Jump to content
View in the app

A better way to browse. Learn more.

Nikonland.it

A full-screen app on your home screen with push notifications, badges and more.

To install this app on iOS and iPadOS
  1. Tap the Share icon in Safari
  2. Scroll the menu and tap Add to Home Screen.
  3. Tap Add in the top-right corner.
To install this app on Android
  1. Tap the 3-dot menu (⋮) in the top-right corner of the browser.
  2. Tap Add to Home screen or Install app.
  3. Confirm by tapping Install.
Il mio primo approccio con la Nikon D4 è stato di totale scetticismo.

Ma davvero mi compro la Nikon D4 ? Hmmmmmmm ...

E non lo rinnego per nulla. Ma per questo vi rimando alle conclusioni di questo test.
E', come mio costume, un test sul campo, portato dall'esperienza di decine di migliaia di scatti in ogni circostanza, per circa 9 mesi consecutivi, utilizzando la D4 come partner di altri gioielli Nikon, come la D800E e la D3x e con la memoria fresca di D3 e D3s, precedenti cavalli di battaglia.

Sarebbe facile evidenziare nella Nikon D4 la sua velocità :


questo è uno scatto multiplo di una Porsche lanciata nel rettilineo principale dell'Autodromo di Monza


questa è una sequenza fatta ad un metro e 20 di distanza dal soggetto che mi lancia addosso tutto il suo abbigliamento

oppure evidenziando le sue indubbie doti alle sensibilità siderali che il suo sensore può consentirci :


un calice di birra rossa irlandese a 12.800 ISO


e il crop 1:1 della trama del rumore

ma ho scelto un altra componente della D4 che secondo me le compendia tutte e che sta nell'affidabilità. Affidabilità non intesa semplicemente come "oggetto che non si rompe" ma di macchina che garantisce sempre risultati affidabili.

Sotto al sole o con la pioggia battente, di notte o di giorno, in controluce o in studio, con il flash o nell'oscurità totale la Nikon D4 assicura costanza di funzionamento e costanza di prestazioni.
Tutto questo al di là dei dati di targa che mi hanno fatto lungamente riflettere se dotarmene o no.


Una foto banale di Agostino Noviello ripreso da Duccio Nutini.

Non vi dice nulla ? Eppure guardate il soggetto al limite dell'ombra ma in pieno sole, le lingue di luce nel porticato di un castello, le differenze di esposizione gestite in totale autonomia dall'esposimetro della D4. Non c'è nessun intervento sul NEF originale. E' come è stata scattata. E così può restare.
Eppure le ombre sotto al porticato sono leggibili e naturali come - o forse meglio - di come apparirebbero ai nostri occhi abbagliati.


Qui abbiamo una situazione del tutto opposto ma con forte contrapposizione.
Sempre in matrix, sempre in automatico, la D4 ha gestito la scena mantenendo il forte controluce sul lato opposto dei soggetti ma rendendoli perfettamente leggibili.


come qui, con un soggetto ancora più difficile, con il flash a schiarire


o qui, invece, in ombra. Il risultato è di una delicatezza impagabile.


in ombra con la schiarita di un pannello argentato


controluce in una stanza buia, con l'unica illuminazione data dalla luce che filtra dalla persiana alle spalle del soggetto.
E tutto questo a 3200 ISO ...

***

Ovviamente in campo sportivo la raffica da 9 frame al secondo e un buffer enorme che accoppiato alla dimensione ridotta del file e alla velocità di scrittura della nuova scheda di memoria XQD, consentono di mantenere sotto mira tutti i soggetti che ci piombano addosso alla massima velocità :







non importa se piove o c'è il sole, sempre in matrix, sempre in auto-ISO, sempre fidando sul sistema di controllo della macchina.


ma potendo scegliere in qualsiasi motivo di andare oltre, con soluzioni creative alla ricerca della foto ... imperfetta ;)

E quando il sole scende ma si devono comunque seguire soggetti che corrono ... per mestiere ... in manuale, scelto tempo e diaframma opportuno, l'auto-ISO non mostra cedimenti :


e si scopre che a 9.000 ISO si lavora come a 400


che questi siano 5.000 ISO lo credi solo se vai a controllare


e se ti dimentichi che hai un tempo impostato per una azione e invece il soggetto è fermo, pure a 5.600 in jpg, la foto è comunque ... perfetta.

Azioni di gioco tra 5.000 e 5.600 ISO :







tanto che sembrano banali i 2200 ISO scelti dalla macchina per compensare il fatto che stai duplicando il 400/2.8 ed hai voluto un diaframma di F8 pur volendo congelare un prototipo in staccata ad 1/1600'':



***

Analizziamo il dettaglio :


una foto che non dice nulla di che, salvo che lo scatto è a 12.800 ISO

e due dettagli 1:1




sono jpg, nessun intervento di correzione su nessun parametro.


Nikkor 400/2.8, 1/500'', F4, auto-ISO : 9.000 ISO


come sopra ma 12.800 ISO (da trenta metri circa, di notte, luci a scarica sopra alla rappresentazione)


dettaglio della testa del Gran Sacerdote


la Crocifissione di Cristo. Soltanto 3.600 ISO.

Dentro ad un pub, per giocare. Nikkor 24-70/2.8 :

ISO 25.600


crop del marchio Guinness

Insomma, si scopre che non è una macchina pensata solamente per la velocità :




ma che consente di andare oltre, in ogni condizione, sempre contando su una compagna affidabile.

***

Conclusioni (per ora)

La Nikon D4 va oltre il solco impostato dalle varie D1h, D2h e D3(h) che l'hanno preceduta.
Unisce alla velocità esecutiva delle altre, una precisione chirurgica nell'autofocus (mai avuto un fuori fuoco se non ... perchè ho sbagliato io), ad una dinamica e una profondità di colore che dimostrano come il sensore non sia stato stiracchiato per avere solo ... la sensibilità come in certi casi, in passato.
Lo dimostra la sua sensibilità base ISO 100, avendo comunque mantenuto le stesse possibilità della D3s nella parte estrema della curva, con le posizioni HI-1 e 2 ancora sfruttabili, seppur con cautela. Aggiungendo quella manciata di megapixel in più che rendono l'immagine più ricca e il crop mode 1.2x sfruttabile (circa 11 megapixel, sufficienti per una doppia pagina di rivista).
Le possibilità di impiego sono le più svariate con in testa il fotogiornalismo sia sportivo che di cronaca.
Le sue caratteristiche la rendono a mio parere difficile da superare ma al felice proprietario di una D4 francamente penso che poco importi. Sarà troppo occupato e soddisfatto di utilizzarla per curarsi di altro !


Difetti
Sono tutti quegli aspetti discutibili che in origine mi hanno fatto a lungo interrogare se prenderla o no.

- nel 2013 16 megapixel sono pochi. In tanti campi di applicazione il confronto con la D800 è impietoso a parità di impostazioni e di ottica. La D800 consente risultati strabilianti che con la D4 sembrano invece ordinari.
- ergonomia migliorata nel complesso ma a spese di svariati cambi di impostazione e di comandi. Ci sono dei joistick in più, alcuni comandi sono stati spostati. Modalità di esposimetro e di autofocus sono decisamente meno immediate di prima. Una macchina del genere va utilizzata ad occhi chiusi ed io dopo nove mesi ancora non riesco a raggiungere con le dita i comandi che mi servono nel momento in cui mi serve farlo. E devo staccare l'occhio dall'oculare per vedere cosa premere.
- il cambio di batteria se da un lato ha permesso superiori prestazioni nell'uso a raffica (circa 10.000 scatti a carica non sono una follia) e nel video, nell'uso tradizionale non ha la durata della precedente ed immortale EN-EL4a ereditata da D2Xs e D3. In più l'incompatibilità con il sistema precedente obbliga il fotografo che ancora usa le D3 ad avere in giro batterie e caricabatterie diversi e non interfruibili tra loro.
- la XQD che Sony ha imposto a Nikon (salvo poi non utilizzarla in nessun suo modello) ha prestazioni eccezionali. Ma ha un futuro ?
Se non me ne avessero regalata una all'acquisto non l'avrei comperata. E mi sarei ritrovato con una sola scheda, anzichè due come nelle D3. Scelta bizzarra, avrei capito di più se avessero messo due XQD (ed avessero venduto le XQD a prezzi normali)
- il corpo è sicuramente più "sexy" di quello della ammiraglie precedenti ma c'è qualche cialtroneria economica (come lo sportellino del rilascio del vano memorie ... in prastica)

Punti di forza

- autofocus, esposimetro, cadenza, raffica, alimentazione, tutto è al massimo
- sensibilità e dinamica. Un compromesso apparentemente impossibile è reso invece di utilizzo pratico
- qualità del file. A mio parere di gran lunga superiore e più lavorabile di quello delle precedenti D3/D700 e in linea con D800 e D3x.
- pulizia. L'immagine è sempre pulita e ... non trovo una definizione più appropriata, professionalmente impeccabile
- dimensione del file. Se la risoluzione è un pò limitata al giorno d'oggi (è di fatto la macchina a risoluzione più bassa sul mercato ...) in compenso i suoi file restano leggeri e nelle manifestazioni sportive o comunque dove si deve scattare molto, questo è un grande vantaggio
- affidabilità. Come dicevo all'inizio, è questa a mio parere, la dote principale della Nikon D4 ma questo lo si può apprezzare solamente utilizzandola a fondo 
Articolo pubblicato il 9 aprile 2013 su Nikonland.eu
Nikon V1 con FT1 e Nikkor 28/1.8G, NEF sviluppato con LR4 e trattato con Photoshop CS6


Nikon V1 con FT1 e Nikkor 28/1.8G, jpg nativo, con Nik Color Efex 4.0


Nikon V1 con Nikkor 1 30-110 3.8-5.6 VR, jpg nativo


Nikon V1 con FT1 e Nikkor 50/1.4G, NEF sviluppato con LR4 e trattato con Photoshop CS6


Nikon V1 con FT1 e Nikkor 35/1.4G, NEF sviluppato con LR4 e trattato con Photoshop CS6
Ho comperato un anno fa la mia Nikon One V1. Ho approfittato della prima offerta speciale d'Oriente.
In pratica ho pagato il solo corpo circa 200 euro, con due ottiche, lo zoom standard 10-30 stabilizzato e il piccolo 10/2.8.
Ero curioso di vedere questa macchina. Volevo possederla perché la sigla One é mitica in casa Nikon.
E io credo che in un certo senso resterà mitica anche questa macchina ... One, Uno, la prima del nuovo corso.
Si, perché si tratta della prima versione della prima mirrorless digitale Nikon.
Una macchina che nasce con precisi limiti progettuali. E' stata pensata per il fotografo che non vuole pensare troppo. Infatti la sua interfaccia é minimale, così come i suoi comandi.
Tende a prevaricare il fotografo e a fare da se ... se le dai corda.
Ma volendo puoi riuscire, se sei un vero fotografo, a controllarla e a farle fare ciò che vuoi.
Però sono altri gli aspetti fondamentali che vanno al di là del minuscolo sensore.
E' la prima macchina Nikon ad obiettivi intercambiabili senza specchio e senza mirino ottico.
Ha il mirino elettronico sempre attivo e si può fotografare e filmare tenendo l'occhio sull'oculare, senza alcun problema, sfarfallio, eccesso di rumore di ritardo anche quando la sensibilità del sensore non ce la fa più a seguirti ...
Ha un otturatore ibrido che può funzionare anche in maniera del tutto elettronica in pieno silenzio.
In questa modalità nessuno si accorge che stai scattando.
La macchina poi é piccolina. A me sta nel tascone. Non dà nell'occhio e la tiro fuori in un battibaleno.
Si accende rapidamente come tutte le Nikon ... ma é un pò riflessiva nel prepararsi al primo scatto. Bisogna farci l'abitudine.
Ha poi un altro difetto che salta all'occhio subito. L'anteprima dello scatto compare sempre nel mirino appena fatta la foto.
Non c'é modo di farne a meno. Nemmeno se fai le raffiche !(!!) :unsure:

La mia Nikon One V1 con a sinistra lo zoom standard 10-30 VR, montato il 18.5/1.8 e a destra il 10/2.8
Alcuni scatti presi ... mentre facevo la direzione artistica ad un workshop (quindi non fotografavo direttamente ...).

situazione luce. Due alogene indirette da 1.000W sulla destra





NEF sviluppati con LR4, senza particolari trattamenti.
Siamo sui 200 ISO ed 1/125'', Nikkor 1 18.5mm a tutta apertura.
I differenti bilanciamenti del bianco sono voluti per scopi "artistici".


