Prendo a parlare di questo mio zoom, dopo tre anni dall'acquisto
e da un utilizzo intenso e vario, che agli atti del mio catalogo Lightroom parla di quasi trentamila scatti, in associazione con ben cinque fotocamere quali le Nikon D4, D500, D810, D850 e da poco, la mia nuova mirrorless Nikon, la Z6, con la quale ho impressione di una certa rivitalizzazione del mio zoomone da campo... La caratteristica degli zoom attorno a questa escursione focale è certamente quella di una luminosità per nulla spinta, che fa leva sulla capacità dei moderni sensori digitali di terza generazione, caratterizzati da una notevole dinamica in relazione alla sensibilità, essendo divenuto "normale" esporre anche in diurna a valori ISO sconvolgenti (un tempo) come quelli ben al di sopra dei 1600-2000, perfettamente alla portata anche di sensori APS-C senza una marcata, o avvertibile, perdita di nitidezza e coerenza, grazie al basso livello di rumore digitale.
Presentato da Nikon nel 2015, come risposta alle proposte commercializzate addirittura da produttori universali come Tamron e Sigma, su escursioni focali come i 150-600, caratterizzate però da una apertura alle massime lunghezze focali da f/6,3 che non affascina certo molti dei potenziali interessati a obiettivi di questa categoria, primi fra tutti i fotonaturalisti che necessitano di aperture certamente più luminose, anche a scapito della massima focale raggiungibile.
Nikon (come i concorrenti) aveva già da moltissimo tempo in listino un 80-400mm f/4,5-5,6 (prima serie 2001, seconda, col VR migliorato del 2013) e non solamente per l'escursione maggiore ma sopratutto per il prezzo di attacco del 200-500, molto più competitivo del fratellino, sembrò costituire un elemento destabilizzante nel catalogo obiettivi.
La maggiore escursione in alto (mentre la differenza in basso viene colmata da eventuale, onnipresente, 70-200), il diaframma parifocale (per me un valore aggiunto in assoluto), il prezzo inferiore della metà, rispetto al VR II, un peso superiore del 50% e le dimensioni dilatate rispetto all'80-400, in larghezza e lunghezza, fanno si che i due zoom siano invece indirizzati ad utilizzatori differenti, con necessità di ingombri e pesi diversi, a costo di un prezzo che nel più corto 80-400 forse oggi è ancora sovraquotato per renderlo appetibile come invece in questi anni il 200-500 è divenuto.
Sole e mare aiutano
ad evitare la ovvia carenza di luminosità data dal diaframma massimo disponibile
A patto che il rapporto di contrasto tra luci ed ombre resti sempre elevato, a pena di una predisposizione alla sofferenza da UV
maggiore, quanto più aumenti la distanza dal soggetto e l'emissione in questione
consentendo sempre una suggestione visiva, pur da distanze esagerate
ed anche alle ore pomeridiane, dove basta un pò di contrasto cromatico per tirare su
anche i sensori...meno crispy 😉 con i quali la resa finale anche "ammorbidita" dalla luce disponibile porta a risultati comunque interessanti
Forse si, a mio vedere, con determinate delle mie DSLR questo obiettivo ha sofferto talvolta nella fase dei blu, come se l'antiriflesso non fosse particolarmente efficace
tanto quanto poi, in situazioni diametralmente opposte,
come scattando sulla neve, dove tendenzialmente più avrebbe dovuto patire il problema, l'ho ritrovato invece ben denso e saturo
Una delle caratteristiche poi, per le quali l'ho sempre trovato sorprendente, in funzione del suo livello di appartenenza, è nella sua capacità di sfumare con omogeneità lo sfondo
certamente non a livello dei fissi da f/4 o addirittura più luminosi, ma siamo pur sempre in presenza di uno zoom quasi "economico" che apre massimo a f/5,6
e dà il meglio di sè, diaframmato di due terzi / uno stop
facile da zoomare
grazie all'ampia ghiera di regolazione, posta in posizione anteriore rispetto a quella di fuoco (credo di non averla mai utilizzata, grazie all'efficienza del motore AF)
Anche la minima maf
è differente rispetto l'80-400 Nikon: in questo caso arriva a due metri e venti ma spinge, grazie al ridotto angolo di campo da 5°, a osare di avvicinarsi molto al soggetto
e con gli opportuni accorgimenti, come da articolo del nostro prof. Silvio Renesto,
si possono ottenere risultati ben più interessanti dei miei semplici appostamenti campagnoli, dai quali comunque traspaiono le potenzialità ulteriori
le doti principali sono non solamente legate ad una intrinseca maneggevolezza, nonostante la mole
garantita da un VR davvero al di sopra della categoria dell'obiettivo
come si nota dal forte crop della immagine precedente
ma nell'utilizzo nelle condizioni di luce più favorevoli, alla grande sensazione di nitidezza sui dettagli più minuti e di saturazione cromatica senza bisogno di intervento alcuno di postproduzione.
L'ho pagato a prezzo pieno, alla sua uscita, poco più di tre anni fa,
ma non me ne pento, vista la mole di foto che mi ha consentito di scattare in questo lasso di tempo.
Lo consiglio fortemente a tutti coloro che abbiano esigenze di impiego allround di un teleobiettivo e non se la sentano di investire un capitale di denaro per l'acquisto del fisso più congeniale ai propri usi: in unione al mio Nikon 70-200/2,8 FL questo zoomone è il suo Big Brother !
Bah...mi sa proprio che me lo faccio il bagno...
Max Aquila photo (C) per Nikonland 2019
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