Nikon EN-EL 15 e le sue successive versioni 15a e 15b è probabilmente la batteria al litio più longeva della storia Nikon degli accumulatori in tempo di fotocamere digitali.
Si tratta di un elemento composito a due stilo da 5cm di lunghezza per 3,5 complessivi di larghezza e 80 grammi di peso: non certo inconsistente e dalla capacità di 1900mAh 14W/h, tensione da 7 Volts, certamente adeguata per apparecchi di dieci anni fa, reflex e dal relativamente basso consumo energetico.
Nasce nel 2010 a corredo delle Nikon D7000 e viene utilizzata l'anno successivo per dare corrente alla prima delle mirrorless Nikon One, la V1, per poi aprirsi la strada alla longevità corredando la Nikon D800 del 2012, mitica progenitrice della nuova categoria di prosumer reflex, giunta fino all'anno del Centenario Nikon con la D850 del 2017, per la quale (ed anche per la coeva D7500) esce in versione 15a, che si differenzia dalla prima serie ufficialmente per l'utilizzo del nuovo caricabatteria MH25a, al posto del precedente MH25
apparentemente identici, ma il secondo dotato di una corrente di ricarica maggiore del primo, sintomo probabile della necessità con queste due ultime reflex di ottenere un boost in fase di carica degli elementi al Litio che ne consentisse una tensione più omogenea.
Ma le difficoltà incontrate con questa batteria erano già chiare dopo il suo utilizzo sulla V1, nella quale accadevano strani fenomeni di eccesso di consumo dell'accumulatore e di notevole surriscaldamento, che ne determinava peraltro una veloce usura che l'analizzatore di stato delle D800 (assente naturalmente sulle V1) dimostrava drasticamente.
Nessun aggiornamento firmware delle One riuscì ad ottenere soluzione, tanto che nelle successive V2 e 3 furono utilizzati accumulatori differenti (peraltro sulla V3 molto più compatti ed adeguati alla natura e dimensioni di quella ML)
Quindi, dopo l'uscita della Nikon D7100 nel 2013 e della D810 nel 2014 Nikon cominciò a produrre una seconda serie dell'originaria EN-EL 15 e fu costretta ad effettuare un richiamo ufficiale delle precedenti batterie, per gli utenti che dimostrassero l'acquisto di uno di questi corpi macchina, al fine di evitare potenziali danni agli apparecchi alimentati:
ne abbiamo dato notizia anche qui su Nikonland
quando questo problema si manifestò in tutta la sua gravità con le nuove Nikon D500 del 2016, particolarmente intolleranti alla prima serie delle EN-EL15.
Per risolvere definitivamente il problema, oltre che con gli aggiornamenti fw dedicati alle macchine,
Nikon appunto decide di mettere sul mercato la versione 15a, grigia,
ed il charger dedicato insieme alle reflex del Centenario.
Arriviamo quindi alla storia recente, quando Nikon per alimentare le sue ultime nate, le nuove mirrorless 2018, le Z7 e Z6 mette sul mercato la versione 15b, dalle identiche caratteristiche elettriche delle precedenti, ma anche la possibilità, solo a partire dalle Z, di essere ricaricata non solo dal charger, ma anche on camera dal cavetto usb,
mantenendo comunque retrocompatibilità con la pletora dei corpi macchina dotati di EN-El15, davvero un esempio che ci stupisce nel panorama attuale:
La domanda che mi spinge a scrivere questo articolo è una:
Come riesce Nikon ad alimentare una Z7 con la stessa batteria (elettricamente parlando) che 9 anni fa era appena sufficiente per una D800/800e e sicuramente inadeguata per una V1?
Come pensare di alimentare il processore Expeed 6, il mirino elettronico di ultima generazione, (rispetto il mirino ottico a consumo zero di una reflex), i 493 punti AF e le potenzialità 4k del video delle due nuove mirrorless?
Solo dichiarando un dato prudenziale di autonomia attorno a 300 scatti con una sola batteria? (come i dati CIPA pubblicati in presentazione ed ancora oggi oggetto di contestazione tra appassionati e detrattori del Marchio)?
La mia esperienza di utilizzo della Nikon Z6, su due apparecchi differenti sono finora ben diverse dai dati ufficiali e ritengo debbano portare a delle riflessioni pragmatiche sullo scollamento tra la pratica e la teoria.
Con il primo apparecchio ed in condizioni, elettronicamente abbastanza gravose, di utilizzo (AF-C, otturatore elettronico, raffica H*, jpg F* e talora NEF+F, stabilizzazione) avevo già ottenuto un notevole risultato, documentato rifotografando col cellulare, alla fine della sessione di scatto, i dati di consumo della batteria
e non si trattava di un test di durata, essendo ai primi contatti con un apparecchio nuovo, mi capita molto spesso di andare a rivedere le immagini appena scattate, così come anche di entrare nei menù per modificarne l'operatività.
Oggi poi, col secondo esemplare di Z6, quello che nel frattempo ho acquistato, in similari condizioni di scatto
ho spuntato ancora una volta un dato di consumo che dà parecchio da pensare:
(scusate la pessima qualità dello scatto da cellulare: voglio uno smartphone NIkon...!)
peraltro utilizzando nemmeno la nuova EN-EL15b, bensì una 15 della seconda serie, quelle ottimizzate per le D500
Ma se una macchina dal consumo così elevato come una mirrorless FF di questa terza generazione (Nikon ha saltato la seconda e parte della prima), in unione ad un telezoom estremo come quello che stava pilotando, alimentandone peraltro la stabilizzazione ottica (oltre a quella a 5 assi del sensore) può utilizzare una batteria elettricamente identica a quelle alimentavano reflex del decennio prima, può voler dire solo una cosa:
che il miracolo lo abbiano compiuto i progettisti Z, ottimizzando i consumi e le dispersioni dell'hardware a corredo delle nuove macchine: tanto da richiedere un dispendio energetico evidentemente, proporzionalmente molto inferiore a quello di un tempo.
E che i dati ufficiali debbano sempre esser messi a confronto con l'esperienza degli utilizzatori: anche prima della commercializzazione di un apparecchio.
Le divisioni Marketing ci andrebbero a nozze...
Noi, Nikonland, ci siamo....
Max Aquila per Nikonland 2019
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