200 ISO, Nikkor 1 18.5/1.8 a TA, 1/125''


il set di sopra, adesso solamente illuminato dalle luci pilota dei flash.
800 ISO, 1/125''


colori e bianco e nero. 100 ISO, 1/100'', TA


Nikkor 50/1.4 mm, interpretazione artistica


Nikkor 105/2.8 VR

questa foto é il merge di sei scatti fatti in verticale con il 105/2.8 VR.
L'originale é circa 52 megapixel, stampabile comodamente in un bel 150 cm. Si leggono le iscrizioni sui loculi dello sfondo.





mi affascinano le vetrine, sono uno dei miei soggetti preferiti quando fotografo per strada.
Qui gli scatti sono stati fatti in auto-ISO tra i 200 e gli 800 ISO, con il 18.5 mm a TA

due situazioni diverse, una a 200 ISO

una a 3200 per mantenere il limite del mosso (1/15'').
NEF aperti con LR4
Due parole sulla capacità di estensione del corredo Nikon 1 utilizzando l'adattatore dedicato FT1



qui la macchina con il 50/1.2 Nikkor, ripresa con l'altra mirrorless di casa, la Fujifilm X-E 1.



tre scatti ad F1.2 con messa a fuoco manuale facilitata dalla possibilità di ingrandimento automatico a mirino della zona di messa a fuoco.
Il primo é a 3200 ISO, praticamente in assenza di luce. Gli altri due sono a 1.600 ISO, con la luce del lampadario in una mattinata nevosa con poca chiarore che filtrava dalla finestra.
Alcuni scatti misti utilizzando ottiche Nikkor FX e l'ottimo Nikkor 1 30-110 VR





 

la possibilità di scattare alla luna con il 400/2.8 VR II (il complesso sfiora i 1.200 mm equivalenti) a mano libera é affascinante.
Con la D800 non posso prescindere dall'uso di Manfrotto 027B e testa Manfrotto 400 a cremagliere
Alcuni panning all'Autodromo Nazionale di Monza, lo scorso settembre con il 30-110mm VR :


a qualcuno interesserà la resa dello sfuocato a TA del 18.5 mm:

ma io sono più orientato alle possibilità espressive del complesso ...

... che una macchinetta piccola e discreta consente in occasioni per le quali non sarebbe stata pensata ... !
Conclusioni
Innanzitutto una precisazione (ulteriore).
Con questo test io non volevo e non voglio dimostrare nulla !
La Nikon 1 V1 si avvia al pensionamento dal punto di vista industriale, sostituita dalla nuova V2, presentata ad un anno dal lancio delle prime Nikon One e viene mantenuta in vendita a prezzi stracciati fino ad esaurimento scorte.
Mi sembrava giusto mettere un punto e una virgola nella sua storia. Perché per quanto mi riguarda non si interrompe qui, anzi.
Ho scattato con la Nikon V1 più foto (per ora) che con Nikon D100, D200 e D300s messe insieme.
Le considerazioni che seguono riguardano il mio modo di vederla - é un test maledettamente soggettivo - che é comunque influenzato dal fatto che considero questa macchina una compatta, non l'antagonista della Nikon D4, e che la vedo come il primo passo di un nuovo corso ancora da venire, decisamente rivoluzionario.
E anche se non é la Nikon D4, per certe cose può rivaleggiare con l'ammiraglia. Ma per altre - discrezione, portatilità, spendibilità, uso spensierato, dà i punti all'ammiragliona della quale condivide il cuore e lo stile
Difetti
sensore microscopico. La resa rispetto ad un APS-C é scadente. Rispetto ad un FX infima. Ma sta nel concetto un sensore così piccolo. La scelta é stata fatta per ottenere un compromesso bilanciamento tra prestazioni generali (ancora limitate dalla potenza dei processori) e compattezza che un sensore più grosso non avrebbe reso possibile. Ma per Nikon la strada mirrorless é appena all'inizio, altro verrà, di più grosso profondità di campo. Difetto se cerchiamo la resa di una full-frame, vantaggio se vogliamo limitare la sensibilità scattando tranquillamente sempre a tutta apertura senza tema di fuori fuoco la maledetta anteprima automatica dell'ultimo scatto non deselezionabile (!!!!!) che se é accettabile nello scatto libero, é assurda nelle raffiche (!!!!!!!!!) l'adattatore FT1 consente solo la messa a fuoco singola e solo sul punto centrale manca un tele fisso luminoso. Un 135 mm equivalente F2 sarebbe l'ideale manca un sistema flash o di controllo flash standard e i flash dedicati sono ... ridicoli ! Pregi
velocità, reattività, autonomia (da 1.000 scatti in su a seconda delle condizioni di uso), equilibrio prestazionale sia nelle foto che nel video condivide la batteria delle reflex di fascia alta (D600, D800, D7000, D7100) e scusate se é poco in termini di intercambiabilità é una Nikon (il menù é coerente con le altre, si possono usare i Picture Control delle reflex) con l'adattatore FT1 si possono usare le ottiche delle reflex per una flessibilità ancora superiore l'autofocus ibrido consente di mettere a fuoco su tutto il frame in modo rapido e veloce, senza paragoni rispetto ad altre mirrorless (vedi prima generazioni di Fujifilm, dei plantigradi al confronto !) alcuni obiettivi del sistema sono di livello elevato, specie i due fissi e il tele-zoom che é sicuramente superiore al 70-300 VR FX ***

Si potrebbe continuare a lungo a parlare della prima generazione di Nikon One. I detrattori militanti hanno dalla loro tante posizioni condivisibili ma anche tanti pregiudizi.
Io qui ho parlato della Nikon V1 e non delle altre Nikon One che non conosco e non mi interessano.
Ne ho parlato come utente soddisfatto che vede in questa macchina un buon principio ma anche un ottimo strumento fotografico, impagabile in molte occasioni.
Sul piano delle prestazioni pure, se confrontata con le migliori FX Nikon ... é una vera merda (!) ma a mio parere la si deve paragonare (se proprio dobbiamo) con le compatte ad ottiche intercambiabili con sensore da 1 pollice e mirino elettronico.
Ne conoscete tante ?
Io no, solo questa. E me la godo. La adoro, mi piace veramente, la terrò per sempre, anche quando non funzionerà più o sarà arcisuperata.
Perché io ne faccio una questione di utilizzo e di cuore.
Ho provato il nuovo Sigma 150mm f 2.8 Apo Macro OS, obiettivo dalla eccellente reputazione anche per ritratto, nell'ottica della macrofotografia, confrontandolo anche con il 105VR e il suo diretto rivale il mitico nikon 200mm f4 micro-nikkor AfD ED. 
(Riedizione articolo del 2012)

Anni fa avevo usato per un breve periodo il Sigma 150mm Apo Macro prima versione, e l'avevo trovato di ottima qualità per la fotografia generale ma un po' "giallino" come colori ed anche un po' corto per i miei scopi, così l'ho sostituito con il Sigma 180mm f3.5 Apo macro Ex prima e successivamente con il Nikon 200mm f4 micro-nikkor AfD ED. Ora mi è stato gentilmente offerto in prova il nuovo Sigma 150mm Apo Macro OS per verificarne le prestazioni in macro. Da appassionato, ho accettato con entusiasmo, spinto anche dalla curiosità di vedere se da una parte le prestazioni sono all'altezza della fama che ha ottenuto e dall'altra se il mio atteggiamento verso la relativamente corta lunghezza focale è cambiato.
 
Dati tecnici:
 
Schema ottico: 19 elementi in 13 gruppi 3 elementi SLD
Diaframma a 9 lamelle
Minima distanza di messa a fuoco 38 cm (rapporto di riproduzione 1:1)
Dimensioni 80x150mm
peso 1150g
diametro filtri 72mm
Paraluce e collare ruotabile e staccabile forniti di serie.
Limitatore di messa a fuoco e naturalmente stabilizzatore.
 
Costruzione ed ergonomia.
 
Direi che è come minimo entusiasmante. per la prima volta in un obiettivo Sigma riscontro contemporaneamente una sensazione di solidità e di piacevolezza al tatto (niente rivestimenti appiccicosi o screpolantisi!!), il 180 era solido, e il 50-500 aveva un buon rivestimento, ma qui siamo davvero al top per Sigma.
Altro punto a favore, come per il suo predecessore, è la compattezza, perfettamente in sintonia con una reflex media. Cade in mano che è una meraviglia.
 
Il 150 è poco più grande e pesante del 105VR come quest'ultimo si usa con piacere a mano libera, ma a differenza del 105 su cavalletto è molto più pratico grazie al collare ruotabile. Rispetto al 200 micro Afd è più compatto (anche se un po' più largo), ma per il resto, benché diversi, sono entrambi ottimi dal punto di vista ergonomico.
 

 
I tre contendenti, con e senza il paraluce, la differenza di dimensioni fra il Sigma 150 e il 105VR nikon è davvero poca.
 
 
 
Autofocus.
 
Per essere un macro, è sorprendentemente veloce, direi un poco meglio del 105VR e anni luce avanti al 200 micro che ha ancora l'Af vecchio stile non AFS. Ottimo (per un macro).
 
Messa a fuoco manuale.
 
Ottima resistenza della ghiera, perfettamente usabile; unico neo, tipico di molti obiettivi macro Af "veloci", da 3m a infinito la ghiera ha una rotazione di pochi mm, per cui diventa difficile mettere a fuoco a mano con precisione al di fuori del campo macro. La possiblità di passare da Af a Mf senza trafficare con blocchi ed interruttori è comunque un vantaggio enorme sul 200 micro AfD.
 
Stabilizzazione. 
Funziona. Bene. Appena avviato il sistema OS si avverte un "salto" dell'inquadratura nel mirino, dopodichè tutto è stabile. Man mano che si va verso RR elevati però l'utilità diminuisce. Direi che è una cosa normale.
 
Qualità ottica.
 
Nitidezza. L'ho provato su nikon D800 sia alla minima distanza (rapporto di riproduzione 1:1) che alla distanza corrispondente al RR di 1:2, più qualche scatto "libero" (purtroppo la stagione non è la migliore per la macro di campo). L'ho confrontato con il 200 micro-nikkor AfD e il 105 VR. Come nitidezza è a mio parere al pari se non meglio del 200 micro e questo dice tutto.E mi sembra meglio del 105VR (ma ho il sospetto che l'esemplare in mio possesso non sia uno dei meglio riusciti, bisognerebbe verificare con un altro).
Le foto del test sono eseguite su cavalletto con cavo di scatto, alzo preventivo dello specchio e flash di schiarita. Non ho badato troppo all'esposizione, per cui ci sono leggere differenze di luminosità tra un'immagine e l'altra. Si tratta di crop al 100% senza alcuna postproduzione (tranne conversione jpg e ridimensionamento).
 
