Presupposto: fotografo, non per caso, non talvolta, non solo negli spazio di tempo libero. Perchè posso pure fare anche un altro lavoro, ma se compongo un il portfolio è perchè tengo a precisare che quella è e sarà la mia strada, il mio traguardo. In quello ripongo ogni mio desiderio. E' la mia ragion d'essere qui ed ora.
Opportunità: non è un album di fotografie, non un libro fotografico dell'anno trascorso, non per forza le immagini contenute sono omogenee per soggetto, ma certamente sono un percorso che possa suggerire a chi le osserverà, si interrogherà, le valuterà, chi sia il fotografo che glielo sta porgendo.
Motivo per cui il portfolio è una potentissima arma che non può essere esibita a chicchessia, ma deve essere messa allo scoperto quando il soggetto cui lo si voglia mostrare sia nella condizione e disposizione d'animo di considerarlo appieno. Non avremo molte di queste opportunità, non sono tante le persone degne di questo onore, quindi dobbiamo giocarcele bene.
Portiamo il portfolio a chi possa amare il nostro progetto, non ad un nome qualsiasi: dobbiamo sapere chi sia la persona cui ci stiamo aprendo, tanto bene da desiderare che sia Lui a guardarlo il nostro portfolio.
Non si fa la fila per andare dalla persona sbagliata, neppure quando si sceglie un medico, figuriamoci portando il bene più caro della nostra vita.
Contenuto: inutile mettere insieme solamente le migliori dieci/venti/trenta foto della nostra vita.
Bisogna costruire quel percorso di cui sopra, quel progetto, che partirà da un momento, da un posto, da un soggetto, per poi evolversi e parlare di tutto il resto di ciò che meriti essere raccontato di noi come fotografi.
La forma si avvicini quanto più possibile alla sostanza: ogni immagine sia stampata al meglio delle possibilità e valorizzata da un passepartout adeguato a scomparire quanto basti per fare eccellere la foto al cui servizio è utilizzato.
Sia che si tratti di una presentazione in forma cartacea, (a mio vedere preferibile, per non sottrarre la sensazione tattile alla valutazione globale) sia in forma digitale, le immagini vanno gestite in modo tale che sia possibile al tempo stesso isolarle l'una dall'altra, tanto quanto affastellarle insieme per comprenderne, ove ce ne siano, gli accostamenti possibili.
Sia che si tratti di un racconto che si esaurisca in una serie contenuta (tre-sei-nove fotogrammi) sia che si tratti di un racconto che ricominci diverso per ognuna delle immagini che del portfolio facciano parte.
E che alla fine del racconto, torni dentro un contenitore, fisico o elettronico che sia, per rimandare il segno che l'operazione sia finita: nel tempo e nello spazio.
Motivazioni: spiegare all'altro della nostra formazione e tensione mentale verso l'atto del fotografare.
Il nostro rispetto per i canoni che fanno parte della nostra modalità espressiva. La capacità che abbiamo acquisito nel tempo che abbiamo avuto nel praticare, di spostarci da un modo ad un modello, da una idea alla sua realizzazione.
Da un'ispirazione alla sua metabolizzazione in forma anche diversa dal pensiero originario.
La nostra evoluzione fotografica è parte di noi e col portfolio stiamo per confessarla a chi abbiamo scelto per ciò. Nel momento in cui verrà giudicato saremo chiamati a ...tacere, facendo parlare per noi le nostre immagini: una delega importante che va conferita a fotogrammi opportunamente scelti, trattati, mostrati.
Effetto: ovviamente quello che desideriamo che accada.
Non è per vanto che si compone il portfolio: ma per affiancare nell'unico modo che possa avvalorare le infinite sciocchezze che siamo invece in grado di scrivere su due pagine di curriculum vitae... con le foto !
Max Aquila per Nikonland 2022
(le foto utilizzate sono prese dal web e pertanto sono salvi tutti i diritti di riproduzione ed utilizzo)
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