F3AF: 1983
Quando venne presentata il coro fu unanime: e perché????!!!
Brutta, con un pentaprisma sgraziato, ingombrante e destabilizzante il già precario equilibrio di una F3 standard (cui serviva il megalite MD4 per rendere giustizia nell'uso con obiettivi pesanti), questa innovazione destò tanto stupore quanto raccapriccio, in tutti coloro che paragonarono queste linee a quelle dell'originario design di Giorgetto Giugiaro...
La Nikon F3 normale veleggiava indisturbata con pregi e difetti e lo smisurato corredo di accessori ed ottiche appena innovate dalla baionetta AiS e dai nuovi trattamenti antiriflesso delle lenti.
le batterie ministilo di alimentazione che andavano ad appesantire ulteriormente in testa il baricentro della fotocamera, che già da nuda pesava un quarto di chilo più della F3 con pentaprisma HP
il mirino DX era molto complesso nel funzionamento per i componenti dedicati alla messa a fuoco automatica, costituiti da un doppio modulo posteriore che reagiva, attraverso due specchi, al prisma frontale, asservito ad un "beam splitter" semitrasparente posto tra il vetrino di messa a fuoco ed il pentaprisma stesso...
(foto courtesy Marco Cavina)
Accompagnata alla sua presentazione di due sole ottiche AF, strutturate per colloquiare col pentaprisma elettronico attraverso una contattiera che successivamente (dal 1985 con la F501AF) doterà tutte le successive reflex e poi anche le DSLR fino ai nostri giorni:
un AF 80mm f/2,8S sei lenti in quattro gruppi
(foto courtesy Marco Cavina)
ed un AF 200mm f/3,5 S IF
un 9 lenti in 4 gruppi anch'esso progettato dall'ingegnere Ikuo Mori, già nel 1979.
Entrambi già dotati di motorizzazione AF interna, è questa l'assoluta innovazione, a precorrere i primi esemplari AF-I che sarebbero stati presentati solo agli inizi degli anni 90.
Per ogni ragguaglio su questi due rari obiettivi Nikon, venduti in poche migliaia di esemplari, potete fare riferimento all'eccellente articolo di Marco Cavina, dal quale alcune foto e notizie ho qui utilizzato.
Questi due obiettivi restano compatibili anche con la successive F501AF ed F4 e non oltre: interessanti per progettualità, sicuramente brutti e sgraziati nell'estetica, essendo stati poco più che dei prototipi, prima che Nikon, invece di continuare in questa primitiva intuizione della motorizzazione interna alle ottiche, non decidesse invece per la soluzione di compromesso del motore AF integrato ai corpi macchina, collegato attraverso il girabacchino alla presa di forza dei primi obiettivi AF e AF-D,
realizzando un gap prestazionale che ha condizionato il marchio di Tokyo almeno fino alla presentazione dei primi AFS con motori SWM (anche quelli una situazione interlocutoria), prima degli attuali motori stepper, assolutamente più performanti e silenziosi.
Solo due anni dopo Canon tirerà fuori le sue due prime reflex EOS (l'Aurora, come sullo sfondo della rappresentazione di Kwanon, dea buddista della Misericordia, dalla quale il marchio mutua il nome) con la pregiatissima serie di ottiche dotate di motori USM, ultrasonici: ciò che determinerà la prima transumanza di utenti verso quel marchio.
Nikon, fedele ai suoi clienti, pieni fino al collo di ottiche Ai e AiS appena innovate, senza contare gli entusiasti delle ottiche nonAi che con le Nikon F2 continuarono a lungo a lavorare, prese una decisione che ne condizionò le sorti dei due decenni successivi.
Ma l'idea giusta...ce l'aveva già avuta.
Oggi tutto ciò ci fa sorridere...
Max Aquila per Nikonland 2022
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