A tutta apertura al centro fotogramma rapporto di riproduzione 1:1 crop 100%:
 
N. B. Tutta apertura a queste distanze è simile per i 3 obiettivi: 5.6 per il 150, 5.3 pr il 105 e 6.3 per il 200.
 

Tenete presente che il ridimensionamento uccide un po' di nitidezza, basta un colpettino leggero di sharpening e si fanno faville.
 

 
 
A tutta apertura, lato estremo in basso a destra

 
 
A f 11centro fotogramma crop 100% nessuna pp.
 

 
 
Lato estremo del fotogramma stessi parametri:
 

 
Insomma, in macro si possono ottenere risultati di altissimo livello.
 
 

"io vivevo nel mare..."
solamente appoggiato con flash a f8 no Vr leggerissimo sharpening per recuperare la compressione.
 
 
 

 

 
e con leggero sharpening:
 

 
 
Ma basta aridi test, mettiamo qualcosa di vivo!
 

 
Crop 100% senza pp:
 

 
 
con leggero sharpening:
 

 
 
Eccellente.
 
Comportamento con i moltiplicatori.
Con il Sigma 2x EX DG l'autofocus si spegne automaticamente. Punto.
Con il Sigma 1.4 EX DG l'autofocus funziona bene fino a 50cm, poi diventa erratico o si blocca (poca luce o elettronica anche qui?). Con il Kenko 1.4 Pro DGX in mio possesso ha un funzionamento irregolare a qualsiasi distanza.
Con il Sigma 1.4x EX DG la qualità rimane molto buona, anzi ottima.
Crop 100% del centro e lato del fotogramma a f8, RR intorno 1:1:

 
Con moltiplicatore 1.4x
 
 

 
Crop 100% nessuno sharpening.

 
 
Qualità generale:
Trovo che abbia colori, plasticità e quant'altro superiori al modello precedente e da obiettivo di gran classe.
 


 

 

 
 
 
 
Focale effettiva.
 
Come tutti gli obiettivi IF la focale effettiva è pari a quella nominale solo ad infinito, in campo macro la riduzione della focale è sempre consistente, il che porta a distanze di lavoro ridotte, un problema per chi fotografa soggetti mobili e reattivi.
Ho confrontato la variazione di focale effettiva fra il 200 micro-nikor AfD e il 150 Sigma :
 
Al RR di 1:5 il 200 micro ha una focale effettiva di 180mm, il 150 Sigma di 138mm.
Al RR di 1:3 il 200 micro ha una focale effettiva di 169mm, il 150 Sigma di 113mm.
Al RR di 1:2 il 200 micro ha una focale effettiva di 155mm, il 150 Sigma di 111mm.
Al RR di 1:1 il 200 micro ha una focale effettiva di 125mm, il 150 Sigma di 93mm.
 
Al RR di 1:5 il 200 micro mette a fuoco a 130cm, il 150 Sigma a 100cm.
Al RR di 1:3 il 200 micro mette a fuoco a 90cm, il 150 Sigma a 60cm.
Al RR di 1:2 il 200 micro mette a fuoco a 70cm, il 150 Sigma a 50cm.
Al RR di 1:1 il 200 micro mette a fuoco a 50cm, il 150 Sigma a 38cm.
 
Sintetizzando in un paio di grafici:
 

 
 

 
 
Ha importanza? Sì, in macro sì.
Ecco cosa succede fotografando un soggetto a 80cm di distanza con il Sigma 150, il 200 micro e il 105VR.
 

Anche mettendo il moltiplicatore 1.4x sul 150 e sul 105VR il 200 la spunta sempre (nonostante che 150x1.4 "dovrebbe" fare 210).
 

Questo perchè il 150 cala bruscamente proprio in corrispondenza del RR di 1:3-1:4, prima e dopo si comporta un po' meglio come mostrano i grafici:
 

 
 

 
 
Un esempio del significato pratico della cosa: come cambiano le distanze per fotografare un (s)oggetto al RR di 1:3 con il 200 micro AfD e con il Sigma 150 OS.
 
 

 
Se anziché di pietra il serpentino fosse vero, avrei un problema di distanza di sicurezza (sua o mia, dipende).
 
Conclusione.
 
Il 150 Sigma OS a mio parere è un obiettivo eccellente sotto tutti i punti di vista,operativamente superiore al 200micro AfD e, senza sottilizzare troppo, qualitativamente pari. Rimane il problema della riduzione spinta della focale che, anche al RR di 1:2 è piuttosto scarsa per un 150mm.
Ciò non toglie che moltissimi macrofotografi ottengano foto spettacolari con questo obiettivo (ma anche con i 100-105 macro se è per questo), è in parte almeno questione di abitudine e di comodità d'uso. Tutto sta a valutare se sia più vantaggiosa la praticità d'uso o la distanza di lavoro.
Però... se il nuovo 180 macro f2.8 OS si comportasse come il fratellino minore, il problema sarebbe risolto (a parte il prezzo..).
 
Grazie di cuore a Mauro Maratta per avermi dato la possibilità di provare quest'obiettivo, ed all' amico Gianni per il prestito dei duplicatori Sigma.
 
Silvio Renesto
 


Peter Lindbergh, tedesco nato Peter Brodbeck nel novembre 1944 in una cittadina al confine tra Slesia e Polonia , con i russi alle porte e la Germania di Hitler all'ultimo atto.
La famiglia si sposta in Germania Ovest, insieme alle centinaia di migliaia di sfollati tedeschi cacciati dall'invasione, per andare a vivere e lavorare in mezzo all'acciaio e al carbone dei Krupp in Renania.
Da ragazzo studia arte e pittura spostandosi tra la Svizzera e la Germania, pagandosi gli studi serali facendo il vetrinista.
Va anche spesso ad Arles, sulle orme del suo idolo Vincent Van Gogh.
E dalla pittura alla fotografia il passo è per lui breve.
Il suo primo editoriale viene pubblicato da Vogue Italia nel 1972. Nel 1978 si trasferisce a Parigi (residenza ufficiale attuale) per intraprendere la carriera di fotografo internazionale. Sempre per per Vogue, prima per la versione italiana, poi per quelle francesi, inglesi e americana.
Lavora comunque per tutte le riviste più importanti, da Vanity Fair ad Harper Bazaars.
La sua carriera si sviluppa e raggiunge il suo massimo contemporaneamente al periodo di massimo splendore delle super-top model (la generazione di Linda Evangelista, Nadja Auderman, Naomi Campbell, Eva Herzigova, Cindy Crawford, Helena Christensen per citare le prime che mi vengono in mente ...) con cui ha la possibilità di lavorare per editoriali e campagne pubblicitarie.
Ha all'attivo con loro due edizioni del Calendario Pirelli, tra le più delicate di sempre.
Il suo stile è riconoscibile e legato all'ambiente in cui è cresciuto, la Germania industriale del dopoguerra.
L'aspetto delle sue opere è caratterizzato da un bianco e nero non troppo deciso, in cui le creature che riprende sono a metà strada tra la terra e il cielo.

Lavora in modo abbastanza convulso. Scatta moltissimo ed è capace di portare decine di kilowatt di illuminazione su una spiagga assolata o ventosa per poi scegliere di scattare su un set improvvisato con un telone nero, un tavolato o una sedia.
Oppure tra le quinte, in mezzo a stativi ed illuminatori.

Le bellezze riprese sono per lo più al naturale, senza troppo orpello, la selezione delle foto sembra voler portare alla luce tra gli scatti, quelli che magari sono sfuggiti durante la ripresa ma che estraggono dal corpo la bellezza interiore, quella che non è a portata di occhio di tutti.

Su Youtube si possono trovare filmati con il backstage di alcuni suoi servizi. Quanto di più lontano dal glamour e dalla ricercatezza di altri grandi della fotografia. Il suo occhio, l'obiettivo della sua Nikon, il soggetto, la sua idea. E tanti click-clack.

In questa sequenza, un rullino da cui selezionati alcuni fotogrammi dallo stesso autore.
 

riprendono una giovanissima Mini Anden, ancora protagonista oggi di pubblicità patinate, quasi scarnificata, ridotta all'essenziale dove conta l'equilibrio tra volto, braccia, mani.
 
 
 

c'è un fondale nero, una sedia di legno appena appena inquadrata, gli occhi, le mani.
Il resto del corpo quasi fa da quinta.

E' un clichet ripetuto in altre occasioni, con reminiscenze anni '20, qui con Milla Jovovich :

 

o qui con una giovane Naomi Campbell allegra e vivace come una novella Josephine Baker :

 

ma non solo in progetti personali, anche con la libertà del grande fotografo che può seguire il suo estro per una pubblicità di una grande casa, sia questa Yves Saint Laurent o David Yurman.
E' il caso del tema dell'angelo, con Amber Valletta in una New York che sembra la Metropolis di Fritz Lang :

  


o con Linda Evangelista, in una New York certamente più vicina a noi :

  

la donna e l'angelo, la donna che si fa angelo.

Sono tutti angeli le donne di Lindbergh. Anche quando mostrano un ghigno un pò satanico :

 
anche quando non sono più nel fiore dell'età :
  
 


anche senza trucco

 
o difficili da ricoscere se tolte dal contesto :

 
Sono innumerevoli le donne riprese da Lindbergh, praticamente tutte le top model e le grandi attrici degli ultimi trent'anni, non solo le più belle :

  
che vengono trasformate dall'obiettivo e dalla stampa di Lindbergh. Le sue muse probabilmente Milla Jovovich ed Helena Christensen. Ma lista è interminabile.

Ho citato i due calendari Pirelli, chiudo con l'unica foto a colori di questo articolo (Lindbergh non è solo b&n naturalmente, le esigenze editoriali richiedono anche il colore), e l'unica che ritrae una coppia, felice, un tempo, in una scena che racconta una storia come pretesto per pubblicizzare un prodotto che passa del tutto in secondo piano :

 

cercate le sue foto sulle riviste o su Internet. Le riconoscerete subito e probabilmente esclamerete ... ah, ecco, è di Peter Lindbergh 
 

Questa é una storia incredibile,



questa è davvero una storia incredibile....la penso spesso come icona di una civiltà post industriale come quella giapponese del secondo dopoguerra, inarrivabile per noi occidentali,
la storia di un imprenditore che, nato povero e divenuto ricco, dedicò il secondo tempo della sua vita al raggiungimento del sogno fatto da ragazzo, quello di riuscire a costruire una macchina fotografica migliore di quelle perfette che per lui erano Mito.

