Quanti di coloro acquistarono la loro Nikon F con l'apoteosi del Photomic, ossia il modello FTN del 1968 sicuramente bramavano anche di impossessarsi dell'unico Nikkor che consentisse di sfruttare la sua massima apertura f/1,2 che campeggiava all'estremità della finestra di accoppiamento meccanico.
Questo obiettivo era ed è ancora oggi il primo standard superluminoso per Nikon, il Nikkor-S 55/1,2 del 1965 nella sua prima serie,
dallo schema di 7 lenti in 5 gruppi
Uno schema di tipo a doppio Gauss, realizzato dal celebre ingegnere giapponese Yoshiyuki Shimuzu, cui si debbono alcuni dei migliori schemi ottici Nikon degli obiettivi standard, sui quali era specializzato, dagli f/2 agli f/1,4, fino a giungere, rincorrendo i progettisti dell'omologo Canon del 1962, a questo Nikkor-S disegnato nell'estate del 1964 (la mia prima estate...) e poi commercializzato dal Dicembre 1965.
Il modello del 1972 in mio possesso si arricchisce di un nuovo antiriflesso ai nitrati, che gli conferiscono una caratteristica luminosità ambrata
ed è per questo che aggiunge una C alla sigla originaria.
Caratterizzato dalla grande lente anteriore che pur nondimeno continua a mantenere un diametro filtri da 52mm (un must per Nikon)
e dotato di un poderoso elemento posteriore, inusuale sugli altri standard Nikkor, che lo caratterizza ulteriormente, arrivando addirittura a filo con la montatura.
Le classiche scanalature della ghiera di messa a fuoco, tipiche dei Nikkor del periodo, non resistono alla successiva versione del 1976 ancora pre Ai, che riduce a 50cm la distanza minima di maf (qui ancora a 60cm) che esteticamente non è dissimile dall'ultima versione dell'anno successivo, quella con la nuova baionetta Ai.
Di questo famoso Nikor esiste anche una versione nero matte, modificata per la NASA, utilizzata sull' Apollo (come in seguito venne soprannominato il Photomic FTN) ed anche in alcune missioni Skylab
(photo courtesy Marco Cavina)
Costruttivamente un obiettivo di questa luminosità, negli anni Sessanta, in assenza di lenti asferiche (oggi facilmente calcolabili, con gli attuali strumenti di calcolo) costituiva una sfida imponente.
Il principale problema per un'obiettivo del genere è di certo l'aberrazione sferica e questo particolare schema ottico mira a correggere le aberrazioni di un gruppo di lenti con le controaberrazioni del gruppo successivo, più elevate, utilizzando una lente di curvatura maggiore.
Questo sistema ingenera però elevate quantità di coma nelle zone prossimali dell'obiettivo, che il progetto in questione non è stato capace di correggere, specie nelle riprese ravvicinate: il bagliore del coma sagittale ingenera la piacevolezza dello sfuocato a tutta apertura, per il quale questo obiettivo è sempre stato un riferimento, riducendo la nitidezza ma aumentando la morbidezza dell'insieme, attorno al piano di messa a fuoco.
L'ideale nella fotografia di ritratto...e non solamente, possibilmente anche nel close-up che tenderò a praticare con questo obiettivo, aiutandomi anche, eventualmente, con una lente addizionale per accorciare i 60cm della maf minima.
I "difetti" progettuali di questo 55/1,2 fornirono il materiale conoscitivo per la realizzazione del suo successore, fornito di tutti gli elementi di correzione delle aberrazioni ottiche:
il mitico Noctilux 58/1,2 del 1977
soltanto oggi surclassato dal Nikkor Z Noct del 2019
(photo courtesy Mauro Maratta - Nikonland.it)
NIKKOR: una lunga tradizione di LUCE e BOKEH !
Max Aquila photo (c) per Nikonland 2020
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