Peter Lindbergh, Nikon F4 (o F5 ?), Nikon 85/1.8D
la foto per Vogue Italia del 1989 che ... cambiò il volto della fotografia di fashion
ancora Lindbergh, 30 anni dopo, con le sue muse ... e la sua Nikon
tratti da differenti backstage dell'ultimo periodo digitale
D1x, D3x, D800, D810. Non so se Peter sia sponsorizzato da Nikon, dubito, se un fotografo di quel calibro si fa sponsorizzare lo fa con oggetti più glamour, tipo una Hasselblad di quelle grosse o una Leicona, ma è usuale vedere Lindbergh al lavoro, per strada o in studio con materiale Nikon.
In una intervista su Nikon l'ho sentito dire che la D800/D810 lo ha finalmente liberato dalla necessità di usare le medioformato per certi lavori, potendo fare tutto ciò che gli serve con una macchina sola.
Lo si vede ogni tanto anche con una piccola Panasonic Lumix al collo. Ma probilmente perchè una Nikon piccola (ma efficiente) ancora non c'è
Oggi è anziano e quindi tende ad usare il solo Nikon 70-200/2.8 ma lo si è visto spesso con fissi medio-tele o altro, a seconda delle necessità.
Insomma, davanti alle sue Nikon e ai suoi Nikkor, sono passate le donne più belle del mondo, alcune consacrate dalle sue fotografie.
Intendiamoci ancora, è un fotografo che fotografa per vivere e le sue fotografie, i suoi libri, i suoi servizi, le sue pubblicità, vendono e vendono bene.
Ma credo che se non si trovasse bene con Nikon non ostenterebbe quelle cinghie gialle e nere come fa quando mostra i suoi scatti appena ripresi alla musa che ha davanti.
Con questo naturalmente non voglio nemmeno pensare che parte del merito dell'arte di Peter sia dovuto a Nikon, naturalmente no, le sue foto sarebbero così anche se usasse una macchina di un qualsiasi altro marchio.
Ma che Nikon fa parte del suo modo di essere fotografo e che fa parte della sua arte si, è fuoridiscussione.
Ho già scritto di Lindbergh e ne parlo spesso perchè l'ho spesso trovato fonte di grande ispirazione.
A me il fashion non interessa per nulla ma mi piace come lui sa usare la sua arte per rendere più interessante e terreno il fashion.
In questo è l'opposto di quello che era, ad esempio, Dick Avedon, lui elevava sino alla soglia del paradiso le sue muse.
Lui, tedesco di una Germania che non esiste più (è nato sul finire della guerra da genitori che scappavano all'ovest inseguiti dalle truppe di occupazione russe), segue il modello di Win Wenders (anche lui tedesco ma dell'Ovest, praticamente coetaneo) de "Il cielo sopra Berlino".
Lui gli angeli li ha fatti scendere sulla terra anni fa e adesso testimonia le loro vite e il tempo che scorre.
Amber Valletta, angelo per Vogue 1993
Amber Valletta oggi, venti anni e più dopo.
La donna, l'amica, è la stessa. Lo stesso angelo, restato sulla terra, che ha vissuto tra gli uomini, che si è fatta una donna matura con tutta la sua umanità.
Le rughe, le grinze.
Che ha mutato abbigliamento ma non con lo stesso stile.
Si scrivono tante cose di Lindbergh. Io sinceramente potrei anche finire qui.
Però a costo di passare per irriverente continuo, per puntualizzare un fatto.
L'ho già scritto ma lo ripeto. Questa è fotografia commerciale, l'ultima foto fa parte di un editoriale di moda (come le altre) e pubblicizza un cappotto di taglio militare, da donna, di una firma famosa.
Non è una fotografia di street. Nemmeno lontanamente.
La modella-attrice sta posando. Sta posando per un fotografo che la guarda. Non c'è nulla di casuale o di spontaneo qui.
E' tutta arte, non fotografia artistica, sebbene per molti versi le due cose possano essere sovrapponibili in differenti ambiti.
Di fatti Lindbergh ricava da editoriali di moda o persino dal Calendario Pirelli (è il fotografo che ne ha fatti di più nella storia) libri di fotografia personalissimi che sono da considerare arte fotografica a tutti gli effetti, anche quando il sottostante è nato per un preciso contratto commerciale di pubblicità.
Ma non c'è nulla di rubato. Ogni cosa è studiata e definita. Però lo stile di Lindbergh, prevede lunghe sedute, tanti, tanti, ma tanti scatti e soprattutto, dall'inizio alla fine e nel durante, il profondo coinvolgimento con il soggetto ritratto. Ecco perchè la gran parte delle foto del Lindbergh nikonista che ho presentato più sopra, lo mostrano ... mostrare al fotografato l'ultima foto ripresa, quella che più ha soddisfatto il fotografo, normalmente sorridente nel sorriso di lei (o raramente di lui).
Uma Thurman sorride a Peter Lindbergh (non a noi !) con in mano la sua Nikon D810.
L'atteggiamento è di amici di lunga data, nessun rischio di fraintendimento in questo momento di puritanesimo.
Peter ha fatto tanto nudo negli anni. Lo ha fatto spesso, per Pirelli, per la moda. Quando era in ... voga e quando non era così all'indice come lo è adesso.
Ci sono lunghe interviste a Peter a margine dell'ultimo Calendario Pirelli.
Lui spiega la sua scelta di scattare con poche modelle, più che altro amiche di lunga data (ma non le giovanissime !). Soggetti in cui cercare la bellezza anche se il momento della gioventù in fiore è passato da tempo. Lo spiega con passione ma nelle sue parole io leggo anche la precisa volontà di cavalcare l'onda. Comprendo il senso della cosa, non si può raggiungere il risultato che lui desidera se non con una profonda confidenza reciproca. Una cosa che solo con il tempo si può conquistare.
Ma trovo un ché di militante nell'escludere o nel evitare certe situazioni.
Anche perchè una donna che indossa un maglione largo senza reggiseno, o un impermeabile aperto con solo il reggiseno e posa in soggettiva con grande espressione, resta sensuale, e poco importa se sia ancora coperta da qualche cosa. Specie se quelle star non hanno lesinato decimetri e decimetri di pelle nuda del loro corpo negli anni della loro carriera.
Magari adesso senza il fotoritocco che Lindbergh detesta non possono permetterselo più ?
Ecco, permettetemi di dubitare di certi discorsi un pò furbi che vengono portati oggi come tratti dalla Bibbia.
Lindbergh ha rivoluzionato il mondo della fotografia di moda portando le donne dal cielo alla terra. Ma le donne e gli uomini sono quello che sono, eviterei un processo di beatificazione in vita di alcuni e di martirizzazione di altri, a seconda dello schieramento.
La Signora Mirren, bellissima anche oggi che ha passato i settanta, protagonista di scatti per The Cal 2017
qui con Peter nel backstage e in un amichevolissimo selfie
me la ricordo agli esordi negli anni '60 camminare vestita solo di un sorriso e di qualche goccia di Chanel in full frontal davanti alla cinepresa dei film dell'epoca.
Sta benissimo anche con una coperta militare addosso, comprendo il messaggio ma non sublimiamolo più di così
che va bene.
Perchè questa è tutta arte ma sotto c'è sempre lo stesso prodotto, adattato ai tempi e ai gusti.
Va bene al fotografo che può fare come dice lui. Va bene a noi che ci godiamo il risultato.
(c) 2018 Mauro Maratta per Nikonland
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