La ripenso ogni volta che tocco uno degli oggetti di cui mi circondo ancora, partoriti dalla sua immaginazione...

una di quelle in cui il Mito e la Storia si fondono insieme senza lasciare spazio a chi venga a sbirciare, alla possibilità di scorgere il sottile confine che li separa.
E' la storia di un Uomo di 36 anni che, costretto come milioni di connazionali giapponesi alla fame dalla Sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, si risolleva immaginando un futuro in cui, invece di essere costretto a vivere di espedienti, possa diventare artefice della realizzazione dei propri sogni:
E' la storia della seconda vita di un uomo che, sfollato dagli occupanti americani, sopravvissuto alla Strage dell'atomica che aveva suggellato le sorti del Mondo, scappa portandosi appresso una collezione di macchine fotografiche dell'epoca.... la sua passione, la storia di un Uomo che dopo il suo primo brevetto, quello del primo portacipria a scomparti separati e con specchio incorporato (!!!) passa a inventare un'imitazione degli accendini americani a benzina Zippo che diventera' famoso e lo rendera' ricco con due marchi che pian piano diventeranno leader di mercato: Bronica e Briston,  
realizzando poi mostruosi esemplari da "scrivania", a forma di razzi o di orologi planetari, 
oggetti da "status symbol" per capitalisti rampanti come quest'uomo,
 Zenzaburo Yoshino
che tuttavia si vede realizzato solo quando riesce, nella maturita', a materializzare il sogno della sua vita:
quello di costruire da sé una macchina fotografica più bella, più funzionale, più completa di quelle di medio formato già presenti sul mercato e che lo appassionavano fin da ragazzo...

la Zenza Bronica Z  

 (courtesy Cameraquest)

Questa mia love-story con le ottiche Nikkor per Bronica é invece del tutto casuale:
mi capita giusto quattro anni, nel 2003, fa di leggere un'inserzione ebay nella quale con pessime foto d'insieme:  
veniva messo in vendita un lotto contenente appunto la mia Bronica "C" ritratta in queste pagine,



con tre obiettivi e molti accessori, ad un prezzo che si aggirava intorno ai trecento euro, in assoluto non bassissimo ma, se riferito a del materiale pressocché inutilizzato come ho poi scoperto, decisamente da affarone!

In concomitanza "bevevo" più che leggere, la letteratura Nikkor scritta da Peter Braczko, il tedesco Presidente del Nikon Club di Germania ed autorevole collezionista e conoscitore della weltanschaung Nikoniana...
 
ed il fatto della possibilità di entrare in possesso di un pezzo della storia comune delle due Case (uso Bronica da sempre sul medio formato per i miei reportage di matrimonio), mi solleticava anzicchenò...

Insomma, dopo tre mesi di attesa (pacco enorme e spedito per via terrestre dagli USA), entro in possesso di un nucleo iniziale di "pezzi" belli ancor prima di essere usati, ben costruiti, sopratutto intatti !


...nucleo iniziale che si é "andato" via via accrescendo di elementi imprescindibili di questa mia passione, procurandomi nel tempo obiettivi Nikon classici

come il Nikkor-H 50mm f/3.5 della foto sopra, ed il Nikkor-P 200mm f/4, a completare la "quartina" dei dedicati, con i riferimenti nella flangia, insieme ai due obiettivi (dei tre) presenti nel lotto, cioé il medio tele Nikkor-Q 13.5cm f/3.5 e lo standard Nikkor-P 75mm f/2.8, talmente slim da fuoriuscire dalla montatura di appena 12mm ad infinito, tanto da costringere all'uso della bellissima leva di fuoco rapido, nel caso venga utilizzato con paraluce montato... e naturalmente trovando strada facendo anche tanti altri begli "oggetti" quali il pentaprisma, l'impugnatura a pistola con due grilletti (uno per lo scatto uno per la pdc), fondamentale nel caso di utilizzo con i due giganti tele Nikkor-Q 400mm f/4.5 e Nikkor-PC 800mm f/8 in abbinata al tubo di accoppiamento FU-1, in accrocchi lunghi fino a 70cm più la macchina, nel caso del tele più ingombrante




Insomma la passione di Zenzaburo Yoshino per le medioformato dei primi anni Cinquanta, quali erano le varie Hasselblad, Rolleiflex e Primarflex, portò il nostro imprenditore degli accendini di lusso (e dei portacipria trendy...  ) a ideare due o tre cosette che ancora oggi, cinquant'anni dopo, continuano ad apparire quasi incredibili:
- un sistema completo (concetto che all'epoca era quasi ancora sconosciuto, eccezion fatta per Exakta e le, ancora da venire, Nikon F) a partire da corpo, magazzini pellicola, mirini, tubi e, non dimentichiamolo, obiettivi!
- una serie di "automatismi" inediti, quali il doppio formato pellicola 120/220 (senza necessità di adattatore alcuno), il ritorno automatico dello specchio (ancora oggi esclusiva nel medio formato, dove per ricaricare l'otturatore bisogna contestualmente ribaltare anche lo specchio), e ben tre diversi sistemi di montaggio per accogliere il maggior numero possibile di ottiche:


già, perchè le Zenza Bronica come la mia "C" del 1964 (ha la mia stessa età)
(nella cronistoria della casa, il terzo modello dopo la Z del 1957 e le simili D ed S del 1961, Deluxe e Supreme) sono dotate di una flangia amovibile di fissaggio ottiche munita contemporaneamente della movimentazione del fuoco relativa all'innesto a baionetta Bronica (per cui le ottiche dedicate sono prive di elicoide di messa a fuoco) e di una concentrica filettatura dal passo di 57x1mm per poter montare una pletora di obiettivi a vite di quel formato (prevalentemente a preselezione del diaframma).
Ma ulteriormente, asportando questa spettacolare flangia multifunzione (doppia baionetta di fissaggio e contestualmente elicoide di maf per quattro obiettivi dedicati, 50-75-135 e 200mm con i riferimenti differenziati per il fuoco e la pdc), si consente il montaggio dei quattro supertele Nikkor (400-600-800-1200mm) 
progettati esclusivamente per l'uso con questa reflex medioformato, caratterizzati dalla scomponibilità tra nucleo ottico e tubo di fissaggio intercambiabile tra le baionette Bronica (FU-1) e Nikon (CU-1 ed AU-1) consentendo quindi la possibilità di comprare soltanto le teste di obiettivo necessarie e la loro interscambiabilità tra i corredi Nikon e Bronica.

(nella foto, il Nikkor-Q 400mm f/4.5 montato con FU-1 su Bronica "C" e dietro in piedi, la testa di obiettivo del Nikkor-PC 800mm f/8, accanto ad una Nikon FE-2 attaccata al raccordo automatico AU-1)

In buona sostanza mi ritrovo dopo quattro anni dalla scintilla...
a possedere un discreto numero di obiettivi e componenti del sistema misto, meccanico ed automatico, ideato da un ... idealista fortunato

prima di tutto perchè è riuscito nel suo intento, quello cioè di creare dal nulla una serie di apparecchiature che nell'arco di un cinquantennio sono state cavallo da battaglia per molti professionisti che non potevano (prima) e non volevano più (dopo) dover ricorrere ad altisonanti joint-ventures europee... 
poi, perché probabilmente incontrò le persone giuste, tra le quali il solito Joe Ehrenreich, importatore (EPOI) Nikon per gli USA ed in sostanza pigmalione per Zenzaburo nel "matrimonio" con le ottiche Nikkor...

Matrimonio che, tra il primo 7,5cm f/2.8 dal sopraffino design del 1958 e l'ultimo 50mm f/2.8 (il più luminoso dei wide prodotti) del 1996, passando per il fisheye 30mm f/4 del 1974 ed il 105mm f3.5 del 1969 (unico obiettivo ad otturatore centrale di questo sistema) ha prodotto qualcosa come più di trenta obiettivi espressamente realizzati oppure semplicemente adattati (come i tele della produzione a telemetro in montatura Bronica) che si accostano ad una produzione altrettanto imponente (per una medio formato) realizzata contemporaneamente da Sankyo Kohki (Komura) a supporto di queste macchine che mantennero con successive evoluzioni tale baionetta e sistema di accessori fino alla mirabile (e a mio parere ancora insuperata) EC-TL II del 1980 dopo la quale Zenza Bronica, attratta nel gruppo Tamron, apre una nuova serie di apparecchi, distinti per formato (4,5x6 , 6x6 e 6x7) e sigle (ETR, SQ, GS), altrettanto famose e funzionali, ma innanzitutto senza più il supporto ottico della Nikon... (  ) e per di più, senza quell'aura un po' barocca e molto americana anni Cinquanta, che la mia splendida Bronica C del 1964 esprime...unica Cadillac della fotografia worldwide...





Max Aquila photo (C) and instruments per Nikonland 2007

La seconda generazione di DSLR professionali, le Nikon D2 sono una famiglia composta da ben quattro macchine, due votate alla velocità di scatto ma con una risoluzione bassa e due ad alta risoluzione ma a bassa sensibilità.
Sono da considerare un decisivo passo in avanti rispetto alle D1 ma certamente non ancora all'altezza delle aspettative dei fotografi Nikon (quella della ... F5/F100) e nemmeno in grado di confrontarsi ad armi pari con le pariclasse Canon, specialmente in campo sportivo, dove la Canon 1D Mk II è superiore in tutto alla D2H.
Ciononostante sono macchine che hanno dato tante soddisfazioni a tanti fotografi di tutto il mondo.
In questa carrellata vogliamo ricordarle oggettivamente.

Cominciamo dalle caratteristiche comuni, esamineremo poi invece in dettaglio pregi e difetti dei singoli quattro modelli.
 

 
 
CORPO
Il corpo é comune, deriva da quello della possente F5 disegnata da Giorgetto Giugiaro nel 1996. In lega di magnesio con guarnizioni a tenuta di polvere ed umidità, con l'alloggiamento della grande batteria al litio sul fianco nella parte inferiore dell'impugnatura inferiore.
Impugnatura che replica sia il tasto di scatto che le ghiere di controllo e il tastino per attivare l'autofocus.
Il mirino é fisso, in lega piena. Le ammiraglie digitali Nikon hanno preso dalla F100 questa caratteristica, non credo per motivi economici ma più che altro per esigenze di tenuta di polvere.
La gran parte del corpo é ricoperta di un materiale in gomma facilmente sostituibile in assistenza che facilita la presa anche in condizioni disageboli (calore, sudore, umidità o pioggia).
Ogni dettaglio é sovradimensionato e pensato per durare. Lo sportellino dell'alloggiamente delle memorie (Compact Flash) é protetto da un pulsantino di sicurezza.

COMANDI
Tutti i comandi sono comuni e disposti nello stesso modo. Ciò consente di facilitare il passaggio da un modello ad un altro anche nella stessa sessione di foto con la massima naturalezza e senza possibilità di errore. Uno dei problemi che ho avuto usando una D200 come secondo corpo é stata la differenza di disposizione di alcuni comandi.
Anche lo schermo LCD superiore e il piccolo schermo di controllo posteriore posto sotto al display é comune, con la stessa disposizione di indicazioni

DISPLAY POSTERIORE
In questo caso notiamo le prime differenze. La D2X e la D2Hs hanno uno schermo migliorato rispetto a quello - difettoso - della D2H che mostrava le immagini con un certo sfarfallio e con una riproduzione dei colori piuttosto innaturale. La D2Xs monta uno schermo ancora migliorato, mutuato da quello della D200.


 

DATI MIRINO
Le indicazioni nel visore sono le medesime per le D2H mentre per le D2X differiscono per la presenza del riquadro del modo High Speed Crop Mode.
Il vetrino della D2Xs rispetto a quello della D2X si oscura nella parte esterna quando é attivato questa modalità.
Come per tutte le pro Nikon, la visione é al 100%.

MODULO AUTOFOCUS
E' comune per tute e rappresenta lo stato dell'arte di Nikon in questo settore. Undici punti di mira a croce raggurappabili in vario modo a seconda delle esigenze dell'utente. Con l'aggiornamento del firmware della X e della Hs sono stati aggiunti parametri ulteriori nella gestione fine del funzionamento di questo sistema.



