Immaginato dai fotografi, progettato dagli ingegneri, perfezionato dai designers... questo è Irix: il sogno dei fotografi
Questo e' la traduzione in italiano del concept espresso sul sito della casa madre delle ottiche Irix, al momento due superwide manual focus per baionette reflex Nikon, Canon e Pentax, un 15/2,4 oltre all'incredibile (a pensarci seriamente) 11mm f/4,0 oggetto di questo test.
Obiettivo che mi e' stato generosamente prestato proprio allo scopo di provarlo e di esprimere le mie opinioni al riguardo, da Umberto "bimatic" : nikonlander che ci segue gia' dalla precedente versione del sito.
Lo ringrazio di questa opportunità altrimenti difficile da realizzarsi anche a causa della bassa diffusione di queste due ottiche, destinate ad un pubblico particolare e certamente consapevole delle modalità di utilizzo a fuoco manuale di un obiettivo da 126° di angolo di campo sul pieno formato delle reflex cui destinarlo.
Stiamo parlando di un progetto ottico svizzero (TH Swiss), realizzato in stabilimenti coreani, presentato sul mercato a marzo 2017, in due versioni che si differenziano per materiali ed estetica, il modello Blackstone in lega di magnesio ed alluminio, con i riferimenti serigrafati sul barilotto in una vernice reattiva agli UV ed il modello Firefly, rivestito in materiali plastici di elevato livello, che gli consentono di risparmiare 60 grammi di peso rispetto la versione piu' ricca (che costa...il 50% in piu'...!)
Al netto dei tappi, originali per forma ed ancoraggio, parliamo di un obiettivo che pesa 730 grammi in questa versione, piu' largo che lungo (118x103mm)
con un elemento frontale davvero imponente, addirittura piu' largo di 1,4cm
dell'enorme lente frontale dei Sigma Art 14/1,8 e 12-24/4 (il secondo dei quali sara' il mio riferimento mentale nell'uso di questo fisso, per focale e luminosità)
schema ottico da 16 lenti in 10 gruppi, (9 delle quali speciali)
dotato di diaframma a nove lamelle da f/4 a f/22 e di strato antiriflesso denominato "neutrino coating" in omaggio forse alla neutralita' (carica zero) dell'omonimo elemento fisico.
Munito di una completissima scala di pdc, dedicata all'uso in iperfocale
come ampiamente evidenziato tra le serigrafie stesse, oltre che di una ergonomica protuberanza sulla ghiera di messa a fuoco manuale, che arrivata all'infinito segnala il riferimento con un click che consente di regolarla senza dover distogliere l'occhio dal mirino.
Davanti all'ampia, morbida e comoda ghiera di messa a fuoco, si individua un collare di serraggio della ghiera stessa, nella posizione scelta per lavorare in iperfocale con l'obiettivo.
La distanza iperfocale (per rinfrescare questo argomento, caro agli utilizzatori seriali di grandangolari, e' quella regolazione della ghiera di messa a fuoco che produca in relazione al diaframma in uso, la profondita' di campo richiesta dal soggetto ritratto tra due valori di distanza minima e massima.
E' in pratica il campo di nitidezza di quel diaframma su quel determinato obiettivo, necessario per tenere a fuoco tutto cio' che e' ricompreso tra i due valori indicati sulla scala delle distanze (relativi a quel diaframma) al di qua e al di la' del riferimento centrale di messa a fuoco di quell'obiettivo.
Chi fa il reporter con obiettivi wide e superwide MF in sostanza, spesso non sposta mai la ghiera di messa a fuoco, dopo averla regolata sulla distanza iperfocale, se deve realizzare degli scatti a distanza costante dal soggetto e sempre con lo stesso diaframma: se varia il diaframma, dovra' apportare una proporzionale variazione della distanza di iperfocale.
Insomma...sul sensore da 36milioni di pixel di questa mia D810, un omaggio ad una pratica del passato, data l'estrema necessita' di precisione del fuoco che questo sensore invece richiederebbe...
I due superwide Irix possiedono questo collare di serraggio che aiuta, utilizzandolo, a non produrre spostamenti accidentali della ghiera MF, frequenti in questo tipo di pratica.
