Il tutorial della "Ripresa con cambio di messa a fuoco" lo avete in questa stessa sezione, applicato con la Nikon Z7 da Mauro ed ancora più dettagliato su Nikonland.eu, stessa firma, ben cinque anni fa e con Nikon D800E
Io che ne avrei già potuto disporre su D850, ho aspettato quasi nove mesi, per partorire i primi esperimenti con questa mirrorless Nikon Z6 che a quanto pare mi predispone, così come è stato definito da un lettore di Nikonland, ad un uso scanzonato del mezzo.
Trovate la funzione in Menu' ripresa foto, penultimo rigo di comando e abilitando la tendina relativa,
si apre una pagina di possibili regolazioni, intuitive e ben assistite dalle informazioni del tasto "?",
alle quali si aggiunge in una seconda pagina, un altro rigo di comando per scegliere se aprire di volta in volta sulla scheda una nuova cartella, dove allocare il set di scatti, per non dover impazzire dopo a riselezionarli al computer.
Notare che, rispetto ai menù delle reflex serie 8xx, sulle Z questa funzione così cara a fotografi di still life, architettura e macro/micro, si arricchisce di un rigo "immagine riassuntiva del peaking", molto suggestiva, in quanto dopo essere stata abilitata, consente (premendo il tasto "i" su una delle foto realizzate nello stack) di visualizzare per qualche secondo, la mappa delle posizioni di fuoco realizzate complessivamente sul soggetto, evidenziate con delle linee bianche su nero,
in una sorta di solarizzazione estrema
Dettagli sulla gestione post ripresa ne trovate sui tutorial di Mauro Maratta sopra indicati: il più delle volte di ripresa con variazione di messa a fuoco si parla in relazione a soggetti di piccole dimensioni fotografati a distanze talmente ravvicinate da rendere impossibile anche diaframmando al massimo un obiettivo macro, una pdc adeguata alle esigenze documentative/iconografiche del fotografo. Inoltre diaframmi eccessivamente chiusi inducono problematiche di diffrazione che possono abbassare la definizione dell'obiettivo in uso.
Va da sè che fotografando in esterni sia più semplice utilizzare il diaframma dell'obiettivo per rendere la corretta pdc desiderata, nella maggior parte dei casi almeno.
Può invece capitare di trovarsi a realizzare delle inquadrature particolarmente ravvicinate di un soggetto che necessiti una definizione superiore alle capacità prima dette del diaframma dell'obiettivo.
Oggi mi sono sbizzarrito a cercare i limiti della funzione, utili (a mio parere) quanto un tutorial per evitare di cadere in facili errori durante l'ormai facilissimo utilizzo del focus stacking.
Partiamo dalle fasi iniziali della ripresa e delle impostazioni utilizzabili a menù. Ecco gli ingredienti:
- soggetto immobile: scusate l'ovvietà, ma ci sono cascato pure io fotografando barche ormeggiate invece che tirate in secco (come ho poi fatto). L'affascinante risultato lo ammirate nell'immagine di copertina di questo articolo: non si tratta di pittura futurista !
- treppiede: io oggi avevo in borsa un semplicissimo Marsace MT-01 da 400 grammi: staccare la stabilizzazione on camera (ed anche sull'obiettivo, se presente)
- stabilire un numero di scatti congruo a coprire la dimensione del soggetto: se esagerate in eccesso tanto, il FS si arresterà giungendo ad infinito. Congruo numero in funzione anche della...
- ...larghezza dell'intervallo (di spazio) di focheggiatura che effettuerà in automatico la Nikon Z: nel secondo rigo di comando del menù si può scegliere tra più o meno estesa
- intervallo di scatto tra i fotogrammi: se il tempo di otturazione fosse lungo, meglio stabilirne uno di un paio di secondi e scegliere prima tendina elettronica (in altra sezione menu)
- volete bloccare l'esposizione a quella del primo fotogramma? (se in esterni ovviamente meglio di no...)
- volete rivedere o meno le linee di maf dello stack a monitor (ininfluente ai fini realizzativi: solo suggestivo)
- stabilire se vogliate o meno otturatore silenzioso (elettronico): se lavorate con flash, ovviamente no.
Impostata la funzione in pochi secondi, posizionata su treppiede la Z6 e composta l'inquadratura,
ricordarsi di eliminare tutto ciò che possa ingenerare ombre e riflessi, visto che siamo in esterni...: dai Max...quello zainetto non lo vedi che è di troppo???
Si abilita l'avvio della funzione col tasto OK al centro del multiselettore della Z6 e dopo un paio di secondi Lei...comincia a lavorare e fa tutto da sola, scatto dopo scatto: dal
1° scatto
(sto utilizzando il Nikon 35mm f/1,8S a tutta apertura...)
Esperito a casa al PC il debito passaggio su Photoshop (si consiglia per scopi non di stampa di ridurre le dimensioni dei files, per non trovarsi a far notte) si realizzano i livelli e lo stack dal quale scaturirà l'immagine risultante che potremo poi gestire per ogni tipo di regolazioni accessorie
...magari anche per eliminare parte di quelle ombre...😀
IDEM... secondo stack di immagini
Quali sono i problemi più frequenti in esterni?
Certamente quelli legati ad elementi relativi all'esposizione: predisporsi a sovraesporre leggermentein ripresa, come nello stacking precedente non è mai sconsigliabile quanto invece sottoesporre anche di poco: eccessi di contrasto possono di sicuro essere gestiti meno facilmente piuttosto che il contrario, come nell'immagine risultante da altro stack:
dove, oltre ai problemi sia pur gestibili di altissime e bassissime luci in contemporanea, abbiamo un problema molto più grave: un gabbiano che aveva deciso di farsi un giretto durante tutta la fase dell'esposizione (27 scatti), certamente facile da eliminare, spuntinando la fotografia...
Più difficile sarebbe in quest'altro stacking eliminare tutte le persone che hanno deciso di fare capolino mentre scattavo
risultante da ...azioni di disturbo fin dal primo
fino all'ultimo dei fotogrammi della sequenza...
Beh... si può sempre fingere di averlo fatto apposta...
o anche no...!
Ciò che conta è che il tempo per ripetere la sequenza non è mai un probleme: una volta avviato il procedimento, l'apprendimento è velocissimo e la voglia di sperimentare prende subito anche il fotografo più pigro o restio ad imparare ad utilizzare mezzi divertenti come queste Nikon Z...
Max Aquila photo (C) per NikonZetaland 2018
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