 

BATTERIA
E' comune, viene fornita con la D2H, la D2X e la D2Hs la batteria al litio da 1900 mAh modello EN-EL4 mentre per la D2Xs é stata introdotta una versione più potente da 2.500 mAh denominata EN-EL4a. Quest'ultima ha una capacità sovrabbondante consentendo oltre 5.000 scatti in un uso normale, contro i 2.500-3.000 del modello base.
Le due batterie possono essere indifferentemente montate su una qualsiasi delle D2h e vengono ricaricate dallo stesso tipo di caricabatteria.
Lo sportellino della batteria è facilmente rimovibile ed intercambiabile, solidale con la batteria stessa.
A mio avviso siamo al massimo livello del mercato in quanto ad alimentazione. Il sistema D2 trae inoltre vantaggio dall'intercambiabilit? senza distinzioni tra i due modelli di batteria su ciascuna fotocamera della famiglia.
La batteria inoltre é intelligente. Dotata di cpu interna consente di memorizzare il numero di scatti eseguiti e di comunicare il dato di carica alla fotocamera.
In questo modo il fotografo conosce ocn precisione quanti scatti ha fatto e quanti ne potrà fare ancora pirma di sostituire la batteria.
Il caricabatterie permette di fare una calibrazione fine di questo sistema nel caso in cui, per usura, il sistema di lettura risulti inaffidabile.
La fotocamera stessa comunica questa necessità al fotografo.



 
 
Pannellini lcd superiore e posteriore con i bottoni di controllo
BILANCIAMENTO DEL BIANCO
Tutte le D2 hanno un sensore aggiuntivo per il bilanciamento del bianco, posto all'esterno sulla calotta del pentaprisma. E' quella virgola bianca sopra alla scritta Nikon.
Questo sensore consente alle Nikon D2 di essere le fotocamere più precise nella valutazione del bilanciamento del bianco in automatico.
Di fatto io mi affido al 99% di questo sistema, ricorrendo alla premisurazione solo in casi particolari.


 

WIRELESS
Con le D2 è stato introdotto un sistema di trasmissione e controllo della fotocamera a distanza per mezzo di un modulo aggiuntivo che viene montato sotto alla fotocamera.
Per la D2H esiste il grezzo e poco performante WT-1 (che però si trova su Ebay a cifre irrosorie) mentre per le D2X e D2Hs é possibile usare anche il più moderno WT-2 che vanta una più semplice gestione del software ed una velocità di trasmissione più elevata.


La portata normale é nell'ordine della ventina di metri ma esiste una costosa antenna aggiuntiva che allunga la portata ad oltre 100 metri.
Con questi moduli ed un pc portatile wi-fi configurato come server, é possibile inviare le foto scattate in tempo reale.
Con il controllo a distanza della fotocamera é anche possibile utilizzare in remoto in modalità completamente wireless la fotocamera.

Il sistema é valido ed affidabile ma presenta alcuni svantaggi, primo tra tutti il complesso così costituito ha un che di bricolage, il modulo si avvita alla filettatura per il treppiedi e si collega alla fotocamera con un cavetto USB che va alla presa della macchina.
L'antenna, esterna, si propende alla sinistra della macchina.

 

 

Quindi riepiloghiamo prima di passare ad una descrizione sommaria dei quattro modelli di D2 usciti le principali differenze e i punti di forza rispetto ad una qualsiasi delle altre macchine digitali consumer e delle precedenti ammiraglie professionali :


- Corpo, costruzione, durabilità

Le D2, come le D1 e le F5 ed F4 rappresentano quanto di meglio Nikon abbia dimostrato in termini di compromesso tra prestazioni evolute e costruzioni.
Senza fare paragoni con la perfezione meccaniche (e la relativa longevità) di gioielli di "oreficeria" come le F o le F2, queste macchine rappresentano un punto di arrivo e la sicurezza che l'investimento manterrà la sua fruibilità nel tempo.
Peraltro il sistema modulare, oltre alla sua robustezza, fanno di queste macchine l'ideale anche per il riparatore che é in grado sempre di ripristinare la piena funionalità anche dopo danni o guasti importanti.

Giusto per dare qualche cifra, un otturatore per una D2 costa 140 euro i.i., l'intera progezione superficiale in gomma con tutta la collezione di sportellini, baionetta etc. etc., costa all'incirca la stessa cifra.
Anche il modulo esposimetrico costa intorno ai 150 euro.
Ovviamente in caso di danni irreparabili al sensore o al lcd posterio .... é meglio astenersi, ma in generale una D2 si ripara sempre.

La tropicalizzazione e l'uso esteso di guarnizioni aiuta comunque a mantenere protetto l'interno dall'azione di agenti esterni. In caso di uso in ambienti ostili, in generale basta una pulitina con un panno.

Altro che la plastica delle consumer.

- Prestazioni

Le ammiraglie Nikon non sempre hanno rappresentato l'ultima frontiera in termini di potenza e prestazioni. In alcuni casi (i più eclatanti, la FA rispetto alla tradizionale F3 o la D100 rispetto alla D1x) sulla carta le migliori macchine semi-pro spesso superano le ammiraglie.
Ma le professionali Nikon sono pensate per dare costanza di risultati in ogni condizione ed anche dopo 10 anni o più dalla data di introduzione sul mercato.
In particolare le D2 offrono file (specie NEF) che consentono il massimo in termini di possibilità di successiva elaborazione.

- Autonomia

Le D2, con l'introduzione di batterie al litio di alta capacità hanno consentito livelli di autonomia ancora insuperati, tanto che la nuova generazione di macchine (D3 in testa) usano le stesse batterie EN-EL4a.
Può sembrare un dato poco significativo per il fotografo della domenica, ma quando questa domenica é passata magari ad un aishow dove le occasioni per fare migliaia di scatti non mancano, la differenza si fa sentire, eccome !

- Compatibilità

Per rispetto per un utente che ha investito nel tempo cifre importanti in materiale Nikon, le D2 mantengono la massima compatibilità possibile con il vecchio materiale (obiettivi, cavi, flash ed accessori).
 
La Nikon D2H
La prima della famiglia, introdotta oramai quattro anni fa e che di fatto viene sostituita adesso dalla D3.

Rispetto alla precedente D1H ha portato la risoluzione a 4,1 megapixel dai precedenti 2,7 con una raffica ancora ammirevole di 40 scatti consecutivi in jpg all'infernale cadenza di 8 scatti al secondo.

Vanta un sensore speciale progettato da Nikon e prodotto da Kodak in tecnologia LBCAST, un ibrido tra il CCD e il CMOS.

Sensibilità minima di ISO 200 e massima di ISO 1600 (oltre a due posizioni HI-1 e HI-2).

E' stata introdotta con la D2H la batteria al litio da 1900 mAh, EN-EL4, anni luce superiore alle precedenti al NiMH.

E' stato anche introdotto con la D2H un modulo per la trasmissione wireless delle immagini.

A dispetto dei "soli" 4 megapixel, la macchina offre ancora oggi immagini eccellenti, superiori a qualsiasi 6 megapixel presentata prima e dopo e secondo me anche superiori a quelli della D1x.
E' la macchina ideale per il fotoreporter o per chi non deve operare a forti ingrandimenti, senza grandi lavori di postproduzione, con file piccoli, pronti da spedire.

PREGI

- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)
- autonomia
- peso leggero dei file (1.4 megabyte per i jpg e meno del doppio per i NEF)
- raffica e cadenza elevate
- compattezza e correttezza della resa cromatica con una tendenza a produrre toni caldi e carichi (non sovrasaturi però)
- autofocus efficiente in condizioni di luce ottimali

DIFETTI

- resa agli alti ISO non soddisfacente. In particolare per quanto riguarda alla comparsa di forti artefatti colorati e alla variazione cromatica evidente da ISO 800 in su. La macchina da il meglio di se fino ad ISO 500.
- autofocus non brillantissimo in condizioni di bassa illuminazione senza flash
- firmware "primitivo", solo in lingua inglese, non aggiornato (per scelta del marketing Nikon)
- schermo posteriore LCD scadente (sfarfallii e eccessiva illuminazione)
- problemi all'esposimetro che dopo un certo periodo impazzisce e funziona solo in manuale. Sostituzione del dispositivo effettuata gratuitamente da Nikon anche fuori garanzia.

La D2H é rimasta in produzione dall'autunno del 2003 all'inverno del 2004.
Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.100 e i 2.100 euro.

Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni intorno ai 500 euro.
Vale la pensa di comperarla se si é capaci di lavorare riempiendo il fotogramma.
 
La Nikon D2Hs
La Nikon D2Hs é stata fatta uscire nel 2005 su pressione dei fotografi professionali che chiedevano una correzione dei difetti della D2H originale.
In particolare si chiedeva una migliore gestione del rumore agli alti ISO, possibile per le grandi dimensioni dei fotodiodi del sensore della D2H e una superiore efficienza dell'autofocus in condizioni di scarsa illuminazione.

Il sensore é lo stesso di quello della D2H ma cambia l'elettronica che é quello della D2x, presentata nel 2004.

Con la D2Hs é stato anche aggiornato il modulo per la trasmissione wireless delle immagini, il WT-2, più veloce e più moderno anche dal punto di vista software.

Rispetto alla D2H, la D2Hs rappresenta un grande passo in avanti di NIkon nel riuscire ad estrarre il meglio di un sensore.
Sono scomparsi i fenomeni di deviazione della cromia agli alti ISO mentre il rumore digitale é corretto sino ad ISO 1.600, perfettamente sfruttabile a patto di non sottoesporre.
E' stata anche migliorato il buffer che adesso arriva a 50 scatti consecutivi in jpg, sempre ad 8 al secondo, e addirittura 40 in NEF
Sono state apportate anche piccole migliorie al corpo a coerenza di quelle introdotte con la D2x.


PREGI

- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)
- autonomia
- peso leggero dei file (1.4 megabyte per i jpg e meno del doppio per i NEF)
- raffica e cadenza elevate
- compattezza e correttezza della resa cromatica con una tendenza a produrre toni caldi e carichi (non sovrasaturi però)
- autofocus efficiente
- firmware e software aggiornati che contengono anche la lingua italiana
- gestione del LockOn e di altri parametri dell'autofocus
- riduzione del rumore in hardware
- autoiso evoluto
- prezzo competitivo

DIFETTI

- bassa risoluzione. Il mercato si aspettava una macchina da 8 megapixel e non ha premiato questa eccellente macchina.
Già nel 2005-2007 una professionale da 4 megapixel era anacronistica.


La D2Hs é rimasta in produzione dalla primavera del 2005 a quella del 2007.
Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.000 e i 3.300 euro.

Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni a meno di 600 euro ma le occasioni sono rare perchè la macchina non è diffusissima.
 
La Nikon D2X
La Nikon D2x é stata la nuova ammiraglia chiamata a sostituira la vetusta D1x alla Photokina del 2004.
Le consegne sono cominciate nella primavera del 2005.

Il nuovo sensore da 12 megapixel in tecnologia CMOS ha subito consentito alte prestazioni con rumore bassissimo a ISO 100.
La densit? dei fotodiodi ha però messo in crisi molti obiettivi considerati validi con le precedenti macchine da 2-6 megapixel.
Con la macchina é stato introdotto un sistema particolarmente ingegnoso per aumentare la cadenza di scatti al secondo, l'High Speed Crop.
Questo sistema consente alla macchina di ritagliare la parte centrale del sensore, portando la risoluzione a 6,8 megapixel ed un fattore di 2x rispetto al formato 24x36, con 8 scatti al secondo per 34 scatti consecutivi, quasi come la D2H.
La D2x condivide elettronica e software con la D2Hs.

Dopo l'uscita della D2Xs é stato reso disponibile una versione evoluta del firmware che ne ha allineato le caratteristiche d'uso al nuovo modello.