Tra le ulteriori "chicche" di questo 11/4 abbiamo anche la possibilita' di utilizzare filtri posteriori in gelatina, dentro l'apposita baionetta, ritagliandoli nel formato 30x30mm
inoltre, anche un trimming della ghiera MF
che funziona secondo le istruzioni, per settare correttamente l'infinito
Un obiettivo apparentemente tanto ben progettato e confezionato, da muovere a pensarne tutto il bene possibile.
Se utilizzassimo un superwide come questo Irix 11mm f/4 per produrre inutili quanto grottesche distorsioni prospettiche
non utilizzeremmo che il potenziale dello spioncino della nostra porta di ingresso di casa: che serve solo a proteggerci da visite indesiderate...
...se non si sta piu' che attenti, l'effetto che ne derivi diventa devastante, anche in condizioni nelle quali, con focali meno estreme, si lavorerebbe con maggior relax.
Quando si usano obiettivi piu' larghi di un 35mm bisogna ricordarsi sempre questo assunto: che un grandangolare non deve servire per deformare, ma per contenere, o ancora meglio, mettere in evidenza i differenti piani su cui giacciono il/i soggetti della nostra inquadratura.
E' anche vero che un superwide da 126° come questo Irix possa essere dedicato,
ne piu' ne meno che un fisheye a riprodurre proprio una realta' falsata, stante la difficoltà con la quale ottenere una parvenza di planeita' di campo in una prospettiva che gia' da progetto e' quasi il triplo del campo visivo normale dell'occhio umano.
Ma nelle determinazioni progettuali della casa svizzera che assembla in Corea questi obiettivi, c'è invece la pretesa di ottenere anche quella parvenza di normalità visiva che in qualche maniera, distanziandomi opportunamente dal soggetto, sono riuscito a ottenere, in qualche modo
divertendomi certo a esprimere in postproduzione anche ulteriore ampiezza, nell'unione quasi mistica di 11 scatti ad f/11 di un obiettivo da 11mm
e invariabilmente, rompendo il passo, anche a deformare
ottenendo comunque delle immagini apparentemente ortogonali,
nonostante la prossimita' esagerata agli elementi in primissimo piano, ancora piu' visibile nella stessa inquadratura, in verticale,
dove riuscire a trovare il punto di intersezione in ripresa,
tra il pianparallelismo orizzontale e verticale equivale all'abilita' con il joystick di comando di un drone...
Una delle eventualita' da gestire spesso nell'utilizzo di simili focali consiste nell'estrema facilità di ritrovare il sole (o la sorgente di luce artificiale) in inquadratura: il comportamento di questo Irix e' molto differente a seconda della presenza o della mascheratura della sorgente luminosa
in determinati casi (forte emissione di luce e chiusura accentuata del diaframma) il problema si acuisce e compaiono un'esplosione di corpi celesti, satelliti alla sorgente, effettivamente scomposti e impossibili da gestire in postproduzione, in barba al "neutrino coating" sbandierato in serigrafia e nella pubblicità del marchio
problema non gestibile neppure sovraesponendo
a livelli da +2EV ed oltre il problema resta nella sua interezza
indipendentemente dalle situazioni limite, questo e' un limite ben preciso per un obiettivo con il quale basta girarsi di pochi gradi rispetto il sole alle spalle per ritrovarselo in inquadratura.
Affrontiamo quindi il piu' caratteristico aspetto dell' Irix 11/4 ossia quello della destinazione gia' da progetto al suo utilizzo in iperfocale...
Basta provare a individuare ad occhio la transizione a fuoco/fuori fuoco già con soggetti contrastati e ben illuminati, per desistere dopo pochi tentativi e tanta stanchezza visiva: le reflex digitali sono equipaggiate con vetrini di maf luminosissimi e pochissimo contrastati, perche' semplicemente...non si devono occupare così spesso di utilizzo delle ottiche in manual focus: quando cio' avvenga con mediotele e tele è certamente più facile da condursi a buon fine, piuttosto che con obiettivi wide.
