Nikon compie oggi, nel 2017, Cento anni dalla sua fondazione
La sua produzione civile fotografica data dal 1946, anno della riconversione industriale in un Giappone ancora occupato dagli americani, dopo la fine del conflitto mondiale e le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Nei successivi trenta anni, tra il 1946 ed il 1977 si susseguono ad un ritmo incessante proposte, progetti, realizzazioni in un crescendo di inventiva ed affidabilita' che rende inscalfibile la fama di questa azienda, ancora oggi competitiva se pur in un mercato e con modalita' ben differenti da quelle originarie.
Questo obiettivo di cui parlo a distanza di quasi cinquant'anni dalla sua presentazione e' uno dei tantissimi simboli e neppure uno di quelli appartenenti all'eccellenza, che sta a testimoniare del modo in cui Nikon era in grado di essere sempre sulla cresta dell'onda al momento in cui si presentasse un'esigenza a cui rispondere con una opportunita'. Anche in modo assolutamente empirico, come in questo caso:
Il Nippon Kogaku GN Nikkor 45mm f/2,8 nasce nel 1968 come curioso e unico progetto della Nikon relativo ad un obiettivo dalla focale poco meno che standard e leggero all'inverosimile (150gr) oltre che super sottile, ben definibile come un pancake, misurando appena 20mm dalla flangia alla filettatura filtro, caratterizzato quindi da ghiere di messa a fuoco e dei diaframmi davvero strette (e difficili da maneggiare in un utilizzo consueto), un diaframma
e dal semplice quanto efficace schema Tessar (4 lenti in 3 gruppi) mirante a realizzare una sorta di automatismo di impostazione
per i primi lampeggiatori elettronici che facevano la loro comparsa, sostituendo inesorabilmente le lampade flash. La sigla GN sta infatti per Guide Number, numero guida, l'unico elemento all'epoca indicativo della potenza di un flash in metri o piedi e per definizione a 100 ASA/21DIN di sensibilita' film.
Qui con SB-1 del febbraio '69 GN36 (metri a 100ASA)
Tale automatismo veniva assicurato da una forchetta di accoppiamento della ghiera di messa a fuoco della lente con una scala graduata con i numeri guida flash:
scelto quello del flash in uso (x es, qui NG 32)
si vincolava in sostanza la ghiera dei diaframmi a quella di messa a fuoco (che all'occorrenza era stata progettata con la minima distanza a sinistra invece che come di solito, a destra) in maniera tale che focheggiando sul soggetto la ghiera dei diaframmi si andava aprendo o chiudendo a seconda che il soggetto fosse rispettivamente più lontano o più vicino all'obiettivo.
messa a fuoco ad 1 metro, diaframma necessario f/25
messa a fuoco ad 3 metri, diaframma necessario f/11
oppure, considerando la questione dal punto di vista della priorita' al diaframma,
diaframma f/5,6 = potenza utile del flash attorno ai 6 metri di distanza
Tutto meccanicamente accoppiato fino a quando si tenesse bloccata la forchettina apposita, sbloccando la quale...
... ovviamente si potevano stabilire anche delle sovra o sotto esposizioni del flash, semplicemente riaccoppiando le ghiere ad un valore differente di NG, ingannando l'obiettivo.
Si trattava allora di utilizzare un flash in Manuale a tutta potenza (ancora non esistevano le cellule thyristor di automatismo per la luce flash) e tale opportunità facilitava non poco il lavoro dei reporter cui questa specifica lente era destinata, costretti con gli obiettivi normali a fare mentalmente i calcoli relativi a distanza e diaframma da utilizzare, oppure a consultare tabelle appositamente redatte.
Grazie anche alle sue caratteristiche complementari di nitidezza maggiore al centro piuttosto che ai bordi e di luminosità media (usando un flash a tutta potenza non erano necessarie luminosita' maggiori di f/2,8) di bassa distorsione complessiva e di una piacevolezza dello sfuocato derivante da un diaframma di ben 9 lamelle (nonostante l'apparente semplicità del progetto) questo piccoletto resta ancora oggi uno degli oggetti da collezione del catalogo Nikkor piu' considerati.
E per chi questi obiettivi abbia la possibilita' di utilizzare ancora, per un breve periodo l'ho fatto anch'io con la Nikon Df, (vedi galleria) sono certo anche della buona qualità delle immagini, nonostante la progettazione in un periodo nel quale non contavano gli schemi telecentrici...ma quattro lenti sono una garanzia di mancanza di eccessi in ogni senso diretti.
Di questo GN45/2,8 esistono due versioni: questa del 1968 (seriali da 710xxx a 7463xx) e una successiva del 1973, con un antiriflesso migliorato e lnon piu' Nippon Kogaku ma Nikon sulla flangia anteriore (seriali da 760xxx in poi)
Poi, nel febbraio 2001, fu presentato un obiettivo replica di questo pancake,
il Nikkor 45/2,8P (quindi MF ma con i contatti elettrici, che lo rendono compatibile ad ogni Nikon DSLR) non piu' dotato (ovviamente) della forchetta di accoppiamento ghiere, ai fini della gestione di flash manuali.
Questo obiettivo, quindi, resta un fatto a se, sicuramente piu' unico che raro
ed e' questo aspetto che me lo fa inserire in blog al capitolo riguardante il Centenario di Nikon: per ricordare ed esortare alla continuità nella tradizione, con un occhio orientato all'innovazione
ossia la filosofia che alle origini ha supportato il marchio Nikon, presupposto dell'immensa produzione di materiali affidabili ed intelligenti, proprio come l'obiettivo qui illustrato.
Max Aquila photo (C) per Nikonland 2017
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