PREGI

- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)
- autonomia
- alta qualità dei file sia jpg che specialmente NEF
- resa neutra e morbida (per alcuni anche troppo) da modulare in post-produzione
- raffica e cadenza elevate sia a piena risoluzione che in High Speed Mode
- autofocus efficiente
- firmware e software aggiornati che contengono anche la lingua italiana
- gestione del LockOn e di altri parametri dell'autofocus
- riduzione del rumore in hardware
- autoiso evoluto

DIFETTI

- bassissima sensibilità. Il range teorico va da 100 a 800 ISO ma in realtà i valori sono inferiori, da 80 a circa 725 ISO
- rumore. Oltre ISO 320 il rumore aumenta in modo vistoso ed é insistente ad ISO 800. Si tratta di rumore molto naturale che simula quello della grana delle pellicole sensibili ma c'é. La scarsa sensibilità e il rumore sono legati alla dimensione molto ridotta dei fotodiodi impiegati nel sensore.

La D2X é rimasta in produzione dalla primavera del 2005 a quella del 2006.
Ed é stata sostituita per ragioni di marketing dalla D2Xs.

Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.600 e i 3.900 euro.

Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni a meno di 700 euro.
 
La Nikon D2Xs
La Nikon D2Xs ha sostituito la D2x nell'estate del 2006.

Tutte le caratteristiche sono identiche a quelle della D2x tranne :

- schermo LCD posteriore migliorato (visione a 170°)
- visore del mirino che a coerenza dell'uso del HSC oscura la parte esterna
- nuova batteria EN-EL4a da 2.500 mAh
- nuovo firmware evoluto (ma disponibile anche per la D2x)

PREGI

- costruzione, durabilità, ergonomia, robustezza (costanti del sistema D2)
- autonomia
- alta qualità dei file sia jpg che specialmente NEF
- resa neutra e morbida (per alcuni anche troppo) da modulare in post-produzione
- raffica e cadenza elevate sia a piena risoluzione che in High Speed Mode
- autofocus efficiente
- firmware e software aggiornati che contengono anche la lingua italiana
- gestione del LockOn e di altri parametri dell'autofocus
- riduzione del rumore in hardware
- autoiso evoluto

DIFETTI

- bassissima sensibilità. Il range teorico va da 100 a 800 ISO ma in realt? i valori sono inferiori, da 80 a circa 725 ISO
- rumore. Oltre ISO 320 il rumore aumenta in modo vistoso ed ? insistente ad ISO 800. Si tratta di rumore molto naturale che simula quello della grana delle pellicole sensibili ma c'é. La scarsa sensibilità e il rumore sono legati alla dimensione molto ridotta dei fotodiodi impiegati nel sensore.

Il prezzo di vendita ha oscillato tra i 4.600 e i 3.900 euro.

Adesso é possibile trovare esemplari in buone condizioni a meno di 700 euro.
Non ci sono veri motivi per preferirla ad una D2x.


CONCLUSIONI

L'introduzione della seconda generazione di DSLR professionali Nikon ha rappresentato un passaggio importante.
Le innovazioni rispetto alla prima versione sono tante (a cominciare dal sistema di alimentazione, semplicemente imbarazzante nelle D1, mentre quello delle D2 è talmente buono che è poi stato mantenuto intatto anche nelle D3) ma non vincenti.

- La D2H non ha avuto grande fortuna. Buona con il sole, pessima in luce artificiale. Il firmware è solo in inglese. Il visore lcd posteriore primordiale visto con gli occhi di oggi.
- la D2Hs all'epoca suscitò buone reazioni ma sostanzialmente è solo una D2H meno grezza
- la D2x per molto tempo è stata l'unica possibilità in campo professionale per Nikon. Oggi è superata da qualsiasi DX, anche entry-level
- la D2Xs non portò nessun miglioramento, salvo dettagli trascurabili.

In sostanza si tratta di un capitolo di storia che oggi possiamo già vedere come archeologia digitale anche se sono passati pochi anni.
Sul mercato dell'usato si trovano spesso belle macchine di questa serie.

Direi di prenderle in considerazioni solo se chi le cerca all'epoca le ha a lungo desiderate ma non le ha mai potute avere.

Il vantaggio, l'unico a mio avviso, di queste macchine è che come per tutte le ammiraglie Nikon, l'affidabilità è massima.

La mia D2H che ha fatto tanti scatti da dover sostituire l'otturatore, a distanza di 10 anni va ancora benissimo.
E lo stesso la D2x che di anni ne ha 8.

Un difetto comune è l'allungamento delle gomme che spesso finisce per bloccare la ghiera anteriore. Se il resto è ok, si interviene tagliando una striscia di gomma con un taglierino. Le batterie sono invece a prova di test atomico 

Mauro Maratta per Nikonland 2007
Il Nikkor 10.5mm f/2.8G ED DX Fisheye é Il primo obiettivo Fisheye progettato da Nikon per essere utilizzato esclusivamente con il formato digitale DX.
Esso realizzato con uno schema ottico di 10 lenti (di cui una lente in vetro ED) in 7 gruppi ed ha una distanza di messa a fuoco minima di soli 14 cm.

   

L'angolo di visione, sulla diagonale, raggiunge i 180° anche se purtroppo l'effetto fisheye deforma in modo estremamente evidente le immagini. 
Tramite appositi programmi (Bibble Pro, Nikon Capture NX, ...) é possibile rendere lineare l'immagine, sacrificando la nitidezza negli angoli, con un angolo di visione di 120°.

Per questo obiettivo Nikon ha optato per un sistema di messa a fuoco AF e non AFS. Del resto, la cortissima escursione del sistema di messa a fuoco, non ha reso necesaria l'introduzione del motore "a bordo" con conseguente riduzione dei costi.

Da notare che non  presente l'interruttore per la selezione tra messa a fuoco Manuale o Automatica.

Il peso é limitato a soli 300 gr. e le dimensioni dell'obiettivo sono 63 x 62.5 mm (diametro x lunghezza).

Il diaframma, composto da 7 lamelle arrotondate, chiude da un minimo di F2.8 ad un massimo di F22. Il paraluce é parte integrante della struttura dell'obiettivo e quindi non rimovibile.

Le prestazioni sono indicate dal seguente grafico MTF (Modulation Transfer Function) dove l'asse orizzontale indica in mm la distanza dal centro verso i bordi, mentre il contrasto (normalizzato ad 1) é rappresentato in verticale. I dati si riferiscono alla massima apertura (F2.8) ed in rosso rappresentano la frequenza di 10 linee/mm, mentre in blu quella delle 30 linee/mm (continue quelle radiali, tratteggiate le tangenziali) :
 


Esaminiamo ora una tabella comparativa di immagini alle differenti aperture ...

Come per altre prova, tutti gli scatti sono stati effettuati con una D200 montata su cavalletto in condizioni di illuminazione pressoché identiche.
Le immagini sono state convertite dal formato .NEF al formato .JPG con Bibble Pro non effettuando alcuna correzione o ritocco.

  F2.8 F4.5 F5.6 F8 F11 F16 F22


Come immaginabile per un obiettivo fisheye la distorsione é piuttosto notevole ed alla minima apertura (F2.8) risulta evidente anche una certa vignettatura.

Come già detto, é possibile, con apposite funzioni dei vari programmi dedicati, correggere la deformazione ed ottenere un'immagine praticamente lineare con un angolo di visione di circa 120° (l'esempio é stato ottenuto partendo dall'immagine a F5.6 e linearizzato con l'apposito plugin "Percy" di Bibble Pro) : 
   >>> 
   >>> 


Naturalmente il plugin "Percy" é talmente sofisticato (se paragonato a programmi concorrenti) che le possibilità di linearizzazione e di scelta dell'inquadratura sono moltissime. Giusto per darvi un'idea ecco il pannellino del plugin :

Il comportamento di quest'obiettivo in condizioni difficili di "contro sole" é visibile in queste immagini :   


Nella prima foto (in cui il sole entra molto poco sul lato sinistro) non si evidenziano particolari problemi. Nelle altre due immagini, con il sole in pieno nell'obiettivo, si evidenziano alcuni, per altro prevedibili, riflessi.

Possiamo quindi trarre le seguenti conclusioni :
PRO:

- Ottima luminosità (F2.8)
- Visuale estremamente ampia, ben 180° sulla diagonale
- Colori vivi e saturi
- Dimensioni e peso estremamente contenuti per un fisheye

CONTRO:

- Distorsione tipica dei fisheye
- Vignettatura apprezzabile a diaframma tutto aperto
- Portagelatine necessario per poter applicare i filtri
- Utilizzabile esclusivamente su fotocamere formato DX*

GIUDIZIO FINALE:

Un obiettivo sicuramente dedicato ad applicazioni particolari che ne giustifichino il costo (attorno agli 800 euro).
Personalmente uso quest'obiettivo, in alternativa al 14mm, per la realizzazione di foto equirettangolari a media risoluzione, dove mi permette di realizzare il lavoro con soli 8 scatti.
Probabilmente artisti e creativi troveranno una sua applicazione anche in altri campi, ma altrettanto probabilmente é un investimento poco utile per tutti gli altri.

Guglielmo
Il mio contributo per il Centenario dalla fondazione di Nikon e' gia' online da ben 11 anni ed e' relativo all'Inizio della Storia che la riguarda.
Un inizio non facile, perche' si trattava di una riconversione industriale post bellica, di una guerra che il Giappone aveva perso e che lo vedeva paese occupato e smilitarizzato.
Una bella storia, di ripresa economica ed industriale che ci ha portato fin qui, nel nuovo secolo del nuovo millennio a parlare ancora

di Nikon                                   
 

 
Kaizen indica il miglioramento continuo nella vita personale, privata, sociale, professionale.
Quando e’ applicato al posto di lavoro, kaizen significa miglioramento continuo che coinvolge dirigenti, quadri, operai allo stesso modo.
All'interno dell'industria, il kaizen si applica in pratica come risoluzione immediata dei problemi che si presentano.
Si deve accertare con sicurezza il luogo, gli oggetti, i contenuti che hanno a che fare con un problema. Si ritiene inopportuno, infatti, fare analisi a tavolino senza osservare come si svolgano i fatti nella realta’.
Infine, la continuita’ e’ la principale caratteristica del kaizen che si oppone, in questo modo, al kakushin (innovazione).
Da qualsiasi angolazione lo si osservi, e’ questo il concetto-guida che ha portato alla nascita, alla crescita esponenziale ed in tempi recenti anche alla eclissi della prevalenza delle imprese sorte nel secondo dopoguerra del XX secolo in Giappone: da dovunque lo legga, questo concetto, mi suona Nikon!
 