E questo non e' un wide, ma il superwide piu' estremo che ci sia sul mercato a copertura dell'intero fotogramma FF
uno di quegli obiettivi con i quali mettere in primo piano un oggetto piccolo a contrasto con uno grande sullo sfondo, ridotto al suo livello...e quando si faccia l'opposto e' un rischio
un superwide che un soggetto a un metro e mezzo di distanza ancora non sborda dal fotogramma
vedere ad occhio dove sia nitido il soggetto e' (almeno per me) impraticabile
un obiettivo per il quale la differenza di chiusura pare non portare a risultati apprezzabilmente differenti...
e quindi, con questo obiettivo, si imposta il diaframma prescelto, in funzione degli ISO e del tempo di otturazione auspicato, si blocca la ghiera di maf sui riferimenti di iperfocale per quel diaframma, ben evidenziati in serigrafia, si cammina, si punta, si scatta...
e se necessario, poi a casa, si ricompone l'inquadratura... tanto lo spazio non manca mai
La mia impressione di utilizzo su di un sensore super esigente come quello della mia D810 e' quella che non siano la nitidezza ed il contrasto i punti di forza di questo obiettivo, neppure la luminosità ai bordi, sempre sottoesposti vistosamente rispetto al centro immagine, dove non riesco mai a notare una differenza plausibile dalle zone teoricamente non a fuoco
nemmeno ingrandendo apprezzabilmente
Insomma un obiettivo non ottimizzato per le tendenze attuali di super contrasto anche a focali estreme come queste (vedi Sigma Art fissi e zoom)
ma un obiettivo assolutamente plasmabile in seconda battuta, in postproduzione, dove pero' i difetti macroscopici di vignettatura persistente e scarsa tenuta ai riflessi non possono che essere appena attenuati.
la distorsione costante va dominata gestendo l'inquadratura in una serie progressiva di compromessi
dalla quale possono certo scaturire opportunità di ad effetto, con soggetti privi di coerenza geometrica
come quest'alberello di pompelmi
un fiore di un cespuglio
o panorami complessi, che lascino spazio ad immaginazione ed effetto piu' che alla coerenza di immagine
ma se torno a voler...ricomprendere tutto....
meglio avvicinarsi, infilandosi nella scena
Con questo obiettivo il soggetto risulta sempre intellegibile, qualsiasi sia la distanza di ripresa, ma nel piu' degli scatti, mai decisamente nitido
certo... capita anche il caso fortuito...
ma e' un attimo prima che...voli via
Sulle inquadrature a pieno spazio bisogna industriarsi sempre nel trovare il corretto punto di ripresa per evitare di piegare ogni struttura alla logica distorsiva dela focale, unita alla mancanza di possibilita' di sollevarsi da terra quel tanto che basterebbe ad ottenere risultati coerenti (bisognerebbe portarsi appresso uno sgabellino pieghevole per maggior efficacia)
ed anche qui, mai la sensazione della nitidezza assoluta di una delle parti sul piano di messa a fuoco (o di iperfocale, nel caso in questione)
alla fine si decide pur sempre di... inclinare verso l'alto la fotocamera...
la disponibilita' di campo e' sempre straordinaria
ma nonostante mi ci sia applicato a lungo, la nitidezza, anche a brevi distanze ed ampie aperture...
e qundi si finisce per usarlo sempre a f/11
il diaframma di elezione per le immagini che avete osservato, pazientemente...
Insomma... il reportage in iperfocale era una delle pratiche piu' comuni al tempo della pellicola
che badava al contesto piu' che alla chiarezza del soggetto
e questo obiettivo sembra riportare a quell'epoca, nella quale parlare di planeita' di immagine si scontrava con l'efficacia del pressapellicola dentro la macchina, prima che con e qualita' specifiche dell'ottica
e in fondo al tunnel contava solo la luce...
Ma nel 2017, presentare un ultrawide FF a fuoco manuale e con la predisposizione per l'uso in iperfocale, in due versioni differenziate solo esteticamente, una a 550-700 euro e l'altra a 750-900 mi pare un po'... estremo nel senso che con i sensori attuali la richiesta di leggibilità del dettaglio diventa un must, al quale sacrificare la scelta degli obiettivi adatti.
E questo Irix 11mm f/4, per le sue caratteristiche mi pare piu' orientato a diventare un discreto 16mm equivalente su di un corpo APS-C piuttosto che di consigliarne l'utilizzo in FF su corpi non piu' definiti di una D700 e giu' di li...
Concludendo...?
A Palermo la lettera X risulta linguisticamente impronunciabile: non ci appartiene....
quindi quest'obiettivo sarebbe un... Iris.
Anche noi ne possiamo trovare due diverse versioni, entrambe con ricotta, una al forno e l'altra fritta (la mia versione .... Iris Friedcheese)
Ma costa infinitamente meno...
Max Aquila photo (C) per Nikonland 2017
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