A due anni dalla sua presentazione, avendolo avuto a disposizione solo durante qualche Nikon day, in condizioni tutt'altro che stimolanti, consapevole della sua eccelsa qualità grazie al lavoro di Mauro Maratta , all'interno del quale mi risulta sempre distinguibile, anche rispetto ad altre ottiche di eccellenza in suo possesso, ho avuto il privilegio di riceverlo in prestito e di sottrarglielo ai suoi set per un paio di mesi, durante i quali sono riuscito ad utilizzarlo in alcune occasioni ben differenti per contesti e pretesti, ma rendendomi ogni volta conto delle sue prerogative:
quelle di un'ottica da ritratto dall'estrema luminosità che non è la sua unica qualità, rispetto alla caratterizzazione che questa sua natura imprime alle immagini riprese.
Non si parla solamente di profondità di campo,
quando si fotografi con un mediotele, come questo Nikon, alla sua massima apertura di f/1,4 : ma delle vibrazioni dello spazio circostante al piano di messa a fuoco.
Piano di messa a fuoco che deve essere scelto senza casualità, perchè a seconda dalla distanza da esso, DEVE essere esattamente il punto di convergenza delle linee curve che compongono un'immagine fotografica, meramente bidimensionale, creando l'illusione della tridimensionalità attraverso un utilizzo coerente delle sorgenti di illuminazione.
Detta così sembra una via di mezzo tra metafisica e alchimia, ma più ho l'opportunità di fotografare con obiettivi di questa caratura, più divento sensibile a "differenze di comportamento" di queste ottiche che esautorano dalle mere leggi della fisica, ovviamente senza sconfinare nella magia, ma frutto della cosciente e capace progettazione che i mezzi attuali consentono agli ingegneri ottici.
La naturale capacità di isolare il soggetto dell'immagine in un cerchio di nitidezza tutto suo, dedicato, appare abbastanza più chiaro, quando la distanza dallo sfondo (da meno distinto ad indistinto) sia breve, quasi complanare ...
piuttosto che nelle immagini dove mettiamo in fila i piani prospettici, allo stesso scopo
la differenza data dal contrasto cromatico di una parte degli elementi di un soggetto,
lo rende maggiormente percepibile a parità di condizioni di ripresa, fino a immaginarlo ancora più delineato di quanto non sia nella realtà
Nulla vale quanto uno sfondo adeguatamente lontano per accentuare la sensazione di stacco
Ma, psicologicamente, aiuta ulteriormente un segno dalla doppia valenza dimensionale, a raffigurare una maggiore tridimensionalità
spesso basta un solo gesto del soggetto...anche e sopratutto di direzione opposta alle linee di interesse dell'immagine
così come il movimento di una sequenza, insieme all'apertura massima di obiettivi come questo Nikon 105/1,4E , consentono di aumentare questa sensazione di realtà
non meno presente che nei singoli fotogrammi di una sequenza
dove l'attenzione si concentra sul soggetto a fuoco, invece che sull'oggetto della sua attività (la pallina) pur se presente (ma non nitida) nell'inquadratura, o addirittura assente
Questo obiettivo racchiude in se tutte le prerogative dei superluminosi qui descritte, sommandole ad una particolare sensibilità alle prospettive curvilinee, che non ho riscontrato con la stessa evidenza su altri progetti ottici: l'effetto è di morbidezza dell'immagine, genera una sensazione di "abbraccio" della parte del soggetto su cui si metta a fuoco, che non significa assolutamente carenza di dettaglio, ma che fa passare in secondo piano, anzi in elemento compositivo anche la vignettatura che a TA risulta naturale riscontrare ai bordi immagine (ben correggibile, volendolo, in postproduzione....)
come ben riscontrabile, ogni parte dello sfuocato dell'immagine, concorre a ricreare questo inseguimento, questa convergenza verso le parti a fuoco del soggetto
lo sguardo, ogni gesto, assistono un dialogo iniziato dall'obiettivo che conferisce il suo taglio all'immagine
e, come detto, le condizioni di illuminazione diventano componente determinante nella definizione maggiore o minore del soggetto, ovviamente come nel controluce diretto...
il gesto e lo sguardo, unitamente agli f/+aperti di questo obiettivo,
risolvono anche gli spazi confusi di una scena difficile
e trasferiscono all'osservatore comfort e tranquillità visuale
e domina con questo intento la luce disponibile sulla scena
indipendentemente dall'interesse suscitato dal piano di messa a fuoco scelto...
massimo, ovvio se coerente col soggetto stesso
e tanto di più, se rispettoso dei canoni dell'inquadratura
Anche quando macchina ed obiettivo stiano in mani ...inconsapevoli di tanta capacità (dai...che ti faccio una foto, se no tu non ci sei mai...)
dall'immaginazione, alla decodifica, fino nel dettaglio del concetto.
un obiettivo sempre....suggestivo !
Max Aquila photo (C) per Nikonland 2018
Commenti Raccomandati
Partecipa alla conversazione
Puoi pubblicare ora e registrarti più tardi. Se hai un account, accedi ora per pubblicarlo con il tuo account.