E’ alla fine del 1945 che la societa’ Nippon Kogaku Kogyo Kabushiki Kaisha, che durante il secondo conflitto mondiale era arrivata ad impiegare ben 23000 persone per la costruzione autarchica del vetro ottico necessario alla macchina bellica giapponese, si ritrovo’ in un Giappone occupato dagli americani a dover riconvertire all’industria civile il know-how accumulato, ridimensionata all’estremo, con una forza lavoro di appena 1400 persone.
Vennero costituiti all’interno dell’azienda una Commissione ed un Comitato con lo scopo di effettuare dei sondaggi di mercato per definire la possibilite’ di produrre fotocamere e soprattutto per valutare di che tipologia.
Le opzioni erano varie ed alcune molto rischiose: l’industria fotografica dell’epoca parlava prevalentemente tedesco ed i modelli obbligati si chiamavano Rolleiflex, Leica, Contax.
Superata una prima fase di sperimentazione biottica gia’ nella primavera del 1946 il gruppo di studio guidato da Masahiko Fuketa indirizzato sulle 35mm Leica a vite e Contax, inizia la progettazione di una fotocamera a telemetro e baionetta Contax dall’inconsueto formato di 24x32mm progettato sia per esigenze di risparmio (di spazio e di pellicola) ma anche perche’ proporzionalmente piu’ adatto ai formati in pollici (anglosassoni) della carta da stampa: insomma un perfetto rapporto 4:3 !
Gia’ nel settembre del 1946, in anticipo sui tempi preventivati, la preproduzione della nuova fotocamera e’ ultimata, ma una serie di disguidi organizzativi fanno slittare di un anno la fase di produzione in serie, ed e’ cosi’ che nel novembre 1947 vedono la luce i primi prototipi e poi, nel marzo del 1948, che inizia la produzione continuativa del progetto classificato come ’6FB’:

Nell'immagine in alto il progetto dell'otturatore a piano focale, mutuato invece che dalla tendina metallica a scorrimento verticale Contax, da quella di tessuto a scorrimento orizzontale della Leica che sembrava offrire maggiori garanzie di uniformita’ di esposizione; gli viene attribuito a questo punto il nome, operando una crasi del nome NIppon Kogaku, evitando il gia’ precedentemente utilizzato nome Nikko in favore del piu’ agile Nikon che suona cosi’ tanto Nippon e, aggiungo, assomiglia cosi’ da vicino al notorio marchio Ikon, proprieta’ della celebre Zeiss, tanto da procurare una serie di fastidi non proprio da poco al momento (successivo) della commercializzazione europea del marchio.
 
 
Nikon I - 1948 

 
Il risultato e’ quello di un apparecchio a telemetro, strutturato con un otturatore in seta gommata appunto a scorrimento orizzontale e con velocita’ da 1 secondo ad 1/500 piu’ le pose B e T

 
La regolazione dell’otturatore, come sulla totalita’ delle macchine fotografiche dell’epoca, e’ separato in due ghiere concentriche, una dedicata ai tempi veloci, dal 1/500 al 1/20, l’altra in basso, da 1/20 ad 1’’, con un manettino da collimare nel passaggio dai tempi veloci a quelli lenti.
Il formato, come detto da 24x32, consente l’effettuazione di 40 pose su di una pellicola 135.
Il telemetro a sovrapposizione di immagine ha una base di 60mm (effettiva da 36mm) ed e’ collegato ad un mirino galileiano che copre l’ 85% soltanto del campo inquadrato da un obiettivo di 50mm.
Alle due estremita’ del tettuccio della fotocamera i due bottoni zigrinati per l’avvolgimento ed il riavvolgimento della pellicola.
Alcuni esemplari (rari e di valore!) della Nikon I vengono realizzati con baionetta a vite 39x1 Leica, ma presto questa soluzione viene abbandonata in favore della meno comune baionetta rapida Contax, per evitare la possibilita’ di usare ottiche non Nikon sulla fotocamera.
Non e’ la sola baionetta ad essere copiata dalla Contax II bensi’ tutta la struttura del frontale della Nikon I, ivi compresa la rotellina di messa a fuoco rapida posta a portata di indice destro e la forma stessa della macchina,

escluso il tettuccio del tutto ridisegnato, con il pulsante di scatto arretrato (stile Leica), il contapose coassiale alla ghiera di avvolgimento e, decentrata sulla sinistra, la staffa porta accessori (come questo elegante e ricercato mirino folding multiformato).

 
L’obiettivo standard e’ un Nikkor 5cm f/2 a sei lenti ed in montatura rientrante, copia dell’equivalente Sonnar Contax, con il quale la nuova fotocamera arriva a pesare 765 grammi.
 
I primi numeri di serie, identificativi della data di progetto cominciano per 609xx
(dove 6 e’ l’ultima cifra dell’anno 1946 e 09 indica il mese di settembre):
la prima matricola non prototipo sembra essere la 60922
 
E’ a questo punto che si innesta la vicenda piu’ interessante della moderna storia della Fotografia che mi ha stimolato a ricercare e a procurarmi le protagoniste di un cantuccio della Storia degli Uomini e delle loro guerre: parlo delle similitudini dettate dall'andamento delle trattative di Pace del secondo dopoguerra che portarono Nikon a costruire una telemetro basata (e molto somigliante) a quella Contax II che era stata la protagonista dell'informazione bellica in mano non soltanto ai tedeschi ma sopratutto all'eccellenza dei reporter alleati, quel Bob Capa che se la porto’ appresso dall'Africa alla Sicilia e fino al D-Day in Normandia e nei giorni della Liberazione di Parigi, ma che per gli eventi connessi all'armistizio e alla spartizione di Berlino, cadde con tutte le maestranze e le officine in mano sovietica e continuo’ ad essere prodotta in Ucraina a Kiev, con le stesse linee di produzione che ne avevano decretato un successo universale in Germania.
Tre macchine a telemetro, la Contax prodotta fino alla fine della guerra, la Nikon tra il 1948 ed il 1959, la Kiev fino quasi alla caduta del muro di Berlino, nel 1989, probabilmente il piu’ longevo esempio di imitazione pedissequa di un manufatto... effettivamente ben riuscito, ma non certo benchmark della categoria come invece la coeva Leica a vite.
Mi riservo di approfondire nello specifico, avvalendomi dei lavori gia’ pubblicati in proposito da piu’ autorevoli e documentati storici come Robert Rotoloni e Danilo Cecchi, questa affascinante storia di persone sconosciute le une alle altre, ma accomunate nel progettare e costruire un unico strumento .
Nel mio piccolo tentero’ di mostrare come la passione mi abbia condotto, nel cercare di recuperare le vestigia di questo abbastanza recente passato, sebbene cosi’ radicalmente rimosso.
 
Ma agli americani occupanti il Giappone (MIOJ=Made In Occupied Japan compare su molte flange di obiettivi e piastre macchina) non piacque il formato "monco" 24x32 della Nikon I, tanto quanto invece erano piaciuti i grandangolari 2.5, 2.8 e 3.5 alcuni dei quali costruiti anche con montatura a vite 39x1, e sopratutto i medio tele 8.5 e 13.5, quest'ultimo costruito anche con baionetta per reflex Exakta (tutte le lunghezze focali sono ovviamente espresse in cm) e pertanto commissionarono presto una seconda telemetro con lato lungo piu’ vicino possibile al formato Leica :
Nikon M - 1949
la Nikon M da 24x34 cm di formato, utile compromesso per non gettare alle ortiche il progetto originario, vide la luce nell'ottobre del 1949 e resto’ in produzione pochissimo, fino alla fine dell'anno seguente.
Si distingue dalla Nikon I per la lettera "M" anteposta al numero di serie (primo di produzione il M609760): il primo lotto di macchine non ha le prese di sincronizzazione flash S ed F che vengono inserite sul fianco sinistro (prese a banana) a partire dal S/N 6092350 costituendo una variante, detta MS che pero’ non viene mai riportata ufficialmente sul corpo macchina o altrove: ne vengono prodotte in un anno 3300 esemplari, prevalentemente in silver-chrome: alcuni piccoli lotti vengono colorati in nero per le esigenze dei fotografi di guerra americani in Corea.
 
Insomma, nell'arco di appena due anni dalla commercializzazione del modello I, questo ibrido tra una baionetta Contax e un otturatore Leica, fortemente voluto dai reporter di guerra americani, per evitare di dover fare ricorso alle (odiate tedesche) Leica ed Exakta, si avvia a prendere forma di marchio universalmente riconosciuto in forza delle vincenti scelte ingegneristiche e avvantaggiato dall'essere uno dei pochissimi produttori (e fornitori) di vetro ottico di pregio.
Sono infatti le ottiche NK a dare la spinta piu’ forte al passo successivo, la produzione in grande serie del modello S del 1950, il piu’ moderno del progetto originario, l'ultimo con l'anomalia del formato limitato a 24x34mm.
 
 Nikon S - 1950
 
La sigla "S" forse indica la sincronizzazione flash ormai di serie su questo modello, con due coppie di prese a banana, contrassegnate da F ed S per Fast e Slow in relazione alle velocita’ di otturazione in uso ed alle conseguenti diverse lampade flash da utilizzare.

 
Il primo numero di serie della Nikon S e’ 6094101 e la produzione di questo modello si protrae per cinque anni, dal gennaio '50 al gennaio '55, con una produzione totale di oltre trentaseimila pezzi, fino alla matricola 6129520, ma essendo passata per numeri anche di otto cifre, fino a 60911215, pur di mantenere il prefisso iniziale 609... continuita’ e miglioramento
nella tradizione= kaizen! 
 
Tutte le S costruite entro l'8 settembre 1951, data del ritiro delle truppe di occupazione americane, portano la scritta MIOJ (made in occupied Japan) incisa sul fondello, successivamente soltanto Japan o Made in Japan.



La gran parte delle S prodotte viene esportata e per questo motivo tale modello ha un valore piuttosto limitato sul mercato collezionistico: pur non essendo stato il modello piu’ prodotto e’ sicuramente risultato il piu’ popolare!
 
 
Se due persone diedero impulso alla Nikon S esse furono sicuramente David Douglas Duncan, reporter di guerra per la rivista LIFE, il quale gia’ nel Maggio del 1950, dopo aver avuto a disposizione per mezzo di un corrispondente giapponese di LIFE, Miki JUN, dei negativi particolarmente interessanti per incisione e dettaglio, realizzati con il primigenio 8,5cm f/2 decise di provare tale obiettivo ed il 5,0cm f/1,5 sulle proprie Leica ed in un secondo momento, direttamente sulla S, coinvolgendo molti altri colleghi nella felice sperimentazione, fino a creare una linea diretta con la stessa Casa madre alla quale vennero spesso fatte realizzare delle modifiche ad uso e consumo esclusivo dei reporter di LIFE.
 

 
La seconda persona, chiave del successo commerciale di Nikon, fu l'importatore ufficiale americano, Joe Ehrenreich che succedette nel 1953 alla Nikon Camera Company di San Francisco, impiantando invece la propria sede a New York nella Fifth Avenue (EPOI: Ehrenreich Photo Optical Industries, con un catalogo marchi diviso tra Nikon e nomi come Mamiya, Bronica, Sinar, Broncolor, Durst, Metz, Kindermann, Sigma ed altro).
Fu questo imprenditore a decretare il successo commerciale della Nikon S e delle sorelle che la seguirono, fino alle piu’ famose reflex, grazie anche alla vasta serie di contatti con fotografi ed editori, in tutti i settori, dal reportage alla moda.


La guerra in Corea duro’ giustappunto nell'arco di tutto il periodo di sviluppo del modello S, fino al 1953, quando i prototipi del modello successivo erano gia’ pronti per essere immessi sul mercato.
 
Il peccato originale si chiamava formato ridotto...!
Motivo per cui, la Nikon S, per quanto osannata e benvoluta restava pur sempre "quella" strana telemetro diversa dalle altre...
Se poi si voleva proprio paragonarla a Contax che gia’ da anni forniva come prestazione dell'otturatore addirittura il 1/1250, beh... il 1/500 sembrava un po' pochino e se in sovrappiu’ ci si mette Leica che nel 1954 sforna la sua bellissima M3 con leva di carica rapida ed un telemetro ampliato di base, accoppiato a un mirino multifocale che in confronto all'oblo’ della S sembra un televisore... ecco che il prototipo Nikon gia’ pronto nel 1953, viene con qualche indugio modificato e nel dicembre del 1954 viene presentata la:
Nikon S2 - 1954
 
Se per passare dal formato 24x32 della I al 24x34 della M e della S era bastato a M. Fuketa & company eliminare un piolo nell'asse di avvolgimento pellicola lasciando immutato il progetto originario, adesso l'otturatore della S2 viene totalmente rivisto allo scopo di raggiungere i fatidici 24x36mm

 
intanto la velocita’ delle tendine viene portata fino a 16 ms, quindi, per contenere i "rimbalzi" delle tendine accelerate, viene progettato un nuovo freno di tipo a pendolo, che ne smorza le vibrazioni, causando una particolare sonorita’ di questo otturatore.
(Pensate che lo stesso tipo di tecnologia e’ stato applicato alla moderna Nikon F5 per lo smorzamento delle vibrazioni dello specchio reflex!)
La nuova Nikon adesso pesa meno della precedente S, grazie all'utilizzo di nuove leghe metalliche, nonostante le dimensioni della S2 siano leggermente accresciute rispetto la S.
La scala dei tempi (che finalmente arriva al millesimo di secondo) si giova della moderna sequenza geometrica, sempre a due livelli: coi tempi rapidi (1000-500-250-125-60-30) e quelli lenti (15-8-4-2-1) piu’ pose B e T; la velocita’ di sincronizzazione si porta a 1/50" e compare sul fianco sinistro un unico contatto sincro pc standard.
 
