espressività da togliere il fiato.

L'aria è disegnata con un accompagnamento obbligato a due flauti, estremamente originale (che ricorda certe arie di cantate di Bach : ricordiamoci che Benedetto Marcello nacque nel 1686, Bach ed Handel nel 1685, Bach non conobbe Marcello ma ne leggeva e trascriveva la musica, Handel invece lo incontrò più volte nei suoi viaggi in Italia).

Il punto debole della composizione è probabilmente la soavità complessiva che non indugia sul tono drammatico ed anzi, appena può, gira sul festoso, non appena è chiaro che Bacco avrà la meglio su Arianna e che Teseo riuscirà a fuggire con Fedra, sorella di Arianna.

Non è un limite perchè probabilmente la destinazione - intrattenimento - e il consesso - eruditi, musicisti e prelati - richiedeva un tono lieve.
Il melodramma per un pubblico comune non era l'obiettivo della composizione.
Questo lascia un pò l'amaro in bocca perchè di fondo poteva veramente uscirne un'opera di livello mondiale.

Nell'ultimo periodo l'aria ha un certo successo - è stata registrata in un paio di raccolte, tra cui l'ultimo disco della Kozena (non particolarmente brillante) - mentre questa è l'unica registrazione dell'intera Arianna.

La direzione è brillante, le voci perfette, lo stile adeguato al profilo, la registrazione priva di difetti.

La riscoperta di questa composizione colma un vuoto nella purtroppo non copiosissima discografia dedicata ai fratelli Marcello ed ad altri nobili musicisti veneziani, eclissati sempre dalla fama non sempre meritata di Vivaldi, alla cui ombra certamente, dovettero sottostare in vita (e in morte).

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