Il grande progresso nell'estetica complessiva si nota in relazione all'elegante gradino che divide in due il tettuccio tra la zona di sinistra con la ghiera di aggiustamento dei millisecondi della sincronizzazione flash con la la manovella di riavvolgimento coassiale e quella di destra dedicata ai comandi principali con la ghiera di selezione dei tempi, il pulsante di scatto e, finalmente, la grande novita’ costituita dalla leva di avvolgimento rapido che va a sostituire il pur agevole ruotone zigrinato delle precedenti RF, come da innovazione Leica sulla neonata M3.

 
Altra innovazione sicuramente il mirino, sempre rotondo ma notevolmente piu’ luminoso sia in entrata sia in uscita rispetto a quello della S, purtroppo ancora ottimizzato soltanto per la focale di 50mm, rendendo cosi’ necessario utilizzare mirini esterni

Il fattore d'ingrandimento 0,9x lo rende finalmente "lifesize" rispetto al ridotto potere del vecchio mirino della Nikon S.
 
Di Nikon S2 vennero prodotti quasi 57.000 esemplari, a partire dal S/N 6135001 del 10 dicembre 1954 fino al S/N 6198380 del 1958, divenendo pertanto la telemetro Nikon costruita nel maggior numero di esemplari.
A partire dal 1956 vengono presentati dei prototipi sui quali viene sperimentato l'impiego di un motore elettrico di avanzamento, anche se tali esemplari non raggiungono mai la produzione di serie.
Al contempo viene sviluppato il progetto ottico che porterà alla luce quella meraviglia ottica che e’ il 5cm f/1.1

 
... ci si prepara ad ulteriori novita’... 
 


qui dentro...
ecco dove Nippon Kogaku conserva tre anni di attivita’ progettuale indirizzata fin dall'inizio del 1955 contemporaneamente su due fronti:
-migliorare la S2 (impresa possibile)
-innovare il sistema a telemetro (kaizen!)
 
Ma in che modo si puo’ migliorare la S2 ?
Guardando la concorrenza si puo’ obiettare che il mirino multifocale sarebbe una risposta utile al lavoro dei professionisti che devono cambiare spesso ottica sulla propria macchina, che la predisposizione al collegamento di un motore elettrico sarebbe un plus gradito a chi scatta parecchio, che inserire finalmente un autoscatto porterebbe all'acquisto molti fotoamatori, che rinnovare un'estetica "old style" alle soglie degli anni '60 parrebbe anche un buon marketing.
 
E' per questo che da quella scatola con la scritta dorata balza fuori per prima la telemetro per i professionisti,
la  Nikon SP - 1957

SP come S Professional, dotata di quanto auspicato prima e di molto di piu’, giacche’ con essa si gettano i ponti che porteranno solo due anni piu’ tardi alla commercializzazione della seconda parte del progetto iniziale, la reflex che spazzera’ di un sol colpo il mercato da tutte le telemetro ancora presenti (tranne una...), la Nikon F, strutturalmente identica a questa stupenda SP che non sostituisce ma affianca soltanto la S2, definendo per la prima volta in casa Nikon una bipartizione di utenza di destinazione: la Nikon SP e’ un prodotto di nicchia!



 
Possiede un otturatore a scorrimento orizzontale 
prima con tendine di stoffa gommata, poi, a partire dal maggio 1959, in titanio; ha una velocita’ di traslazione delle tendine leggermente diminuita rispetto la S2 per ridurre i rischi di disuniformita’ di esposizione, un selettore delle velocita’ non piu’ sdoppiato, che finalmente non ruota durante lo scatto, una sincronizzazione flash fino al 1/60" una scala cromatica identificativa dei tempi di scatto, anche in bassa luce, grazie alla vernice verde fluorescente,
ed un'estetica da urlo...  che ne fa a parer mio la piu’ bella rangefinder camera mai costruita da chicchessia
(parola di RFSP)! 
 
La grande innovazione e’ costituita dall'enorme mirino multifocale provvisto di selettore sul tettuccio per le focali 5 8,5 10,5 e 13,5 cm che si sovrappongono nel mirino le une alle altre, fino alla 13,5 con la quale compaiono contemporaneamente tutte e quattro

 
All'interno della montatura unica del mirino, una seconda finestra provvede a mostrare l'inquadratura per il 2,8cm e la cornice del 3,5cm

 
Anche la SP possiede un unico contatto sincro standard selezionabile tra X ed FP, ma a differenza della S2 possiede anche un sincro diretto sulla staffa portaaccessori
 
 
Il contapose e’ adesso ad azzeramento automatico e rende possibile preselezionare rulli da 20 o 36 pose.
Il frontale della macchina, completamente ridisegnato, ha costretto a decentrare il marchio e pur misurando in larghezza e profondita’ gli stessi 136mm per 43,5 della S2 adesso l'altezza e’ aumentata di poco, fino a 81mm. Le rifiniture in nero aumentano, fino a colorarne la corona esterna alla baionetta di innesto ottiche, il peso arriva a 720 grammi col 5cm f/1.4 montato.

 
Altra innovazione non da poco, la predisposizione all'attacco del motore S36, alimentato da sei batterie da 1,5V contenute in un portabatteria separato, capace della bellezza di tre scatti al secondo con velocita’ di otturazione superiore al 1/30": da solo costava 50.000 yen da aggiungersi ai 98.000 che servivano per SP con 5cm f/1.4



 
La Nikon SP e’ la macchina a telemetro con la quale NK raggiunge l'apice del successo come oggetto tecnologico nella sua categoria, ma con la quale al tempo stesso gli uomini di Nippon Kogaku si rendono conto che a causa delle insormontabili difficolta’ ingenerate specie con i teleobiettivi piu’ lunghi della base telemetrica disponibile, l'era di questi apparecchi e’ rapidamente trascorsa ed e’ giunta l'ora di pensare allo sviluppo del progetto temporaneamente accantonato ma che vedra’ nella reflex F l'apoteosi della Casa di Tokio.
Viene costruita in tutto in appena 22.000 esemplari a partire dal 19 settembre 1957 (S/N 6200001) per concludersi a giugno 1960 col ne’ 6232150.
 
Nel gennaio 2005 Nikon annuncia una produzione limitata di 2500 Nikon SP riedite col Nikkor 35mm f/1.8:

 
Ma non parliamo del prezzo, per favore...  
 
E' soltanto nel 1958 che la Nikon decide di dare una rinverdita al progetto(vincente) della S2.
Il risultato e’ quello di una macchina che si affianca alla SP, portando avanti lo stesso tipo di produzione differenziata in funzione del target di clientela, secondo lo stesso presupposto che negli anni successivi vedre’ nascere le Nikkormat accanto alle Nikon F ed F2, le FM e le FE accanto alla F3 e cosi’ via.
 
Nikon S3 - 1958
 
Il risultato e’ quello di una macchina che nasce attorno allo stesso otturatore della SP, lo stesso selettore dei tempi e leva di autoscatto, nonche’ le stesse predisposizioni per il collegamento col flash e con i motori elettrici.

L'unica differenza degna di nota e’ contraddistinta dal mirino (fiore all'occhiello della SP), che nella S3 offre un rapporto di ingrandimento 1:1, e’ molto luminoso e copre quasi l'intero campo inquadrato da un obiettivo da 3,5cm: le uniche tre cornici ppresenti sono appunto quella per il 3,5 e quelle per il 5 ed il 10,5 cm.
La finestra anteriore del mirino e’ diversa da quella della SP e consente di riallineare al centro il marchio Nikon

Anche peso e dimensioni sono del tutto paragonabili a quelle della SP (peraltro quasi indistinguibile anche dalla S2)

 

Ovviamente sul tettuccio della S3 manca la ghiera di variazione delle cornici luminose che qui sono fisse nell'unico mirino.
 
I prezzi sono analoghi a quello della S2 prima che venisse messa fuori produzione, quindi intorno agli 86.000yen col 5cm f/1.4 al momento della sua uscita sul mercato.
Viene costruita in poco piu’ di 14.000 esemplari a partire dal marzo 1958 col S/N 6300001 fino al marzo 1961 quando, in conseguenza del forte successo di vendite della reflex Nikon F, la S3 viene bruscamente messa fuori produzione.
 
Proprio a causa di questa politica commerciale, volta a favorire il lancio della reflex F, nel marzo del 1959 viene affiancato alla Nikon S3 un ulteriore semplificazione del concetto:
 Nikon S4 - 1959
 
in sostanza una S3 senza la leva dell'autoscatto, il contapose automatico, la predisposizione per il motore e la cornice per il 3,5cm...  
un salto nel passato per diminuire fino a 52.000yen il prezzo di vendita col 5cm f/2
Purtroppo la concomitanza del lancio della Nikon F fa rifiutare al magnate Ehrenreich di importare negli USA la S4, decretandone anzitempo il suo avvenire, che si concretizza mestamente in appena seimila esemplari costruiti, tutti cromati, a partire dal S/N 650001



 
Bisogna ovviamente citare anche la versione speciale della S3 del 1960, modificata per ottenere su rullino standard 72 pose, con un formato da 17,5x24mm molto simile all'APS-C di molte reflex digitali dei giorni nostri... se non fosse per l'orientamento verticale del fotogramma!
 Nikon S3M - 1960



 
Tale macchina nasce per assecondare le esigenze dei fotografi sportivi al fine di ottenere un numero maggiore di scatti in sequenza rispetto quelli ordinarii.
Le caratteristiche complementari di questa ultima telemetro Nikon sono assolutamente identiche a quelle della S3, mirino e cornicette comprese.
Della S3M vengono pero’ costruiti appena duecento esemplari a partire dal S/N 660001
 
 
Ringraziamenti e citazioni:
 
alla pazienza e conoscenza di storici della fotografia moderna quali Robert Rotoloni e Danilo Cecchi, le cui opere mi hanno guidato ed ispirato nella realizzazione di queste pagine.
Insieme alla copiosa quantita’ di immagini per le quali ho attinto avidamente a siti basilari per la conoscenza di queste tematiche quali:

 
Nikon Corporation (jp)
 
mir.com
 
Nikon Historical Society
 
Stephen Gandy 's CameraQuest
 
che se non ci fossero.... dovrebbero inventarli!
 
 
 e ci piacerebbe un giorno lo dicessero di NOI 

Max Aquila (RFSP) per Nikonland 2006  (C)

Configure browser push notifications

Chrome (Android)
  1. Tap the lock icon next to the address bar.
  2. Tap Permissions → Notifications.
  3. Adjust your preference.
Chrome (Desktop)
  1. Click the padlock icon in the address bar.
  2. Select Site settings.
  3. Find Notifications and adjust your preference.